di Giulia Contri
Va pure detto – con i tempi che corrono – che Sinner é venuto fuori così caparbiamente eppur così semplicemente determinato anche a seguito del fatto che i suoi genitori hanno accompagnato la sua libertà (di scelta, di gusti, di campo di vita), cosa che troppi genitori non fanno pensando sia meglio indirizzare i figli sulla strada che ‘loro’ pensano sia adeguata per ‘loro’, disorientandoli e indebolendone così la volontà.
Papa Francesco ha fatto i complimenti a Sinner per la vittoria. Poi ha chiesto la residenza a Montecarlo.
Ma certo che mi piace Sinner. Mi piace da un po’ di tempo. Da prima ancora della Coppa Davis. Mi piace vedere le sue foto da bambino accanto a Djokovic che era già il numero uno. Mi piace il suo sorriso, quelle sue gambette striminzite che ti chiedi come faccia. Mi piace il suo servizio a 200 all’ora. Mi piace che faccia come tutti i suoi colleghi quando prende in mano quelle quattro cinque palline e poi ne scarta una alla volta finché gliene rimangono in mano due, chissà perché proprio quelle due. Mi piace perché non parla male degli altri. Mi piace quando fa quello sguardo incredulo quando si rende contro di aver vinto. Mi piace perché è un italiano della Val Pusteria. Mi piace che sia altoatesino e che parli italiano come me. Mi piace un po’ meno quando penso che è un italiano della Val Pusteria residente a Montecarlo. Ma lo sapete, no, quanto sono belli i campi da tennis del Principato…
Capita a volte. Capita soprattutto a chi, invecchiando, tende a perdere la memoria. Capita che vada a cercare un po’ di qua e un po’ di là scampoli dei propri pensieri, degli avvenimenti della propria vita, delle sue passioni. E capita anche che questi scampoli si intreccino, si accavallino. Da tanti spezzoni di film viene fuori un film nuovo. E così, chissà perché, mi sono messo a guardare un film documentario di Martone su Massimo Troisi. Scene indimenticabili che si mischiavano a frasi indimenticabili. Ed ecco alla fine Pollara, dove tante volte ho fatto il bagno, il postino, di cui Salina è piena di ricordi, la casa del postino, dove sono entrato di straforo, la musica di Bacalov, che un autista poeta mandava in loop sullo stereo del suo autobus di linea, Neruda, “Posso scrivere i versi più tristi stanotte”, Maria Grazia Cucinotta, diventata da quel film la mia attrice preferita,. Pezzi di vita che si sono fusi in una fotografia che ricordavo di avere scattato e che ho trovato con un po’ di fatica. La foto di Billie, la mia amata pastora australiana, che mi ha lasciato qualche mese fa, che scorrazzava sul bisuolo della casa di Pollara dove Noiret aveva ballato il suo famoso tango. Una grandiosa botta di nostalgia.
Che cosa succede alla Rai? Si sta melonizzando? Sembrerebbe di sì visto i nuovi direttori, i nuovi conduttori e i nuovi artisti. Vabbè, niente di grave. Si sta facendo quello che hanno fatto tutti i partiti finora prima che arrivassero i fratelli d’italia. Solo che i fratelli d’italia non ci stanno. Dicono che non è vero che loro stanno applicando la lottizzazione, cioè la melonizzazione. Loro stanno “riequilibrando”. Così ha detto Giorgia e così conferma il nuovo capo Roberto Sergio. Riequilibrare è la nuova parola, anzi la nuova narrazione. Che si può dire? Si può perlomeno dire che i riequilibratori finora non ne hanno beccata una. Al momento mi vengono in mente solo Pino Insegno, Gian Marco Chiocci e Nuccia De Girolamo ma solo perché sono debole di memoria. In compenso se c’è qualcosa che è rimasto in Rai non di destra, c’è un esercito di politici che cerca di distruggerlo, come è il caso di Report. Ma non solo. L’altro giorno ho visto la grande Virginia Raffaele imitare Beatrice Venezi, la direttrice d’orchestra meloniana (incredibile, mai avrei pensato che potesse esistere una direttrice d’orchestra meloniana). La Repubblica racconta che si è subito messo all’opera il ministro Gennaro Sangiuliano affinché qualcuno la bacchettasse o perlomeno la sgridasse. Sangiuliano…ricordate no? Quello che vota i libri al premio Strega ma non li legge.
Luca Zaia, il leghista mica tanto salvinista, il governatore del Veneto, l’unico leghista che non dispiace tantissimo alla sinistra, ha cercato di far passare nella sua regione una legge sul suicidio medicalmente assistito. Ve lo sareste aspettato? Ma allora non tutti i leghisti sono orrendi! Ma la legge non è passata, nonostante la destra sia la maggioranza nel Veneto. E sapete perché? Perché non tutti i leghisti hanno votato a favore della legge, nessuno di Forza Italia ha votato a favore della legge, nessuno dei Fratelli d’Italia ha votato a favore della legge. Comunque sarebbe bastato ancora un voto per fare passare la legge ma una consigliera del Pd ha deciso di astenersi. Complimenti. Questa la metto nella cartella dove conservo tutti i motivi per i quali forse non voterò Pd alle prossime elezioni.
Sembra proprio che tutti abbiano questa idea fissa, una domanda che nessuno riesce a togliersi dalla testa. “Ma perché Ignazio La Russa non riesce a dire di essere antifascista? Eppure è la seconda carica dello Stato!” Benedetti ragazzi, ma la risposta è elementare. Non riesce a dire di essere antifascista perché non è un bugiardo. Ignazio NON E’ ANTIFASCISTA. E non lo dirà e non lo sarà mai. La domanda semmai dovrebbe essere: “Perché Ignazio La Russa è la seconda carica dello Stato? E perché in fondo agli italiani non gliene frega niente?” Il giorno in cui La Russa dovesse dire di essere antifascista, gli stessi politici, gli stessi intellettuali, gli stessi antifascisti che oggi gli chiedono l’abiura, gongolerebbero e gli urlerebbero “PUSILLANIME!” Invcce lui non è pusillanime. Che fosse fascista?
Tutte e due le donne che oggi sono alla guida una della maggioranza e l’altra della minoranza in Italia concordano in una cosa, che è una cosa orrenda, una cosa di cui dovrebbero vergognarsi, anche solo per averla pensata: presentarsi capolista delle rispettive formazioni alle elezioni europee. Loro sanno bene che se verranno elette (ma verranno sicuramente elette) il giorno dopo si dimetteranno e rimarranno una a capo del governo e l’altra a capo dell’opposizione. Giorgia dice che non lo farà, ma alla fine lo farà sicuramente. Ely ha tutti i suoi contro, soprattutto le donne, ma, almeno fino ad oggi, sostiene che vuole farlo a tutti i costi. Ma come mai entrambe vogliono o dicono di volere o dicono di non volere una delle cose più antidemocratiche che si possano pensare? Perché vogliono ingannare gli italiani dicendo loro che andranno a governare l’Europa quando sanno che non ci andranno mai. Con che coraggio dicono votate per me? Non pensano che se gli italiani si sono ormai disamorati della politica è proprio per colpa di comportamenti del genere? Io per esempio, che voto Pd, non voterò sicuramente Pd, e forse non voterò proprio, se vedrò Ely in cima alla lista a togliere ad altre donne meritevoli la possibilità di diventare parlamentari europee. E come me credo faranno in molti. Ê strano comunque come destra e sinistra tendano a somigliarsi quando hanno queste splendide idee innovative.
Mi è rimasta impressa questa frase di Giorgia Meloni. Al giornalista che durante la conferenza stampa di fine-inizio anno le chiedeva qualscosa sul fatto che i suoi collaboratori erano anche suoi parenti, Giorgia rispondeva: “Questa storia del familismo comincia a stufarmi”. E basta. Io che ho passato la mia vista a fare interviste non ho mai ricevuto una risposta del genere a nessuna delle mie domande, nemmeno la più impertinente. Se qualcuno mi avesse risposto così io avrei ribattuto: “Lei è stufo a causa della mia domanda? Si figuri quanto sono stufo io a causa della sua risposta”. E me ne sarei andato. Ma purtroppo alle conferenze stampa dei primi ministri non si può rispondere. E questo le rende uno sterile esercizio inutile. Capaci tutti a rispondere solo alle domande che piacciono, dico cose false senza rischio di contraddittorio e per il resto tenersi sul generico. D’altra parte Giorgia aveva la vita facile. Le domande dei giornalisti non erano domande. Nel migliore dei casi erano degli lunghi editoriali in cui i giornalisti dicevano la loro opinione. Oppure una serie di frasi banali incensanti la premier che finivano con una sterile domandina che serviva ad alzare la palla e consentirle di schiacciarla senza troppa fatica. Mi sarebbe piaciuto essere l’ultimo dei giornalisti autorizzati ad interrogare la pemeier. Le avrei detto: “Le conferenze stampa come questa cominciano a stufermi”. Così, semplicemente, solo per vedere l’effetto che faceva.
Giorgia Meloni ha detto nella splendida conferenza stampa che è stato giusto per il centro destra “riequilibrare” le forze dei vari gruppi politici alla Rai. Con questa dichiarazione ha quindi riaffermato il principio che chi vince piazza i suoi nelle varie direzioni delle reti e dei telegiornali. Insomma, la lottizzazione. Sarebbe stato bello che Giorgia avesse stimolato la nomina di persone intelligenti ed abili alla guida delle reti e dei Tg. Sarebbe stata la prima e sarebbe stata apprezzata per questo. E sicuramente sarebbe stata premiata. Invece ha preferito nominare i suoi, confermando di non avere nessuna intenzione di innovare rispetto a quello che hanno fatto finora le destre e le sinistre. Pazienza. Giorgia Meloni è come tutti gli altri. Non ha velleità innovative né tantomeno rivoluzionarie. Ha perso una occasione storica. Ed è stata subito punita. Il Tg 1 ha perso 336 mila spettatori, Il Tg2 ne ha persi 160 mila. Una tendenza generale? No, al Tg della 7, quello di Enrico Mentana, è andata meglio. Ha aumentato gli ascolti di poco ma non ha perso e ha raggiunto come audience il Tg2. Esiste Dio.