Appena arrivato nell’antica capitale del Vietnam che sia chiama Huè, compro una maglietta per la mia amica Elena che, essendo di Napoli, ed essendo una frequente utilizzatrice dell’esclamazione Uè, apprezzerà sicuramente. Il vietnamita è una lingua strana. Una volta utilizzava gli ideogrammi cinesi, retaggio della dominazione della Cina. Ma piano piano, grazie al lavoro di un missionario gesuita, Alessandro de Rhodes, durante la dominazione francese, si passò alle lettere latine che avevano il vantaggio di rappresentare l’effettiva pronuncia. I vietnamiti ci aggiunsero una serie di accenti, apostrofi, cediglie e segnetti vari per variare I toni. Il risultato è che noi italiani ascoltiamo delle parole che non capiamo ma ogni tanto crediamo di capire. Le parole vietamite sono monosillabiche. Quindi non esistono accenti come i nostri che rendono le parole sdrucciole, bisdrucciole, tronche e piane. Perciò per I vietnamiti è difficile, quando imparano l’italiano, non sbagliarlo. Luna, la nostra guida, parla bene l’italiano ma non becca un accento. Dice “ètnia” e “andàvamo” e “passeggiàno” e noi, che siamo ipocriti ma cafoni, facciamo finta di non ridere ma ridiamo dentro.
Leggi tutto »
I vietcong erano dei fantasmi, delle ombre. Quando scappavano scomparivano nel nulla. Improvvisamente. Quando attaccavano comparivano improvvisamente. Dal nulla, materializzandosi senza che gli americani capissero come facevano. Tecnica mordi e fuggi. Gli americani sapevano che i loro rifugi erano sottoterra, ma mai avrebbero immaginato che le gallerie si estendessero per centinaia di chilometri. Vere e proprie città sotterranee, con ospedali, mense, cucine, sartorie, officine meccaniche, prese d’aria, pozzi di acqua, armerie, spesso scavate proprio sotto le caserme nemiche, a otto dieci metri di profondità. Vicino a Saigon, a Cu Chi, i vietcong avevano scavato 280 chilometri di gallerie ma gli americani non riuscivano a trovare gli ingressi e, quando li trovavano, rimanevano intrappolati in trabocchetti tremendi e crudeli. Cominciarono ad usare i cani. Ma i vietcong spargevano pezzi di uniformi dei soldati americani ed i cani rimanevano disorientati e tornavano indietro a cercare i loro “padroni”. Gli ingegneri vietcong erano veramente ingegnosi e furbi. I camini per fare uscire il fumo delle cucine erano lunghi abbastanza da farlo dissipare e renderlo simile alle nebbie. Le prese d’aria erano nascoste in vecchi termitai. Il reticolato delle gallerie era immenso, i vietcong stessi avevano bisogno di guide per muoversi e non perdersi, muovendosi carponi lungo scale e sentieri sotterranei senza sbagliare un bivio.
Puntata commovente e toccante del nostro viaggio in Vietnam. Ma prima debbo dirvi qualcosa dell’agenzia Viaggi Solidali che ha organizzato il tutto. Con loro sono già andato in Zambia, in Mali e in Argentina. Le loro mete sono sempre molto interessanti e i loro programmi sono sempre molto attenti all’aspetto sociale prima che a quello turistico. Viaggiando con loro si riesce ad avere una idea reale del Paese al di là degli stereotipi. Con Viaggi Solidali ho visitato missioni, progetti di sviluppo di realtà locali. Ho mangiato per terra nelle case dove vivevano ragazzi che avevano avuto problemi di droga. Ho dormito e mangiato in comunità create da preti coraggiosi o da volontari di vare ong.
Per lasciare il profondo nord e procedere verso il sud abbiamo scelto il mezzo che meno vi aspettereste: le cuccette. Siamo saliti su un treno notturno alla stazione di Hanoi e dopo solo 13 ore siamo arrivati nel Vietnam centrale, dalle parti di quel 17 parallelo che divise per tanto tempo il Nord dal Sud, nella città di Hué, antica capitale del Vietnam dove gli imperatori della dinastia Nguyen, governarono per 143 anni (tredici imperatori) nella loro splendida Citta Imperiale. Il viaggio in treno non va ascritto nella categoria delle esperienze memorabili.
Secondo Annalia l’uomo non è fatto per dormire per terra. Infatti Dio, nella sua infinita bontà, non l’ha fatta nascere in Vietnam del nord (con la minuscola, mi raccomando). In Vietnam del nord (ma anche in tanti altri posti nel mondo) allo stato attuale le persone mangiano per terra sulle stuoie e dormono per terra al massimo su un sottile strato di tessuto (diciamo un futon). Per Annalia il materasso è la prova della superiorità dell’uomo sull’animale. Per Annalia appena l’uomo di Neanderthal si è alzato su due zampe è subito corso da Eminflex a comprare un materasso Memory.
Ad Hanoi ci sono 9 milioni di abitanti e 6 milioni di motorini. La stessa percentuale vale per tutto il Vietnam. Immaginatevi il traffico. I motorini vanno da tutte le parti, corrono sui marciapiedi, vanno contromano, passano col rosso, parcheggiano nei bar e nelle hall degli alberghi, suonano il clacson in continuazione. I motorini sono la colonna sonora di Hanoi.