È stato il grecale? Oppure Burian? Sta di fatto che a Salina sono stati due giorni di inferno. Guardate il filmato. Sullo sfondo vedrete la piazzetta di Lingua sconvolta dalle onde. Il filmato è di Santino Ruggera, il proprietario del ristorante Cannata.
Ci eravamo abituati alla loro presenza. Ci sembrava naturale incontrare le ventiquattro giovani ragazze nigeriane per le strade di Lavarone. Discrete, le incontravamo alla Famiglia Cooperativa, sulla strada dalla frazione Nicolussi, dove abitavano, alla frazione Cappella dove andavano a fare la spesa. O magari all’ufficio postale, negli alberghi e nei ristoranti di Lavarone, di Folgaria, di Luserna, dove avevano trovato lavoro. E pensare che l’avventura era cominciata nella maniera peggiore.
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Questo è veramente il primo anno in cui dentro il Festival di Sanremo sono entrati gli alieni. Per gli anziani come me è toccato stare li ad ascoltare una decina di cantanti e cantautori che non capivano, che non gli piacevano, che mai avrebbero ascoltato, di cui mai sarebbero andati ad un concerto. Un rutilante susseguirsi di piercing, tatuaggi, trucchi. Colpiti, annichiliti, seviziati da un ribollire di versi incomprensibili o almeno incompresi, quelli come me, convinti di aver dato il giusto facendo il sessantotto, non hanno potuto fare a meno di pensare a Vasco, ad Adriano, a Loredana, il massimo -secondo loro – della trasgressione sanremese. Invece no. Inseguendo i gggiovani, Baglioni ha veramente aperto ad una generazione artistica che ti obbliga a ripensare tutto anche se hai deciso che comunque non ti interessa. A me la canzone di Achille Lauro fa veramente ribrezzo, come mi crea una forte ripugnanza il fatto che sia dedicata ad una droga pericolosa e, peggio ancora, che lui non abbia nemmeno il coraggio di rivendicarlo. O, peggio ancora, convinto di poterci prendere in giro tutti. Ma è quello che offre il mercato della musica dei teenagers. E, intendiamoci, hanno ragione loro. Io non posso che opporre una gioventù durante la quale vincevano le canzoni di Nilla Pizzi, Flo Sandon’s e Tullio Pane. Roba tipo “Vola colomba bianca vola”, o meglio ancora “Son tutte belle le mamme del mondo”. Ma poi mi sono accorto che i giovani maledetti erano emozionati, ringraziavano tutti, si dichiaravano felici di esibirsi a Sanremo. Insomma, non erano maledetti per niente. E nelle loro ospitate successive orgogliosamente dichiaravano di essere fans di Gigi Marzullo e di essere onorati di essere stati invitati a “Che tempo che fa”. Tranquilli, il prossimo anno faranno dei bei duetti con Albano e Toto Cutugno.
Ognuno ha il suo popolo. Il popolo dei grillini è diverso da quello dei democratici e da quello dei leghisti. Per i grillini il popolo è la piattaforma Rousseau. Per i dem esiste la democrazia rappresentativa e il popolo delega. Per la Lega il popolo sono quelli che tuittano. Ma questa è la politica. Il fatto è che anche per la gente comune esistono tanti popoli. Come spesso accade serve un evento banale per rendersene conto. Vedi il Festival di Sanremo. Stracciaculi che canticchiano fanno il diavolo a quattro per salire sul palco dell’Ariston. L’ultima cosa a cui pensano è il regolamento, perché Sanremo è come le Olimpiadi. L’importante non è vincere, l’importante è partecipare. Quindi va bene il televoto, va bene la giuria d’onore, vanno bene i voti della sala stampa. Prima si potrebbe discutere. Perché quegli otto, oltretutto tutti di sinistra? Perché i giornalisti, con la loro ignoranza, con la loro partigianeria?
Io aggiungerei: perché il televoto? E’ quello il popolo? Che cosa c’è di popolare nel televoto? Sono popolo i fans sfegatati che possono votare più volte? I fans non votano la canzone più bella, votano i loro beniamini. Vi immaginate alle politiche? Tre voti a Di Maio e due alla Meloni… Quando c’erano le polemiche sulla Var io proposi che potessero decidere sull’assegnazione del rigore tutti gli spettatori paganti guardando l’azione sul megaschermo. Anzi, mi spinsi più in là. Si decida col televoto. Eh no! Non si può lasciare la decisione ai tifosi. E perché no? Se si vota a Sanremo col televoto non decidono i tifosi dei cantanti? Ricordate quando votavano giurie regionali? Ricordate quanti voti prendeva Albano nelle Puglie? Il popolo è una finzione. Col televoto votano gruppi organizzati dalle case discografiche che investono paccate di soldi in attesa del ritorno commerciale. Sono popolo le case discografiche?
E allora? Allora chissenefrega del popolo, anzi dei popoli. Le classifiche sono un gioco, una finzione. Alla fine conta il mercato. Sanremo è una passerella, uno spettacolo, un concerto, che consente a molti cantanti sconosciuti ai più di avere il loro quarto d’ora di visibilità. Il mercato è il popolo. Ricordate Vasco Rossi penultimo? Ricordate i Jalisse primi? Personalmente preferisco le giurie di qualità. Magari non di otto persone. Giurie di 100, di 200 persone che capiscano di musica, che sappiano distinguere musicisti da strimpellatori. Altrimenti nelle gare di tuffi, in quelle di pattinaggio, in quelle di ginnastica si potrebbero abolire i giudici e passare direttamente al televoto. E’ il popolo sovrano.
Ora, non è che uno pretenda che tutte le canzoni abbiano testi comprensibili come “Sassi” o come “Grazie dei fiori”. Ma Mahmood un po’ più esplicito poteva esserlo. Io ci ho messo un po’ di tempo per capire che cosa gli era successo. D’accordo, sono un po’ ritardato, ma se un sacco di siti in Internet hanno pubblicato post intitolati “Questo è il significato della canzone di Mahmoud” un motivo ci sarà. E quindi non mi sento proprio solo. Dunque: il papà lo ha mollato, non era un islamico praticante e, sembra di poterlo dire, tradiva la moglie. Inoltre gli diceva sempre “come va, come va, come va”. Che, lasciatemelo dire, era una grande rottura di maroni. Rimane la faccenda dei soldi. Il papà li chiedeva al figlio o il figlio li chiedeva al papà? Trattandosi del titolo non sarebbe stata una pessima idea essere un po’ più chiari. Sulla storia di Jackie Chan non voglio nemmeno aprire il dibattito e il fatto che il papà fumava il narghilé lo considererei un suo diritto di egiziano. Insomma io sono uno un po’ terra terra. Teoricamente dovrei essere un radical chic, uno di quelli che hanno fatto vincere Mahmood e perdere Ultimo, per fare dispetto a Salvini. Ma a me soldi soldi fa venire in mente Betty Curtis e Garinei-Giovannini-Kramer.
A proposito di Ultimo. Dovrebbe baciare tutti i giornalisti uno per uno e invece li insulta. Insulta quei giornalisti che lo hanno graziato ignorando che non si dice “Poi mi giro pensando che ci sei te” (ci sei tu, ultimo, tu, tu, soggetto, non complemento oggetto, ma chi sei Celentano?) E già che ci sono c’è qualcuno dei radical chic che tu odi che ti ha fatto notare che non si viaggia “in ordini sparsi”? Ultimo, chiedi scusa e studia un po’. Anche Mahmood non è un accademico della Crusca ma lui ha scritto la canzone “in periferia”, dove “fa molto caldo”. Ha tutte le giustificazioni. E inoltre il padre lo obbligava a guardare tutti i giorni i film di Jackie Chan.