Tutto è cominciato quando Walter Veltroni ha raccontato in giro che aveva chiesto alla mia vecchia amica Siri se era di destra o di sinistra. Trovai la domanda un po’ impertinente ma quello che mi stupì fu la risposta: “Francamente me ne infischio”. E’ vero che Siri non è un essere umano, che è una signorina virtuale (oggi mancano le signorine virtuose, bisogna accontentarsi) Ma possibile che fosse così qualunquista? Ho ormai 74 anni e mi sono convinto che quelli che dicono che “destra e sinistra non esistono più” non solo sono qualunquisti, ma sono anche di destra. Non potevo rimanere nel dubbio ed ho deciso che dovevo approfondire. Non avevo altra scelta: chiedere a lei. Perché magari Siri aveva risposto così solo perché le stava sugli zebedei Walter Veltroni. E così, invece di chiederle brutalmente quale ideologia seguisse, le ho fatto una domanda interlocutori. “Siri, esistono ancora secondo te la destra e la sinistra”. Sorpresa. Siri si ritraeva. “Sei gentile a chiederlo Claudio ma quello che penso io non importa”. Oibò, ma io sono il più bravo intervistatore d’Italia, non puoi evitare la mia domanda. Vado sul pesante. “Ma tu sei di destra o di sinistra?”
Leggi tutto »
Da Giosi Sacchini
Caro Claudio, sei sicuro di voler distruggere la perfezione dei ricordi della tua Cortina d’Ampezzo?
Nei tuoi sogni di bambino hai previsto l’invasione di cemento dei villaggi olimpici, degli svincoli autostradali, degli stadi ipertecnologici, di piste di freestyle e p bob, del proliferare di alberghi usa e getta ecc. ecc.?
Per non parlare delle migliaia e migliaia di presenze umane che calpestano la tua neve, magari sparata con i cannoni…
Capisco che Milano è una non soluzione e che Torino ha già dato!
Ma ripensaci e lascia che Cortina resti bella com’è!
Caro Giovanni, ti ho incontrato qualche giorno fa al circolo canottieri aniene e ti ho trovato bello pimpante. Complimenti. In fondo hai 59 anni e giravi tra i tavoli come un ragazzino, in pantaloncini da vero sportivo. Ci siamo scambiati qualche facezia e poi ognuno ha continuato nei suoi affari. Avrei però voluto fermarti e dirti una cosa che da tempo mi gira nella testa. Da tempo avrei voluto parlare con te di un problema: le olimpiadi invernali. Leggo che il Coni da te presieduto sponsorizza le candidature di Torino e Milano. Di Milano, di Torino o di Milano con l’appendice di Torino. E in subordine, ma molto in subordine, troppo in subordine, Cortina d’Ampezzo e il Veneto.
Le cose vanno per le lunghe. Il governo si fa aspettare. Tutti aspettano. Che cosa si aspetta? Dicono: si aspetta l’assemblea del Pd, 21 aprile. No, si aspettano le elezioni regionali in Molise, 22 aprile. E vogliano formare il governo prima delle elezioni regionali in Friuli, 29 aprile. Ma stiamo scherzando? Non sono un mistero i motivi per i quali è difficile formare questo governo, ma è veramente un mistero perché si debbano aspettare i voti dei friulani. E allora io non voglio che venga formato un governo prima della Festa della Repubblica, 2 giugno. E nemmeno prima della finale dei campionati mondiali di calcio a Mosca, 1 luglio. Vabbé, mettiamoci d’accordo. Non si fa nessun governo prima che riaprano le scuole nella provincia autonoma di Bolzano, 5 settembre. D’accordo?
Come direbbe un avvocato azzeccacarbugli, non v’è chi non veda che la situazione politica in questo momento di consultazioni e di tentativi di fare un governo sia piuttosto complicata e vicina allo stallo finale. I veti incrociati non consentono di essere speranzosi. E d’altra parte sono veti abbastanza giustificati. Di Maio non vuole nemmeno stringere la mano a Berlusconi e Matteo Renzi non vuole stringere la mano a Di Maio. Ricambiato. Salvini è talmente contento del successo che stringerebbe la mano a tutti ma ha la palla al piede di Berlusconi. E non lo vuole mollare. Quindi: Renzi-Di Maio no. Di Maio-destra no. Salvini-Di Maio no. Renzi-lega-Forza Italia no. Renzi-Salvini non se ne parla nemmeno. Renzi-Berlusconi non bastano i numeri. Che fare? Elezioni? Berlusconi ha in mano la soluzione. Visto che teme le nuove elezioni come la peste più ancora di quanto le temano i dem, deve riuscire a favorire un governo che lo veda protagonista, anche per non correre rischi come imprenditore preoccupato per i suoi affari televisivi. Ecco la soluzione. Berlusconi favorisce una scissione di Forza Italia. Lui si tiene un piccolo partito personale, con i suoi fedelissimi. E vara un partito di destra guidato dal più leghista di Forza Italia (Giovanni Toti) e dal più berlusconiano della Lega (Roberto Maroni). Chiamiamolo Forza Lega. E’ fatta. Forza Lega-Lega Italia-M5S hanno finalmente i numeri. Di Maio può finalmente fare un governo con la destra (contento lui!) senza dover stringere la mano a Berlusconi che continuerebbe, con un tenue appoggio esterno, a rimanere nel gioco, rinunciando (magari solo a parole) alla leadership della destra, accontentando contemporaneamente Di Maio e Salvini. Chi diventa primo ministro? Beh, fate qualcosa pure voi, io ho fatto già abbastanza.
Dice Matteo Renzi per giustificare la sua decisione di restare all’opposizione: i nostri elettori l’hanno voluto. Sono i nostri elettori che ci vogliono all’opposizione.
Questo è falso e non depone a favore dell’ex segretario Pd che evidentemente ci piglia tutti per sciocchi.
Quelli che hanno votato per il Pd vogliono il Pd al governo. Altrimenti avrebbero votato per Di Maio o per Salvini.
Sono tutti gli altri italiani che non vogliono che il Pd governi.
E allora resta la domanda: che cosa debbono fare i dem?
Debbono fare il bene del Paese, governando con il M5S, oppure debbono fare il bene del loro Partito, restando incastrati all’opposizione?
Facile, e politicamente corretto, sarebbe rispondere: il bene del Paese.
Ma il bene del Paese, per definizione, è il programma del proprio Partito. O qualcosa di molto vicino ad esso.
Se uno pensasse che il bene del Paese è il programma di un altro Partito dovrebbe iscriversi a quel Partito.
Ne consegue, ovvio, che per fare il bene del proprio Paese bisogna fare il bene del proprio Partito.
Se il Pd si alleasse con il M5S, o addirittura entrasse a far parte della Grossissima Koalizione, perderebbe i pochi elettori rimasti e si consegnerebbe alla sostanziale estinzione.
Ma anche nuove elezioni causerebbero la sostanziale scomparsa del Pd.
Ecco che la salvezza del Pd, forse, è proprio un governo M5S-Lega. Con molte probabilità farebbero baraonda in un batter d’occhio e nel frattempo i post comunisti (mi scusino l’offesa) avrebbero il tempo per scegliere nuova nomenclatura e nuove idee (magari tornando a quelle vecchie) e di fatto si riorganizzerebbero.
Quindi do ragione a Renzi (che Dio mi perdoni). Do ragione a Renzi a patto che per il bene del suo Paese e del suo Partito, si tolga di mezzo, si autorottami. Il lavoro che voleva fare lui glielo faranno, gratis, Di Maio e Salvini. E lui non passerà alla storia come l’uomo che ha dato il colpo di grazia alla sinistra.
Qualche giorno fa, sul Fatto Quotidiano, Antonio Padellaro ha scritto un ottimo articolo sul M5S e sul futuro prossimo della politica italiana. Colpito dal discorso di Roberto Fico, per il suo insediamento al capo del Camera dei deputati, tutto imperniato sulla centralità del Parlamento, Padellaro si è chiesto: che cosa c’è dietro? Non è che…? Ecco appunto: non è che ci siamo tutti scordati che il potere legislativo, cioè il potere di indirizzare la politica italiana, non è del governo, ma delle Camere? Mettiamo che per due o più mesi nessuno riesca a formare il governo. Mettiamo che Di Maio, nel frattempo, presenti una legge sul diritto di cittadinanza, magari un po’ attenuata, che incontri il favore della Lega, mettiamo che la Lega presenti una legge sulla Flat Tax, magari un po’ attenuata che incontri il favore dei grillini, mettiamo che Lega e M5S, insieme, presentino una legge per abolire la riforma Fornero, dirò di più, mettiamo che insieme presentino una legge elettorale per andare a nuove elezioni. Lega e M5S avrebbero i numeri per approvarle. Approvare nuove leggi vuol dire governare. Alla faccia del Pd sull’Aventino, alla faccia di tutti i veti incrociati, alla faccia di chi non vuole Berlusconi, di chi lo vuole assolutamente, alla faccia di chi giudica i grillini incompetenti e i leghisti xenofobi. Se le trattative dovessero andare per le lunghe, dice in sostanza Padellaro, i grillini potrebbero governare anche senza governo. E conclude: mamma mia!