Ultimi giorni di Carretera Austral e tutto sommato anche ultimi giorni di Cile. Ormai non facciamo che vedere ghiacciai. Il ghiacciaio Exploradores lo abbiamo ammirato dall’alto di un mirador dove ci siamo abbandonati ad un picnic riposante dopo una bella camminata ed una salita notevole. Ma poi alla fine noi eravamo più in alto del ghiacciaio ed è una soddisfazione. Siamo stati anche alla “confluencia” un posto magico dove il fiume Baker zompando sopra salti di roccia altissimi si getta nelle acque del fiume Nef (si, proprio come il cantante) e le fa sue in un ribollire di schiume e di spruzzoni immensi e con un rumore che metà basta.
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Chi è che si collega da Mountain Views (USA) per leggere le nostre avventure in Cile? Mah. Perché non si appalesa?
Sulle rapide, sereni
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Déjeuner sur le glacier
Ed è subito plankng
Avrei dovuto capirlo subito, quando mi hanno detto di indossare il casco. Come? Il casco per un trekking? Ho cominciato ad avere qualche sospetto quando mi hanno fatto firmare la liberatoria. Come? La liberatoria per una gita sul fiume in battello? Il battello si chiamava Patagonia Jet e andava ad un casino di chilometri all’ora. Ma dove andava?
Sulla carretera austral
Davanti ai moai La nostra attività principale ormai è il planking. Che cosa è il planking? Ma allora volete farvi del male. Planking
Al tropico del capricorno
Sulla valle dell’arcoiris
All’isla negra
Sul ponte del general Carrera
significa “imitare un tavolato in legno”. Chiaro no? Secondo Wikipedia è una fotografia realizzata stendendosi per terra, con la faccia in giù, cioè proni, in una località strana o improbabile. Entrambe le mani debbono toccare i fianchi. E la foto deve essere pubblicata su Internet. Diciamolo: una stronzata.
Quattro disperati su una macchina che ne dovrebbe contenere uno di meno e che sono giunti al limite della sopportabilità umana dopo venti giorni di Cile e quattro di Carretera Austral. Boschi boschi e boschi di lengua e di coigue che almeno sapessi che cosa sono. Ogni tanto un ghiacciaietto da lontano. Tante lagunas, tanti fiumi e non so quanti fiordi. Bello eh? Per carità, tutto bello. Ma ormai Floriana, giunta quasi alla follia (partiva già molto avvantaggiata) fotografa cartelli stradali e cespugli di rosa canina. Ezio piscia ogni cinque minuti e non si sa che cosa.
La Carretera Austral è la Carretera Austral. Così come Sanremo è Sanremo. Non si discute. Questa versione sudamericana della Salerno Reggio Calabria procede imperterrita chilometro su chilometro e macina pueblos e ciudad come fosse niente. Siamo verso la Fine del Mondo, come ci ricordano continuamente i cartelloni che pubblicizzano il “Chile Mejor”, 6 per 9, come quelli di Berlusconi. Prima o poi arriveremo a Caleta Tortel, niente a che vedere con Rana e con l’Emilia. Non ridete: abbiamo scoperto una città, Capitan Pastene, dove sono tutti italiani o eredi di quei cittadini emiliani (diciannove famiglie) che importarono in Araucaria piadine, pasta e tortellini.
Siamo sulla Carretera Austral, una delle quattro strade più belle del mondo. Ma questa è una cosa idiota. Ognuno dice quello che vuole e forse la Carretera Austral è la più bella del mondo e forse non è nelle prime cento. Io ho cominciato da Ciaitèn e finora direi che è una bella strada, una specie di Salerno Reggio Calabria in perenne costruzione, piena di Caterpillar, di trattori, di operai che trasportano terra e spargono asfalto. Corre quasi sempre, finora, sui bordi di laghi e fiordi. E ogni tanto ci si deve fermare per i lavori in corso.
Chi è che si collega da Mountain Views?
Padre Pio
Chiloè è senza dubbio un’isola, ma non avete idea. Non è una isola come la Sicilia, che è una regione.
Chiesa
E non è nemmeno una isola Come Salina, che è piccola. E’ una isola come in Italia non ce ne sono. Molto ma molto più grande dell’Elba tanto per dare una idea. E’ piena di paesi, ha una capitale, un sacco di case e di strade e di ponti e di traghetti, perché è anche un arcipelago, un pezzo di terraferma e anche tante penisole. A Chiloè, ad un certo punto mi è sembrato di stare in Italia perché ho visto un grande pilone in mezzo ad una canale e due grandi piloni uno da una parte e uno dall’altro. Il ponte sullo stretto di Chiloè. Così, incompiuto, perché la ditta è fallita. Non vi ricorda qualcosa?
E anche Chiloè ce la siamo messa alle spalle. A Chiloè avvengono alcune cose molto importanti. Finisce il viaggio per due del nostro gruppo che debbono tornare in Italia. Annalia e Barbara. Lo sapevamo fin dall’inizio. Ed infatti siccome siamo un gruppo di cinici e di perfidi, le avevamo soprannominate “le poveracce” insinuando che la loro scelta fosse dettata dalla tirchieria. Annalia e Barbara se ne vanno dopo una cena luculliana al Club Nautico di Puerto Montt dove finalmente mangiamo bene: secondo me è la prima volta che succede da quando siamo in Cile.
CENTOLLAS