Silvio Berlusconi spedisce Cesare Previti ambasciatore presso la Commissione Europea. Nomina altresì Lele Mora capo dell’Agenzia dei Servizi Segreti. È un suo amico personale, nonché conclamato esperto in materia: titolare di una società di pierre. AVETE SUPERATO lo choc? Ancora un’altra notizia: nella famosa missione in Cina, quella che Giulio Andreotti descrive come una gita “di Bettino Craxi e dei suoi cari”, la delegazione italiana – tutta intera – dà mostra di sé accaparrando i Rolex. Restate sulla scena, preparatevi a un’altra: il padre di Ugo Intini, braccio destro di Craxi, è vice presidente di Banca Etruria, una delle quattro popolari a rischio fallimento per cui, in una domenica delle ferie natalizie, Craxi riunisce il Cdm e fa votare un decreto di salvataggio. Siete ancora nello choc? Tenetevelo. Tutto questo è successo. Solo che c’è Matteo Renzi. E non ci sono più né Craxi e neanche Berlusconi. Sollevatevi pure dallo spavento. Così si fa e così piace. Sono solo asole, a cui fanno seguito i bottoni: un articolo di Claudio Magris, sul Corriere della Sera, ancora non s’è visto; neppure uno di Curzio Maltese su Repubblic a. Di Girotondi, poi, manco a parlarne. Tutto questo succede e nessun titolato a dire, fiata. “Vada a farsi fottere” ruggì Massimo D’Alema ad Alessandro Sallusti. L’uno stava di fronte all’altro. In un confronto duro, davanti alle telecamere. Renzi, boy scout qual è, non le dice parolacce. Risolve alla radice: si sceglie gli interlocutori. E la sinistra –quella intellettuale, soprattutto –fa il resto: gli apparecchia l’omertà. Le asole, dunque. Berlusconi, si sa, aveva tutti i difetti tranne uno: la cattiveria. Ed è, questa – al contrario – la prima virtù di Matteo Renzi. Anche Bettino Craxi aveva tutti difetti, tra i quali –ma era una virtù –il gusto sadico di mettere alla prova il servilismo del prossimo. Gli editorialisti del Corriere andavano fin sotto il palco disegnato a forma di piramide da Filippo Panseca, gli dicevano – “Bravo segretario, hai fatto un gran discorso” – e lui li fulminava così: “Scrivilo!”. Scrivilo, diceva Craxi. La sfacciata novità del controllo totale dell’informazione era una vergogna impossibile e Bettino – burbero e romantico – assaporava il presagio della catastrofe senza il più urgente dei difetti: la cattiveria. E’, la proverbiale cattiveria, la qualità che tutti riconoscono a Renzi, il requisito necessario – mancato ai suoi predecessori – sulla strada del possesso intimo degli italiani. Bettino e Silvio, a differenza dell’attuale leader del Partito Democratico, pativano uno svantaggio: l’opposizione di metà Italia addestrata, a sua volta, all’esercizio critico, alla libera circolazione delle idee e alla discussione più feroce. I BOTTONI, QUINDI.Basti pensare a cosa fu R e pu b b l i c a : quella di Eugenio Scalfari prima, quella di Ezio Mauro dopo. Fu un passaggio di testimone: uno a far guerra a Craxi, l’altro a Berlusconi. E basti vedere già cos’è non il Tg1 – appaltato alla maggioranza, qualunque essa sia – ma ogni altra plaga dell’editoria dove firme, testate, taccuini e telecamere sono solo sugheri chiamati a galleggiare. Ancora uno spavento: la superiorità morale è sospesa a divinis. Muta sta la sinistra. Aspetta un Rolex.
…ed ero un grande pittore emergente…
.ed avevo un bambino piccolo piccolo…
…e facevo grandi feste nella casa di Bracciano (riconoscibili mia sorella Annalia, mia madre Vilma, Stefano Malatesta, Giorgio Forattini, Sergio Frau, Chiara Beria D’Argentine, Gianni Farneti, Giulio Mastroianni e molti altri campioni del giornalismo panoramesco).
…ed ero una grande campione di chachacha
…e parlavo con la maina mentre la mamma di Giovanni accudiva il pupo
Avevo voglia di scrivere un articolo che ricordasse i tempi in cui lavoravo per la Repubblica del quale giornale ero anche uno dei fondatori. L’ho scritto e l’ho mandato al Fatto Quotidiano che l’ha pubblicato. Poi ho segnalato la cosa sul mio blog e su Facebook invitando amici e parenti a comprarlo. L’ho fatto perché non tutti leggono il Fatto. Ne è nata una diatriba fra coloro che sostenevano che il Fatto non va comprato e coloro i quali sostenevano che anche se non sei un lettore del Fatto non è un peccato mortale comprarlo. Io considero il Fatto un ottimo giornale ma penso anche che se non ti piace è indice di curiosità ed intellegenza leggerlo ogni tanto. Comunque. Visto che qualcuno si è perso un articolo meraviglioso, faccio un piacere a tutti pubblicandolo sul blog. Va bene così?
Leggi tutto »
Ma è una storia lunga. Se volete saperne di più comprate il Fatto Quotidiano.
Quando si invecchia si comincia a fare strane cose. Io qualche anno or sono sono andato a piedi da Masetti, frazione di Lavarone a Cura, frazione di Vetralla con un solo scopo, confermare la mia vocazione di frazionista. Ogni tanto mi viene l’idea di fare qualche puttanata, e non mi tiro indietro. Così, la settimana scorsa sono andato a fare un corso di potatura di olivi con il metodo a vaso policonico.
Il dibattito sul film di Checco Zalone imperversa ed io non vorrei rimanerne escluso. Come ha scritto molto bene Oliviero Beha, proprio ieri sul Fatto, “il dibattito pubbli- co sembra aver toccato le ci- me più alte sulla filmografia di Checco Zalone”. Il proble- ma serio sembra essere il ruolo e il comportamento degli intellettuali. Soprat- tutto quelli “radical chic”. Io tutte le volte che si parla di intellettuali rimango un po’ interdetto. Chi sono gli intel- lettuali?