Alla ripresa di Un giorno da pecora il 14 settembre alle ore 13,45 sarete sconvolti da una notizia tremenda: l’anziano, cioè io, non ci sarà. Sento che riuscirete a sopravvivere ma già che ci sono penso che sarebbe giusto dare qualche spiegazione. La prima è questa: non chiedetemi spiegazioni. Son cose private. Il vero perché non lo so nemmeno io quindi accontentatevi di qualche minuzia. Tipo: non ho litigato con il simpatico Lauro al quale mi lega una profonda amicizia. Molti si chiedono perché. Perché non ho litigato e perché c’è questa profonda amicizia. Boh. Sono i misteri della vita. Altra minuzia: non sono in disaccordo con la direzione di Radio2 che ha fatto di tutto per farmi stare bene e per convincermi a tornare sulla mia decisione. Ma io imperterrito ho continuato per la mia strada insensata. Sono uomo tutto d’un pezzo, io. Continuo: non mi trovavo a disagio con la redazione con la quale ho condiviso uno stupendo clima di serenità e che mi mancherà moltissimo. Ci sono dei dubbi sulla reversibilità di questo assioma. Ma lasciatemi nella mia convinzione ancorché audace. Ma allora? Probabilmente è solo una questione di stanchezza. Diciamo che non ne potevo più della politica. La politica secondo me sta vivendo un ventennio orribile. Ed io ho bisogno di un ventennio sabbatico.
Mi sostituirà Geppi Cucciari. Una molto più brava di me (e non è facile). A lei tutti i miei possibili auguri. Alla direttrice Paola Marchesini il mio grazie più grande (anche se è lei che dovrebbe ringraziarmi: ho contribuito a farle vincere l’Oscar della tolleranza). A Giorgio Lauro niente. Lui sa che gli starò vicino. Poveretto.