da Claudio Mantovani
Pensi, caro anziano, che avevo persino avuto il dubbio che capisse qualcosa di queste cose e me ne dolgo. Una patrimoniale da 400 mld comporterebbe un crollo delle borse e del mercato obbligazionario e del mercato immobiliare. La necessità di liberare cifre di questo genere comporterebbe una massa di vendite su ogni mercato tale da sconquassare quel poco che rimane. Che lo dica Barca ci sta ma Lei che mi era sembrato una persona seria…
da Sandra Bardin
L’Unione Nazionale Industria Conciaria (Unic.it) protesta per l’uso ingannevole del termine “ecopelle” applicato ad altri materiali, come la plastica della finta pelle. Per legge, il prefisso “eco” si applica solo a materiali naturali trattati con criteri che riducono l’impatto ambientale della lavorazione. Giusto, capperi! Tuteliamo le denominazioni certificate! E il consumatore! E’ vergognoso che un divanaccio cheap in sedicente ecopelle ne approfitti per guadagnarci su. Ma mi chiedo: basta diminuire i liquami della conceria per fregiarsi di un titolo di merito? “Ecologico” non dovrebbe essere qualcosa che la natura la rispetta al massimo? L’inquinamento, poco o tanto, non dovrebbe essere illegale? Alla mia anima semplice, il suffisso “eco” evoca oggetti fatti di materiali riciclati anziché pelle – che so: sandali da vecchi copertoni, sedie da giardino in fibre ricavate dai tappi di plastica, etc. Qualcosa che recupera, sfrutta il minimo, potendo non uccide e comunque non offende la natura. Secondo me dovremmo usare il suffisso eco con molta, molta cautela. E concederlo quando davvero meritato.
Ogni tanto, dopo giorni, settimane, mesi di silenzio, mi viene voglia di riprendere la mia relazione con voi amici del mio blog. “Chi non ha un blog oggigiorno?”. In realtà oggigiorno un blog non ce l’ha più nessuno, tutti hanno un profilo facebook, purtroppo, e facebook sta al blog come una scritta nei cessi sta ad un romanzo. E così riprendo a scrivere anche se so che siete tutti a perdere tempo e a vergare puttanatelle su facebook o pensierini stupidini su twitter. Insomma stasera ho voglia di scrivere anche perché sto sulla Laurana una nave scassatissima che da Salina mi porta a Napoli. Quando si va da Napoli a Salina cerco di svegliarmi sempre verso le cinque per vedere la sciara di fuoco di Stromboli. Mi sveglio alle cinque ed è sempre o troppo presto o troppo tardi. Meglio quando si va da Salina a Napoli. Mangio e poi esco e dal bordo di sinistra (Tribordo? Babordo?) vedo la sciara. Tutte le volte che vedo la sciara mi chiedo: perché per vedere un brutto film si pagano dieci euro e per vedere la sciara di fuoco di Stromboli basta andare a tribordo? Ecco, stasera vorrei chiuderla qui.