UNA PECORA SI FA UN SELFIE INSIEME ALL’ANZIANO SABELLI
E’ TUTTO REGOLARE: LE CINTURE SONO ALLACCIATE
NON SI PUO’ DIRE CHE NON L’AMASSE, PERO’ AVEVA UN CUORE DI PIETRA
BILLIE SULLA SPIAGGIA DELL’ISOLA DI PELLWORM: TIPO L’ANNO SCORSO A MARIENBAD
L’isola di Pellworm una volta non esisteva. O meglio esisteva ogni tanto, quando la luna glielo consentiva e la marea non la sommergeva. Poi sono arrivati gli uomini con le loro dighe. E adesso è una grande pianura piena di campi coltivati, di uccelli che arrivano da tutte le parti del mondo, di bellissime case. E di pecore. Pecore dovunque. Nei negozi sotto forma di oggetti di arredamento, di gadget, nelle cartoline. Ma soprattutto sulle dighe che sono gli ovili naturali dell’isola. Sono pecore grassottelle, molto lanose con una lettera verde dipinda sul dorso. L’equivalente dei marchi a fuoco sui cavalli del Farwest. A Billie questa storia non piace. Perché non le viene concesso di fare il suo lavoro, che è quello di abbaiare alle pecore, di mordicchiare le loro zampette e di guidarle. O almeno di correre sulle verdi dighe, riservate alle pecore e piene di meravigliose cacche. Le cacche delle pecore, insieme ai canaletti puzzolenti, insieme alle cacche, miliardi di cacche dei milioni di uccelli, insieme all’odore di tutti gli animali marini, fanno l’odore di Pellworm. Billie per l’odore di Pellworm, per il suo vento continuo, per il suo freddo, impazzisce. Dentro il minicamper c’è tepore e non c’è puzza. E lei vuole uscire. A volte esce, cioè scappa. E la ritroviamo nera del fango nero dei canaletti. E non vi dico il lavoro per farla ritornare frequentabile. Oppure tralascia pecore e canaletti e si dedica agli stormi degli uccelli migratori che hanno fatto migliaia di chilometri e una volta raggiunta Pellworm si trovano questa rompicoglioni di cagnetta che piomba su di loro mentre stanno tranquillamente pranzando a base di vermi, molluschi e quant’altro si nasconde sotto il fango del Vat. Gli uccelli naturalmente si alzano in volo e Billie comincia a saltare verso l’alto incapace di capire perché i calabroni volini contro ogni regola della fisica e lei no. Chilometri di corse sul Vat dai quali torna più sporca di quando si immerge nei canaletti. Riprendiamo il traghetto che ci aveva portato ieri nell’isola di Pellworm per il nostro giorno da pecora (in fondo si è trattato di lavoro). Billie piomba distrutta a dormire.
Abbiamo deciso: puntiamo su Amburgo e poi sulla Danimarca. Attraversiamo campi seminati di pale eoliche e bucherellati dalle talpe. Il mini camper sembra si restringa ogni giorno di più, come le camicie lavate la prima volta. Lasciamo lo splendido campeggio della nostra prima notte con Billie che diventa sempre più isterica. La vita del camper non le piace. Vorrebbe correre libera nei campi inseguento lepri e coniglietti ma è troppo pericoloso. Alla fine arriviamo nell’isola di Pellworm e vorremmo lasciarla libera sulle spiagge ma qui le spiagge sono particolari. Ci sono i Vat, quei fenomeni creati dalle maree per cui a volte sono terre e a volte sono mari. E prima dei Vat ci sono le dighe, verdi di erbe e frequentate da pecore. Niente da fare, vietate ai cani. A Pellworm però esistono anche tre spiagge per cani, Hundestrand. Lì Billie impazzisce e poi, presa dall’entusiasmo, scappa nel Vat inseguendo gabbiani. Chilometri di corse e torna nera di fango e odorosa di pesce marcio. Vento e freddo. Ma nella bomboniera che ci trasporta di giorno e ci protegge di notte fa caldo. Almeno quello.
Il Volkswagen Westfalia su cui ci siamo imbarcati io, mia moglie e la cagnetta Billie è finalmente partito. Direzione Lubecca visto che non abbiamo ancora deciso se andare in Polonia oppure in Danimarca. Lo abbiamo riempito come un uovo. Essendo piccolo abbiamo messo roba ovunque. Sospetto di aver infilato roba anche nel carburatore. Ci siamo fermati in una zona chiamata Lunenburg, in piena Heide, quella che in Brianza chiamano brughiera. Ho il primo scontro con il razionalismo tedesco: una casetta costruita all’incontrario, Das Veruckte House, la casa folle. I tedeschi, se non ci fossero bisognerebbe inventarli. Nella brughiera, all’interno di un parco naturale bellissimo, hanno piazzato le piu grandi montagne russe in legno del mondo e un enorme pista di sci coperta in pianura. Il campeggio dove parcheggiamo il camper è molto bello. Mi infilo nel letto tra il volante e il frigorifero. Sotto c’è Billie, sopra mia moglie. Billie mi guarda negli occhi e si chiede: “Perché?” Ho provato già questa senzazione quando ad Osaka, in Giappone, io e mio figlio decidemmo di provare l’emozione dell’albergo a loculi.