La mattina presto, Nei romantici vialetti dei campeggi, si aggirano distinti signori con cachemire 4 fili che sembra debbano imbarcarsi sul primo volo Milano-Roma, anche perchè trascinano con gran disinvoltura eleganti trolley. Quando si incrociano si scambiano delle occhiate a volte invidiose a volte orgogliose, a seconda della modernità del proprio trolley. I signori si dirigono inesorabilmente verso i servizi dove, dentro una vasca, svuotano con gesti misurati e compunti il contenuto dei loro trolley. Il contenuto del trolley è inevitabilmente merda. Lo si riconosce al primo sguardo. Quando la McRent, società che ha affittato il camper all’anziano e al giovane, ha spiegato loro il funzionamento dei servizi igienici, ha detto: inserite nell’apposito trolley questa magica polverina blu, vedrete che le vostre deiezioni non avranno alcun odore e diventeranno blu cobalto a loro volta. Ora, sia l’anziano che il giovane hanno ormai una certa esperienza e assicurano che il contenuto del trolley è indubitabilmente color cacca. Per quanto riguarda l’odore, effettivamente la polverina produce il suo effetto anestetico. Ma quando l’anziano ha vuotato il trolley ha riconosciuto la paternità delle sue deiezioni. Questo tanto per essere precisi.per quanto riguarda le acque grigie, se ne riparlerà la prossima volta.
Alla fine della visita al bio parco c’era anche uno spettacolino offerto da alcuni ospiti della struttura. Gru e porcospini, avvoltoi ed aquile, maialini selvatici e marabù si sono esibiti eseguendo alla perfezione un programma in cui spiegavano di fatto la loro vita e come si difendono dai pericoli. Addomesticare un marabù? Diciamo addestrarlo. Vincino, il disegnatore, ha scritto all’ anziano una piccola mail. Per contestargli che i delfini si divertano a giocare con gli umani. Chiedilo al delfino, ha scritto. Che Vincino se ne faccia una ragione. I delfini si divertono. Nessun delfino farebbe le cose che gli ho visto fare se non si divertisse. Come i cani. Vanno a riprendere la palla e te la riportano perché si divertono a farlo. Così per i marabù. Mi piace pensare che ad una certa ora del giorno si dicano: “andiamo, andiamo a giocare con gli uomini”. Piaccia o non piaccia a Vincino.
http://youtu.be/V-0vnurFqMs
Al museo delle scienze si può anche verificare quanto di canguro c’è in ognuno di noi. Il vecchio scopre con un salto miserrimo di essere uno dei peggiori canguri del mondo.
Al museo della scienza i due regrediscono all’infanzia. In ogni angolo c’è un esperimento sotto forma di gioco e non se ne perdono uno. Dalla simulazione di un volo spaziale, ai fenomeni ottici, alla misurazione della propria forza. Non male quel tavolo nel quale i due si siedono uno di fronte all’altro e vedono riflesse in un vetro le loro immagini che si sovrappongono e si scambiano l’un l’altra. Perfetta metafora del vecchio che ringiovanisce e del giovane che invecchia o, se volete, del padre che diventa figlio e del figlio che diventa padre. L’edificio che ospita il museo è eccezionale, il museo non tanto anche se i bambini si divertono come matti. Anche l’anziano e il giovane si divertono come matti, soprattutto sul simulatore di volo spaziale. Partono, raggiungono una grande stazione spaziale e ritornano incolumi a terra. http://youtu.be/vQKX_WIvk9M
L’anziano tornato bambino e il bambino rimasto bambino si sono divertiti un mondo al bio parco di Valencia. Entusiasmante l’incontro con il lemure, una specie di gattone che tenta un approccio con i due e poi se ne va deluso dall’inconsistente spessore culturale riscontrato.
http://youtu.be/d4ypwWrZ_pg
Non è possibile che noi siamo da una settimana in Spagna e nessun di voi ci abbia consigliato un ristorantino bello ed economico dove andare a mangiare una paella. Suvvia!
Durante la ricerca del ristorante dove mangiare la paella valenciana i due, l’anziano e il giovane finiscono su un tram molto elegante che poi scoprono essere la metropolitana. Abituati a fare il biglietto a bordo, salgon al volo, ma il conduttore è chiuso ermeticamente nel suo abitacolo e dopo un po’ si trovano alla fermata Colon. Lì finisce la loro paura di essere beccati da qualche controlòr. Con disinvoltura e sicurezza i due s’avviano all’uscita dopo un paio di scale mobili. Sorpresa! Per uscire bisogna avere il biglietto. Un po’ depressi i due tornano indietro, riprendono la metro e scendono alla fermata dopo. Stessa scena pietosa. Come due topi in gabbia impazziti andiamo avanti indietro senza sapere cosa fare. I tornelli non sono come quelli classici che con un salto, hop, come con l’olio Cuore, può superare. Sono due alte sliding doors. Chiediamo vergognosi a due spagnoli: No tenemos tichetes. Que hacer? Rispondono: atràs. E pensano: i soliti italiani pirla. Ci mettiam dietro di loro e passiamo le maledette sliding doors. Rimane in noi la netta sensazione di avere fatto una indubitabile figura da cioccolatai.
L’anziano e il giovane decidono di rimanere ancora un giorno a Valencia. Debbono ancora vedere il mercato e il museo interattivo. E soprattutto vogliono finalmente mangiare una paella come dio comanda. Il giovane studia la guida e conduce l’anziano. Il Pepica, dice il giovane che l’ha letto sulla Lonely Planet, è un po’ costoso ma è rinomato per i suoi piatti di riso e per i mariscos che piacevano tanto ad Ernesto Hemingway. Ci sono un po’ di km da fare ma che cosa non farebbe l’anziano per sedersi allo stesso tavolo di Ernesto? Pepica? Chiuso. Anche se la guida diceva che avrebbe dovuto essere aperto. Allora il giovane dice di andare all’Utielana, grande rapporto qualità prezzo anche se un po’ difficile da trovare. Altri km da fare ma alla fine i due trovano Calle Procida. L’Utielana è lì davanti a loro. Chiuso. anche se la guida diceva che avrebbe dovuto essere aperto. L’anziano prende in mano la situazione anche perché ci tiene alla paella valenciana visto che finora ha mangiato quasi sempre da schifo. Sceglie il Palacio de la Bellota. Per un solo motivo: non ci ha mangiato Ernesto ma è lì vicino. Chiuso, anche se la guida diceva che avrebbe dovuto essere aperto. Disperati i due in cerca di paella valenciana finiscono in una trattoria italiana, Geppetto, adornata con tanti disegni di Pinocchio, dove offrono matriciana e cotoletta alla milanese. Però bevono sangria, una mano santa per la glicemia dell’anziano. Chi non vorrebbe un cenone di Natale con matriciana, cotoletta alla milanese e sangria?
Come due bambini l’anziano e il giovane son andati al bioparco, cioè al giardino zoologico. Solo che il bioparco non è un giardino zoologico. È un bioparco. Cioè. Gli animali non sono liberi. Ma sembrano liberi. E felici. Non c’è nessuna inferriata. Incontri un leone e sembra che non ci sia nessuna barriera fra te e lui. E lui ruggisce e sembra felice. Giri fra coccodrilli, elefanti, leopardi, rinoceronti come se fossi nel giardino di casa tua. Insomma, una bella esperienza. L’ incontro più simpatico è quello con i gorilla che sembrano felici di dare spettacolo giocando fra loro. Un cartello dice: non guardate negli occhi il gorilla, potrebbe viverla come un atto di aggressività. Ma come fare quando succede quello che è successo all’anziano? È stato il gorilla, quello con l’aspetto di vecchio saggio, a guardarlo fisso negli occhi, intensamente. L’anziano non l’ha vissuto come un atto di aggressività, anzi. Si sono guardati negli occhi per cinque lunghi minuti. Alla fine l’anziano ha avuto la netta impressione che il gorilla gli volesse chiedere, da coscritto a coscritto: “ma tu, quanti anni hai?”
http://youtu.be/xKJ83mGL0-A
L’acquario sorprende il giovane e l’anziano. La vasca-vetrina con le meduse sembra un’opera grafica modernissima. Le svolazzanti razze (forse erano mante), i piccoli tiburones che sembrano pescetti innocui. Gli orrendi pesci luna che sembrano cattivissimi. La scoperta del cannibalismo intra-uterino (i fetini degli squali si mangiano fra loro finchè non ne rimangono che due, ognuno in uno dei due uteri di mamma tiburona). Gli affascinanti delfini beluga (ma beluga non era un tipo di caviale?).
D’accordo, non ci vuole molto per soprendere l’anziano e il giovane.
http://youtu.be/5NgwvSwXbNo