La ginnasta italiana Vanessa Ferrari, alla fine della sua prestazione, ha gli stessi punti di una straniera. Sono entrambe al terzo posto, medaglia di bronzo. Una regola spietata dice che in questo caso la medaglia va attribuita alla ginnasta che ha compiuto l’esercizio col maggior coefficiente di difficoltà. La regola. Lo sport è fatto di regole. La regola principale è che vince chi arriva primo. Potrebbe essere più bello far vincere chi è più simpatico, meno ricco, vestito meglio. Eppure, guarda un po’ come è la vita, la regola dice che la medaglia d’oro va a chi è più bravo. E stabilisce anche norme per dirimere imbarazzanti caso di parità. La regola. La ginnasta italiana è molto abbattuta. La regola l’ha penalizzata e piange. Ma le regole non penalizzano. Le regole dirimono. Altrimenti si potrebbe dire che le regole penalizzano quelli che arrivano secondi nei confronti di quelli che arrivano primi. Ma si capisce il dispiacere della ginnasta che le fa pronunciare parole esagerate. Quello che non si capisce è l’intervento di Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia. Su twitter, ormai organo ufficiale di comunicazione dei politici italiani, scrive: “Vanessa Ferrari, grande atleta lombarda, avevi vinto il bronzo e te l’hanno scippato. Quando torni a casa ti premierà la tua Regione”. Ecco fatto, riparato il torto subito. Lo scippo sarà vendicato. Delle regole chissenefrega. Roberto Formigoni, novello leghista, consola la sua grande atleta lombarda. E se fosse stata pugliese? Eh, no, le regole vanno rispettate.
Beppe Grillo parla male delle Olimpiadi e viene insultato da tutti. Qualsiasi cosa Grillo dica provoca una marea di critiche. Il giorno in cui scriverà sul suo blog “Oggi è veramente una bella giornata” si scateneranno i più severi editorialisti a rimproverargli l’ennesima provocazione. Grillo semplicemente non deve parlare, non è autorizzato. Che Grillo taccia.
Sinceramente mi fa pena il nostro marciatore che voleva vincere a tutti i costi e per questo aveva scelto la scorciatoia della droga. Mi fa pena perché ha praticato lo sport nazionale, la scorciatoia. Adesso gli danno tutti contro, anche quelli che al posto suo avrebbero fatto la stessa cosa. Il marciatore ha confessato, ha raccontato tutto, ha chiesto scusa. In sostanza ha dato le dimissioni. Sport, questo, poco praticato in Italia. Si è comportato da pirla e da imbroglione e adesso non sa che cosa fare. Io un consiglio ce l’avrei. Sconti l’inevitabile pena, continui ad allenarsi e si presenti alle prossime olimpiadi di Rio de Janeiro. Sarebbe un grande, anche se arrivasse ultimo.