da Gianni Guasto
Li abbiamo maltrattati troppo. Ma guardateli: quando gli ricapita un’occasione del genere?
da Giorgio Goldoni
Teatro Alla Scala. Don Giovanni di Mozart. Il regista, con acuto senso del momento in cui viviamo, fa cantare il Commendatore dal palco dove siedono Napolitano e Monti: il canto è un annuncio di morte. Davanti ai due silenziosi testimoni vendicatori Don Giovanni (che rappresenta evidentemente Berlusconi) viene portato all’inferno, per scontare le sue malefatte di vecchio gaudente. Applausi, fine di un’epoca.
Siete mai entrati in un reparto di psichiatria geriatrica? Io ci ho lavorato per otto anni: due corsie per una quarantina di degenti ciascuna più qualche cameretta, donne e uomini. Età media: sopra i 70. Tutte le volte che sento dire che il tal segno incontrerà l’amore o è debole di caviglie, penso a quelle file di vecchiette allettate. Chissà quante di loro avranno incontrato l’amore, dopo che io lasciai il reparto. Eppure il loro oroscopo non ha mai smesso di predirlo.
da Carla Bergamo
Il nuovo governicchio italiano ha prodotto in me due effetti miracolosi: mi ha fatto recuperare un po’ di autostima (non tanto merito di Monti & Co. ma del fatto che quell’accozzaglia di nani e ballerine se n’è andata) e mi ha fatto decidere che alle prossime elezioni, sperando che ci siano e sia cambiata la legge elettorale, voterò, anche se senza particolare entusiasmo, per Di Pietro. Finché il PD resterà in mano a Bersani e compagnia, non lo voterò. Quello non è il partito della sinistra in cui ho creduto per tanti anni. Dice bene Andrea Scanzi: “Nel grigio bivio tra qualunquismo ipotetico e masochismo inconsapevole, è forse meglio inseguire la terza via: quella dell’onestà intellettuale. Che va quasi sempre di pari passo col gusto salvifico di indignarsi personalmente. Che nessuno potrà mai toglierti.”
da Muin Masri
Non è vero che quest’esecutivo tecnico non sa comunicare. La ministra Elsa Fornero è stata commuovente, davvero. Rimane solo un dubbio, perché i politici nostrani scelgono sempre la parte più facile della tragedia chiamata “Sacrifici”? E pensare che il popolo sa piangere anche quando va a comprare il pane, figuriamoci quando fa l’estratto conto. Sviene.
Fra una mezzoretta, da Maurizio Mannoni
da Domenico Astuti.
Ci viene voglia di dire: siano felici e scontenti. Felici per un attimo e scontenti come quasi sempre. Via il satrapo arriva il tecnico. E per dirla al solito: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi!”, frase conosciutissima che Tomasi di Lampedusa fa dire a Tancredi ne Il Gattopardo. Al populista Silvio subentra il professore Mario, ad un governo di nani, inquisiti e ballerine subentra un governo di algidi tecnocrati. E tutto si trasforma nella canzone napoletana “Chi ha avuto, ha avuto, ha avuto, chi ha dato… “. Intanto i pensionati restano fregati, gli impiegati statali restano altrettanto, i giovani possono aspettare, gli operai possono lavorare di più.
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da Claudio Urbani, Roma
Nessuno dimentica
Con chi se la prende il Fatto Quotidiano, ora che Berlusconi non è più a Palazzo Chigi? Con Bersani e D’Alema? Troppo facile, lo facevano già prima. E allora? Forse nessuno se lo sarebbe aspettato, ma il bersaglio delle vignette di domenica scorsa è nientemeno che Marco Travaglio. Questo è uno stile liberale dal quale hanno da imparare quasi tutti.