da Carla Bergamo, S. Paulo
Anche quest’anno ho passato oltre un mese in Friuli. A parte il malumore, evidente, non strisciante, della gente, sono rimasta impressionata dalla quantità di prodotti ‘Made in China’; dalla caffettiera alla batteria del telefonino. Purtroppo, comprando cinese, si diventa complici dello sfruttamento di manodopera semi-schiava in Cina e della deindustrializzazione in Italia, con conseguente disoccupazione e/o salari sempre più miserabile (ricatti in stile marchionniano?). Anche in Brasile la Cina sta invadendo, ma i prezzi sono ben più alti, forse a causa delle enormi tasse d’importazione o forse perché qui l’industria non riesce a stare al passo con la crescita economica e i commercianti ne approfittano. Personalmente, ho adottato la politica di non comprare cinese a meno che non sia costretta dalla mancanza di opzioni. Direi che bisognerebbe parlarne, e molto.
da Massimiliano De Simone
L’Umberto ha arringato la folla leghista, ostentando un cartellone recante le scritte “TEGN DUR” (o giù di lì) e ROMA LADRONA. Una spietata autocritica.
da Claudio Urbani, Roma
Dopo il CDM che ha approvato la manovra finanziaria, B. rilascia una accorarta dichiarazione:”Il mio cuore gronda sangue, è la prima volta che metto le mani nelle tasche degli italiani” Addolorato e prostrato perché le ha trovate desolatamente vuote???
da Gianni Guasto
Ne Il Disagio della Civilità, Freud scrive che, uscito dallo stato di natura, l’Uomo delegò alla collettività l’uso della forza, proibendola al singolo. Nacquero così gli Stati: dotati di leggi, di eserciti e di polizie, istituzioni che, a prescindere dall’uso buono o cattivo che se ne può fare, sono di per sé irrinunciabili. La notizia dell’ennesima lite mortale fra automobilisti, nella quale uno “sgarro” (un sorpasso tentato o negato) viene “punito” con l’inseguimento del “colpevole” successivamente investito intenzionalmente e trascinato sotto le ruote, diventa un regolamento di conti in base all’immaginaria infrazione di una legge che nessuno ha scritto né tantomeno sottoscritto, e nell’assoluta ignoranza di quella Legge che tutti riconosciamo e in base alla quale regoliamo i nostri rapporti reciproci. Ciò significa una sola cosa: nella coscienza di molti, lo Stato è semplicemente estinto, oppure non è mai esistito. Qual è la causa di tutto ciò? E quanto lo pagheremo?
da Giorgio Goldoni
Era tollerato “benevolmente” dai comunisti dei paesi occidentali. Alla sua caduta non ci fu nessun tribunale internazionale a condannare chi aveva sparato su inermi fuggitivi.
Anche molti altri comuni del nord e dell’alta toscana stanno proibendo il commercio di kebab, sull’esempio dell’amministrazione leghista di Cittadella (PD). Quali le ragioni per un provvedimento tanto demenziale? Razzismo? Si, certamente: quello non ce lo facciamo mancare mai. Ma anche protezionismo verso un prodotto che sta riscuotendo notevole successo e che segue vie di distribuzione alternative a quelle prevalenti, probabilmente per motivi legati alla macellazione rituale. Sia, come sia, gli amministratori di Cittadella, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, si giustificano così: “Non è nelle nostre tradizioni alimentari”. Incredibile. E rischioso, oltretutto per la salute mentale e fisica dei poveri padani, che da questo momento in poi saranno costretti a consumare prodotti che siano “nella loro tradizione”: niente più pizza, né pesci di mare.
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da Carla Bergamo, Friuli collinare
Tra una bevuta di legittimo Friulano e di spettacolare Hierà di Hauner (quando ce vò ce vò), leggendo poco i giornali e navigando meno ancora… Abbiamo comunque scoperto che pure i Norvegesi fanno le loro cazzate e noi all’inizio ci facemmo fuorviare da solerti giornalisti. E vabbè… intanto l’estate pigramente continua e io non vedo l’ora di tornare a casa.
da Muin Masri
I palestinesi spendono metà della loro vita a fare documenti e ad attraversare frontiere, possibilmente, e l’altra metà a pensare com’è meglio morire, inevitabilmente. La vita, quella vera, fatta di sogni, emozioni e d’occasioni mancati semplicemente non esiste. Dopo diciassette anni d’onorata cittadinanza italiana, pensavo d’essere immune a certi trattamenti, libero e pulito come un neonato di razza. L’addetto alla sicurezza dell’aeroporto di Tel Aviv invece era di un parere contrario: “Non basta avere una nuova cittadinanza per poter rinascere, prima bisogna morire…”, e per diciotto giorni fu così. Adesso ho una carta d’identità e un passaporto palestinese nuovi di zecca, e con un problema in più: anche i miei figli minori, nati italiani e cresciuti a pane e Nutella, sono divenuti anch’essi cittadini di uno stato che non esiste al di fuori del mitra, dei carri armati e della Bibbia.
Forse B. avrà pensato che con il suo spottino dell’altro giorno, le borse si sarebbero fatte incantare. Ha sempre predicato che il cliente va trattato come un bambino delle medie neppure troppo sveglio: impresa titanica, se rivolta a migliaia di speculatori dai denti di squalo, alle borse e alle banche internazionali. Ma, tant’è, lui vuol continuare a credere che governare è lo stesso che vendere una merce, e che tutte le merci si equivalgono: basta esibire il brand, la dentiera sperluccicante, un sorriso da birbantello che mente in maniera scoperta per farsi riempire di baci dalla mamma, la sua esibizione di gesta erotiche per farsi invidiare in tutti i bar sport del paese e per farsi perdonare dalle anziane zie, preoccupate solo del conto in banca.
Siamo in fila alla cassa di un piccolo supermercato cittadino. Improvvisamente nella corsia vuota accanto alla mia un giovane non meglio identificato con in mano una schiuma da barba esce di corsa e svanisce nel nulla, provocando l’accensione dell’allarme antitaccheggio. La nostra cassiera continua tranquillamente a computare in silenzio, ma dopo un minuto circa le sorge il legittimo sospetto che ai clienti in fila sia almeno dovuta una spiegazione. “La direzione ci ha detto di evitare ogni reazione, per evitare eventuali reazioni violente…”. Fuori nel parcheggio ci aspetta la solita troupe di zingare che chiedono soldi e trafugano acquisti, in particolare dai carrelli delle persone anziane, più indifese.