da Marco Decio
Sono pronto a scommettere che il signor Benedetto Romeo non ce l’ha una bambina!
da Rita Guma
La Corte dei diritti dell’uomo ha respinto piu’ volte istanze di studentesseislamiche che contestavano il divieto posto dalle universita’ turche all’usodel velo nelle foto sul diploma e nelle aule ed ha respinto il ricorso diuna insegnante di confessione islamica cui la scuola pubblica svizzera avevavietato di indossare il velo in classe.
da Armando Gasparini, Veneto Alto
I nostri cugini svizzeri hanno lanciato un importante segnale contro l’islamizzazione del vecchio continente. O forse anche lì, caro Dan, si son fatti infinocchiare da uno che possiede dieci televisioni e altrettanti giornali al suo servizio? Quando la parola passa dai politici cialtroni alla gente, nessuno vuole gli islamici, indipendentemente dalla fede politica d’appartenenza. Ci sarà pure qualche buon motivo! Fanno tenerezza le motivazioni che porta Urbani perchè il crocifisso non genera alcuna discriminazione. E’ là, polveroso, muto e silenzioso. E’ il segno del dolore umano…
da Franco Vota
Sempre più spesso per giustificare qualcosa che si sa essere indigesta, si prendono a esempio altri Paesi. Le leggi francesi per il lodo alfano, quelle americane per le riforme sulla giustizia, ora la Svizzera per i minareti. Bene, ma allora sarebbe il caso di non limitarsi a fare leggeri paragoni solo per le parti che interessano, ma di copincollare in toto regole e norme di quei Paesi. Per esempio credo che in Francia USA o Svizzera uno come Berlusconi sarebbe in galera da un pezzo, non certo a fare il presidente di qualcosa.
da Giorgio Goldoni
Il no ai minareti è un messaggio coerente con il passato-presente-futuro dell’immigrazion nel paese elvetico.La Svizzera, diversamente da noi, ha sviluppato una fiorente economiaproprio sullo sfruttamento razionale dell’immigrazione , senza cederenulla a discorsi di buonismo , multiculturalismo ecc.Le richieste di asilo vengono vagliate con professionalità ,precisione e pedanteria.Le richieste di cittadinanza in molti cantoni sono sottoposte a verireferendum popolari dove i futuri cittadini vanno di porta in porta achiedere il voto ai loro potenziali connazionali.Italiani, imparate da chi fa le cose meglio di voi.
da Dan Galvano, Basilea
Fino ad una settimana fa in molti erano sicuri della bocciatura della proposta anti-minareti. I sondaggi sembravano chiari. Accade come agli exit-poll delle ultime elezioni in Italia: molti si vergognano di dire che votano Berlusconi o Lega, ma alla fine sono sempre la maggioranza. In ogni caso, a me sembra evidente come anche qui il paventare una fasulla minaccia islamica faccia breccia nella pancia della gente. Secondo me agli svizzeri del lato religioso non gliene frega niente. Ma se qualcuno ripete insistentemente che arriverà l’ “uomo nero” (o islamico) a privarti delle tue tradizioni (come? boh), abboccano in molti. E infatti.
Anche lei, con la sua intervista, era nascosta in un cassetto del mio archivio. (csf)
da Claudio Urbani, Roma
La presenza dei crocifissi nelle aule scolastiche è “una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni”. Questa è la decisione della corte europea sui diritti dell’uomo. Non vi è la parola mussulmani. Perché allora, Gasparini, vuol mistificare dei malintesi che non esistono? Solo per il piacere di strumentalizzare e fomentare una xenofobia molto radicata soprattutto nel nord leghista?
la maggioranza dei 26 cantoni svizzeri non vuole altri minareti sul territorio nazionale. L’iniziativa anti-minareti, con un referendum, è stata accettata dal 57,5%degli elettori della Confederazione. In Svizzera i musulmani dispongono di circa 200 luoghi di preghiera. Solo quattro moschee possiedono un minareto, ma nessuno è utilizzato per chiamare i fedeli alla preghiera per le disposizioni sull’inquinamento acustico. Da noi, per non offenderli, si tolgono i crocifissi… “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello…”
Capita a tutti i partiti ma si sperava che non capitasse al partito di Di Pietro. Il litigio per la leadership. Le polemiche tra capoccioni. Ma il vostro compito non era quello di liberare l’Italia da Berlusconi? Su, concentratevi sull’obbiettivo e trascurate le piccole divisioni personali. I fans non vogliono vedere Di Pietro, il fondatore, che litiga con l’ultimo arrivato, Luigi De Magistris, che sta scalando le vette. E poi: il vostro faro non è il principio che nelle liste elettorali non dovrebbero esserci indagati o condannati? Bè, non sembra che per le sue liste l’Italia dei Valori applichi a se stessa lo stesso rigore che chiede agli altri. Bisogna dire che nella scelta dei candidati Di Pietro non è il massimo. Nel 2001 riuscì ad eleggere un senatore. Uno solo. Valerio Carrara. Il quale, cinque minuti dopo l’avvenuta elezione, saltò dall’altra parte della barricata ed ora milita, bello bello, nel partito di Berlusconi contro il quale aveva fatto la campagna elettorale. Nel 2006 Di Pietro fece il bis facendo eleggere Sergio De Gregorio, proveniente da Forza Italia, che in breve si esibì nel saltafosso votando due volte contro il governo Prodi contribuendo a farlo cadere. Adesso è in vista – dicono – un’altra prodezza. Incamerare un ex leghista, il mitico Alessandro Cè, l’uomo che tifava contro la nazionale italiana. L’Italia dei Valori è una casa accogliente. E di passaggio. Tutte le mosche