dall’avv. Lina Arena
Caro Vittorio Grondona, non tratto il penale e ne è prova il fatto che ancora circolo liberamente. Mi permetto tuttavia dare un chiarimento in merito alla discussa aggravante che si vorrebbe introdurre per i delitti contro i gay : il nostro codice penale prevede all’art. 61 n.1 come circostanza aggravante generica i “ motivi abietti e/o futili” per cui credo che l’aggressione contro un gay provocata dal pregiudizio contro l’omosessuale costituisca già di per sé un’aggravante che non comporta il marchio dell’omosessualità della vittima.
Quelli che mi sfuggono sono i motivi per i quali vi opponete. Mi sembrano motivi futili (csf)
da Luciana La Fratta
Siccome sono una femminuccia e non posso indossare calzini turchesi , ho pensato di comprarne un paio e indossarli a mo di sciarpetta, magari di lana che col tempo che fa non ci sta manco male. E poi sfido tutti quelli che contano a fare pazientemente la fila dal barbiere, magari accendendosi una sigaretta nell’attesa. E pensare che in quei momenti il giudice sicuramente pensava a qualche processo, e a gratis perche’ i giudici, i professori, i giornalisti, quelli veri,cioe’ tutti i professionisti pensanti, la spina della mente non la staccano mai, perche’ il pensiero e libero e non ha bisogno di tornelli. Peccato che ci sono quelli invece che la mente la lasciano sul comodino e la usano solo per denigrare i calzini turchesi.
E perché mai una femminuccia non può indossare calzini turchesi? (csf)
da Massimo Cirri
Ottimi versi, caro Claudio. C’è da riflettere, partendo dalla grande verità che “Da vicino nessuno è normale”, sul fatto che da vicino chiunque può essere fatto passare per anormale. Che è la traduzione dell’ipocrita “Stravagante”. L’ho sempre pensato rispetto ai tuoi calzini rossi.
Purtroppo i miei calzini rossi sono sempre stati ignorati da Brachino (csf)
SCALFAROTTO NON ESAGERARE
Per la libertà di scarpe e di calzini. (csf)
da Rita Guma
Perche’ porre il problema dell’aggravante del reato come una differenza fravittime della violenza e non come una differenza fra motivi della violenza?Da sempre esistono ad esempio le aggravanti per motivi futili o abietti.Anche nel caso dei gay l’aggravante riguarderebbe il motivo della violenza(“aver commesso il fatto per finalita’ inerenti all’orientamento o alladiscriminazione sessuale della persona offesa dal reato”), non una’differenza’ inerente la vittima.Peraltro sono sempre esistiti articoli a maggior protezione di obiettiviparticolari (ad es offese a pubblico ufficiale, vilipendio etc) e nessuno hamai ritenuto discriminati o deboli quei soggetti.
da Carla Bergamo
Ma non è fuori da ogni logica democratica che il petit (ma piccolo piccolo) premier utilizzi le sue TV per fare e disfare tutto ciò che lo riguarda? Che fa l’Unione Europea? Sta a guardare? Qualcuno si rende conto che il pedinamento-filmato del giudice è qualcosa che rasenta l’intimidazione? Mi sa che ha ragione il giornalista dell’Observer che parla di Europa vigliacca in risposta agli ultimi avvenimenti. É assolutamente grottesco. E quel che è peggio, i giornali come il Times continuano a parlare della sua caduta, ma lui continua a fare danni, imperturbabile, circondato dai suoi fedeli complici e sudditi. Come sempre, trattandosi del p.p. italico, sarebbe comico se non fosse tragico.
da Paolo Beretta
L’avvocata fa, a mio parere, un po’ di confusione. Non è tanto il fatto didiscriminare un etero piuttosto che un gay, ma il fatto è, visto cheparliamo di motivazioni, che probabilmente un etero non verrebbe aggreditodel tutto, mentre un gay sì. Dato poi che un’aggressione è brutta comunque,che a farla sia un clandestino o un italiano, dovrebbe spiegarmi a cosaserve il comma 11-bis art. 61 C.P. O dobbiamo eliminarlo tutto, l’articolo,assieme al 62 ? Tanto, tutti i delitti sono uguali.
STRAVAGANZESiamo tutti americani, siamo tutti berlinesi e abbiami tutti i calzini turchesi(csf)
IL BAMBINO CHE VOLA O NON VOLA SUL PALLONEUna delle rubriche (o forse non è una rubrica, ma qualcosa del genere è) che mi piacciono di più sul blog di Luca Sofri (www.wittgenstein.com) è quella che lui chiama “Notizie che non lo erano”. Attento lettore di tutta la stampa possibile, Luca acchiappa le notizie che generalmente appartengono alla serie “strano ma vero” e le segue. Spesso gli capita, come in questo caso, di scoprire che erano bufale. Ma che intanto hanno avuto la prima pagina. (csf)
da Gianni Guasto
Ecco quello che mi é capitato stasera: verso le sei, stavo scendendo lungo il Viale delle Palme, a Nervi, quando vedo venirmi incontro propi lu, il Castelli. Camminava bel bello, sotto la sua cupoletta di capelli ancora tiepidi di casco, e conversava pacatamente con un signore alto, dall’aria rubizza e amimica come lo sono talvolta gli anziani che hanno qualche problema di circolazione. L’uomo, vestito in un impeccabile abito scuro, aveva di certo un’età molto avanzata.Passandogli vicino, sento il Castelli dire: “é un cantante nostro, uno di Como”. In quel momento non stava litigando con Bersani, né inveendo contro nessuno; era calmo il Castelli. Mi sono allontanato pensando a quella incomprensibile monomania: il “cantante nostro”, uno delle “nostre parti”, mica degli altri. E mi chiedevo anche come si sentano qui i leghisti padani doc, qui che c’é il mare, ed é difficile delirare di nostro e di loro, perché davanti c’é l’infinito, perché c’é il porto, e una volta c’erano i marinai portoghesi e le bagasce napoletane di Paoluzzo ‘o Pazzo e di Marechiaro, c’era (c’é ancora) Fabrizio de André, e c’erano i contrabbandieri di bionde e adesso c’é la Casbah con i marocchini dentro che fanno affari d’oro, e via Pré non é mai stata così pulita. Chissà come si sentono qui i leghisti, tra noi spocchiosi campanilisti di costa che guardavamo con sussiego più alla pianura che al sud: “ti neui cumme un de Vareise, ti metti anguscia” (“nuoti come un Varesotto, fai pietà”), mi diceva mio nonno. Che poi le palanche c’erano e non é che lui invidiasse quelli della Briansa che gli sembravano contadini aggiustati.Poi raggiungo il parcheggio della stazione e salgo in macchina e accendo la radio, e lì accade il miracolo: sul Tre c’é la Grande Radio, spezzoni di epoche che non ci sono più, e trasmettono il dialogo fra Gregory Peck e Audrey Hepburn in Vacanze Romane, quello in cui lei, seduta sulla scalinata di Piazza di Spagna racconta di essere scappata dal collegio. E poi danno un’intervista che l’attore rilasciò a Ciak in cui raccontava come tutta la lavorazione del film si fosse protratta più a lungo del normale, perché girata in tutti gli angoli più belli di Roma. E poi ancora Pasolini, durante la lavorazione di Accattone, e poi Fellini che spiega il significato delle parole “Dolce” e “Vita”. Ed é stato allora che ho ripensato a Castelli.