CON I VESCOVI A DIFESA DEI GAYTutta la mia solidarietà a Dino Boffo, accusato da un giornale panzer di essere gay, quasi fosse un reato. I giornali di destra li leggono in pochi in Italia ma in questi giorni hanno messo la tuta mimetica e si sono lanciati in combattimento a difesa del loro duce. Vedremo in seguito se useranno armi convenzionali o armi di distruzione di massa. Sarà divertente vederli sotto le lenzuola col naso tappato. A me preme in questa occasione mostrare il mio stupore di trovarmi dalla stessa parte dei vescovi a difendere i diritti dei gay. Mi sembra proprio che sia la prima volta. Forza amico Bagnasco, io e lei contro gli omofobi! (csf)
da Armando Gasparini, Veneto Alto
Ieri il vertice episcopale al gran completo (quasi), Bagnasco, Ruini, Betori, ha tuonato, portando solidarietà ad una pecorella smarrita, colpevole solamente di aver molestato una sposa, rea solamente di aver sposato un marito che se la intendeva con un rapporto omosex con la pecorella smarrita di cui sopra. Bene, prendiamo atto… ma prendo atto che la Cei è così che intende difendere la famiglia. Se il Sommo non prende in mano le redini della “baracca” e non lo fa al più presto, saranno i muezzin presto a pregare da qualche minareto in San Pietro. Ah, dietrologia: Chissà quanti segreti Boffo, da 15 anni portacoce dei vescovi, possa avere su molti di loro, per temerlo e quindi difenderlo a spada tratta…
da Claudio Urbani, Roma
Italia 150: “Giusto rivedere il progetto impostato dal precedente governo. C’e’ la crisi e c’e’ la cassa integrazione. Non e’ proprio il caso di fare spese inutili, la gente non capirebbe. E poi non possiamo permettercelo”. Lo dichiara il presidente dei deputati della Lega Nord Roberto Cota. “E’ quello – conclude Cota – che noi chiedevamo fin dall’inizio. Invocare al contrario spese ingenti significa chiudere gli occhi davanti alla realta’ in modo davvero irresponsabile”. Cota, Lega Nord, insiste. Ma prima dovrebbe spiegare, ma sono reftattari alle risposte, perché il concetto di rispario non è stato applicato quando si potevano risparmiare 400 ml accorpando il referendum???
di Marco Travaglio(dall’antefatto)
Silvio Berlusconi ha vissuto ieri una delle giornate più nere della sua vita politica (e non). La cosiddetta opposizione naturalmente non c’entra nulla: il Pd è troppo impegnato a farsi le pippe sulle primarie e il congresso, nonché a inseguire la Carfagna dopo la ferale notizia che la ministra delle Troppe Opportunità diserterà il Democratic Party di Genova, per pensare di opporsi. No, il venerdì nero di Al Pappone è tutto interno al suo mondo. E’ in casa sua che si annidano ormai da mesi i più temibili oppositori. La sua signora, la sua diciottenne preferita (con famiglia al seguito), la sua escort ufficiale, il suo presidente della Camera che si dissocia su tutto, il senatore Guzzanti che svela ogni particolare della Mignottocrazia arcoriana, l’amico Bossi che ne combina una al giorno e ora perfino l’amico Putin che s’è sfilato all’ultimo momento dalla festa di Gheddafi lasciando Silvio solo col beduino e le frecce tricolori. Come se non bastasse, ora si son messi a remare contro anche l’on. prof. avv. Niccolò Ghedini, in arte Mavalà, e il megadirettore galattico de Il Giornale, Littorio Feltri (che pare gli costi quanto Ronaldinho). L’Avvocato Mavalà ha avuto la splendida idea, finora inedita, di querelare dieci domande, chiedendo a Repubblica 1 milione di euro (figurarsi quanto chiederebbe per le risposte) e, per soprammercato, minaccia di trascinare in tribunale anche i giornali e i tg stranieri – alcune centinaia in tutto, dalla Turchia all’Australia, dal Canada alla Terra del Fuoco – che han parlato di Puttanopoli. Si salvano, per ovvi motivi, tutti i telegiornali e la gran parte dei giornali italiani. Così le famose dieci domande, che stavano diventando un tantino stucchevoli, e il sexy scandalo, che iniziava a denunciare l’usura del tempo, riprendono improvvisamente vigore e ricominciano a circolare su tutta la stampa mondiale, come nuovi. Un capolavoro. Perfettamente sincronizzato con Mavalà, Littorio Feltri si dedica quotidianamente a rovinare i rapporti del suo padrone con tutti i poteri forti che ancora non gli appartengono: non solo quelli tradizionalmente ostili, come l’ingegner De Benedetti e il suo gruppo, ma anche quelli benevolmente neutrali o decisamente favorevoli. Prima la famiglia Agnelli-Fiat, poi i fratelli Moratti (compreso Gianmarco, il marito di Letizia), infine il Vaticano. Geniale anche la scelta dei tempi: Il Giornale spara in prima pagina un vecchio patteggiamento di Dino Boffo, direttore di Avvenire, per aver molestato la fidanzata del suo ex fidanzato, proprio nel giorno della Perdonanza abruzzese, cioè dell’annunciata cenetta a lume di candela fra Al Pappone a il cardinal Bertone. Cenetta subito annullata, con scomunica incorporata dal cardinal Bagnasco e sdegno del mondo cattolico. Altro che Perdonanza. Ora manca soltanto un editoriale feltriano che dà del pedofilo a Putin e un’inchiesta su Ratzinger che non paga le multe della Papamobile per eccesso di velocità, magari affidato a un condannato a caso fra Betulla Farina e Geronimo Pomicino, per completare l’opera. Nel ringraziare i compagni terzinternazionalisti Mavalà e Littorio per il generoso tributo offerto all´antiberlusconismo e per l’impegno profuso nell’organizzare le opposizioni, mi si consenta un appello al Cainano: Silvio, dai retta, licenzia i servi infidi. E fìdati soltanto di noi del Fatto Quotidiano. Anche noi, sia chiaro, vogliamo mandarti a casa, anzi possibilmente al fresco. Ma almeno lo sai già: te lo diciamo da sempre, con franchezza, senza tramare alle tue spalle. E non ti costiamo un euro. Dai falsi amici ti guardi Iddio. E ricordati dei nemici veri che, in fondo in fondo, ti hanno sempre voluto bene.
da Bruno Stucchi – Cuggiono
E’ desolante vedere atei, mangiapreti, laici professionisti ecc. correre in soccorso di Avvenire e del suo laido direttore, della CEI e del Vaticano.Laici da operetta. Gradassi al wine-bar, pecore al momento delle scelte e del voto.
E’ desolante vedere atei, mangiapreti, laici professionisti ecc. correre in soccorso di Avvenire e del suo direttore, della CEI e del Vaticano. Laici da operetta. Gradassi al wine-bar, pecore al momento delle scelte e del voto.
L’amico Guasto a ragione. Se poi aggiungiamo, come il dialetto romano, che dialetto non è ma è considerato più una parlato o “accento” come dir si voglia, le cose si complicano “assaje”. Di questi esempi ne esistono tanti.
da Gianni Guasto
Ma insomma: che cosa voleva dirci Feltri con l’articolo che ha fatto crollare l’ardito castello di carte pazientemente costruito da Letta? Voleva forse raccontarci la storia banale di una lite tra rivali in amore, con qualche telefonata di troppo, per niente paragonabile al serraglio di Papi? O voleva piuttosto gridare ai quattro venti che Boffo é omosessuale e intrattiene una relazione amorosa con un altro uomo? Questo, secondo gli astuti strateghi della task force mediatica appena rinnovata doveva essere l’a fondo che avrebbe costretto la Gerarchia a disfarsi di un direttore professionalmente stimato ma dalla vita privata troppo in contrasto con quanto Oltretevere si predica quotidianamente. Così si sarebbe (e forse si sarà) compiuta la vendetta dell’Omuncolo contro un giornalista reo di aver fatto il suo mestiere. Peccato che B., nella sua incolta grossolanità, non sappia che la Chiesa, in due millenni, non é mai stata governata da sprovveduti. E così la furbata di Feltri, che forse danneggerà Boffo, é ricaduta come un boomerang sulla testa del Mandante.
da Gianni Guasto, Liguria meridionale
Buona ultima, l’amica Guarini c’informa che il Napoletano non é dialetto ma lingua. Questo é un tormentone che udiamo spesso: non v’é parlata che ambisca a un blasone più altisonante che non rivendichi questa qualifica. Ma a noi mancano basi essenziali di linguistica e pertanto chiediamo soccorso: spiegateci, per cortesia, la differenza fra Lingua e Dialetto, così anche noi smetteremo di fare confusione.
Allora, Lega o non Lega, quando ci decidiamo a rivedere (annullare) sto Concordato?E magari anche una limatina ai Patti Lateranensi.