da Andrea Dolci
Caro Sabelli Fioretti,purtroppo ( o per fortuna) il vecchio sciopero in cui i lavoratori si autopenalizzavano per difendere i propri diritti non esiste piu’ da tempo.Chieda a qualche responsabile del personale di grosse e medie aziende che cosa succede quando c’e’ uno sicopero e capira’ il perche’.Giusto a titolo di riflessione, nell’anno della grande sciopero generale di 8 ore e relativa manifestazione a difesa dell’articolo 18, l’ISTAT contabilizzo’ 32 milioni di ore di lavoro perse per scioperi nel settore privato.Con quasi 18 milioi di lavoratori coinvolti, fanno meno di 2 ore di sciopero in tutto l’anno.Oggi non si sciopera piu’ come ai tempi dell’autunno caldo. Oggi ci si mette in ferie o si manda il certificato medico.
da Vittorio Grondona – Bologna
Dell’avventata idea del prof. Ichino sugli scioperi virtuali ne abbiamo già parlato sul blog nei primissimi giorni di gennaio 2006. Noto con rammarico che le idee di CSF in proposito sono rimaste le stesse. Lo sciopero non è una gioia per nessuno, tanto meno per chi è costretto a proclamarlo. Fino a quando le regole del lavoro sono legge dello Stato, padrone a sua volta ed anche controllore disattento e di parte, il dipendente non riuscirà mai a trarmne il giusto profitto previsto dalla costituzione. Se è invece l’opinione pubblica a lamentarsi dei disagi ecco che lo Stato è costretto ad intervenire.
da Gianni Guasto
Forse, per i monarchi assoluti, non é davvero facile mettersi nei panni degli altri. Dev’essere una specie di handicap: probabilmente ai monarchi e ai papi-Re difettano i neuroni-specchio, quelli che consentono l’empatia. Così, non si poteva certo pretendere da Papa Benedetto che risolvesse -che so?- i problemi dei preti che non riescono a rimanere celibi, o quello della Chiesa che chissà come sarebbe se fosse retta da donne, o quello dei gay che vorrebbero fare la Comunione. No, queste cose da fantascienza da papa Ratzinger non potevamo pretenderle. Ma un piccolo sforzo sui preservativi, magari sarebbe costato anche poco, visto che l’amore (africano) ai tempi dell’AIDS rende un po’ meno lontana la pietà, anche là, nelle Curie, dove solitamente difetta. Ma neanche questo a Papa Benedetto é riuscito. Anzi: non ha saputo resistere alla diabolica tentazione di rincarare la dose, demonizzando una volta di più l’umile preservativo. Peccato; é il caso di dirlo.
da Buno Stucchi – Cuggiono
Fresco reduce da un paese centro-africano (volontariato) dove la grande maggioranza della popolazione non sa cosa sia una sveglia, parlare da loro di preservativi è lunare. E poi l’Africa è maomettana, luterana, avventista, presbiteriana ecc. ecc. o semplicemente “animista”. Cosa volete che glie ne freghi delle opinioni del Papa? Cerchiamo di essere realisti: lì i goldoni non li usano, ma certamente non per motivi religiosi. Per darvi un’idea: un prof. di liceo ha un salario mensile di meno di 50$. Tutto il resto segue.
da Claudio Urbani, Roma
Il rifiuto del condom da parte della Chiesa la ritengo una delle più grandi castronerie della sua storia. Il Papa dovrebbe risolverla così: prendere l’esclusiva mondiale della vendita dei condom, poi ogni cent guadagnato, proprio ogni cent, lo userei per la cura dell’Aids, creando no di quei rari circoli viziosi che si potrebbero concludere positivamente. Altro che cambiare usi sessuali.
da Carla Bergamo, S. Paulo
Nel mondo, ogni 7 secondi, un bambino muore di denutrizione. Sono dati di Medici senza Frontiere. Glielo lasciamo usare il preservativo o li aiutiamo a sfamare i figli? E quelli che già sono HIV positivi, non possono più fare sesso. Così imparano. Il papa e i suoi accoliti sembrano vivere fuori dalla realtà, privi totalmente di pragmatismo. E mentre Germania e Francia protestano, il governo italiano, formato da una maggioranza di peccatori, non commenta. Mi aspetto ora la solidarietà papale della Binetti e di Renzi, pii rappresentanti dell’opposizione. Meno male che non c’è più la Diccì.
da Pino Granata
Purtroppo ho visto Muin una sola volta in vita, ma spero di vederlo ancora. Comunque mi è piaciuto subito con quella sua affabilità mediterranea ed il suo volto onesto e sorridente. Muin è palestinese ed è democratico e desideroso di pace e giustizia così come lo sono la maggior parte dei Palestinesi. Io spero che uno come lui venga ascoltato dai suoi connazionali e che lui interceda con quelli di Hamas affinchè la smettano di tenere prigioniero il soldato Shalit che è nelle mani di Hamas da ben mille giorni. Quello che stanno facendo quelli di Hamas è aberrante e non giova per niente alla causa palestinese. Restituiscano Shalit alla sua famiglia ed a quelli che gli vogliono bene.
da Mario Strada
Questa l’ho sentita a Nightline, su SkyNews, condotta da Maria Latella. Mariuccia intervista un prete sulla questione dei preservativi e l’Aids. Il prete risponde: “Il preservativo non e’ la soluzione! Sarebbe come consigliare ad un ladro: “ruba, ma non farti prendere”. Avranno qualche problema?
da Paolo Beretta
Se poi, Ceratti, evitassimo di sprecar pecunia in bombe, bombette e bombardieri più o meno visibili per piallare mezzo Medio Oriente (Palestina comrpesa), resteremmo con tremila miliardi in più, qualche milione di nemici in meno (palestinesi compresi) ed avanzeremmo pure i soldi per la crisi.