da Massimo Mai
Che tempi, appena uno riceve qualche pubblico riconoscimento, già vuole il suo Apicella privato.
da Alessandro Di Nuzzo
In Italia abbiamo sfondato – no infranto, proprio sfondato – l’ennesimo tabù: mettere il nome del prodotto direttamente nel titolo del film. L’ultimo Crodino, con ricky tognazzi e iacchetti. Di questo passo, dove andremo a finire? Avremo film come: Quella sporca, ultima MS. Oppure: Via col Dixan.
da Stefano Ceresa
Un pregio il product placement ce l’ha: ha dato la possibilità a giovani registi di produrre le proprie opere. Alcune brutte, altre bruttissime, e altre ancora interessanti. Se ne abusa e se ne abuserà, ma il principio è buono e sano: una sorta di mecenatismo di ritorno.
LA PUBBLICITA’ OCCULTA? OGGI SI CHIAMA PRODUCT PLACEMENTUna volta era illegale, vietata, condannata, additata al disprezzo della gente. Occulta, appunto. Oggi è una branca dell’advertising. Vi ricordate il tipetto che si accendeva una sigaretta tenendo il pacchetto bene in alto, davanti alla telecamera? link
QUATTRO GIORNI DI CORSA FRA I MASAI
Se avessi tempo, ci andrei.
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ANNUNCIO
SONO ALLA RICERCA DI QUALCHE STORNELLATORE, QUALCHE TROVATORE, QUALCHE STRIMPELLATORE, CHE SI DIVERTA A SCRIVERE CANZONETTE SULL’ATTUALITA’. VOI NE CONOSCETE? NON DITEMI RIONDINO O VERGASSOLA. QUELLI LI CONOSCO ANCHE IO. (CSF)
da Dan Galvano, Basilea
Guardo per curiosita’ la nuova trasmissione della Bignardi. Niente di eccezionale finora, secondo me. Ascolto l’intervista alla Littizzetto e mi domando: ma perche’ a te, caro CSF, rinfacciava di chiederle cose di dieci anni fa e invece lei manda in onda filmati riciclati del 1999? Mah.
da Muin Masri
Una missione più difficile, no? Caro Granata, ricambio la cortesia e lasperanza. Ho sempre fatto il possibile, ma spesso non basta. Anni fa scrissiuna lettera ad Arafat, fresco di accordi di pace e premio Nobel: “Caro AbuAmar… ora che ci hai traghettati e abilitati agli occhi della comunitàinternazionale, dovresti godere la tua vittoria facendoti da parte prima chesia tardi…” Lui lesse la lettera e non mi rispose. Quattro-cinque anni fa,scrissi una lettera al vostro ambasciatore e opinionista Sergio Romano:“Egregio ambasciatore, attento, a Gaza a breve ci sarà una tempesta, scrivaqualcosa, la prego.” Anche lui come Arafat, non rispose. Nel dubbio, mi sonoconvinto che non so né leggere né scrivere per questo ho ripreso gli studi.Domani magari scrivo una lettera ad Obama: “Dear Mr President, ora che hacomprato un paio di scarpe nuove, sistemato la famiglia e l’orto di casa,assaggiato il buon cibo italiano e chiamato mezzo mondo con il suotelefonino, la prego, spenga il suo blog e metta il naso fuori, faccia unapasseggiata nella nostra vita reale. Chiuda le prigioni, ci liberi e facciaritornare i soldati finché il mondo è incantato, prima che scopra che lei èsemplicemente nero e che Michelle non è per niente bella”.
da Rita Rosati – Roma
Che bello i Tg ci raccontano tutto della protesta in Francia contro Sarkosy, addirittura intervistano gli studenti che partecipano. Peccato che come al solito da un anno a questa parte e sempre di più non cè notizia degli scioperi di casa nostra, ultimo quello degli insegnanti del 18 marzo, delle manifestazioni e sopratutto delle cariche della polizia. Peccato che sopratutto il Tg1 continua a bucare queste notizie, tranne ovviamente quelle sul Papa, sulla cronaca nera o sui delfini che si stanno riproducendo
da Walter Vanini, Carona (Bergamo)
Pioggia di critiche da tutta Europa per papa Ratzinger dopo le sue estenazioni contro l’uso del preservativo nella lotta contro l’ aids. Dall’ Unione Europea alla Francia, alla Spagna, disapprovazione unanime alle parole del pontefice. Ferma posizione anche dall’ Italia, dove il ministro degli Esteri Frattini ha dichiarato senza indugi: “Preferisco non commentare le parole del Papa”. Frattini cuor di leone.