da Santi Urso
Leggo ilarità e sbeffeggi sull’appena nato pdl. Sarà pur vero che in quel campo c’è più Corte che coorte, ma mi consenta di proporre un minitest che (forse, molto forse) potrà indurre a usare la testa.Definisca il candidato, con parole mie, il conglomerato di centrodestraDefinisca il candidato, con parole mie, il conglomerato di centrosinistraIl candidato può disporre delle seguenti parole, e usarne non più di due per ciascuna definizione: partito, casino, cemento, sabbiacordialità onfalicheps il test è ovviamente opinabile, ma il candidato che usasse partito per il centrosinistra e casino per il centrodestra dimostrerebbe di non star capendo una minchia
da Gianni Guasto
Grazie, signora Guarini, della tempestiva risposta. Non ho ragione di dubitare che le cose stiano come lei dice, ma ciononostante, non mi é ancora chiaro come mai, nel caso (di cui anche lei sembra dubitare) che sia stato “sottratto il business alla Camorra”, quest’ultima se ne sia rimasta buona buona. Un altro miracolo italiano?
Crisi di leadership, di idee, di rappresentanza, di voti. C’è stato un momento più drammatico di questo per gli eredi del Pci? Probabilmente no, visto che oggi sono guidati da un democristiano. E che il democristiano, Dario Franceschini, al momento sembra il più a sinistra di tutti. Allora largo ai giovani, almeno a parole, come succede tutte le volte che non si sa a che santo votarsi. E così ecco l’exploit di Debora Serracchiani col suo discorso all’assemblea dei circoli del Pd che entusiasma i dirigenti locali, il popolo di Facebook, la base del partito, perfino, sembra, qualche leader che riconosce in lei la purezza e l’entusiasmo dei giovani, dimenticando che Debora ha 38 anni e fa l’avvocato ad Udine. Ivan Scalfarotto, 43 anni, lo sconosciuto outsider che osò sfidare Prodi, Bertinotti, Di Pietro e Mastella alle primarie del 2005, ottenendo lo 0,6% dei voti, dopo sette anni a Londra e a Mosca, è tornato in Italia, a Milano, per dedicarsi totalmente alla politica.
Che impressione gli ha fatto Debora?
«Bravissima. Con freschezza e candore ha detto al re che è nudo. E gli ha chiesto come mai questo partito continui a innervosire e ad allontanare i propri elettori».
Ma allora non è vero che non c’è una classe dirigente nuova.
«C’è. Ed è di eccellente qualità».
E quindi?
«Quindi l’attuale classe dirigente, al termine di un ciclo che l’ha vista sconfitta, deve lasciar spazio a tutte le Debore e a tutti i Debori che pullulano nel Pd».I famosi gggiovani.
«Non giovani. Contemporanei».
Veltroni…
«Walter mi è sempre piaciuto moltissimo. Era il mio ideale di politico, e ancora oggi penso che il discorso del Lingotto sia una stella polare per la politica italiana».
Che cosa è successo allora?
«Ha speso più tempo e più attenzioni per mediare con il resto della dirigenza invece che costruire sul suo incredibile seguito popolare e sulle speranze che aveva suscitato. Era il migliore e il più moderno. Se ha fallito lui, penso che si possa tranquillamente passare ad un nuovo gruppo dirigente».
Franceschini…
«Sono stato molto critico con i metodi che hanno portato all’elezione di Franceschini. Con piacere però registro che il partito dà finalmente visibili segni di vitalità. La cosa è confermata anche dall’elegante passo politico compiuto la settimana scorsa dall’onorevole Pierluigi Mantini, che ha dichiarato: “Con la gestione Franceschini sta emergendo una deriva sinistrorsa”. Ed è passato armi e bagagli all’Udc».
E’ vero che sei montessoriano? Non credevo ne esistessero più.
«“Oh no, ce ne sono ancora. Poi quando sei montessoriano lo sei per tutta la vita».
Montessoriano per la vita. Come un prete
«Ma è più divertente…».
In che cosa sei diverso da noi «normali»?
«Alla Montessori c’erano almeno tre cose diverse rispetto alle altre scuole: ci chiamavamo per nome e non per cognome, non avevamo una divisa e i nostri grembiuli avevano i bottoni davanti e non dietro. Li potevamo aprire e chiudere da soli. Il motto della Montessori è: “Insegnami a fare da solo”».
Oggi vanno più di moda gli alunni dei salesiani, D’Alema, Berlusconi, Giovanardi…
Chissà dove avrà studiato Rutelli, per dire».
Hai deciso di lasciare il tuo lavoro e dedicarti alla politica.
«Rischiavo di non far più bene nessuna delle due cose. Il giorno che ho deciso di lasciare è fallita la Lehman Brothers. Certi segni arrivano anche a chi non ha frequentato i salesiani».
Hai lasciato Londra e sei tornato a vivere in Italia.
«Milano è la città di mia nonna, l’ho sentita subito familiare. E poi mi ha accettato. Milano è un posto accogliente per noi gay. Sono milanese per gratitudine».
Non è un po’ tardi per darsi alla politica?
«La mia è una generazione fortunata: abbiamo un’aspettativa di vita di circa 80 anni, il che ci consente di provare a vivere due vite. Fai quello che ci si aspetta da te fino ai 40 anni e poi ti puoi prendere la libertà di fare quello che piace a te».
Come ti manterrai?
«Me lo chiede un sacco di gente».
Rispondiamo.
«E’ una domanda che mi stupisce».
Non farti stupire, limitati a rispondere.
«Anche gli sconosciuti mi fanno questa domanda. L’altro giorno me l’hanno chiesto sull’autobus».
Se rispondi, non te lo chiederà più nessuno.
«Andrò a rapinare le banche».
Tutta l’intervista
di Luca Di Ciaccio
L’isola del Popolo, o forse sarebbe il caso di dire l’isola del Famoso come titolavano l’altro ieri quei soliti comunisti dell’Unità, mi appare nel verde stento di una periferia tecnologica e penitenziale allo stesso tempo, è appena fuori Roma ma potrebbe essere ovunque, fuori da qualunque cosa, dentro tutto. La Nuova Fiera, gioiellone urbanistico peraltro tirato su dalle ormai passate amministrazioni romane di centrosinistra, è un posto enorme e praticamente irraggiungibile. Un bianco, labirintico blocco di tubi, vetro e cemento sorto nel bel mezzo del nulla. Con la mia amica Flaminia e un paio di provvidenziali inviti decidiamo di infilarci nel primo solenne congresso del Popolo della Libertà. Attraversiamo interminabili scalinate, incongrui ascensori, lentissimi sferraglianti tapis-roulant, infiniti camminamenti sotto un cielo di indecifrabile biancore. Ogni tanto un cartello surreale: “Area smoking & relax”. (continua a leggere)
da Isabella Guarini, Napoli
Caro CSF, le domande sulla scomparsa della spazzatura di Napoli non sono retoriche, ma hanno diritto a una risposta. Il termovalorizzatore di Acerra utilizzerà la monnezza differenziata, diciamo quella fresca di giornata, perché quella tal quale è sepolta nelle piramidi di eco-alle che emergono dalle pianure campane, una volta fertili e che nascondono i veleni della odierna produzione industriale, ma anche sociale. Per smaltire tali piramidi di monnezza si procederà utilizzando altro termovalorizzatore dopo verifica del contenuto della balle. Ci vorrà tempo, ma non possiamo perdere la speranza di aver sottratto in questo modo il business alla camorra. Se non ci credete, venite a vedere!
da Pino Granata
Quindici anni di rovinose sconfitte scrive Robecchi. Non è proprio così. Gli Italiani dopo aver sperimentato un governo di centrodestra hanno votato per il centrosinistra e quello che accade con i governi di centrosinistra lo sappiamo. Divisioni, accuse reciproche, colpi bassi, senatori e deputati comprati e venduti. Quindi se Berlusconi governa la colpa è principalmente del centrosinistra e della sua incapacità di governare. C’è poi il silenzio dei giornali e dei giornalisti. Nessuno si oppone e quindi il Prescritto può fare il bello ed il cattivo tempo. Che Berlusconi si sia comprato anche il silenzio e la connivenza della stampa?
da Gian Paolo De Tomasi (Busto Arsizio)
Caro Dan, internet ha rivoluzionato la mia vita. Nel mio lavoro – gestisco patrimoni immobiliari – mi permette di lavorare da casa per il 70% del tempo. Il che vuol dire che ho visto le mie figlie fare la prima pappa, il primo dentino, camminare, tutto insomma. E questo solo per il lavoro, figurati per il resto. Non credo sia una questione di età, ma di “testa”: saper sfruttare uno strumento in modo intelligente così da avere più tempo e soldi. Scusate se è poco.
da Armando Gasparini, Veneto Alto
Il buon amministratore di favelas, presidente brasiliano Lula, ha dichiarato che la crisi è colpa dei “bianchi con gli occhi azzurri”. A colui che protegge Battisti e mantiene tranquillo il potere nella terra dei latifondisti che sfruttano i sin terras, gli va riconosciuta una certa sfrontatezza: ha pronunciato quelle parole avendo a fianco il premier britannico Gordon Brown, che è bianco con gli occhi azzurri. Il razzismo è una brutta bestia e rimane tale anche quando viene praticato al contrario. Perché si comincia col dire che la colpa è dei bianchi e poi, di solito, si finisce col darla agli ebrei. Anche perchè, non risulta che i neri e gli indio al potere, stiano dando migliore prova dei bianchi quanto a corruzione, cinismo e avidità. Né in Africa né in Sud America. Brasile compreso.
(segnalato da Paola Bensi)
Con questa iniziativa “A.C.T.A.S Teatro” appoggia la proposta di Libera di intitolare a Mauro Rostagno un ponte a Torino. Sociologo poliedrico, militante politico, giornalista “d’assalto”, psicoterapeuta, la figura di Mauro Rostagno a vent’anni dalla sua uccisione, ancora incanta e coinvolge i giovani d’oggi per il fascino di un’esistenza vissuta con autenticità ed onestà intellettuale, sino al tragico epilogo dell’agguato mafioso, tuttora rimasto impunito.
Sono stati invitati:Giancarlo Caselli, Giovanni De Luna, Claudio Fava,Davide Mattiello, Carla Rostagno, Maddalena RostagnoCoordina:Marco BrunazziPresiede:Maria Luisa Vighi Miletto
da Massimiliano De Simone, Roma.
Dissero a Pinocchio di seminare i suoi zecchini, ché poi sarebbe nato l’albero degli zecchini. Lui lo fece, ci credette. Poi la dura realtà gli diede la lezione che meritava. E’ così che accade sempre quando si fanno certi sogni. E’ allora che poi ci si pente di come si era prima, della propria insensata avidità, delle cattive compagnie, di aver abbandonato quelli che volevano veramente il nostro bene, di aver abbandonato quelli che chiedevano il nostro aiuto e di aver scacciato grilli parlanti, e, avendo perso tutto, ci si comincia sul serio ad aiutare gli uni con gli altri. Allora un bel giorno, da burattini che si era diventati, ci si scopre finalmente umani.