da Biagio Coppola, golfo di Napoli
Se date un occhiata ai prezzi pagati alla pompa della benzina delle 7 sorelle: http://www.corriere.it/economia/07_ottobre_08/carburanti.shtml , vi accorgerete che le tariffe sono praticamente uguali. Alla faccia della liberalizzazione del prezzo! D’altronde non si spiega nemmeno perché, col greggio a 40 $ paghiamo la verde a 1,2 € e non o,90 come dovrebbe essere secondo logica matematica.Così però ci spieghiamo anche, per esempio, gli sprechi dei Moratti brother’s che spendono e spandono per il loro giocattolo Inter raccogliendo ben magri risultati.
di Alessandro Robecchi, pubblicato in Varie & eventuali
Una vicenda incredibile, un caso più unico che raro, una somiglianza davvero strabiliante, e un ancora più incredibile caso di omonimia. Ecco la storia. La signora Maria Paola Merloni siede nel consiglio di amministrazione della Indesit, l’azienda di elettrodomestici che ha annunciato la chiusura del suo stabilimento di None (Torino), e al contempo assunzioni nella sua fabbrica polacca. In pratica: seicento lavoratori torinesi a casa, seicento famiglie sul lastrico in piena crisi e delocalizzazione per sfruttare i più bassi salari polacchi. E’ una cosa veramente disgustosa, gente! Ma ancora si più si sono disgustati gli operai di None, quando si sono accorti che una onorevole del Pd, eletta alle ultime elezioni in quota “imprenditori illuminati” (ah, ah) è praticamente identica alla signora Maria Paola Merloni. E’ davvero una curiosità, si sono detti i seicento operai dell’Indesit, e la loro incredulità è aumentata quando hanno saputo il nome della deputata del Pd: Maria Paola Merloni. Le coincidenze si fanno davvero un po’ troppe: uguale la faccia, uguale il nome e pure il cognome, uguale il lavoro che fanno… Vuoi vedere che… I lavoratori della fabbrica Indesit di None vorrebero ora fare una serena chiacchierata con Walter Veltroni, Goffredo Bettini, e chiunque altro abbia collaborato a comporre le liste elettorali del Pd alle ultime elezioni. Promettono di incontrarli disarmati.
da Paolo Beretta
Alcontrario delle boiate che ci propinano le reti Rai e Mediaset, la cultura non è qualcosa che deve obbedire alle leggi di mercato, come molte altre cose nella vita. Non solo per una questione di libertà d’espressione che deve comunque essere garantita a tutti quanto anche per il fatto che, spesso, attività culturali sovvenzionate producono artisti che, poi, se la cavano egregiamente da soli.
da Vittorio Grondona – Bologna
Il teatro al giorno d’oggi non riuscirebbe mai a sopravvivere senza aiuti concreti. Proviamo per esempio a confrontare le due realtà di una compagnia di prosa o di rivista e di un concerto di una grande star. Due situazioni differenti in quanto l’incidenza del pubblico nei due settori è determinante per la formazione del prezzo del biglietto. La compagnia deve accontentarsi dei posti messi a disposizione di un normale teatro, mentre oggi i concerti si fanno negli stadi. Nel primo caso si lavora molto spesso in rimessa per contenere appunto il costo degli ingressi, costringendo quasi sempre il ricorso al sistema dell’abbonamento che nella sostanza seleziona lo spettatore, mentre nel secondo il guadagno è sempre assicurato dalle presenze consistenti di spettatori di ogni tipo a costi accessibili e dalla successiva creazione di CD e DVD della rappresentazione. (…)
da Massimo Mai
Non è questione di chi riceve i soldi nella striscia di Gaza. Faccio notare che anche quando il boss era Arafat i palestinesi erano messi economicamente molto male, mentre il simpatico Yasser si creava un conto bello robusto depositato in Svizzera emerso solo grazie a liti per l’eredità. Chiunque ha il diritto di sostenersi lavorando, non grazie ad aiuti umanitari, che servono solo in emergenza. Se diventano l’abitudine, la corruzione finisce per diventare pervasiva in ogni ambito.
da Vincenzo Rocchino, Genova – Antica Repubblica Marinara
Se si volesse veramente mettere fine a questo sconcio, basterebbe creare l’anagrafe fiscale. Sarebbe piuttosto difficile spiegare al fisco come si possa fare una vita da nababbi senza un reddito imponibile dopo i controlli incrociati su licenze di esercizio, rendite, proprietà, carte di credito, telepass, etc., etc.
Lettera alla Stampa:
Nell’intervista pubblicata oggi dal vostro quotidiano, Claudio Sabelli Fioretti scrive che il ministro Brunetta “ha inventato lo sciopero virtuale” e il suo intervistato commenta “Roba da Scherzi a parte”. Paradossalmente, quest’ultimo ha ragione. In effetti Sabelli, che si picca di essere giornalista preciso nei minimi dettagli, stavolta ha proprio toppato: l’ipotesi di sciopero virtuale (peraltro datata) è stata infatti recentemente avanzata dal ministro Sacconi. Brunetta non c’entra davvero nulla.
Vittorio PezzutoPortavoce del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione
Risponde il portavoce di Sabelli Fioretti: “E’ vero, Sabelli Fioretti ha toppato. E come è dovere per chi è un giornalista “che si picca di essere preciso nei minimi dettagli” (“si picca”?) chiede scusa dell’errore che evidentemente turba il ministro Brunetta: essere confuso con il ministro Sacconi. Ma il ministro Brunetta, che si picca di essere preciso fin nei minimi dettagli, non dovrebbe sostenere che con lo sciopero virtuale “non c’entra proprio nulla”. Così facendo toppa quasi quanto Sabelli Fioretti. C’entra talmente che l’annuncio lo ha dato lui, il giorno prima dell’approvazione. E nei giorni successivi ha continuato a sostenerlo con tale convinzione in radio, tv e quotidiani da aver indotto in confusione non solo il toppante Sabelli Fioretti ma anche altri (fare una piccola ricerca su Google per convincersene). A nome di Sabelli Fioretti vorrei trarre una morale: chi si picca, toppa.
da Bruno Stucchi – Cuggiono
Ma perche’ la “cultura” deve essere sempre sovvenzionata? Perche’ mantenere in vita spettacoli, manifestazioni,eventi, recite ecc. ecc. che nessuno frequenta o va a vedere? Perche’ la cultura non e’ in grado di autosostenersi?Se una fabbrica produce biciclette con le ruote quadrate, non riesce a venderle e fallisce. Anche la cultura con le ruote quadrate dovrebbe fallire.Darwinismo applicato.
da Claudio Urbani, Roma
Scusa Goldoni, ma gli aerei, tank, elicotteri ecc, che armano così bene gli israeliani, che tra l’altro possiedono armi ncleari, chi gliele ha fornite? Per evitare un errato uso, agli israeliani non gli hanno dato finanziamente, per Gaza si può sprerare che qualcosa di utile arrivi alla popolazione.
da Santi Urso
Bella, la Sua intemerata contro l’immorale. So che l’hanno approvata i direttori della stampa intera. Che già da domani non daranno spazio a verun portatore, o anche solo vantatore, di immoralità. Come Lei avrà agio di notare sono solo fogli bianchi (con molto anticipo sulla morte della carta stampata, prevista come Lei sa per il 2043)ps. e pensi che il povero Corona ha ragione lui. Non perché è immorale (ma non sarà amorale?), ma perchè il suo lavoro era tutt’altro che spregevole. Però non aveva torto papà suo: “E’ un fulmine: riesce a parlare prima di pensare”. Se in Lei alberga ancora una favilla di cronista, si affretti a scrivere un libro: Scusaci, Paparazzo.ppss. Non crede che sia più immorale scrivere (sul Corriere, cultura, pag 31, del 16 marzo): “il mio pseudonimo, Duchesne, l’ho trovato scegliendo a caso un cognome in un dizionario inglese”? Come Lei non ignora, è l’autore di Studio illegale (Marsilio), fustigatore di avvocati. Se conosce quel mondo come conosce la Storia (in questo caso della Rivoluzione francese) c’è da allibire. Corona, il suo mondo, lo conosce benissimo.cordialità onfaliche