da Paolo Beretta
Da Repubblica: “La Santa Sede boccia, con decisione, il progetto di una depenalizzazione universale dell’omosessualità”. E poi ci si lamenta se si diventa anticlericali. Per essere omosessuali in nove stati del mondo si rischia l’ergastolo ed in altrettanti la pena di morte, ma il Vaticano non solo non perde il vizio di mettere le mani nelle mutande alla gente, ma il fatto che la cosa rischi di costar loro la pelle non gli tange più di tanto. Se il clero è questo, lunga vita agli anticlericali, allora.
da Claudio Urbani, Roma
Il ministro Tremonti sostiene che l’aumento dell?’VA a Sky è semplicemente il seguire una direttiva europea. Non facendolo si potrebbero incorrere in sanzioni. Ma queste direttive sono da seguire secondo quali criteri, visto che quella di liberare le frequenze di Rete 4 a favore di Europa TV viene bellamente ignorata?
Signor Stucchi, ci sta tutta la vita che un governo decida di negare un’agevolazione fiscale. Trovo che sia un’operazione schifosa il fatto di farlo retroattivamente. Decine di migliaia di persone dal 1 gennaio di questo anno hanno sostituito i propri serramenti contando su questa detrazione e hanno speso molti soldi per ottemperare alla normativa statale, invece che comprare serramenti “normali”, più economici. Il governo in un amen ha cancellato l’altro giorno questi sforzi. E i cittadini se lo pigliano in saccoccia, tanto per cambiare.
da Pino Granata
Parlando dell’Alitalia il ministro Scajola dice che la nuova Alitalia partirà dopo Natale (non ci credo, ma se lo dice lui, sicuramente non partirà) e poi aggiunge: spero che la nuova compagnia ritorni presto alla qualità di quella vecchia (sic). Sicuramente stava scherzando..
da Isabella Guarini
Caro CSF, la scuola è un pianeta complesso che si conosce solo apparentemente. Nella sostanza la si conosce solo settorialmente dai vari punti di vista: studenti, famiglie, docenti, dirigenti. La classe, che abbiamo frequentato noi, non dovrebbe esistere più per effetto della legge sull’autonomia scolastica. Altro mistero di cui pochi parlano per scienza e coscienza.Il corso non saprei definirlo, mentre potrei direi del modulo che è una forma di organizzazione didattica innovativa, ma troppo impegnativa perle nuove generazioni di docenti poco motivate ed eccessivamente sindacalizzate.
Sempre meno ci capisco (csf)
da Biagio Coppola, golfo di Napoli
Non ho SKY, non mi interessa, non vedo le TV Mediaset, sono anni che midanno la nausea, non vedo melensi quiz ne isole dei presunti famosi ne homai visto il festival di S.Remo! Grazie a internet e ad un semplice edeconomico lettore dvx con ingresso USB vedo quello che mi pare e senzainterruzioni pubblicitarie. Vedo ottimi telefilm in lingua originale consottotitoli in italiano, recupero vecchi films che hanno fatto la storia delcinema o commedie di Shakespeare o un Orson Wells d’annata. Ma, purtroppo,resta l’amarezza che la maggior parte degli elettori italiani ha il cervelloobnubilato ed incancrenito dai messaggi mediatici del grande pifferaio.
di Peter Gomez e Marco Lillo per “L’espresso” (http://espresso.repubblica.it)
E’ proprio questa la vera storia del trattamento fiscale agevolato per la pay tv? “L’espresso” ha fatto una piccola inchiesta per ricostruire la vicenda dello sconto dell’Iva a Telepiù, il primo nome della tv a pagamento che fu fondata dal gruppo Fininvest per essere ceduta prima a una cordata di imprenditori amici, poi ai francesi di Canal Plus e infine nel 2002 a Murdoch che la denominerà con il nome del suo gruppo: Sky.Si scopre così che l’Iva agevolata sugli abbonamenti della pay-tv italiana è stata un trattamento di favore risalente al 1991 fatto dal ministero retto dal socialista Rino Formica e dal governo Andreotti a Silvio Berlusconi in persona. Non solo: dietro questo favore, secondo la Procura di Milano, c’era persino stato un tentativo di corruzione.Nel 1997 Il pubblico ministero Margherita Taddei chiese il rinvio a giudizio per Berlusconi. Lo chiese anche sulla base di un fax che fu trovato durante una perquisizione. La missiva era opera di Salvatore Sciascia, allora manager Fininvest e oggi parlamentare del Pdl nonostante una condanna definitiva in un altro procedimento per le mazzette pagate dal gruppo alle Fiamme Gialle.Nel fax, diretto a Silvio Berlusconi, Sciascia chiedeva di spingere per far nominare alla Corte dei Conti il dirigente del ministero delle Finanze Ludovico Verzellesi, meritevole perché in precedenza si era speso per fare ottenere l’agevolazione dell’Iva al 4 per cento per Telepiù. In pratica, secondo la ricostruzione dei magistrati, la raccomandazione era il ringraziamento di Fininvest per il trattamento ricevuto.Il fascicolo processuale però fu trasferito nella Capitale per competenza nel 1997. Nel 2000 il Gip Mulliri, su richiesta del procuratore di Roma Salvatore Vecchione e del pm Adelchi D’ippolito (oggi capo dell’ufficio legislativo del ministero dell’economia con Giulio Tremonti) archiviò tutto. Nessuna rilevanza penale, quindi.Ma restano i dati oggettivi sulla trattativa tra la Fininvest e il ministero per l’abbassamento dell’Iva sulla pay tv: dal 1991 al 1995 quando era controllata o partecipata dal gruppo Berlusconi, Telepiù ha goduto di un’aliquota pari al 4 per cento. Un’agevolazione che allora Berlusconi non considerava scandalosa. Mentre oggi definisce “un privilegio” l’aliquota più che doppia del 10 per cento.L’innalzamento dal 4 all’attuale 10 per cento fu introdotto alla fine del 1995 nella legge finanziaria del Governo Dini. All’epoca i manager di Telepiù, scelti dal Cavaliere, salutarono così il provvedimento: «È l’ultimo atto di una campagna tesa a mettere in difficoltà la pay tv».Il 25 ottobre del 1995, Mario Zanone Poma, (amministratore di Telepiù sin dalla sua fondazione) dichiarava alle agenzie di stampa: «L’innalzamento dell’aliquota Iva:1) contraddice la sesta direttiva della Comunità Europea;2) contraddice l’atteggiamento degli altri paesi europei verso aziende innovative quali le pay tv;3) crea una grave discriminazione tra la pay-tv e il servizio televisivo pubblico».In pratica il manager scelto da Berlusconi diceva le cose che oggi dicono gli uomini di Murdoch.Effettivamente un ruolo dei comunisti ci fu. Ma a favore del Cavaliere.Il Governo Dini voleva aumentare l’Iva fino al 19 per cento (come oggi vorrebbe fare Berlusconi) ma poi fu votato un emendamento di mediazione che fissò l’imposta al 10 per cento attuale. L’emendamento passò con il voto decisivo di Rifondazione Comunista: il suo leader dell’epoca, Fausto Bertinotti, in un ribaltamento dei ruoli che oggi appare surreale, fu duramente criticato dall’allora responsabile informazione del Pds (e attuale senatore del PD) Vincenzo Vita: «È squallido che Bertinotti abbia permesso un simile regalo a questo nuovo trust della comunicazione, figlio della Fininvest».
da Bruno Stucchi
Se il rispamio energetico e’ cosi’ “risparmioso”, perche’ ha bisogno di sovvenzioni governative?
da Gino Roca
Per salvare molte vite basta togliere i semafori. Ma va? Detta così sembra una battuta. E pure di dubbio gusto. E invece sta andando così. In Germania, dove a Bohmte i semafori li hanno tolti per davvero. Il sindaco e la giunta comunale hanno deciso di affidare le vite dei concittadini nelle mani dell’ingegnere olandese Hans Mondermann, una sorta di Copernico degli incroci. Lui la sua idea rivoluzionaria l’aveva già sperimentata a casa sua, in Olanda, dove nella città di Drachten oltre ai semafori ha fatto togliere anche i marciapiedi. Risultato? Una carneficina? Manco per niente. Esattamente l’opposto, una sorta di elisir salvavita che ha segnato un brusco abbassamento degli incidenti stradali. A suffragio della bontà dell’intuizione dell’ingegner Mondermann c’è la decisione dell’Unione Europea che s’è detta pronta a finanziare l’iniziativa. Sono impazziti? Assolutamente no. Soprattutto se si pensa che oltre il 70 per cento degli incidenti avviene in città con costi paurosi per la sanità. Ma perchè senza semafori dovrebbe andare meglio? Il ragionamento è semplice: in mancanza delle lucette verdi rosse e gialle la sicurezza degli automobilisti dipenderà dai loro comportamenti. In poche parole: se vorranno portare a casa la pelle saranno costretti, ad ogni incrocio, a rallentare e guardarsi intorno perchè non sarà più una luce a salvarli. Da noi ci sarebbero anche effetti collaterali. Tipo: niente semafori niente lavavetri e mendicanti. Se poi si arrivasse ad abolire anche i marciapiedi qualche sindaco avrebbe pure risolto il problema delle mignotte.
L’Onda degli studenti voleva travolgerla. Ma al primo test, il voto alla Sapienza, l’Onda è stata travolta. Ministro Maria Stella Gelmini, gli studenti sono con lei?
“I ragazzi hanno capito che è ora di cambiare e voltare pagina. Hanno capito che la sinistra difende lo status quo”.
Ha votato solo il 10 per cento degli aventi diritto…
“Credo sia un campione rappresentativo”.
Nel frattempo il suo “gradimento” è sceso da 42 a 37.
“Quando si fanno scelte di cambiamento si paga sempre un prezzo. Credo però che la maggioranza degli italiani approvi le mie riforme”.
Ha detto: “Il governo Berlusconi è un governo di sinistra”.
“Perché crede nel cambiamento e aiuta i ceti più deboli come dimostrano i provvedimenti sulla social card e sull’aiuto alle famiglie. E poi la detassazione degli straordinari”.
La detassazione degli straordinari favorisce le aziende.
“Favorisce l’occupazione”.
Favorisce gli occupati.
“Favorisce i lavoratori. E poi la scuola. Molti si affannano a difendere la scuola pubblica ma poi mandano i figli alla privata. Io voglio una scuola pubblica di qualità per tutti. Anche per chi non è ricco”.
L’accusano del contrario, di voler distruggere la scuola pubblica per favorire quella privata.
“E’ una sciocchezza. La finanziaria evidenzia un contenimento della spesa nella scuola pubblica come nella privata”.
I tagli…
“Tagliamo sprechi, spese inutili, doppioni. E investiremo nell’edilizia, nei laboratori, nella formazione degli insegnanti. Il 30 per cento dei risparmi andrà agli insegnanti, secondo un criterio di merito”.
I tagli lei li ha trattati con Tremonti?
“Certamente”.
Cosa gli ha strappato?
“2 miliardi di euro”.
Esempi di tagli?
“Abbiamo il doppio dei corsi di laurea che hanno i Paesi europei. 5500 corsi di laurea, 170 mila insegnamenti, 320 sedi distaccate…”
Ne cancelliamo la metà?
“Almeno un 30 per cento delle sedi distaccate andrebbe eliminato”.
E i corsi di laurea?
“Di metà potremo fare a meno”.
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