da Armando Gasparini, Veneto Alto
Entri quando il francese lo sai!
da Domenico De Franco A proposito della leggendaria Giacca Rosa del Sabellone, della cui imbarazzantre genesi siamo a conoscenza solo tre persone (e che, tranquillo Claudio, non confesserò nemmeno sotto tortura), vorrei, col permesso del padrone di casa, indirne pubblicamente il concorso omonimo. Ogni blogger potrà scrivere un racconto (max 500 battute, of course) che spieghi la genesi di tale eccentrico capo di abbigliamento. Il racconto migliore verrà premiato con un libro della Carfagna firmato colle impronte di rossetto del ministro.
da Paolo Beretta
Intanto in Germania puntano al 40% di fonti rinnovabili (sicure ed inesauribili) entro il 2020, e fino ad oggi sono perfettamente in linea col programma (12,5% del fabbisogno energetico da rinnovabili). Quanto alle fabbriche dell’Est, inserendole nel protocollo la Germania si è presa solo una palla al piede in più. Tanto di cappello, quindi, per il suo sforzo (effettivo), mentre noi mandiamo in Spagna i Premi Nobel. Pensiamo alle cose serie, non alle chiese spostate.
SATIRA PREVENTIVA di Michele Serra (da Paola Bensi)
La straordinaria vitalità del capitalismo è sotto gli occhi di tutti: la Borsa è l’unica realizzazione dell’uomo in grado di crollare anche dopo essere appena crollata. Pochi minuti dopo la catastrofe, eccola già pronta per un nuovo collasso, in una catena senza fine che ha quasi del prodigioso. Gli analisti non azzardano previsioni, ma i più ottimisti sostengono che, con l’imminente introduzione della Quota Sottozero, la Borsa potrà continuare a ingoiare denaro anche quando non ce ne sarà più. Qui di seguito pubblichiamo le tappe del famoso Diagramma di Wolfenstein, uno studioso di buchi neri che recentemente ha deciso di occuparsi di economia.
Recessione In fase di recessione, la Borsa si concentra sui titoli ancora indenni e inizia a distruggerli con metodo, con l’eccezione dei famosi future che si chiamano così perché si possono incassare solo nel 2080. Il Dow Jones tocca quote così basse che si possono osservare solo su speciali schermi verticali che scendono fino al pavimento. Calano consumi, le industrie licenziano, i padri picchiano i bambini, si rammendano calzini e tornano malattie debellate come lo scorbuto e la pellagra. Le banche non prestano più denaro.
Depressione La Borsa, ormai prossima alla quota zero, intacca anche i future e va a sputtanarseli a Las Vegas con un paio di bagasce. Le industrie chiudono, i campi diventano sterili, i fiumi si prosciugano, le eclissi di Luna, con grande sorpresa degli astronomi, diventano quasi quotidiane. Le banche chiedono in prestito denaro ai clienti, minacciandoli.
Risucchione Del tutto svuotata di titoli di qualunque natura (a Piazza Affari spariscono dal cassetto di un’impiegata anche un paio di biglietti per il concerto di Ligabue), la Borsa comincia a risucchiare da ogni parte del mondo carta moneta, argenteria, quadri, mobili di famiglia, che prendono il volo richiamati da una forza oscura. In ogni angolo del pianeta uomini e donne disperati cercano di inchiodare mobili e suppellettili di casa, ma è inutile: immensi stormi di beni materiali sorvolano le città del mondo dirette verso la voragine della Borsa locale. Le banche rapiscono i clienti imprigionandoli nelle porte girevoli e chiedono soldi per il riscatto. Ruttone In fase di ruttone, l’economia conosce un illusorio periodo di crescita: le Borse di tutto il mondo rigurgitano, in contemporanea, gran parte degli oggetti sottratti agli umani, non riuscendo a digerirli in così grande mole. Pezzi di comodino, teiere, posate da pesce, banconote accartocciate piovono sulla Terra, ma sono oramai inservibili e per giunta distruggono le poche case ancora in piedi. Le banche scherniscono i clienti in disgrazia e li costringono a ricomprare i rottami dei loro oggetti di casa a prezzo doppio.
Decomposizione Le Borse cominciano a sgretolarsi lentamente e vengono invase da liane e pipistrelli. Scomparso il denaro, si paga in natura qualunque prestazione o servizio, e in breve il pianeta è disseminato di gente che copula ovunque, per strada, nei negozi, negli uffici comunali. Molti cominciano a prenderci gusto. Il papa condanna duramente il diffondersi di pratiche immorali ma nessuno viene a saperlo perché non c’è più la televisione. Si torna al lavoro nei campi. Rinascita del blues. Finalmente si capisce a cosa servivano i Suv: a tirare l’aratro. Le banche investono i loro clienti nel traffico degli organi e nella tratta delle bianche.
Neolitico Finisce la benzina. Si va a piedi. Il linguaggio torna rudimentale, un insieme di grugniti e di rozza mimica. Molto a loro agio i ministri del governo Berlusconi. Si tenta di far rinascere Wall Street, erigendo un cerchio di dolmen in mezzo a Manhattan. Ma sono fissati male, e cadono schiacciando i primi clienti.
da Michele Lo Chirco La battaglia di CSF per l’affermazione del diritto di entrare senza giacca in luoghi istituzionali mi lascia francamente esterrefatto. Sinceramente non capisco come lo abbiano fatto entrare, forzando così il regolamento e la consuetudine. Doveva restare fuori, ministro o non ministro. Mi vien però da pensare che se la stessa cosa fosse venuta in mente, che so, a Facci o a qualche giornalista di destra, da questo stesso blog si sarebbero alzate grida di sdegno nei confronti dei distruttori delle buone maniere e delle buone creanze. E Serra ci avrebbe fatto un pezzo di satira preventiva.
da Pier Franco Schiavone
Sono favorevole alla giacca ove richiesta dagli usi e dai regolamenti e quindi sono contro la Carfagna che innova di testa sua. Tié! Sono anche per l’introduzione dei parrucconi per i giudici costituzionali e della carrozza trainata dai cavalli per il Presidente della Repubblica. Auspico la reintroduzione della Sedia Gestatoria. Spero che ristabiliscano l’obbligo del grembiulino per i bambini (col fiocco) e per le adolescenti (senza fiocco). Mi mancano i travet con le mezze maniche, gli operai con le tute blu, i bidelli coi grembiuloni neri e consunti e le cuoche scolastiche del mio paese con i loro meravigliosi zinali carta da zucchero (sempre troppo stretti) così rivedrei mia madre e io tornerei bambino. E bravo Ceratti; perché? Perché si.
da Claudio Urbani, Roma
Sarei d’accordo con l’amico Coppola. Ma lamentarsi di questo è come lamentarsi della polvere in un cantiere edile: con tutti i condannati definitivi che usano il Senato come un salva carcere, questo mi sembra l’ultime delle vergogne