da Michele Lo Chirco, http://leformicheelettriche.blogspot.com/
Sono lieto che il predelcons abbia ripensato alla sua idea di impedire ai ministri in carica di andare in tv, dove spesso sono costretti a sottostare a quelle che vergognosamente vengono definite domande, manco si fosse al commissariato di pubblica sicurezza. Infatti ieri c’era la Gelmini su Canale 5, mentre Brunetta e Schifani erano su Raiuno, a rispondere alle inevitabili curiosità dei fabbricatori di menzogne detti anche giornalisti.
da Pier Franco Schiavone
Non mi sono contraddetto, ho detto che la selezione, quando si tenta di articolare un pensiero, avviene naturalmente. Prendi Gasperini, capisci che, prima o poi, a furia di ridere di tutti, leviterà come il banchiere di Mary Poppins e perderà il contatto con la tastiera. Guasto, mi hai deluso, se pensi che qualcuno sia così cretino che voglia cambiare la storia con un blog. Che sciocchezza, detta da te. Con la crisi d’informazione che c’è, dialogare con gente che frequenta questo blog, è prezioso, non credi? Altrimenti perché non vai sul blog di Selvaggia Lucarelli (che, tra l’altro, al contrario di CSF, è pure gnocca!)? Anche lí trovi gente simpatica con cui scambiare due chiacchiere.
Errore! Io sono molto meglio di Selvaggia!(csf)
da Pino Granata
Non so se è solo la mia impressione ma siamo sull’orlo del precipizio e tutti, o quasi tutti, fanno finta di non accorgersene. Abbiamo una specie di governo che è assolutamente immobile e fa credere di essere straordinariamente attivo. Le due cose che si vanta di aver risolto. Monnezza napoletana ed Alitalia, non sono affatto risolte. Il mondo sta attraversando una crisi economica di una gravità epocale e da noi non si fa nulla se non aspettare che altri prendano decisioni. Ormai siamo in pieno fascismo che non è e non può essere quello del ventennio ma che si presenta in modo differente ma altrettanto pericoloso. E malgrado tutto ciò a Sinistra non si fa altro che sparare su Veltroni. Se vogliamo un capro espiatorio, continuiamo pure così, ma almeno cerchiamo di essere consci che questo è quello che vuole il Prescritto.
da Paola Altrui, Roma
Bulgarelli, ti prego: è già dura sopportare le banalizzazioni e gli stereotipi di Brunetta. Sono stufa di essere dipinta come una fannullona o – peggio ancora – una farabutta solo perché lavoro nella pubblica amministrazione. Non timbro il cartellino per qualcun altro né chiedo ai colleghi di farlo per me; non ho mai abusato delle assenze per malattia né di altri istituti contrattuali; se ritardo nel concludere il mio lavoro o lo svolgo in modo poco diligente, rischio rimbrotti e detrazioni economiche (sono soggetta a valutazione trimestrale per l’attribuzione della produttività). Non per questo mi sento una dipendente modello o mi attendo encomi solenni: chiedo solo che la mia posizione e quella di chi si comporta in modo differente vengano mantenute distinte e siano valutate diversamente. Del resto, i possibili rimedi esistevano prima e a prescindere da Brunetta: basterebbe avere il coraggio, e la volontà, di applicarli (ma di questo bisognerebbe chieder conto al singolo dirigente, adeguatamente remunerato per gestire in modo efficiente le risorse umane).
da Silvia Palombi
Siamo tra i più ganzi e contesto che si parli solo di viaggi. Dici che la regia si è un po’ sfilacciata? anche i padreterni si sminchiano, troppe rogne da pelare. Apprezzo la mannaia delle 500 battute (chi riesce a leggerne di più?) e la mattina il blog è un appuntamento fisso (l’anagrafe rende abitudinari), Welby secondo me se ne sta bello com’era col cappellaccio e i capelli lunghi da qualche parte; s’incazza meno adesso che scorrazza, non scrive ma vede e sa, da sotto ai baffi e l’Arena non ha più strali, il paese lo guida il suo uomo ideale.
Le pecore del boss producono gasoliodi Michele Serra (sull’Espresso)
Le ramificazioni della camorra sono sempre più estese. Gli inquirenti non fanno in tempo a individuare una famiglia mafiosa, che già i vicini di casa la superano
Carabinieri a Napoli
Si parla solo dei casalesi, ma le ramificazioni della criminalità campana sono sempre più estese. Gli inquirenti non fanno in tempo a individuare una famiglia mafiosa, che già i vicini di casa la superano per ferocia. Sullo stesso pianerottolo spesso coabitano clan rivali che si sparano a vicenda in ascensore: a Castelvolturno non si trova più un’impresa di pulizie disposta a lavorare nei condomini della camorra. Ma vediamo l’elenco aggiornato dei clan.
I Casalesi Gli inquirenti hanno faticato a individuarne i covi perché per anni si è pensato che fossero di Casale Monferrato: decine di rastrellamenti senza alcun risultato. Approfittando dell’equivoco, i casalesi hanno potuto costruire indisturbati un impero che va dall’edilizia al traffico di cocaina, attività delle quali non sanno nulla, ma erano comode perché sotto casa. Proverbiale l’incompetenza del capoclan Gegé Gnagnarulo, che spacciava sacchi di calce nei giardinetti e intonacava i muri con la cocaina. Fece ugualmente fortuna perché se qualcuno osava ridere gli sparava in testa, trascinando la vittima per i piedi lungo le strade del quartiere e mostrando il cadavere come un trofeo in tutti i bar della città. Gli abitanti hanno sempre sostenuto di non avere mai notato niente di anomalo, specie nel popoloso rione Cazzimiei.
I Papaleone A Torre Annunziata tutto è controllato dai Papaleone, famiglia di camorristi così potente che pur essendo estinta dalla fine dell’Ottocento, nessuno osa pronunciarne il nome, e tutti versano il pizzo in banca nel terrore che si faccia vivo qualche erede. L’ultimo dei Papaleone gestiva bordelli e trafficava in cannoni da nave, il tutto dietro la facciata di comodo di una minuscola sartoria. I clienti della sartoria provavano i vestiti (orribili: Papaleone non sapeva neanche reggere ago e filo) in mezzo ai fusti di cannone e ai gemiti delle prostitute, ma nessuno ha mai notato niente di anomalo.
Gli Schifaruolo Essendo saturo il mercato della droga, gli Schifaruolo hanno inventato il traffico dei drogati. Forniscono drogati agli spacciatori deportandoli da mezza Europa su camion per il trasporto delle mucche, costringendoli a muggire per eludere i controlli. Per pagarsi la roba, i drogati vengono costretti a raccogliere i pomodori, una filiera molto efficace perché un solo cocainomane, dopo la dose, è in grado di raccogliere due tonnellate di sammarzano in mezz’ora, cantando ‘Reginella’. Il record è di un rapper zurighese che, dopo avere raccolto 20 ettari di pomodori, li ha arati con la scarpa destra dietro la promessa di un pacchetto di sigarette.
I Vizzo Puorgno Chi non conosce, a Santa Maria Ursitella, Ninì Vizzo Puorgno, il re delle discariche abusive? Con i suoi 14 figli, tutti pregiudicati di lungo corso (in media hanno ricevuto il primo avviso di garanzia durante la Prima Comunione), è riuscito a riempire l’intera vallata di rifiuti tossici, sopra i quali fa pascolare le sue pecore celebri perché, mungendole, producono gasolio. Religiosissimo, ogni estate conduce la locale processione fino al santuario collocato in mezzo alla discarica, dove i fedeli hanno la garanzia di avere le visioni.
I Gipitesi Gipito, fino a pochi anni fa, era un paesino di 20 abitanti. L’unica attività produttiva era un barbiere. Il locale clan, per generazioni, taglieggiava il barbiere, pochi spiccioli per giunta versati alcuni minuti prima dagli stessi taglieggiatori per farsi i capelli. Un’economia chiusa che non garantiva futuro, finché i Gipitesi, suggestionati dal successo dei Casalesi, hanno fatto una strage per conquistare credibilità. Pur dimezzata, la popolazione di Gipito è finita su tutte le prime pagine, e i Gipitesi oggi contendono ai Casalesi il controllo degli appalti a Manhattan.
Da un po’ di tempo avevo l’impressione che CSF fosse un po’ più prudente nell’evitare di pubblicare taluni post. Certo, tiene famiglia, la pensione è poca, la prudenza non guasta. Però penso che in tutti i casi il blog non sia mai stato luogo di lotta politica, e veicolo di cambiamento del mondo: al massimo, spazio di confronto, di condivisione, di dialettica, di dibattito. E forse per ora a scarseggiare sono le nostre idee.
di Alessandro Robecchi (sul Manifesto)
Sono veramente dispiaciuto di essermi perso il convegno sull’etica dell’impresa organizzato da Barbara Berlusconi, presente Veronica Berlusconi: a quell’ora stavo colpevolmente andando a lavorare. Ho letto cronache e resoconti con apprensione, perché temevo che sui giornali l’accostamento di due parole come “etica” e “Berlusconi” provocasse la combustione delle pagine e forse, un domani, la fine del mondo. Mi sono fatto forza: i leoni che tengono alle gazzelle un seminario sulla corretta alimentazione è sempre uno spettacolo interessante. Organizzatrice: Barbara Berlusconi, così giovane e priva di mezzi che dev’essere stato per lei un vero eroismo organizzare un convegno. Relatori: il professore dell’Università San Raffaele che discuterà la tesi proprio con la studentessa Barbara, un dipendente del gruppo di famiglia (vicepresidente della Mondatori, il presidente è la sorella di Barbara) e il titolare della cattedra Lehman Brothers di finanza aziendale della Bocconi (mette i brividi solo a dirlo). Seduto al tavolo della presidenza, il giovane La Russa, figlio del ministro della difesa, in platea un Ligresti Junior, figlio del padrone di mezza città. L’etica non lo so, ma il quadretto sudamericano non è per niente male. Al centro della scena e della curiosità mediatica, Barbara e Veronica Berlusconi, rapite ed estasiate dal vento filosofico che spirava dal palco. Due eleganti signore sedute su una montagna di miliardi fatti con un’etica che i tribunali non possono discutere grazie al lodo Alfano, o magari caduta in prescrizione. A un potere conquistato con l’etica giornalistica di certi titoli de Il Giornale o con i telegiornali di famiglia. A un disegno culturale tracciato a forma di tette con l’etica di Lucignolo e consimili eticissime porcate. La prestigiosa Università Bocconi ospita e benedice. Il Corriere della Sera fa da cinegiornale stile anni Trenta. E l’etica? Ah, sì: Barbara Berlusconi ha fatto sapere di essere contraria al falso in bilancio. Wow! Non so se riuscirò a sopravvivere a così tanta etica!
da Mario Strada
Vi siete divertiti leggendo i miei post dei giorni scorsi? Specie quello dai Mari del Borneo, con la piratessa Kabila con i capelli al vento? Allora beccatevi questo articolo della Spinelli (Wall Street Main Street, La Stampa, domenica 5 ottobre) che condivido interamente. Riflette sullo stato dell’arte secondo Marina Berlusconi e suo padre. E le loro vocazioni profonde, para-naziste. E poi non ditemi che non vi avevo avvisato. Piu’ in generale, la mia prescrizione e’ che i blogghisti leggano la Spinelli ogni Domenica. Anche on line.http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID;_articolo=5074&ID;_sezione=&sezione;=
da Vittorio Grondona – Bologna
Sembra proprio che siano riusciti a tirare drammaticamente il collo al pollo Alitalia. A questo punto mi sto chiedendo come la CAI pagherà quello che deve. Spero che in proposito si pretendano i contanti… Coi tempi di crisi che corrono, con gli imprenditori senza capitale, avvezzi solo al guadagno senza accettare i minimi rischi di impresa, e con le tremontiane cartolarizzazioni bancarie della finanzia creativa che abbondano, non si sa mai dove si potrebbe andare a parare…