da Silvia Zanotti, Modena
Cara omonima, mi dolgo dell’accaduto nella mia ridente cittadina! Mi viene da ridere perchè io, boicottando la Coca Cola, bevo abbastanza spesso il chinotto e non mi è mai capitata una cosa del genere. Ti porgo le mie sentite scuse a nome di tutti i modenesi!
da Gianni Guasto
Saviano sa scrivere, i leghisti hanno serire difficoltà con il congiuntivo; Saviano impersona una figura di eroe romantico, pronto a sfidare il male a costo di rimetterci la qualità della vita e la vita stessa , mentre quelli come Maroni riescono appena a pensare al tornaconto proprio, di famiglia, di vicinato, di campanile; Saviano é persino bello, e Maroni insomma; Saviano ha un successo personale che i Maroni, i Cota, i Calderoli non avranno mai; per Saviano si inventano catene di solidarietà e maratone di lettura. Quindi, sulla base del confronto fra i due, come non accorgersi che le recenti sparate di Maroni volte a ridimensionare il fenomeno Saviano sono dettate da semplice invidia?
da Francesco Falvo D’Urso – Lamezia Terme
Saranno serviti quei blogghisti che hanno la puzza sotto al naso nei confronti di Travaglio e non riescono a separare l’eventuale antipatia del “tipo” con il lavoro straordinario che compie come giornalista. È come nella storia dell’arte, nella letteratura e nel cinema: alla bellezza dell’opera d’arte non sempre corrisponde un autore piacevole e allineato.
di Marco Travaglio per “l’Unità”
Mi scuso per l’intrusione, ma siccome sono diventato il condannato più famoso d’Italia, vorrei dire qualcosa anch’io sulla sentenza della giudice Di Gioia che, in primo grado, ha ritenuto diffamatorio per Cesare Previti un mio pezzo pubblicato nel 2002 sull’Espresso, in cui Previti era citato in mezza riga. Anzi, non sulla sentenza, che non c’è ancora (verrà depositata tra 60 giorni) e che, più che commentata, andrà appellata nella speranza che sei occhi in Corte d’appello vedano meglio dei due del giudice monocratico.Vorrei dire qualcosa su tutto ciò che l’ha accompagnata. Perché, come sono certo di non aver diffamato nessuno, men che meno Previti (reato impossibile), non sono altrettanto sicuro che le cronache dedicate alla sentenza, a reti ed edicole unificate, non siano diffamatorie. Cito dal Tg1, che di solito non dà notizia delle condanne non solo dei giornalisti, ma nemmeno dei ministri, parlamentari, banchieri, imprenditori, e gabella le prescrizioni di Berlusconi e Andreotti per assoluzioni, ma ha riscoperto i piaceri della cronaca giudiziaria giusto in tempo per me: «Marco Travaglio è stato condannato a 8 mesi di reclusione, pena sospesa, per aver diffamato l’ex deputato Previti. Il processo, celebrato a Roma, riguardava un servizio sull’Espresso… Travaglio dovrà risarcire Previti con 20 mila euro».Manca solo un piccolo dettaglio: la sentenza è di primo grado. Avesse riguardato chiunque altro, i Raiotti avrebbero precisato che verrà appellata e dato la parola all’imputato per dire che nessuno è colpevole fino a condanna definitiva. Non ho avuto questa fortuna. Così il Tg1, informando sulla mia presunta diffamazione, è riuscito a diffamare me. Complimenti e grazie. Ora attendo che il Tg1 fornisca tutti i nomi dei suoi giornalisti condannati negli ultimi anni, in primo, secondo, o terzo grado. Così come mi auguro che tutti i giornali che ieri han voluto dedicarmi tanto spazio, spalanchino gli archivi (compresi quelli dei direttori) e facciano altrettanto. Ci sarà da divertirsi.Casomai la cosa potesse interessare, il sottoscritto è giunto all’età di 44 anni con la fedina penale immacolata: sul mio Casellario giudiziale c’è scritto «Nulla». Il che naturalmente non significa che tutti i condannati definitivi per diffamazione siano dei diffamatori: questo genere di processi, per chi fa cronaca giudiziaria, sono incidenti di percorso quasi inevitabili anche per chi non sbaglia (e prima o poi sbagliamo tutti).Perché esistono tre tipi di diffamazione: quella di chi esprime opinioni critiche, ritenute dal giudice eccessive; quello di chi scrive fatti falsi; quello di chi scrive fatti veri, ma inseriti in un contesto negativo che il giudice, nella sua discrezionalità, ritiene diffamatori. Ora, quel che ho scritto sull’Espresso è vero: ho citato il verbale del colonnello del Ros Michele Riccio, che parlava (lui, non io, diversamente da quanto scritto dall’Unità) della presenza di Previti nello studio Taormina mentre si teneva una riunione per discutere certe faccende riguardanti Dell’Utri, senz’attribuire a Previti alcun ruolo nella riunione.Dunque penso che la mia sentenza riguardi il reato del terzo tipo. Càpita, viste la genericità del reato di diffamazione e la carenza di cultura liberale nella giurisprudenza italiana, diversamente da quella europea (vedi sentenze della Corte di Strasburgo) e americana (il I emendamento taglia la testa al toro). Non è stato sempre così: negli anni 80, Indro Montanelli fu condannato per diffamazione nei confronti di Ciriaco De Mita: un milione di lire di multa per avergli dato del padrino. Montanelli si appuntò al petto la condanna come una medaglia. L’altro giorno il pm aveva chiesto per me una multa di 500 euro. Il giudice l’ha ridotta a 100 e ci ha aggiunto, bontà sua, 8 mesi di reclusione.La pena media dell’omicidio colposo; la metà della pena inflitta a Previti per aver comprato il giudice del caso Mondadori; 3 mesi in meno degli anni affibbiati a Cesare Romiti per 100 miliardi di lire di falsi in bilancio Fiat (prima che il reato fosse depenalizzato); 2 mesi in più della pena patteggiata da Renato Farina per favoreggiamento nel sequestro Abu Omar. A proposito dell’on. Farina, alias agente Betulla: ieri su Libero, sotto il titolo «La banda Santoro Anche Travaglio finisce tra i pregiudicati», definisce «barbarie» la pena detentiva, ma poi mi rinfaccia di aver ricordato le condanne per diffamazione di Lino Jannuzzi. E scrive che usufruirò dell’indulto.Dunque «chi di spada ferisce…». Ma non sa quel che dice. Dell’indulto ha usufruito lui, visto che la sua pena patteggiata è definitiva. La mia è un primo grado (dunque pregiudicato lo dica a se stesso) e conto di farla cancellare nei gradi successivi: forse Betulla non sa che l’indulto si applica solo alle pene irrevocabili. Quanto a Jannuzzi, a parte il fatto che le sue condanne si riferiscono a notizie false (tipo i complotti delle toghe rosse contro Berlusconi e Andreotti «poi assolti»), ne ho parlato perché Jannuzzi è stato a lungo parlamentare (infatti ha avuto prontamente la grazia).Le condanne dei giornalisti sono fatti loro, quelle dei parlamentari sono fatti nostri. Sottili distinzioni ignorate dal biondo mèchato del Giornale, che ha sbattuto la mia sentenza in prima pagina, dopo aver nascosto le sue (una caterva di processi persi, con abbondanti risarcimenti dei danni ai pm di Mani Pulite per la balle diffamatorie che lui rovescia loro addosso da una vita). Il pover’ometto farnetica di «pregiudicato», «indulto», «prescrizione» e s’interessa appassionatamente alle mie ferie. Lui che era di casa ad Hammamet ai piedi di un celebre latitante pluripregiudicato e pluricorrotto, di cui è vedovo inconsolabile. Ecco, nemmeno Vallanzasca potrebbe mai accettare lezioni dalla Yoko Ono di Craxi.
ALTA VIA TERZO GIORNO
Dicevamo dell’idilliaca Plan. Un’enclave nel parco naturale del gruppo di Tessa. Una trentina di alberghi nuovi. Impianti di risalita. Sciovie. Funivie. Parcheggi. Cemento. “Nella disgrazia”, pensavamo, “saremo accolti bene”. Tutto chiuso. L’albergo segnalato dalla guida come ristoro per i pellegrini dell’Alta Via è chiuso per ferie. sul sito
da Silvia Palombi
Modena, 17 ottobre pomeriggio, bar della stazione. Ho sete chiedo un chinotto’, ‘cos’è chinotto?’ chiede la pingue giovane barista bionda indigena. Sorrido stupita, come faccio a spiegarle cos’è un chinotto? Il di lei clone coi capelli neri fa ‘è una fanta?’ comincio a inquietarmi. Cambio, chiedo un rabarbaro in un bicchiere di acqua gassata fredda. ‘Cos’è rabarbaro?’ chiede la mora. Mi sento Troisi e Benigni al passaggio della gabella, mi guardo intorno, vorrei essere rassicurata che sto vivendo qualcosa di strano. Nessuno fa una piega. Non ho chiesto un ratafià, un giulebbe. Rinuncio a dissetarmi e vado al binario sconfortata. Queste in che classe le mettereste? O sono io da proteggere come un panda?
da Armando Gasparini, Veneto Alto
Ha ragione, spero che il Miracordioso perdoni anche quelli dell’Ansa!Riformulo la frase:Se verrà condannato nei vari gradi di giudizio (spero di no)se la caverà dal carcere con il tanto vituperato Indulto. L’Indulto non è qualcosa di rinunciabile, lo dice la legge italiana.Ma mi scusi: la notizia non era che le han suonate al primo solista di violino?…ma a lei forse interessa di più il dito!
da Giuseppe Valendino, Canonica di Triuggio (MI)
Solo per far notare al disinformato Armando Gasparini, e a tanti altri come lui, vedi quello con le mechès del Giornale (sicuramente digiuni di procedure giuridiche) che Marco Travaglio è stato si condannato (in primo grado) a 8 mesi di reclusione. Ma la pena è stata sospesa. Per questo motivo non beneficerà dell’indulto. Per gente così andrebbero modificate le ultime parole di Cristo in croce: «Padre perdona loro, perché non sanno quello che scrivono»
da Gian Paolo De Tomasi – Busto Arsizio
Ho un amico la cui figlia è in prima elementare e su 20 bambini, 10 sono stranieri, di tutti i tipi. Mi dice che il programma procede lentissimo in quanto molti non sanno neanche parlare l’italiano. Ovviamente i bambini che sono più avanti si stufano e non si impegnano. Non mi sembra che l’idea delle classi di inserimento sia una stupidata: stiamo parlando di didattica, non di tolleranza o integrazione. Sono due cose differenti.
da Gianni Guasto Prima ci fu il Lodo Alfano, per salvare la quarta carica dello Stato; poi ci fu il Lodo Consolo per salvare un ministro. Adesso, a causa dell’impegno ambientalista dell’on. Sorrentino, si fa avanti l’esigenza di un lodo pro sottosegretari. Ci aspettiamo quindi un lodo pro uscieri parlamentari, pro conducenti d’auto blu, pro consiglieri regionali e giù giù per li rami, fino agli ausiliari del traffico. Io sto al primo livello dei dirigenti sanitari di ASL e ho delle multe arretrate da pagare: che faccio, aspetto?