da Vittorio Grondona – Bologna
Ho notato che le mosche al naso sono contagiose… Leggendo CSF quei fastidiosi insetti hanno cominciato a gironzolare festanti anche intorno al mio imponente naso.
da Mario Strada
Questa storia del seno coperto di un quadro del Tiepolo mi sta creando problemi piu’ di altre cose. Questi signori, che probabilmene hanno in mente di nascondere ben altro, non trovano di meglio che prendersela con un quadro del 1700. Hanno il cervello cosi’ piccolo e segnalano una sensibilita’ culturale cosi’ bassa, che sarebbero capaci di fare qualsiasi cosa: a quando il censimento delle minoranze etniche o l’esercito per le strade?
da Alberto Oldrini,Legnano
Mi manca “Un giorno da pecora”,il miglior programma radiofonico degli ultimi quarantanni. Torna presto Claudio.
da Isabella Guarini, Napoli
Caro CSF, tra teoria e pratica la sicurezza è un problema obiettivo. spesso strumentalizzato dalle forze politiche. Sono passati i tempi del sessantotto, quando stare vicino a un militare, anche per caso, si finiva con l’essere additato e chiamato fascista. Nella prima sera di ieri sono andata a fare una passeggiata sul Lungomare di Napoli, per respirare un po’ e li ho visti i militari in grigio-verde tra i poliziotti in azzurro. Tutti li seguivano con lo sguardo, in silenzio . A pensarci, è stata una passeggiata tranquilla, senza doversi guardare intorno, almeno per coloro che restano in città.
da Pino Granata
Le soluzioni che si propongono per uscire dalla crisi economica sono poco coraggiose ed ipocrite. Il Prescritto vuole tagliare la spesa pubblica, qualcuno altro vuole aumentare le tasse e lo stimatissimo ed eccellente Grondona, questo detto senza sarcasmo, propone di aumentare salari e stipendi in modo di fare aumentare la domanda. Nessuno, mi pare, ha il coraggio di dire che invece per uscire dalla crisi dobbiamo lavorare e produrre di più. Oggi il lavoro ha un cattivo nome e tutti facciamo in modo di lavorare ed impegnarci di meno. Volendo comunque guadagnare di più, naturalmente. Purtroppo non è così che funziona e se non si aumentano gli investimenti produttivi raschieremo ancora di più il fondo del barile e non andremo da nessuna parte.
da Rino Olivotti – Auronzo
Rocchino prevede che il mese di agosto sia il piu’ adatto ai giochi di palazzo, Grondona, seppure infili Padova e Rovigo nell’ Alto Veneto (come Gasparini !) vede già attuate le riforme fasciste, Granata chiama a raccolta gli sconsiderati che non vedono il pericolo dell’ imminente catastrofe. Io, “che figlio della lupa” sono perfino riuscito ad esserlo dovrei aspettarmi da un momento all’ altro il coprifuoco, l’oscuramento, la tessera annonaria, il reclutamento dei giovani e la consegna dell’ oro alla Patria. Ragazzi, datevi una calmata, è estate e fa caldo, ma poi passa……
da Michele Lo Chirco, casa della madre
Quando lavoravo, maturavo 2,5 giorni di ferie al mese, più qualche ora di permesso. Se iniziavo a lavorare a metà maggio, e ad agosto volevo prendermi 2 settimane di ferie, ci rimettevo di tasca mia. Come mai invece i nostri rappresentanti possono già disporre di un mese abbondante di riposo istituzionale, e per giunta totalmente retribuito pur avendo iniziato a lavorare 3 mesi or sono? Sono già stanchi?
di Marco Travaglio per l’Unità
L’altra sera, in quella parodia di telegiornale che si fa chiamare Tg1, il ridanciano Attilio Romita annunciava giulivo come quarta notizia del giorno che «prende sempre più piede la moda dell’aperitivo in spiaggia… e allora cin-cin in riva al mare!» In compenso, a una settimana di distanza, si attende ancora un servizio che metta a confronto Italia e Israele in relazione a una straordinaria coincidenza (entrambe le democrazie hanno il premier sott’accusa per corruzione) e a un’altrettanto straordinaria differenza: in Israele salta il premier sotto processo, in Italia saltano i processi al premier. Per legge. Ora, visto che i servi sparsi per giornali e tg hanno raccontato per un mese che il Lodo Alfano «esiste in tutte le democrazie del mondo», il giornalismo anglosassone di cui Johhny Raiotta è maestro (come si può notare dalla camicia bianca) imporrebbe una qualche rettifica. Tipo: «Gentili telespettatori, vi è stato raccontato che, nelle altre democrazie, il premier è coperto da immunità: bene, siamo lieti di informarvi che non è vero, l’immunità ce l’ha solo il nostro». Lo stesso potrebbero fare i giornali, come il Corriere, popolato di fans sfegatati di Israele nonché denunciatori indefessi della presunta «anomalia» costituita dai processi a Berlusconi. Invece niente, silenzio di tomba. E dire che, tra il caso Olmert e il caso Al Tappone, c’è un abisso. Il primo avrebbe mille ragioni in più del secondo per restare al suo posto. Olmert non è stato ancora formalmente incriminato, Al Tappone è imputato in seguito a due rinvii a giudizio e a una terza richiesta di rinvio a giudizio. Il reato contestato a Olmert è infinitamente meno grave di quelli contestati ad Al Tappone: nessuna corruzione di testimoni o di dirigenti televisivi, nessuna compravendita di senatori, nessuna frode fiscale, ma una modesta vicenda di finanziamenti elettorali non dichiarati (la miseria di 150 mila dollari ricevuti, dice l’accusa, dal magnate americano Morris Talsunky). L’indagine a suo carico è nata dopo la sua ascesa alla guida del governo, non prima. I fatti contestati riguardano la sua attività politica, non i suoi affari privati (Olmert non ne ha). Israele, poi, è un paese in guerra da quand’è nato e nei prossimi mesi potrebbe giungere finalmente alla pace con i palestinesi. Insomma, almeno per i canoni italioti, non sarebbe stato affatto scandaloso se Olmert si fosse presentato in tv per annunciare che sarebbe rimasto al suo posto per non lasciare senza guida il suo Paese in un momento così delicato. Invece il pensiero non l’ha neppure sfiorato Con un discorso pieno di dignità e di senso dello Stato, che andrebbe affisso su tutte le pareti del Parlamento e del governo italiano e studiato a memoria dai nostri sedicenti rappresentanti, il premier israeliano ha detto quanto segue: «Sono fiero di appartenere a uno Stato in cui un premier può essere investigato come un semplice cittadino. Un premier non può essere al di sopra della legge, ma nemmeno al di sotto. Se devo scegliere fra me, la consapevolezza di essere innocente, e il fatto che restando al mio posto possa mettere in grave imbarazzo il Paese che amo e che ho l’onore di rappresentare, non ho dubbi: mi faccio da parte perché anche il primo ministro dev’essere giudicato come gli altri. Dimostrerò che le accuse di corruzione sono infondate da cittadino qualunque. Errori ne ho commessi e me ne pento. Per la carica che occupo ero consapevole di poter finire al centro di attacchi feroci. Ma nel mio caso si è passata la misura». Parole nobili che, dunque, non sono piaciute al Foglio di Giuliano Ferrara. Ammiratore fanatico di Israele, stavolta il Platinette Barbuto commenta incredulo: «La stampa israeliana è terribile, quando ha un pezzo di carne tra i denti è difficile che lo molli. Neppure se si chiama Olmert. Maariv e Yedioth Ahronot hanno pubblicato le deposizioni del premier, parola per parola… Verbali devastanti per Olmert… Dalla procura spiegano che le prove acquisite vanno ben oltre la testimonianza di Talansky… Olmert dovrà testimoniare per la quarta volta». Capite la gravità della situazione? La stampa israeliana fa il suo dovere e pubblica i verbali senza che nessuno chieda una legge per silenziarla. La procura spiega le prove senza che nessuno chieda l’arresto o il trasferimento dei pm. Il premier viene convocato per quattro volte dai magistrati senza che nessuno strilli all’«uso politico della giustizia», anzi Olmert si presenta ogni volta dinanzi ai suoi accusatori anziché rispondere che ha di meglio da fare. Il capo dello Stato, anziché tuonare contro la «giustizia spettacolo» o salmodiare su presunti «scontri fra politica e magistratura», se ne sta zitto e buono. E, udite udite, sia le opposizioni sia i vertici del partito Kadima premevano da tempo perché Olmert si dimettesse. Roba da matti. In Israele gli oppositori si oppongono senza che nessuno si sogni di accusarli di giustizialismo, dipietrismo o antiolmertismo. Anche perché Israele non conosce fenomeni come Galli della Loggia, Panebianco, Ostellino, Battista, Romano, Franco & Franchi, Polito El Drito e gli altri trombettieri del Lodo. Che infatti, alla notizia delle dimissioni di Olmert, si son subito messi in ferie.
ANCORA DUE MOSCHE
La prima è sulla splendida difesa di quel gran “figaiolo” dell’ex presidente della regione della Val d’Aosta dalla tremenda accusa di essere gay. La seconda è sullo sfrenato attacco di sindaci cattolici contro i poveri che chiedono l’elemosina nel tempo libero.
E’ inquietante, molto inquietante che il grande Prescritto voglia a tutti i costi far fare una legge che vietano le intercettazzioni telefoniche per reati che non siano di mafia e di terrorismo. C’è puzza di bruciato e bisogna fare in modo che questa legge non passi in nessuna maniera. Spero che il PD la smetta con questa apatia e questo perbenismo ad oltranza. Siamo in pericolo ed è ora che c’è lo diciamo chiaramente. Oltretutto c’è anche il ragionevole pericolo che una Sinistra pavida ed indecisa lasci spazio all’avventurismo sia di destra che di estrema sinistra.