da Walter Vanini, Carona (Bergamo)
“Il vero problema di Silvio è la gnocca”, ha scritto elegantemente Vittorio Feltri su Libero. Un modo per ridicolizzare gli attacchi della sinistra sulle solite trascurabili questioni che riguardano il premier (conflitto di interessi, leggi ad personam, magistratura, intercettazioni, ecc) ma anche una involontaria definizione della pochezza etica di chi ci governa. Del Berlusconi aspirante statista e nella realtà macho pecoreccio che utilizza il suo potere per maneggiare e piazzare attricette. La frase sarebbe un perfetto epitaffio per le sue eroiche gesta. Se non fosse immortale, ovviamente
di Marco Travaglio per l’Unità
Ieri, a Roma, hanno arrestato un bel po’ di gente che aveva messo su un sistema per scampare ai processi: costava 5 mila euro a botta. Minimalisti, poveracci. Non sapevano che, per scampare ai processi,c’è un sistema più infallibile e conveniente: si chiama Lodo Alfano. Prima si fa una legge per bloccare 100 mila processi, una per proibire le intercettazioni, una per tagliare i fondi e gli stipendi ai magistrati. Poi si va in tv a dire che i giudici sono “metastasi”, comunisti, golpisti, pazzi, fannulloni, inetti, amici dei criminali. Poi si diffondono sondaggi che dimostrano che la fiducia nella magistratura è in calo (ma va?). Infine si manda avanti qualche sherpa (Angelino Jolie, Calderoli, Castelli) a offrire la pace. Prezzi modici: voi vi scordate i processi di Al Tappone, noi vi lasciamo intercettare e processare tutti gli altri. E, se fate i bravi, magari vi paghiamo pure lo stipendio. A Palermo questa roba si chiama estorsione, racket, pizzo. A Roma si chiama “dialogo”. E chi non ci sta, o addirittura va in piazza a protestare, è un estremista giustizialista che vuole “lo scontro”. Intanto si continua a usare la magistratura come alibi per non decidere quel che si potrebbe decidere subito, alla luce dei fatti, con la scusa che questo “non è penalmente rilevante” e per quest’altro “aspettiamo le sentenze”. Campa cavallo. Don Agostino Saccà si reinstalla a Raifiction sulla sedia gestatoria, tra baci, abbracci e standing ovation da destra e da sinistra (Curzi gli ha addirittura chiesto scusa), come il papa di ritorno dall’esilio di Avignone. E rilascia interviste auto-celebrative, l’ultima a Panorama: su 44 domande, nemmeno una sulla frase-chiave delle sue telefonate con Berlusconi che, sistemando una delle aspiranti attrici, anzi attrici aspiranti, gli dice: “Ti ringrazio molto, perché io veramente ci tengo… Io sai che poi ti ricambierò dall’altra parte, quando tu sarai un libero imprenditore, mi impegno a… darti un grande sostegno”. La domanda è semplice: “Scusi, dottor Saccà, ma quale azienda del mondo consente a un suo dirigente di trescare col padrone e con i manager dell’azienda concorrente per entrare in società con loro?”. I reati non c’entrano. Questa è intelligenza col nemico. Esattamente come quando nel 2002 l’allora dg Rai cancellò dal video Il Fatto di Biagi e Sciuscià di Santoro, leader degli ascolti, a tutto vantaggio della concorrenza. Il caso ha voluto che, nel giorno della Grande Rentrèe agostiniana, la Rai sospendesse per due giorni un dirigente bravo e onesto come Loris Mazzetti, reo di aver addirittura parlato male di Saccà e Minoli sull’Unità, con un provvedimento disciplinare (il sesto!) annunciatogli 24 ore dopo l’uscita dell’articolo. Nessun provvedimento invece per Minoli, anche lui beccato mentre trafficava al telefono con tutto l’arco costituzionale per ascendere, modesto com’è, alla direzione generale. E’ lo stesso Minoli che in 15 anni è riuscito a essere di sinistra, di destra, e di centro: partì craxiano (ai tempi di Mixer, posava servilmente col garofano all’occhiello per gli spot elettorali dell’amico Bettino), poi fu dalemiano, prodiano, veltroniano, ma al telefono riusciva pure a essere berlusconiano. Questa non è roba da tribunali. Basterebbe un’Autorità indipendente, se esistesse. Ma in quella delle Comunicazioni siede Giancarlo Innocenzi, già dirigente Fininvest e sottosegretario forzista alle Comunicazioni. Al telefono lo chiamavano “Inox”, per la sua inossidabile fedeltà al padrone. Il 2 agosto 2007 chiamava Saccà: “Sono reduce da un incontro col Grande Capo, abbiamo fatto un po’ di ragionamento di politica: si è deciso a dare una spallata a questi qua (il governo Prodi, ndr). Ha detto che c’è una persona sulla quale stai lavorando tu (il senatore Pietro Fuda, ndr). Dopodiché, siccome io sto lavorando con Tex (Willer Bordon, ndr), mi è venuta un’idea”: scritturare alla Rai la signora Bordon, attrice, per ammorbidire il marito senatore. Purtroppo “quel pirla di Fabrizio (Del Noce, ndr) l’ha stoppata”. Ma il Grande Capo ha chiamato il “pirla”, che ha subito cambiato postura: “Se è per quella signora lì, chi ti può aiutare è Agostino”. Il quale risponde: “Però speriamo che quel coglione di Del Noce non lo dica, perché sennò capiscono che c’è in gioco qualcosa di più grosso…”. Inutile dire che Inox, Agostino e il “coglione” sono tutti al loro posto. E il Grande Capo è presidente del Consiglio, momentaneamente distaccato al G8.
da Carla Bergamo, S. Paulo
In Brasile, quando fai la carta d’identitá, ti prendono le impronte di tutte le dita. Per la patente, un dito solo e grazie all’avanzo della tecnologia, ora l’impronta è elettronica e non ti sporchi d’inchiostro. Ai bambini, quando nascono, prendono l’impronta del piedino. Insomma, a parte i più poveri e i più distanti dalla “civiltà”, che spesso non hanno neanche il certificato di nascita, siamo tutti schedati. Potrebbero farlo anche in Italia, per evitare discriminazioni.
da Francesco Falvo D’Urso – Lamezia Terme
Caro Lo Chirco, contenti della tua vacanza e delle tue puntuali informazioni; solo una cosa, ma poi hai trovato lavoro? Abbracci.
da Massimo Mai
Torniamo ai grembiuli a scuola, così i ragazzi non faranno confronti tra le marche di abbigliamento che indossano. Evviva la parità sociale, di fronte all’istruzione tutti uguali. Poi usciti da scuola qualcuno sale sulla Panda della mamma, qualcun’altro sul SUV
Si potrebbe obbligare tutte le mamme a venire con la Panda (csf)
da Pino Granata
Il Corriere della Sera commentando il trasferimento dell’inchiesta sulle intercettazioni telefoniche Berlusconi-Saccà da Napoli a Roma, parla di presunte telefontate fatte da Berlusconi a Saccà per raccomandare attricette di dubbie qualità artistiche. Mi domando il perchè del presunte. Tutti abbiamo ascoltato le telefonate e sono quindi reali e non presunte. Forse il Corriere si è accodato al vezzo di Berlusconi di negare le cose più evidenti.
da Claudio Urbani, Roma
Dove l’amico Olivotti abbia visto posts sarcastici sul dito, su questo blog, proprio non vedo. L’immagine è comparsa tu tantissimi blog con commenti piuttosto variegati e piccanti, ma qui, per ora, solo due e niente affatto sarcastici. E’ vero sulla carta d’identità vi è ancora il famigerato spazio, sicuramente un retaggio dei tempi fascisti, perché che io mi ricordi, ho la carta d’identità dagli anni cinquanta, nessuno mi ha mai fatto apporre nulla. Poi, sinceramente, due cose sbagliate non ne fanno una giusta.
da Pier Franco Schiavone
Milano in estate è una città a misura d’uomo. Pochi turisti e pochi milanesi. Agosto, bisogna partire. Inizia il dramma, rito del gelato e del barbecue, gite in barca, febbre da insolazione, il gatto che sparisce, tre docce al giorno, visione di una sbiadita pittura rupestre di un pittore scarso di 3.000 anni fa (una fatica!) Toh! Un altro Nuraghe! C’era l’anno scorso? Ehm, si, ma sparso nel raggio di un Km; tutti a Cea? (una spiaggia da sogno) sí, però adesso si raggiunge grazie ad una nuova (inutile) strada e vi hanno aperto un parcheggio e due bar, sembra Rimini. (…)
da Gianni Guasto
Effettivamente, mi sono sempre chiesto a che cosa servisse quello spazietto sulla carta d’identità, visto che nessuno mi ha mai prelevato le impronte digitali. Comunque, la differenza non dovrebbe essere troppo difficile da capire: ciò che é accettabile se richiesto a tutti, non lo é se preteso da un’etnia (stirpe, popolo, razza, o quello che volete). Anche il divieto di sosta può essere razzista, se vale solo per i Sioux.
da Paolo Beretta (ancora al lavoro)
Lo Chirco, ma allora dillo che lo fai apposta…