da Vincenzo Rocchino, Genova
Vinto il mondiale, lasciò la nazionale per almeno tre buoni motivi: era sulla cresta dell’onda; sarebbe stato rimpianto durante gli imminenti europei; sarebbe stato accolto a braccia aperte dagli amanti della pedata (con ingaggio favoloso da parte della Figc) in vista dei successivi mondiali. Così è stato. Chiamatelo fesso.
da Alessandro Ceratti
Io, come al solito, sono contrario a qualsiasi regola che sia applicata rigidamente. Anche quella delle 500 battute. Condivido pienamente il suo spirito: bisogna essere sintetici ed evitare ad ogni costo non solo i vaniloqui ma anche le lungaggini. Detto questo a volte 500 battute possono bastare, a volte no. Ammettendo ovviamente che questo non è il luogo dove inviare saggi di decine di pagine (pur sinteticissimi) ma brevi post, possono benissimo esserci brevi post di 1000 battute e lunghi di 250. Per evitare lamentele (…)
da Vittorio Grondona – Bologna
E’ davvero difficile generalizzare. Ci sono riusciti Erode con gli innocenti, Nerone con i Cristiani, gli americani e gli inglesi con i negri, Hitler r Mussolini con gli ebrei… Brunetta ci sta riuscendo con il pubblico impiego, la Lega con gli immigrati, Fini e Giovanardi con i deboli, Berlusconi con i giudici. Tutta bravi personaggi che, come si vede, in una falsa evoluzione civile, sfogano la loro parte peggiore scegliendo ciascuno il proprio gruppo da bastonare
da Bruno Stucchi – Cuggiono
Senza consultare Wikipedia, mi sembra di ricordare che l’Italia dichiaro’ guerra agli Stati Uniti,e che la perse. A bocce ferme, il trattato di pace che ne segui’ comporto’ anche alcune clausole punitive, tra cui la presenza di basi USA (non NATO) sul nostro territorio. Concedo che queste basi sono anacronistiche e che sarebbe piu’ che ora che si rivedesse il tutto.
da Gianni Guasto, Bogliasco
E’ sempre così: nelle relazioni ai congressi, negli articoli scientifici, nei “pezzulli” per il quotidiano, dove prima che Paolo Crepet ci facesse passare di moda per sfinimento, noi “psicocosi” eravamo come il prezzemolo, c’é sempre uno che ti dice che non hai più di mezz’ora, di dieci cartelle, di sessanta righe, o di cinquecento battute.Io, alla fine ho imparato. Se provo a scrivere quello che ho in mente, e poi a ridurlo pazientemente nel formato richiesto, novantanove su cento ci sta. E lo stile, migliora: provare per cr.
da Paolo Cape’ – Milano
Il ricordo di Csf è corretto solo se il rapporto è per esempio tra un regolamento (norma secondaria, che è emanata da un organo amministrativo) e una Legge ordinaria (norma primaria, approvata dal Parlamento). In questo caso il Giudice applica, in caso di contrasto, la Legge e disapplica il regolamento. Lo stesso discorso non vale invece per il rispetto della Costituzione. In questo caso non c’è evidenza che tenga, la dichiarazione di incostituzionalità può provenire solo dalla Consulta.
Io sto ponendo un problema diverso. La persona che si trovi di fronte al dilemma se seguire una norma dela costituzione o una norma del codice penale che dicano cose opposte, come si deve comportare? Ipotesi assurda ma chiara. Se la Costituzione dicesse che si passa col rosso e il codice della strada col verde, in attesa della Consulta si passa col verdo o col rosso? (csf)
da Emilio Pierini – Porto Recanati
Il subcomandante nel rispondere a Schiavone sulla Costituzione ha scritto9 righe, 127 parole, 642 caratteri spazi esclusi e 768 caratteri spazi inclusi.Come la mettiamo ?
La mettiamo così: c’è chi può e chi non può. Io può. (csf)
da Paola Altrui, Roma
Nullafacenti e strapagati, salvo rare eccezioni: per Brunetta i pubblici dipendenti, per Granata i giudici. Possibile che non si riesca a prescindere dalle generalizzazioni, valutando eventuali responsabilità caso per caso? (…) Attribuire valore universale alle proprie personali disavventure è fuorviante e, quasi sempre, ingiusto. Senza dimenticare che il tentativo di rimuovere alcune “mele marce” (giudici corrotti, non semplicemente sfaccendati) fu ostacolato, a suo tempo, dagli stessi che oggi straparlano di metastasi, e che da anni spediscono in Parlamento i propri avvocati per inzeppare di cavilli il codice di procedura penale.
da Pier Franco Schiavone
Caro CSF, quando si rilevi che una legge non rispetti i dettami della Costituzione, a decidere sulla sua legittimità è la Corte Costituzionale, ex art. 134 Cost. Non è il giudice ordinario che deve decidere se una norma è o no costituzionale, altrimenti ciascuno interpreterebbe la Costituzione a modo suo, nel bene e nel male (un giudice legato alla mafia potrebbe sostenere, per esempio, che in base al principio di uguaglianza, il 41bis sia costituzionalmente illegittimo). Può essere sollevata una questione di legittimità costituzionale, questo sí, ma alla fine chi decide è la Consulta e se questa decide che la norma rispetta il dettato della Costituzione, il giudice è obbligato ad applicarla.
Credo proprio che tu stia sbagliando. Ricordo di aver studiato che quando due leggi, palesemente, sono in contrasto, si deve seguire la più alta in rango. Una legge regionale per esempio cede il passo alla legge nazionale. E la legge più alta è quella costituzionale. Tu stai facendo un caso diverso, il caso in cui si debba interpretare la costituzionalità di una legge. Ma quando la legge è EVIDENTEMENTE in contrasto non bisogna aspettare il giudizio della corte costituzionale per scegliere il proprio comportamento. Se una legge dicesse per assurdo che si debbono frustare i rumeni che passano col rosso tu non devi aspettare il giudizio della corte costituzionale per decidere che cosa fare. Questo è quello che ricordo. Ma non c’è qualcuno di più freschi studi? (csf)
da Pino Granata
Qualcuno non commetta l’errore di santificare i giudici solo perchè alcuni di loro si comportano in modo ineccepibile. Molti invece sono dei lazzaroni strapagati e fancazzisti che appunto ci mettono 8 anni, ed anche di più, per emettere una sentenza. Diamo a Berlusconi quel che è di Berlusconi ed ai magistrati quello che compete loro.D’altronde chi ha avuto la disavventura di essere stato impelagato in qualche processo civile o penale sa di che si parla.