da Corrado Vigo
Non “tifo” per Mastella, ma ho apprezzato il suo immediato “farsi da parte”.Da siciliano, invece, mi vergogno del comportamento di Cuffaro, ancorato alla sua poltrona, nonostante una pesante condanna.Alcuni valori, ovviamente per me, sono fondamentali:1) l’educazione2) l’onestà3) la sincerità4) la dignitàMastella ha dimostrato di avere dignità, mentre Cuffaro no. E ciò calpesta i miei valori.
da Vittorio Grondona – Bologna
Noto che nella sostanza i miei post sono abbastanza in linea col pensiero di CSF. Così almeno mi sembra di avere capito leggendo l‘ultimo suo comunicato ufficilale CSF/1 SANDRA, CLEMENTE E JOSEPH. Per sentito dire da fonti attendibili sono perfino convinto della bontà dei torroncini “Mastella”. Mi viene allora spontaneo il dubbio che non siano di suo gradimento alcuni altri aspetti che cerco invano di trattare nel blog. come, per esempio, la dissennata e costosissima liberalizzazione delle ferrovie per ora, per fortuna, solo nella mente profonda dell’On. Bersani, il quale, anche nel caso prevedibile di flop tremendo per le nostre tasche, non rischierebbe assolutamente nulla. Come nulla hanno rischiato coloro che hanno privatizzato gli enti pubblici di nostra proprietà regalandoli ai vampiri del pessimo capitalismo italiano. Privatizzazioni di cui soprattutto gli italiani meno abbienti soffrono da tempo le tremente conseguenze negative. Cercare di guadagnare sui servizi di interesse pubblico è per me la più grande manifestazione di idiozia politica.
di Alessandro Robecchi – Il Manifesto (grazie a Paola Bensi)
Questa settimana, a un’ora precisa e concordata, milioni di italiani dovranno fermarsi di botto, volgersi verso Ceppaloni e recitare una breve ma intensa preghiera di solidarietà a Clemente Mastella. Se no cade il governo. Naturalmente io non avrò alcun dubbio: mi volgerò verso Ceppaloni e reciterò il mio atto di dolore, dedicato a chi ci ricorda che cos’è il potere politico in Italia: il consuocero, lo zio, la presidenza del consorzio, il ginecologo in quota Udeur, l’acqua potabile che vale tre stipendi, la gara d’appalto, la consulenza. Una volta si diceva: malcostume, e come negarlo. Ma una volta era anche redistribuzione del reddito, ammortizzatore sociale. Quando zio Remo Gaspari faceva assumere in Abruzzo più postini che in tutta l’Australia consolidava poteri e clientele, ma assumeva invece di licenziare. E la Dc, in qualche modo, ebbe a rivendicare questo suo welfare delle clientele (senza mai rivendicarne il debito pubblico, naturalmente). C’è da pensare che, almeno a Ceppaloni e dintorni, Mastella sia una specie di stato sociale, quello che intanto si dissolve ed evapora nel resto del paese. La processione dei questuanti nel salotto dei coniugi Mastella, più volte immortalata dalle tivù tra sorrisi, piatti tipici, ringraziamenti e saluti in dialetto, sarà anche colorita e strapaese, ma è più efficiente di un ufficio di collocamento o della lugubre agenzia di lavoro interinale. Libero mercato, efficienza e produttività, flessibilità profitto, tutto bello e luccicante, ne parlano bene tutti. Ma poi, avercelo un Mastella che ti piazza il figlio al consorzio agrario, che ti fa asfaltare due strade! Ascoltato come un oracolo, l’imprenditore Arturo Artom dava qualche mese fa al Corriere la sua ricetta per l’Italia: “Deve diventare come la Apple. Design più tecnologia per puntare alle grandi nicchie”. Bella immagine. Design, tecnologia, grandi nicchie. La marcia è ancora lunga, si direbbe, se funziona ancora meglio una parolina di zio Clemente.
In questi giorni anche il neo PD ha aperto, si fa per dire, i suoi “circoli”. Nei vari gazebo predisposti qua e là, a tutti coloro che hanno votato alle primarie del 14 ottobre 2007 (nel territorio bolognese ben 107.257 persone) viene consegnato l’attestato di fondatore. Per mantenere il carattere di autofinanziamento dell’attività di partito è richiesto un contributo minimo di 5 euro.
di Valeria Tafel
Leggo con stupore che qualcuno ancora “presume” l’innocenza e l’onestà di Berlusconi… Ma come?? Se Marco Travaglio (e non solo) ha riportato parola per parola tutti i fatti che lo riguardano!? Se si sa che la maggior parte dei suoi processi sono finiti con la prescrizione!? Se i suoi fedelissimi Previti e Dell’Utri sono stati condannati!? Se è chiaro, evidente, sotto gli occhi di tutti chi è, come la pensa e come si comporta!? Neppure lui sta più a perder tempo a nascondersi: ormai se ne esce tranquillo con dichiarazioni come “Ora torno e la sistemo io la giustizia”, “Guai a chi mi tocca la legge sulle TV”… Tanto sa bene che gli italiani sono così coglioni da preferire le favole alla realtà e che l’informazione TV è così venduta da rigirare tutto a suo favore. Come si può avere ancora dubbi sulla sua ineleggibilità, sull’enorme conflitto di interessi, sulle sue posizioni arroganti e sul fatto che tutta la sua persona e la sua impostazione “politica” (ah ah!) sono quanto di più lontano ci sia da una moderna democrazia europea??? (SEGUE OLTRE LE 500 BATTUTE)
da Claudio Urbani
No, lo strappo della tessera elettorale non mi piace: preferisco partecipare e perdere che assistere indifferente. Poi mi ricorda troppo il marito che vuol fare il dispetto alla moglie. Il mio sogno non è tanto fermare il mondo per scendere, piuttosto fermarlo per “farli scendere”
da Isabella Guarini
Caro CSF, i tre personaggi, Sandra, Clemente e Jospeh, messi a confronto sublimine da CSF, sembrano un gruppo di famiglia in un interno dell’Italia del terzo millennio. Metterli insieme è una vera provocazione satirica, imbarazzante per chi la riceve. Se , dunque, siamo tutti d’accordo che la libertà di parola è di tutti, allora è anche la mia che mi trovo nella sfortunata congiuntura di vivere a Napoli e in Campania. Il fatto che il Papa abbia rinunciato a partecipare alla inaugurazione dell’anno accademico della Sapienza è un fatto rilevante per la sostanza stessa dei veri cristiani che credono nel vittima sacrificale per il bene comune. Non ne farei un dramma e i politici non sanno quello che dicono. Un consiglio per i torroncini: attenzione ai denti perché i più famosi sono quelli duri della Strega di Benevento!
da Silvia Palombi
Il post di Falvo d’Urso mi ha fatto tornare alla mente una cosa, a conferma che a Roma è sempre vivo lo spirito dissacrante di Pasquino e che nessuno, ma proprio nessuno, rimane su un piedistallo per più di un minuto. Anni fa su parecchi muri di varie città campeggiava la scritta ‘dio c’è’. Nelle nebbie milanesi non ho mai trovato risposte mentre a Roma immediatamente fu scritto ‘o ce fa’. Così come sui manifesti di una campagna elettorale del passato che dichiaravano ‘la democrazia cristiana ha vent’anni’ apparve a raffica, senza pietà, ‘è ora di fotterla’. Insomma a me qua al nord Roma manca tanto anche per questo.
Pistorius è l’atleta senza gambe che gareggiando con due protesi molto simili a due molle è riuscito a raggiungere, nella corsa, standard elevati al livello dei migliori atleti del mondo. Le autorità sportive hanno deciso che quelle protesi gli danno degli innegabili ed ingiusti vantaggi e lo hanno escluso dall’eventuale partecipazione alle Olimpiadi di Pechino. Il tutto effettivamente sa un po’ di strano. Il primo passo nei confronti delle persone con qualche handicap fu quello di non chiamarle handicappate né disabili ma “diversamente abili”. La qualcosa non cambiò la loro vita. Questa decisione, addirittura, le trasforma in superdotate, persone che hanno dei vantaggi rispetto alle persone ”normali”. Sono i “normali” a questo punto che dovrebbero essere chiamati “diversamente abili”. Insomma è un casino. Quando si parla di Pistorius il rischio è quello di fare del buonismo, del politicamente corretto. Piagnistei del genere. Ma in questo caso, effettivamente, poiché parliamo di sport, di regole, di competizione, bisogna parlarne con precisione. Se una protesi è talmente perfetta da dare dei vantaggi a chi la usa si corre il rischio di falsare i valori in campo. Faccio un esempio: un paraplegico che usi una carrozzella potrebbe essere ammesso alla maratona? Io non ho ancora una mia idea precisa sul caso Pistorius. Ma al di fuori del pietismo di routine credo che lo sport abbia perso una buona occasione di mostrarsi “umano”. Massimo Gramellini scrive sulla Stampa che lo sport deve rispettare delle regole uguali per tutti perché “richiede la parità delle condizioni di partenza di chi gareggia”. Posizione a prima vista logica e condivisibile. Ma poi, se ci si pensa un po’, qualche dubbio viene. Che parità ci può essere fra uno malato di cancro ed uno sano? Nel salto in alto che parità di condizioni c’è fra uno alto 1,50 e uno altro 1,90? Nel tiro a segno che parità può esserci tra uno con la vista perfetta e uno miope? Direte: il miope usa gli occhiali. Appunto. Una protesi.Un po’ di umanità, anche a costo di una “ingiustizia” sportiva che avrebbe pareggiato una ingiustizia umana ben più grave, non avrebbe fatto male allo sport. Avrebbe insegnato ai giovani che tutto è possibile, anche nelle condizioni peggiori, se si vuole. E che piangersi addosso non serve. Ma voglio essere ancora meno buonista. Anzi voglio essere cinico. Lo sport avrebbe tratto giovamento dalla presenza di Pistorius alle Olimpiadi di Pechino. La gara di Pistorius sarebbe stato uno degli eventi più visti nel mondo. L’audience televisiva sarebbe stata altissima. Milioni di giovani si sarebbero entusiasmati alla vista dell’indomito Pistorius che gareggiava alla pari con i normodotati. I valori dello sport ne sarebbero usciti trionfanti. Le casse degli organizzatori anche. E in un mondo in cui l’ingiustizia serve sempre a premiare i potenti, per una volta avrebbe premiato anche i migliori.(csf)
da Gian Paolo De Tomasi
Oggi vi voglio far incazzare. Provate a cliccare qui: scoprirete che il sito non si apre. È stato “spento”. Vi ricordate di Italia.it, vero? Il portale di accesso multilingue al nostro paese, la finestra dalla quale affacciarsi per scoprire le italiche bellezze. Non esiste più. È stato tenuto artificialmente in vita qualche tempo e poi è stata staccata la spina, alla faccia dell’accanimento terapeutico. Sapete quanto è stato stanziato per questo progetto? Cinquantottomilionidieuro. Sì, 58 milioni di Euro. Più della metà già spesi. Una società specializzata in siti internet avrebbe chiesto 100 volte di meno, non scherzo. Siete incazzati?