da Pier Franco Schiavone
Sono d’accordo, lo studio di cui parla Ceratti, che però non ha colpa, è una stronzata. Gli Italiani, in gran parte, non sono istruiti, ma non credo che si possa dire che siano poco intelligenti. Prendiamo l’esempio di Bossi, a uno così, con la storia che ha e con le enormi sciocchezze che dice, specie sui Celti e sul colonialismo Italiano, non dovrebbe essere dato credito, eppure riceve consensi, perché? Semplice, perché molti Italiani del nord non solo non hanno letto la storia di Bossi ma non hanno letto la storia. Cosa c’entra l’intelligenza?
da Massimo Mai
Forse sono io che non capisco le sottigliezze della vostra ironia, mostrando così di appartenerre al 50% sotto media, ma qualunque sia un valore medio all’interno di una distribuzione normale (normale in senso statistico) di popolazione è evidente che metà della suddetta popolazione è sotto la media e metà è sopra.
da Vittorio Grondona – Bologna
Quando sono direttamente chiamato in causa io ho l’abitudine di rispondere, sempre peraltro disposto a convincermi di avere sbagliato quando mi confronto con argomentazioni più convincenti delle mie. Vorrei quindi tranquillizzare il signor Paolo Beretta al quale ho cercato di chiarire appunto il mio pensiero sul TFR, come da lui espressamente richiesto sul blog. Purtroppo le mie considerazioni in proposito si sono fermate nel cestino di CSF. Per quanto riguarda la censura subita ancora una volta da Daniele Luttazzi io penso che sia una grossa vergogna la malsana consuetudine, purtroppo molto spinta anche in Italia, della politica vaticana, di quella nazionale e dello strapotere del capitale, padrone assoluto dell’informazione praticamente a spese di tutti noi con cospicui finanziamenti, di chiudere la bocca alle persone pubbliche. (SEGUE OLTRE LE 500 BATTUTE)
Crozza, su La7, ha chiesto a Campo Dall’Orto di ripensarci. Enrico Vaime (imperdibile alle 7,30 su La7) è stato molto critico su quello che è accaduto. Lo stesso Ferrara ha ammesso che si, quella di Luttazzi è satira. E allora? Perché campo Dall’Orto si ostina? Insomma, di quelli che pensano che Luttazzi sia un guitto o un cattivo comico, a chi Luttazzi piace, non può fregare meno. Del resto, in Italia, per quanto riguarda lo spettacolo comico e satirico, esiste un vizio antico come l’Italia stessa. Quando emerge un fuoriclasse, pensiamo al povero Totò, inevitabilmente è linciato, ma non da quelli a cui legittimamente può non piacere, questi di solito sono indifferenti, piuttosto è linciato per invidia o per incomprensione. La prima, l’invidia, ci sta, fa parte della natura umana, la seconda invece è preoccupante, perché significa che in Italia fatichiamo a capire l’intelligenza se non dopo la morte dell’intelligente.
da Pino Granata
La notizia che Veltroni e C. stanno vendendo L’Unità agli Angelucci è di quelle che mi sconvolgono. Questo giornale è stato per decenni il fiore all’occhiello dei Comunisti. Ricordo con rabbia e gelosia le domeniche mattina quando nel popoloso quartiere di Gorla vendevo l’Avanti e pochi metri più in là c’erano i compagni comunisti (allora ci chiamavamo compagni) che ogni copia dell’Avanti che noi vendavamo loro ne vendevano almeno dieci. L’Unità era la Bibbia dei Comunisti e guai a toccargliela. Il pensiero che questo glorioso giornale possa finire nelle mani dell’editore di Feltri mi provoca una forte nausea e mi fa domandare: dove andremo a finire?
da Isabella Guarini
Volevo scrivere smemoranda e mi è uscito smamoranda, lapsus di smammoranda
da Gianni Guasto
Ora che i due hanno preso l’Ambrogino d’Oro, qualcuno, in RAI, finalmente si sveglierà dal letargo. Come possono essersi lasciati sfuggire, i guardiani del covile, un programma di qualità? Chi lo ha fatto entrare? E perché non é stato confinato dello stabulario di Radiotre, la Ventotene degli Intellettuali? Alla RAI si esigono programmi stupidi, ricordiamocelo bene. Sennò, si finisce come La Squadra.
A Bernard-Henri Levi che ha , giustamente dico io, definito Gheddafi un terrorista in visita di Stato, il presidente Sarkozy ha miseramente replicato: Ci sono intellettuali che prendono il caffè in Boulevard Saint Germain , danno lezioni, ma non si sporcano le mani. Di fronte ad argomentazioni così intellettualmente povere che un po’ ricordano il culturame di mussoliniana memoria , forse, c’è da concordare con il NYTimes che sostiene che la Francia è in piena decadenza culturale. Caro Sarkozy sostenere pubblicamente che Gheddafi è un terrorista non vuol dire non sporcarsi le mani. Tutti sanno quello che può accadere a dire la verità su certi personaggi…
da Massimo Bolchi, Milano
Ho l’impressione che alcuni blogghisti abbiano abboccato con tutte le scarpe alla provocazione di Ceratti. Non c’è bisogno di alcuna ricerca per dimostrare che la metà degli italiani ha un’intelligenza inferiore alla media. Lo dice la matematica. D’accordo, a rigore sarebbe “inferiore alla mediana”, ma in fenomeni di questo genere la distribuzione statistica disegna una curva di Gauss, dove media e e mediana coincidono. Saluti aritmetici.
da isabella Guarini
Caro CSF, gli Italiani all’estero per me non sono Italiani, in quanto considero un diritto di cittadinanza a coloro che lasciano il paese d’origine e si trasferiscono per scelta definitiva in altri. Per me l’abitare significa sviluppare il senso di appartenenza all’ambiente naturale, alla comunità, alle consuetudini, in uno significa avere rispetto di coloro che accolgono dando lavoro. Certo, il ricordo del luogo di nascita è indelebile, ma per le generazioni successive è solo il racconto dei nonni. Far votare gli italiani all’estero è un nostalgismo. In democrazia i cittadini dovrebbero scegliere il Governo in base alle condizioni di vita in cui le elezioni si svolgono. Altrimenti, vista la globalizzazione, possiamo pensare di votare tutti per tutti i governi del mondo.