Paolo Guzzanti sul Giornale
Conosco e sono amico di Agostino Saccà, l’ex direttore generale della Rai, soltanto da quaranta anni: da quando cioè passeggiavamo per chilometri avanti e indietro sulla terrazza della sede del partito socialista di via del Corso parlando di politica. L’ho chiamato ieri dopo la bufera ad orologeria scatenata da “Repubblica” per mano di uno dei suoi vicebrigadieri verbalizzanti.Saccà al telefono è esploso: «Ti dico solo una cosa: le tre attrici che sarebbero state raccomandate da Berlusconi non furono mai assunte alla Rai perché non hanno mai superato il provino. Pensa te il livello di corruzione». Il quotidiano fondato dall’incolpevole Scalfari ieri infatti titolava a tutta pagina «Berlusconi indagato per corruzione» spacciando intercettazioni di cui nessuno, tranne “Repubblica” stessa ma non l’interessato, sa nulla.Fantastico, ci siamo detti: la politica si è rimessa in moto e subito la grande intercettatrice si è mossa. E che cosa verbalizzava la questura del giornalismo? Nientemeno che alcune chiacchiere fra Berlusconi e Saccà (ora direttore di RaiFiction) dalle quali le sorti della democrazia appaiono compromesse: l’ex presidente del Consiglio, sempre e soltanto secondo “Repubblica”, avrebbe infatti garbatamente raccomandato l’assunzione di quattro aspiranti attrici. È infatti bastata una sua parola e le quattro raccomandate sono state messe alla porta.L’Italia freme per tanta arroganza. Ma non basta: il quotidiano verbalizza l’arcinoto caso del senatore Nino Randazzo, eletto in Australia per la sinistra il quale, essendo uomo di mondo, confessa di avere bevuto un tè da Berlusconi senza poter per questo escludere un bignè. Secondo il brigadiere di “Repubblica” l’indagato padrone di casa avrebbe detto: «Caro Randazzo, se ci aiuta a far cadere Prodi, quando torneremo al governo noi lei potrebbe essere vice ministro degli Esteri con delega sull’Australia».Roba pesante: tè e politica. E poi, verbalizza la gazzetta, sembra che il Cavaliere si sia offerto di aiutare lo stesso Randazzo per la prossima campagna elettorale. Randazzo, che queste storie al Senato le racconta alla buvette, avrebbe ringraziato declinando la proposta.Dica il lettore se dai tempi della Chicago di Al Capone ha mai udito storie più sordide. Il verbalizzante giornale garantisce che promettere aiuto in campagna elettorale implica l’ipotesi di corruzione. L’etica politica è stata dunque aggiornata mentre eravamo distratti, ma se è così chiedo di essere incriminato anch’io perché di sicuro non ho tirato fuori un euro per la mia campagna elettorale e dunque devo essere considerato corrotto.Lo scoop insomma è grottesco sia perché Randazzo non ha mai cambiato campo, sia perché le quattro attrici non sono state mai assunte, e poi perché non un solo euro è mai passato di mano e non è successo nulla di nulla. Ma i fatti non contano: conta che l’Italia sia stata ieri messa a rumore perché “Repubblica” rilancia il solito combinato disposto fatto di brigadieri giornalisti, operatori di giustizia che violano le leggi e da un calendario a orologeria per campagne preconfezionate da una nota cabina di regia.
Veramente increscioso quello che è successo. Devo esprimere tutta la mia solidarietà…
…a Giuliano Ferrara, tirato ingiustamente in ballo, in maniera pesante, a sua insaputa, su una storia in cui c’entrava per nulla. Notato il suo stile impeccabile, il suo aplomb, il suo atteggiamento generoso nell’offrire spazio a Luttazzi, nel chiedere che gli venisse restituita la trasmissione.
…a Daniele Luttazzi, censurato proditoriamente, improvvisamente, senza valide giustificazioni. Chi l’ha chiamato sapeva dove Luttazzi va sempre a parare. Che cosa si aspettava da lui? E lo share alto non deve proprio servire a nulla? Notata l’eleganza con la quale ha accettato il verdetto. Notato il fatto che i testi erano quelli che Luttazzi porta ogni giorno in teatro. Notato il fatto che la trasmissione è addirittura andata in replica prima della soppressione.
…a Antonio Campo Dall’Orto, direttore della 7, trascinato da Luttazzi nell’imbarazzante settore della volgarità. Notata la sua generosità (tradita) nell’offrire spazio al comico vittima dell’editto bulgaro. Notata la sua sopportazione di cui aveva fatto uso fino all’incidente. Notata la sua decisione di difendere i personaggi della sua tv.
Contemporaneamente debbo esprimere il mio dissenso e prendere le distanze…
…da Giuliano Ferrara, il quale secondo Luttazzi prima si è lamentato e poi ha ritirato la mano.
…da Daniele Luttazzi, il quale ha tradito la fiducia che in lui aveva posto Campo Dall’Orto, il quale si aspettava maggior senso di responsabilità.
…da Antonio Campo Dall’Orto, il quale ha chiuso una trasmissione di successo, censurando un comico già censurato, approfittando di un suo piccolo svarione.
Si capisce che ho diretto un giornale di satira, che sto lavorando per la 7 e che sono amico di Giuliano Ferrara? (csf)
da Claudio Urbani
Sono d’accordo, caro CSf, con le tue osservazioni sul voto degliitaliani all’estero. Sinceramente un pensierino di toglierlo a certifurbetti di casa nostra, Rossi e Briatore come da tuo esempio, mi hasfiorato. Prendono la residenza all’estero giusto per non pagare letasse, ma vivono poi in Italia. Quindi all’occorrenza usufruiscono diquei servizi, cito pronto soccorso, vigili del fuoco, autostrade ecc.che funzionano con le tasse dei cittadini. Questo, scusa, uno poco mi faincazzare!
NELLA TANA DEL LUPO
Ritanna Armeni, Giuliano Ferrara, io e il presidente Cossiga. Tutti e quattro a “Otto e mezzo” a parlare di Cossiga e del mio libro intervista “L’uomo che non c’è” appena edito da Aliberti (a proposito, vi decidete a comprarlo o no?)Il tutto domani sera (cioè venerdì 14). Farò la mia solita figura da cioccolataio? dovrò tagliarmi la barba da padreterno? sarò censurato? Giuliano si presenterà nella vasca da bagno? domande che domani avranno la loro risposta. (csf)
da Giovanni Maria Mischiati
Una volta bastavano due monetine sotto le palpebre del defunto, ma fra poco assisteremo alle corse di Fantozzi per timbrare il cartellino, con il rischio di venire travolti da mandrie di prefiche ansiose solo di non tagliare l’ultimo traguardo fuori tempo massimo. Non è bello che il becchino aspetti con la pala in mano, perciò il comune di Venezia ha deliberato un aumento delle tariffe dei servizi funebri: in sostanza, si multeranno i morti poco rispettosi dei limiti di velocità, un autovelox al contrario per chi indugerà nei saluti al caro estinto, mai così caro come nel caso di un’omelia prolissa o di una lacrima di troppo. In fondo, sarà davvero come prendere il taxi, per adeguarsi al paragone usato dall’assessore competente: se ritarda l’automedonte, liberalizzato oppure no, te lo paghi tu in base alla cifra sul tassametro. Ci vorrebbe il genio di Brassens (‘Les funérailles d’antan’) per cantare la filosofia mortuaria del sindaco mona Max Cacciari, che già di suo ha l’aria del necroforo – sia detto senza offesa per la categoria. Il grande intellettuale, che dovrebbe avere bazzicato un po’ con certe questioncelle riguardanti l’ultimo approdo dell’uomo, ha protestato di non sapere nulla della determina comunale, però mica ha aggiunto di trovare disdicevole questo modo di far cassa. Indubbiamente, in Magna Grecia c’è più dimestichezza con le faccende legate ai trapassati, e anche una maggiore sensibilità: infatti, si scazzottano quelli delle imprese di pompe funebri concorrenti, cercando di sfilare loro la bara, giusto per non far mancare ai parenti affranti il conforto di accompagnare il congiunto quasi fino allo zerbino di San Pietro. Un funerale al prezzo di due, con la concreta possibilità che ci scappi il morto in più a causa della violenta contesa per il cadavere. Estorsione pubblica in laguna, estorsione privata in terra di camorra: morire non è mai un bell’affare.
da Massimo Mai
Caro Schiavone ha ragione, anche se io non ne farei una questione geografica. Bossi dice sciocchezze di valore assoluto da ormai un buon quindicennio. Basterebbe un minimo di cultura storica, per ridere di lui. Ma perchè limitarsi? Ad esempio perseverare a votare tipi come Cuffaro dopo gli splendidi risultati esibiti nell’amministrazione della Sicilia non è quello che si dice un particolare indice di attenzione, e pure continuare a votare Bassolino continuando a trovarsi la monnezza per la strada non mi pare indice di particolare brillantezza.
da Carla Bergamo
Sono molto perplessa riguardo ai post di Guarini e Altrui. Non so chedire, di fronte a due persone intelligenti che sostengono che gliItaliani all’estero non dovrebbero votare, prima di dare un’opinionedefinitiva, mi fermo e medito.Certo è che, pur stando la maggior parte dell’anno fuori dall’Italia,continiuo a restare in contatto con le persone e mi informo grazie ainternet, su tutto quello che sta succedendo in suolo italico. Ma giàci hanno tolto l’assistenza medica (durante la mia permanenza inItalia ho diritto solo all’eventuale Pronto Soccorso), ora chissà chenon ci tolgano il voto. Successivamente, proporrei di toglierci anchela cittadinanza, perché no?Non siamo utili alla patria, l’abbiamo abbandonata, in fondo. Maquanti discendenti di Italiani ho conosciuto che portanoorgogliosamente il loro cognome e il ricordo dei racconti dei nonni,obbligati per necessità ad abbandonare la loro terra… Senza contareche molti degli Italiani all’estero hanno mandano e continuano amandare un sacco di soldi in Italia, ma questa è un’altra storia.
Insomma secondo le risultanze del dibattito sugli italiani all’estero portato avanti da Guarini e Altrui, sembra che debbano votare solo quelli che:1)risiedono stabilmente nel nostro Paese (è stato tolto il diritto di voto a Flavio Briatore e a Valentino Rossi? A tutti quelli che spostano la residenza alle Cayman e a Londra e a Montecarlo?)2)concorrono al suo progresso economico e sociale (è stato tolto il diritto di voto a tutti i disoccupati?)3)finanziano con le proprie tasse il funzionamento (o il malfunzionamento) dello Stato (è stato tolto il diritto di voto agli evasori fiscali o ai poveri sotto il primo scaglione dell’Irpef?) (csf)
da Pier Franco Schiavone
Caro Luttazzi, ti seguo (anche se mi fai incazzare quando t’inalberi perché ti fregano le battute) e quindi mi sento in dovere di darti un suggerimento, Biagi direbbe che sai sbagliare da solo, ma io te lo do lo stesso. Basta, non fare più dichiarazioni. Finché rispondevi a Serra e a Sofri, non rischiavi troppo, ma adesso i tuoi nemici hanno messo in campo la Totenkopf, nientemeno che Filippo Facci. Contro di lui non puoi nulla, lui è capace di stenderti solo corrucciando la bocca. Perché, ti chiedi, Facci interviene contro di te? Beh, per mettere la parola fine alla querelle, ogni suo intervento è definitivo. Lui non si unisce alla schiera di chi ti riversa addosso i soliti improperi (volgare, coprofilo, ecc..), però dice qualcosa che altri VIP non dicono: plagiatore! Beh, tu plagi, è un buon motivo per censurarti, non credi? Rassegnati, torna a teatro e mandami due biglietti gratis.
da Alessandro Ceratti
Chapeau, signor Bolchi. Proprio come dice lei. E’ una banalitàaritmetica. Però è proprio bellina no? Ogni tanto mi piace utilizzarla,così, tanto per fare un primo campionamento tra chi è sopra e chi è sotto.
da Biagio Coppola
Stiamo assistendo, in questi ultimi tempi, al trionfo del corporativismo più sfrenato sintomo di una patologia ben più grave: l’egoismo. Ormai non si riesce ad arginare il fenomeno scaturito, forse, anche dalla crisi delle ideologie insomma l’altruismo ormai bisogna andarlo a scovare nelle mense della Caritas!