da Robert Wagner (?)
Allora: l’estate scorsa (a proposito dei furbetti del quartierino) Di Pietro parlo’ di Nuova P2. Anche di recente, a proposito delle intercettazioni illegali compiute dalla Telecom (in stretta collaborazione col Sismi e pare con software fornito dai servizi segreti USA) Di Pietro (ad Omnibus, su La7) ha parlato di Nuova P2 e di utilizzo a fini privati ed illegali delle istituzioni pubbliche. Era difficile capire bene a cosa si riferisse. Poi gli occhi mi sono andati su una notizia breve (“I vicini di casa del Sismi”) pubblicata su Diario (del 14.07.2006, pag.16). Dunque, al secondo piano nello stesso edificio in via Nazionale a Roma dove ha sede l’ufficio di Pio Pompa (quello dei dossier Sismi, della fonte “Betulla”, e dell’intercettazione dei giornalisti sgraditi) c’e’ “l’ufficio di rappresentanza di Banca Nuova, un istituto di credito con sede a Palermo, controllato dal gruppo Popolare di Vicenza. E’ Banca Nuova, insieme al gruppo Livolsi, a creare Nuova Merchant, una banca d’affari… Scherzi del destino: consulente di Nuova Merchant, che e’ stata alleata della Magiste di Stefano Ricucci in Confimmobiliare, e’ Edward Luttwak…”. Per chi non lo sapesse: Luttwak e’ un Senior Advisor della CIA molto stimato e negli anni ’60 scrisse un interessante libro (tuttora in commercio: “Coup d’État: A Practical Handbook”) dove si spiegava come si poteva prendere il controllo di una nazione senza carri armati, collocando uomini fidati in posti chiave (nelle istituzioni, nel sistema dell’informazione, nella finanza …).
da Pier Franco Schiavone
Caro Minelli, proprio perché sono passati circa 70 anni, le leggi razziali, il Pogrom, la guerra, la Shoa, che mi stupisco che ci siano giovani ebrei fascisti. Se tu non ti stupisci perché durante il ventennio molti erano fascisti, non so che dire. Erano fascisti Dario Fo, Enzo Biagi, Giorgio Bocca e tanti altri che all’epoca erano peró giovanissimi; un’amante di Mussolini era Ebrea. Gli ebrei, prima delle leggi del 1938, non vivevano la loro appartenenza in senso razziale, erano cittadini italiani ed ebrei, punto. A Casacalenda, il mio paese del Molise, esisteva una sorta di campo di costrizione per gli ebrei; dico una sorta perché era in pieno centro e i reclusi potevano uscire. Mia madre mi raccontò che ad una bella signora che le dava dei soldini in cambio di fiori, chiese una volta: ma perché ti hanno messa in prigione? Che hai fatto? Mi disse che quella signora rispose con un sorriso: vorrei saperlo.
da Claudio Urbani, Roma
Cinque anni fa morì a ventanni per ciò in cui credeva. Lo desideriamo ricordare.
da Muin Masri
Questa non è una guerra tra il bene e il male, tra un stato democratico, dittature e bande armate, come qualcuno ama ricordare. Non è nemmeno una guerra di religione anche se ci sono tutti gli ingredienti per pensarlo. Questa maledetta tragedia è figlia del fallimento dalla politica internazionale perché di terra contesa si tratta. Da quando è nato lo stato di Israele sono state istituite molte iniziative più o meno serie, ma tutte sono miserabilmente fallite. O perchè Israele rimandava gentilmente al mittente l´offerta di intervento con la classica risposta “Non intromettetevi negli affari nostri” o perché gli arabi scioccamente rispondevano “O tutto o niente”. Tra una iniziativa e l´altra ci siamo ritrovati sempre in guerre troppo crudeli da concludere e troppo complesse da vincere. E come due pugili stanchi ritornavamo ai nostri sgabelli per una sorsata d´acqua fresca, un attimo di pausa per ricordare la gioia di vivere e, nel frattempo, sperare non nella prossima vittoria, ma di un aiuto esterno, divino che mettesse fine a questa nostra follia. Perché di follia si tratta e nessuno può capirlo meglio di chi combatte: si va al fronte sognando la casa e si cerca la morte per trovare la pace, ditemi se questa non è pura follia!
La nascita dello stato di Israele è stato un shock per noi arabi. Avremmo anche potuto superarlo, digerirlo se non fosse stato per quel senso di ingiustizia, di abbandono e di tradimento così difficile da comprendere e che ci ha accompagnati in questi lunghi anni. Chiedevamo aiuto alla Comunità Internazionale e l´ONU non andava oltre le sue risoluzioni. Chiedevamo il nostro diritto alla vita e voi lo scambiavate con la distruzione di Israele. Chiedevamo il vostro intervento politico e voi, dopo un giro di consultazioni, uscivate con iniziative che faticano a prendere piede non perchè incomplete ma perchè e´ sempre mancato il coraggio di attuarle veramente. Ogni volta si ritorna all´anno zero, basta poco, e così per sessant´anni. Sono troppi per chiunque.
Israele è forte, troppo forte, ma non ci fa nessuna paura. Non perchè siamo così orgogliosi ma perchè siamo disperati e non c´è nessuna forza che tenga quando si tratta di sopravvivenza e la storia ce lo insegna. Gli Arabi sono tanti, troppi, ma non fanno nessuna paura ad Israele e non perché gli Israeliani siano orgogliosi del loro modello di Stato, ma perché anche loro sono disperati quanto noi. E così il sogno di uno è diventato l´incubo dell´altro e, la barriera del sospetto, oramai, ha superato ogni immaginazione.
Questa non è guerra tra palestinesi e israeliani, ma tra occidente e oriente. E lo dimostra il fatto che ogni volta che scoppia la guerra da noi, qui da voi esplode il dramma “con chi stare?”. Vi sentite il dovere morale di sostenere una parte e vi ponete sempre la stessa domanda “chi uccide meglio? Un paese democratico e liberale stile Vecchia Europa come Israele o dittature e partiti fanatici come quelli islamici?”. E noi dobbiamo combattere in attesa di una vostra conclusione! Certo, fa piacere sentirsi amati e sostenuti da qualcuno, ma spesso risulta anche dannoso perché questo tifare l´uno o l´altro non fa che allungare questa tragedia, che è nostra. Voi ci rimettete solo la faccia, noi invece la vita. Quindi o avete il coraggio di aiutarci veramente e porre fine a quest´assurda guerra, a trovare un sogno comune o lasciateci morire in santa pace. Chissà, magari trovandoci soli e abbandonati riusciremo a trovare l´uscita da questo tunnel.
di Marco Migliavada http://marcomiglia.blogspot.com/
Grazie Bersani. Se non fosse stato per il tuo decretone non sarei mai riuscito a capire quanto mi amino i farmacisti. Già! Fino a ieri, infingardo, quando entravo nelle poco accoglienti mescite di medicinali mai ho pensato che sotto quel camice bianco divampasse una tale passione. La mia Magnesia Bisurata Aromatic, in fondo, l’ho sempre avuta senza troppe domande. Prima d’ora da oltre il bancone nessuna richiesta di informazioni. Che ne so, qualcosa tipo «Ma quel bruciore di stomaco che ogni tanto ti perseguita è un vecchio amico o una conoscenza più recente?» «Ne fai uso occasionale o sei caduto nel tunnel della dipendenza?»«Sai che non devi scioglierla nel whisky per assumerla?» Finalmente so che quella che fino a qualche giorno fa io consideravo indifferenza in realtà era soltanto malcelata timidezza. Il farmacista anela a sapere tutto di me. Non fa la prima mossa soltanto per non apparire sventato. Bersani però ha fatto il miracolo. Temendo che possa tradirlo con un collega dell’ipermercato vicino, l’impaurito dottorino si è fatto leone e da qualche giorno non posso ascoltare radio o telegiornale senza leggere le sue dichiarazioni di amore. Pensa sempre a me, si preoccupa, ha paura che frequenti cattive compagnie e non vuole che lo abbandoni. Ma io, stronzo, devo ancora decidermi. Si sa, le vacanze estive sono il periodo più critico per certe scappatelle.
da Mario Strada
Distrattamente avevo letto del romanzo di un anonimo (Agente Italiano) che raccontava dell’ultima tornata elettorale, e dei possibili brogli (Titolo: Il broglio; Editore: Aliberti, 2006). Poi ho ascoltato un’intervento del sondaggista Crespi a Radio Radicale, che spiegava la cura tecnica con la quale il romanzo era stato costruito. Se avete tempo, ascoltatelo: http://www.radioradicale.it/?q=scheda&id=200401
da Vittorio Grondona – Bologna
Difendersi offendendo è il concetto più idiota che abbia mai sentito per legittimare in qualche modo un conflitto, come per esempio quello deprecabile in atto fra Israele e il Libano. Ostacolare l’offesa con l’offesa significa fare la guerra. Ormai ci siamo abituati ad addolcire le parole, peccato che la realtà non ne tenga conto. La guerra è brutta in tutte le locuzioni con le quali è possibile mascherarla.
da Alessandro Ceratti
A proposito di integrazione ho da riferirvi una magnifica battuta di Eddie Murphy. E’ questa: “Essere negro negli USA? E’ durissimo. Anche a me è capitato, quando ero povero”. Diciamoci la verità, il problema è sempre quello. Sono convinto che anche il più leghista dei paesini della Valcamonica non avrebbe difficoltà alcuna ad integrarsi con uno sceicco wahabita pieno di petrodollari.
sa Massimo Minelli
A chi si stupisce nel vedere giovani ebrei italiani fare il saluto romano: è risaputo che, almeno fino al 1938, la comunità ebraica era così bene integrata con la società italiana che molti suoi esponenti erano tranquillamente iscritti al PNF, alcuni addirittura sin dalle origini del partito di Mussolini. Così come c’erano gli antifascisti (devo fare l’elenco?) e i politicamente agnostici o abbastanza indifferenti. Nello stesso “Giardino dei Finzi-Contini”, se non ricordo male, il padre del protagonista era iscritto al Partito Fascista. Di questi giorni una biografia su un podestà (cioè il sindaco durante il ventennio) fascista. Quindi qualche nonno di quei giovani ebrei forse il saluto romano lo ha pure fatto, salvo poi pentirsene (spero).
Castelli, ex ministro della Giustizia, ha commentato la sentenza dei magistrati milanesi riguardanti i fatti di Corso Buenos Aires: Finalmente una sentenza che ritengo non solo giusta, ma anche educativa. Ora, a parte il fatto che le pene comminate sono eccessive (meno male che sono ridotte di un terzo grazie al rito abbreviato!), anche a non voler difendere quei ragazzi, non si puó dimenticare che Castelli si è distinto nella scorsa legislatura per aver attaccato i giudici tutte le volte che hanno sfiorato Berlusconi, Previti o uno dei suoi. In sostanza, adesso invece dice, sposando tesi maoiste e brigatiste, colpirne uno per educarne cento, anzi, meglio colpirne una ventina. Chissá se Castelli è davvero d’accordo sulle cose che afferma.