da Paolo Beretta
Caro Schiavone, a parte che un tassista a Milano non guadagna 2000-2500 euro al mese, ma quasi il doppio, a parte che ci sono lavoratori che si spaccano ben di più la schiena per ben meno soldi, a parte che i rischi dei tassisti non sono poi così diversi da quelli che corre chiunque svolga un altro lavoro autonomo, le licenze le rilasciano i comuni praticamente gratis. Posso essere d’accordo che si preveda un risarcimento per chi ha sborsato 50,000 euro per comprarsi una licenza, ma alla fine vediamo di intenderci: questo giro di soldi è tutta roba in nero e senza presupposti giuridici. Che i tassisti si leggano bene il decreto e si straccino meno le vesti.
da Isabella Guarini
Caro CSF; mi sembra che il decreto per i taxi non sia una liberalizzazione, nel senso di esercizio di un’attività in concorrenza con altri, che dovrebbe premiare chi coniuga qualità e prezzo, bensì un modo per rendere pubblica la gestione di un servizio, sì di pubblica utilità, ma privato. Il tutto a spese dei tassisti.
da Tommaso Trevisiol, Verona
Il decreto sulle liberalizzazioni è ottimo: tanto di cappello ai cattocomunisti emiliani Prodi e Bersani. Per svecchiare la società la mannaia è indispensabile, caro Schiavone: è impossibile un accordo con le categorie direttamente colpite (i tassisti, ad esempio). E allora è giusto dare una bella mazzata ai privilegi di pochi, nella consapevolezza che ciò vorrà dire più opportunità per tutti. Concludo con una nota personale: è avvilente per chi vota a destra come me (nella convinzione che il liberalismo stia da quella parte) assistere alle reazioni della Cdl, sempre meno Casa delle libertà e sempre più Casa delle lobby e delle corporazioni. Deludente anche la linea del Giornale di Belpietro e specialmente quella di Libero: ma si sa che Feltri sceglie la rotta politico-editoriale esclusivamente in base alle esigenze di vendita (e Libero tra i tassisti va a ruba). Apprezzabile invece l’onestà di Ferrara sul Foglio. A Prodi dico: avanti così, a testa bassa.
da Pier Franco Schiavone
Cosa succede se a Milano, poniamo, acquisisce una nuova licenza (oppure un possessore di licenza la cede) una SPA che ha un parco macchine di 500 unitá? È possibile? E se fosse, come fa un singolo tassista a concorrere con una SPA? E se un tassista compra cinque vetture scassate e le fa guidare da fratelli e cognati? È possibile? E se fosse, chi salirebbe su una di quelle vetture? Non sarebbe stato meglio trattare coi tassisti e tentare di raggiungere un accordo per portare l’Italia al livello europeo di taxi per abitante? Ho preso taxi a New York, Londra, Parigi, Lisbona, ma non ho mai notato differenze sostanziali di tariffe, caso mai mi ha sorpreso la qualità pessima delle vetture, specie a New York dove magari un immigrato messicano guida una Chevrolet del 1990.
da Salvatore Liguori – Roma
Ho letto l’intervista ad Anna Finocchiaro e ho i brividi (non di piacere): capogruppo al Senato per l’Ulivo, ex-ministro delle Pari Opportunità, alla domanda su quali sono gli uomini politici che apprezzano le donne dice: «Uno molto convinto è Piero Fassino, vede il problema come una «mission» politica. Un altro è Massimo D’Alema. Lui sceglie le donne perché ne riconosce la qualità». Guarda caso i suoi diretti responsabili politici: ma non le è venuto in mente di chiedere a Fassino e D’Alema di lasciare il loro meraviglioso posto di potere ad un donna? Nella fretta si è dimenticata di Prodi. (…)
da Mauro Marchi
Non condivido le proteste degli amici tassisti. Anch’io ho subito “danni” dalla liberalizzazione delle licenze. Ho un piccolo negozio e consideravo la vendita della mia licenza come una specie di liquidazione di fine rapporto, ma qualche anno fa il comune di Milano ha liberalizzato le licenze di vendita. Ora chiunque può aprire a 3 metri da me un esercizio come il mio. In effetti hanno aperto un megastore di elettrodomestici e affini a 50 metri dal mio negozio. Non ho protestato, mi sono adattato, ora non vendo più elettrodomestici ma accessori per la loro installazione, pile, lampadine, ferramenta e quant’altro non vendono loro. Non è stato semplice, ma sono sopravvissuto! Forse con le nuove licenze non mi sentirò più dire da Radiotaxi che il taxi più vicino arriverà tra 15 minuti e con 10 € di corsa!
da Vittorio Grondona – Bologna
Questa mattina sentivo per radio che nel primo semestre di quest’anno sono morti sul lavoro 118 operai. Una tragedia che purtroppo passa sotto silenzio. Ti svegli che senti parlare di calcio e vai a letto che ancora di calcio si parla. Poi negli intermezzi, fra una pubblicità e l’altra, si trova lo spazio per riportare le cifre astronomiche dei proventi economici derivati dalla tolleranza zero sul traffico, che peraltro non perdona nemmeno chi esulta per quel calcio che gli stessi oppressori alimentano a piè sospinto. C’è da non crederci, da una parte l’assoluta indifferenza sociale per i morti sul lavoro che non solo non rendono, ma che la relativa prevenzione sarebbe addirittura costosa; dall’altra l’interesse morboso per gli introiti sicuri dovuti alla preventivata negligenza stradale per l’inosservanza di regole di circolazione concettualmente idiote, studiate ad arte per tale esclusivo scopo di lucro. Fra l’altro vengono propinate statistiche fasulle sui relativi risultati. (…)
da Silvia Palombi
Sono quasi sempre d’accordo con quel che scrive Schiavone ma sui tassisti no, mi spiace. Giro per lavoro e ogni tanto mi tocca prendere il taxi, lavorando per conto mio non ho rimborsi su cui contare e il costo delle corse è ormai proibitivo, specie a Milano. Ogni città ha sue peculiarità, tra quelle meneghine merita di essere segnalata “il tassametro più veloce del west”: non appena il tassista, leggente il giornale fermo al posteggio perche’ qui non girano come in tutto il resto del mondo, intuisce che ti stai avvicinando proprio a lui zac! il tassametro è avviato. Stanno reagendo da quella corporazione che sono, non gliene frega niente di essere un servizio pubblico. Mi spiace non ci sto, e lo prenderò sempre meno.
Con una norma del decreto legge si prevede che, fatta salva la possibilità di conferire nuove licenze secondo la vigente programmazione numerica, i Comuni possono bandire pubblici concorsi e concorsi riservati a chi è già titolare di licenza taxi (in deroga alle attuali disposizioni) per lassegnazione a titolo oneroso di licenze eccedenti la vigente programmazione numerica. Nei casi in cui i comuni esercitino tale facoltà, i soggetti assegnatari delle nuove licenze non le possono cedere separatamente dalla licenza originaria e devono avvalersi, sotto la propria responsabilità, di conducenti il cui contratto di lavoro subordinato deve essere trasmesso allamministrazione vigilante entro le ore 24 del giorno precedente il servizio.I proventi derivanti dallassegnazione a titolo oneroso delle nuove licenze sono ripartiti tra i titolari di licenza taxi del medesimo comune che mantengono una sola licenza.2) i comuni possono altresì rilasciare titoli autorizzatori temporanei, non cedibili, per fronteggiare eventi straordinari.