da Giovanni Trombetti
Un amico mi ha svelato l’arcano: Zidane ha avuto quella brutta reazione quando Materazzi gli ha chiesto: “perchè non vieni a giocare all’Inter?”
da Fabrizio Carbone
Lunedì 10 luglio, ore 16,48, via di Vigna Murata alla fermata dell’autobus 765.
Considerazioni su una partita di calcio: l’Italia è campione del mondo!
Care amiche, amici, fratelli e compagni…
Aspetto un autobus che non passa e così approfitto per far mente locale e pensare a ciò che ho visto e sentito ieri notte, la notte di Berlino, in televisione, su Rai Uno. Divido così questa novella in brevi capitoli. Cerco di essere scarno e succinto anche se di tutto quel che è successo si potrebbe scrivere un libro. Andiamo per ordine.Capitolo Primo: la partita.
L’Italia ha vinto perchè un francese ha preso la traversa(non il palo, presidente Prodi) e la palla è rimbalzata qualche centimetro FUORI dalla porta. Era il momento dei rigori. Il più bravo portire del mondo, italiano, non ne ha preso neppure uno. Anzi, quasi sempre si è gettato dalla parte opposta alla direzione della palla. Il peggior portiere del mondiale, francese, non ha preso neppure un tiro. Anzi, quasi sempre si è gettato dalla parte opposta alla direzione della palla. Risultato finale: l’Italia è campione del mondo! Le urla sovrastano ogni cosa ed è giusto che sia così perchè ci aveva detto sempre sfiga e invece questa volta abbiamo vinto per PURO CULO. Obbiettivamente, a parte forse la tenue volgarità, questo sarebbe stato il miglior titolo per sintetizzare la vicenda. Ma, si sa, l’obiettività non è il nostro pane quotifiano. Siamo faziosi, guelfi e ghibellini, neri o rossi, papalini e anticristi. Lo siamo da sempre e non riusciamo a uscirne.L’Italia ha giocato la sua peggior partita dei mondiali con Totti, Toni, Perrotta inesistenti. Ma ha vinto. Viva l’Italia!
Capitolo Secondo: il giornalismo sportivo.
“Cosa ha provato? cosa prova? cosa provava? cosa proverà? racconti i suoi sentimenti, raccontaci (a seconda a chi ci si riferisce, se ministro , capo di stato o descamiciados con bandiera e tatuaggi) dai raccontaci i sentimenti; dicci quel che senti dentro”. I giornalisti italiani sanno a memoria le domande che devono fare quando succede qualcosa: una partita vinta, un rapimento, una crisi di governo, una elezione vinta o persa, uno stupro, un treno deragliato. Glielo insegnano a scuola (di giornalismo). E loro, bravissimi, sanno subito cosa domandare. Quando possono le domande se le fanno da soli, fra loro, e poi ridono, si rispondono, si parlano addosso. E gli intervistati rispondono anche loro ma non sanno dire altro che banalità perchè i sentimenti, ahimè, se li hanno non li sanno descrivere. Non sanno parlare, usare parole congrue, appropriate. Farfugliano idiozie. Tanto tutto è lecito: l’Italia è campione del mondo! Viva l’Italia!
Capito Terzo: i mondiali e la visibilità.
I mondiali, si sa sono una vetrina unica, una opportunità per farsi vedere davanti a un miliardo di persone, davanti, questo vale per noi, a l’Italia intera. Così alla partita ci vanno i veri vip. L’ex presidente Bill Clinton e un certo Henry Kissinger, esperto di calcio secondo i giornali e non, come molti sanno, ideatore di colpi di Stato militari che hanno massacrato brasiliani, cileni, argentini, uruguaji. Ci va il nostro neo presidente della Repubblica, un comunista! perbacco (e per questo Berlusconi si è sentito male e non c’è andato), la neo ministra dello Sport, il neo ministro della Giustizia. E i giornalisti interrompono qualsiasi cosa e, proni come sempre, intervistano i potenti del momento. Cosa cambia da Schifani a Mastella, da Fini a Melandri? Nulla: i potenti di turno devono dire qualcosa, qualunque cosa perchè è un gran bello spot davanti a milioni, decine di milioni di italiani. Le banalità non mancano. Ci sono quelle educate e pacate del presidente Napolitano; quelle inutili del ministro Giavanna Melandri e quelle sconsiderate del ministro Mastella che, in barba al sua dicastero di Grazia e Giusitizia, chiede che non sia fatta giustizia sportiva. E’ bello vedere che siamo ancora al medioevo perchè in nessun paese civile verrebbero intervistati sempre, comunque e dovunque, i potenti del momento. Democrazia, invano…Viva l’Italia!
Capitolo Quarto: i giocatori italiani.
Hanno risposto ai complimenti dei giornalisti, ai complimenti dei tecnici, ai complimenti degli addetti ai lavori, ai complimenti degli ex arbitri e dei moviolisti. Molti hanno detto cose insulse, altri cose banali, qualcuno cose divertenti, pochissimi cose intelligenti. Certo non spetta a chi tira calci al pallone saper parlare. Nessuno però ha detto la verità. Nessuno ha detto: “Sono contento di aver vinto 250 mila euro esentasse. Mezzo miliardo di vecchie lire per un mese di estenuanti fatiche in Germania. Ora potrò portare la famiglia in vacanza, le veline in vacanza. Forse potrò arrotondare con altre foto taroccate e concordate con i giornaletti del gossip; foto in cui far vedere il fondoschiena o le tette della mia amichetta di turno”. No, nessuno lo ha detto. E sarebbe stato spiritoso, o spiazzante. Nessuno ha detto qualcosaltro:”Abbiamo deciso di tenerci 10 mila euro. Gli altri 240 mila a testa li mandiamo ai Comboniani, a Emergency, a Survival International, al Wwf, alla Caritas. Siamo 23 e con quel bel gruzzolo potremo salvare alcune centinaia di migliaia di bambini e non farli morire di fame”. Come avrei amato sentire una dichiarazione del genere! Ma lo so: vivo in un mondo a parte, lontano, impossibile che esista. Viva l’Italia!
Capitolo Quinto: il ritorno.
I vincitori del mondiale di calcio tornano oggi a Roma con un aereo privato. Ma come? Neppure con un aereo della nostra compagnia di bandiera? Neppure un aereo dell’Alitalia era possibile da trovare per far tornare i calciatori, gli addetti al seguito e la coppa? Sarebbe stato uno spot gratuito per un’Alitalia che agonizza: meglio di no, meglio un aereo privato.
I vincitori del mondiale atterrano oggi all’areoporto militare di Pratica di Mare. Militare? E perchè? Per dar modo a chi sappiamo di essere i più bravi a organizzare una rete di spioni, di servizi segreti, di intercettazioni e capire meglio chi sono questi 23 scalmanati? Incredibile prova anche questa di democrazia. No, gli italiani non possono essere normali, come tutti nel mondo. Devono essere speciali, unici. E poi, dopo la base militare 4siamo un paese che ripudia la guierra!) andare a Palazzo Chigi da Prodi, per prendersi qualche altra medaglia, una bella pacca e un abbraccio. E poi alla fine il bagno di folla al Circo Massimo, invaso, si spera, almeno da uno o due milioni di persone. Viva l’Italia!
Capitolo Sesto: la follia.
Sappiamo già cosa succederà al Circo Massimo. In quell’area ormai sterrata dove un tempo correvano le bighe dei nostri antenati. Ma non doveva essere un’ area archeologica da valorizzare? Un luogo dove passeggiare? Il Circo è sottoterra: non si vede, lo si immagina. Sopra passeranno a valanga i nostri italici fratelli, denudati, invasati, impazziti per poi deliziarci in caroselli quando andrà bene e in casini quando si staccheranno dall’immensa folla i nostri “casseurs”, quelli che spaccano vetri, macchine e bottiglie, tanto per divertirsi. E già successo per due volte, a Campo dei Fiori, dove qualcuno vorrebbe la statua di Gattuso al posto di quella dell’indomabile Giordano Bruno, quell’altro, non il giocatore di una Lazio di pochi anni fa. “Ma è bello vedere sventolare così tante bandiere! Che bello!” esclama un telecronista sportivo pelato, lo stesso dell’isola degli infami.
E’ una gioia che unisce l’Italia tutta. Già, abbiamo vinto i mondiali. Viva l’Italia!Capitolo Settimo: il ritorno a casaSono 25 minuti che aspetto il 765 che non passa. Gli autobus a Roma sono un optional. Tanto tutti hanno la macchina e, a via di Vigna Murata (limite 50 km all’ora) sfrecciano a 80, 90, 100 all’ora. Aspetto l’autobus che non passa perchè mi ostino a prendere i mezzi; perchè credo che convenga soffrire un pò e inquinare un pò meno. Ma non è facile soprattutto quando la maggior parte degli italiani pensa che la benzina la regalino: circa a 3 mila vecchie lire al litro. Aspetto che passi il 765 e invece passano alcuni ragazzi a piedi. Il primo della fila sta parlando al cellulare. Quando mi sfiora pronuncia una frase tipica, di prammatica: “ma chi te s’incula!” enuncia con voce stentorea. No, non lo dice a me, ma a un suo conoscente, forse un amico, forse qualcuno a cui estorcere denaro, a cui vedere cocaina, a cui comprare un’automobile rubata. O semplicemente alla mamma, che lo implora di studiare o di tornare a casa prima del solito. Chissà. A terra conto alcune decine di bottiglie di birra, alcune decine di lattine schiacciate, cartaccia, mozziconi, vetri rotti. Tutta roba che, potete star certi, nessuno dei nostri valenti operatori ecologici pulirà per settimane, forse per mesi. Viva L’Italia!
Conclusioni: il sogno.
Sogno un milione di persone al Circo Massimo con le bandiere di tutti i colori possibili, anche italiane per carità; un milione di persone che gridino che è bene che tutti paghino le tasse, che si smetta di cementificare l’Italia, che ci si dia regole certe, che ci sia Giustizia uguale per tutti, che si possa vivere in città civili, che si affrontino i problemi con senso di responsabilità collettiva, che ci sia vera pace tra i popoli. Sogno questa Italia e per questa, e solo per questa grido, VIVA l’ITALIA!
da Gianni Guasto
Negli anni settanta, in mezzo a tanta gente per bene, per le redazioni dei giornali si aggiravano anche individui come Guido Giannettini e Pino Rauti, che nel tempo libero tramavano contro lo Stato e i suoi cittadini, ansiosi di liberarsi del’odiata democrazia, con la collaborazione dei Servizi deviati, e a qualsiasi prezzo. Oggi in un contesto molto diverso da quello di allora, rapporti inconfessabili tra Servizi probabilmente deviati ed una minoranza di giornalisti continuano a prosperare: non più per sostituire la democrazia con un’improbabile junta cilena, ma piuttosto per trasformarla in democrazia autoritaria, in nome di un irripetibile passato crociato e fondamentalista. Per cui, caro CSF, se le responsabilità dell’agente Betulla saranno quelle che ipotizzano oggi i giornali, limitarsi a dire che é “un pirla” sarà decisamente troppo poco.
da Marco Riccini
Per quel che ne so io, è prassi, protocollo o addirittura una norma scritta da qualche parte (scusate l’approssimazione), che il Presidente della Repubblica all’estero non vada mai da solo, ma sempre accompagnato almeno da un ministro o comunque un rappresentante del Governo. Dunque, fra tutti, non mi pare che la Melandri, ministro dello sport, fosse la meno indicata. Piuttosto, mi chiederei cosa ci faceva Mastella, se non lo sapessi. (Penosa la scena del giornalista che toglie bruscamente la parola a non ricordo chi, perché assolutamente, prima della pubblicità, doveva dire la sua il ministro della giustizia)
da Isabella Guarini
Caro CSF,le spy story sono trame da film anche nella realtà. Penso che la stampa non ne dovrebbe dare notizia, perchè anche questo fa parte del gioco indecifrabile. E noi siamo i pinocchi mediatici!
da Muin Masri
Quando il mondo là fuori si nasconde dietro l’obiettivo della telecamera senza fiatare, a noi non ci resta che morire o pregare.
Caro CSF, a parte i servizi segreti di cui non conosco niente, perchè appunto segreti, mi sembra che in Italia la democrazia stenti ad affermarsi, come metodo di cambiamento e di innovazione. Per cambiatre qualcosa bisogna cominciare con gli arresti, più che con la discussione per la ricerca disoluzioni condivise. O con i decreti bliz!
da Vincenzo Rocchino, Genova
Caro Csf, la confezione di una bufala, come quella inventata da Renato Farina per il SISMI, secondo il quale sarebbe stato Prodi e non Berlusconi a dare il consenso alla Cia per l’operazione “prelievo” di Abu Omar (avvenuto nel febbraio del 2003), richiede un minimo di capacità nella coordinazione dei dati da manipolare; all’epoca, presidente del consiglio era Silvio Berlusconi. Romano Prodi era in tutt’altre faccende affaccendato. Fare la spia per i servizi segreti richiede un minimo di capacità e lucidità per coordinare dati e fatti da manipolare. Qualità delle quali è evidentemente privo Renato Farina.
da Vittorio Grondona – Bologna
Allora è come prima? Così son capaci proprio tutti!. Mi chiedo perché poi abbiamo cambiato governo? Certo, io non ero credulone fino al punto che si potessero sanare le finanze con la bacchetta magica, ma così, come sta facendo Prodi proprio non mi piace. Ero d’accordo di contribuire nel mio piccolo attraverso un razionale ritocco alla pressione fiscale, ma intervenire con tagli alla sanità, previdenza, enti locali, proprio no!… Sempre lì si va a parare. Ora Prodi ed i suoi fedeli per forza, che ovviamente come i politici di centro destra non vogliono pagare il dissenso con il prematuro ritorno a casa, si sta comportando esattamente come Berlusconi: o mangi questa minestra o salti dalla finestra… Anche questa volta col solito sangue della povera gente forse riuscirà nel suo intento, però quando avrà finito la stessa gente che aveva sperato in lui non lo voterà più e così rientreranno al potere i vampiri di risorse che in altri cinque anni ci porteranno di nuovo alla malora. Il sociale secondo il programma elettorale doveva essere solo equilibrato e reso più razionale con garanzie concrete soprattutto per i giovani in perpetua precarietà lavorativa, non tagliuzzato qua e là con la disinvoltura degli incapaci di trovare le altre soluzioni promesse come quella di attaccare drasticamente l’evasione fiscale.
da Claudio Urbani, Roma
Caro Schiavoni, l’articolo di Salvini è un’apoteosi del qualunquismo. Parole valide solo per gli elettori di Salvini, elettori che non lo avranno neanche capito, a cui basta parlar male di tutto quel che è sotto il Po, che per loro rimane sempre troppo a sud. Detto questo, chiaramente era una provocazione dire che agitare qualcosa di colorato era giustificato, soprattutto dopo il richiamo al “Black Power”. Non mischiamo il sacro con il profano, tale esempio è stato di quanto più inadatto si potesse usare come paragone per la “Padania”!!!