da Virgilio Mancini
Perché molti giornalisti per dare più vigore alle loro opinioni usano il plurale maiestatis? Leggo spesso cose come “non accettiamo”, “a nostro avviso”, “noi pensiamo”. Ahò, ma noi chi? Una tesi intelligente è sensata anche se a sostenerla sei tu da solo e una sciocchezza rimane tale anche se siamo “noi” a dirla.
da Walter Vanini, Carona (Bergamo)
Ormai anche i più acerrimi nemici cominciano a sentirsi orfani e a chiedersi dove sia. Dopo la triplice batosta elettorale, l’ex premier Silvio Berlusconi è letteralmente scomparso dalle prime pagine di giornali e telegiornali. Si è ritirato in preda allo scoramento o sta meditando una ridiscesa in campo con nuove strabilianti strategie? I più informati lo riferiscono in una delle sue ville in Sardegna dedito alla sua ultima grande passione, la coltivazione delle rose. Pare che ne abbia ordinati esemplari da tutto il mondo. Nel frattempo l’Italia vince i mondiali, il medio-oriente esplode, i comunisti italiani governano, le corporazioni protestano, le sentenze sul calcio scandalo penalizzano il suo Milan. E lui coltiva le rose.
da Claudio Urbani, Roma
Oggi la farmacia vicino casa è chiusa per sciopero. In vista un bel cartello con scritto:” Chiuso oggi perché la tua farmacia non debba chiudere domani”. Tutto questo per poter comprare ai supermercati aspirine, sciroppi, cerotti e collutori?
da Pier Franco Schiavone
Mi sono spesso chiesto perché i giovani ebrei italiani siano, sembra, in prevalenza su posizioni di destra. Una spiegazione potrebbe essere che vedono la sinistra su una posizione prevalentemente filo palestinese. In effetti è un buon motivo per essere critici verso la sinistra ma magari dialogando potrebbero dimostrare ai loro coetanei che non sempre gli Israeliani hanno agito con arroganza in quell’area. Ricordo un bel pamplhet di Furio Colombo di qualche anno fa dove demolisce caso per caso il luogo comune che vuole Israele sempre responsabile delle guerre e delle aggressioni, e Colombo non è uomo di destra. Secondo me i giovani ebrei che fanno il saluto romano sono semplicemente ignoranti e forse non conoscono nemmeno la loro storia, figuriamoci quella della sinistra italiana. Piuttosto stiano attenti alle persone che mostrano loro ipocrita solidarietà, gli stessi che fino a pochi anni fa inneggiavano ad Hitler e ancora oggi non si sono liberati di Mussolini. Quanto alla sinistra radicale italiana che, ribadisco, non è antisemita ma troppo spesso antisraeliana, dovrebbe avere il coraggio di liberarsi dall’idea che i Palestinesi abbiano sempre ragione, soprattutto dopo aver storicizzato la figura di Arafat.
da Michelangelo Moggia
Guardate in cosa si traduce il diritto di Israele a difendersi. http://www.beppegrillo.it/2006/07/erode_2006.html. Dove sta la differenza fra questo e le azioni dei kamikaze? Se ragioniamo in quest’ottica non esercitano anche loro un diritto alla legittima difesa (lasciandoci oltretutto la pelle a differenza dei militari israeliani)? Secondo me sono da condannare entrambe le cose, ma in base a quello che scrivono certi bloggisti sembrerebbe di no. Richiesta personale: mi piacerebbe leggere qualcosa sull’argomento scritto da Muin Masri che senz’altro conosce la situazione molto meglio di tutto noi (almeno credo).
da Paolo Beretta
Ha ragione, Signor Barone, concordo con quanto ha detto. La differenza, forse, sta nel fatto che noi abbiamo rinunciato ai treni in orario per guadagnare la libertà, mentre in Afghanistan la libertà non solo non l’hanno guadagnata, ma ci hanno pure rimesso i treni in orario. Credo che fosse questo il succo della dichiarazione di Gino Strada.
da Vittorio Grondona – Bologna
Vorrei puntualizzare che le ferrovie in Italia non sono state liberalizzate, ma solo privatizzate a bassissimo prezzo Le gloriose ferrovie che nel tristemente famoso ventennio coprivano la distanza Firenze Roma in 4 ore con una macchina a vapore subendo saltuariamente ritardi peraltro sempre contenuti ed accettabili, dal 1992 sono state date in pasto ai privati. Ci sarà maggiore efficienza… il viaggiatore sarà più tutelato… i treni saranno più puliti… erano gli slogan politici in voga per convincere l’opinione pubblica ad accettare quella privatizzazione. La stampa, nel frattempo, si dava da fare pubblicando ogni giorno articoli contro l’organizzazione statale delle ferrovie per ottenere due scopi principali. Il primo era quello di dare una mano ai politici per agevolarli nel procedere nel loro insano intento, il secondo era quello non meno scriteriato di dare una mano ai privati facendo scadere di prezzo quel fantastico patrimonio pubblico. Così sono arrivati i grandi managers succhia soldi che agivano su indicazioni esclusivamente politiche ed i privati si sono impadroniti delle grandi stazioni e della parte redditizia dei servizi. Allo Stato sono rimasti i treni e le infrastrutture ferroviarie da gestire col pochissimo personale rimasto dopo il massacro indiscriminato operato dai tagliatori di teste con la complicità dei sindacati in cambio di favoritismi per una carriera facile e sicura, e con risorse estremamente ridimensionate. A questo punto vorrei chiedere al signor Franco Barone, come può pensare che una politica siffatta dei trasporti possa garantire non solo l’orario dei treni, ma anche e soprattutto l’efficienza generale di tutto il sistema?
da Silvia Palombi
Sicilia, 14 anni fa per la seconda volta in poco tempo la mancanza di protezione da parte dello Stato ha ammazzato un uomo che gli stava dedicando la vita. Oggi la memoria svogliata di troppe persone rende quel ricordo tremendo semplicemente intollerabile.
Ero anche io là stamattina, sotto la casa di Borsellino. Qualche carabiniere, qualche poliziotto, qualche vigile urbano, qualche corona. Un drappello di una dozzina di boyscout di Imola, qualche bambino, qualche giornalista, qualche telecamera. E poi Totò Cuffaro, don Luigi Ciotti, Rita Borsellino e Pietro Grasso. Non c’era nemmeno il sindaco di Palermo. Non mancava l’onnipresente Anna La Rosa. Un rito, triste. Forse bisogna pensare a qualcosa d’altro. (csf)
da Franco Barone, Milano
Volevo completare il pensiero di Gino Strada, che dice in Afganistan si stava meglio quando c’erano i talebani, ricordando che anche da noi, quando c’era Mussolini, i treni arrivavano in orario.
E’ comprensibile che chi ha parenti e amici in Israele o in Libano si senta inevitabilmente coinvolto nei drammatici fatti mediorientali e finisca per sostenere con forza l’uno o l’altro schieramento. Però il resoconto di Fabrizio Caccia che ho letto sul sito del Corriere circa i fatti di ieri mi ha messo davvero tristezza. In un piazza di Roma si sono infatti confrontati ( per fortuna solo verbalmente ) alcuni giovani della comunità ebraica giunti per una veglia in sostegno di Israele e i partecipanti di una fiaccolata pro-Libano tra i quali tanti ragazzi arabi, libanesi e palestinesi. Ci sono stati scambi di insulti tra le due parti e pare che tra i giovani ebrei siano comparsi anche degli inspiegabili saluti romani, chissà se i loro nonni approverebbero. Il sentimento che regnava era dunque l’odio e se è così a Roma, figuriamoci nell’infuocato Medio Oriente. C’è da essere pessimisti.