da Guido Vigna
La pena di morte continua a essere applicata in molti paesi. Come, per esempio: Giappone, Cuba, Corea del Nord e Corea del Sud, Egitto, Cina, Filippine, Taiwan, Singapore. Vi chiedo, sapendovi sensibili al problema, di devolvere il 5 per mille sulla dichiarazione dei redditi a Nessuno tocchi Caino, codice fiscale 96267720587.
da Vittorio Grondona – Bologna
Io penso che tutte le tasse applicate fuori dalla dichiarazione dei redditi siano contrarie alla Costituzione. Non esiste progressività nelle tasse indirette, le pagano tutti nella stessa maniera, poveri o ricchi che siano. Se quegli asociali che evadono le tasse si decidessero una buona volta a pagarle, come fanno per esempio i lavoratori dipendenti, le imposte corrispondenti alle denunce annuali regolari sarebbero più che sufficienti alle necessità del Paese. L’ICI per la prima casa poi è il balzello più iniquo finora inventato dalla politica arruffona ed incapace che non sapendo fare altrimenti ha trovato facile carpire denaro penalizzando senza scrupolo un bene prioritario dell’uomo come quello del diritto all’abitazione.
da Biagio Coppola, Napoli
Giusto per chiarire un po’ le idee a chi, come Vincenzo Rocchino, scambiano per arroganza l’illuminismo politico di Bertinotti.Ebbene se la Camera fosse andata a D’Alema e il senato a Marini come minimo si poteva ipotizzare una dittatura ulivista nell’ambito del centro sinistra (visto che il partito unico è , ob torto collo, alle porte), e quindi a salvaguardia del pluralismo la soluzione non poteva che essere questa che si prospetta con Bertinotti a presiedere Montecitorio e Marini palazzo Madama. Poi se la base dei DS si sente frustrata perché il partito non è capace di esprimere cariche di peso possono sempre chiedere un congresso straordinario per interrogarsi e discutere sui perché del loro minimo peso politico traendone, quindi, le logiche conseguenze e cioè: urge ricambio al vertice!Ad majora.
da Gianluca Freda
Attendevo con fiducia che arrivassero accuse e recriminazioni contro Bertinotti e grazie a Rocchino l’attesa è finita. Secondo l’opinione di molti, l’esistenza di Rifondazione Comunista dovrebbe essere limitata al periodo delle consultazioni elettorali, quando i suoi voti servono per fare numero. Finite le elezioni, tutti i deputati, senatori e militanti del partito dovrebbero farsi mettere in ibernazione criogenica fino alla tornata elettorale successiva, precludendo così a se stessi atti d’insopportabile maleducazione come pretendere di avere un peso nelle scelte politiche del governo o addirittura una carica istituzionale. Che lo facciano tutti gli altri partiti è normale, ma guai se lo fa Rifondazione: trattasi, in questocaso, di odioso ricatto. Caro Rocchino, io sono contento che a fare il presidente della Camera sia una persona come Bertinotti, che vuole la carica per esercitarla, piuttosto che una come D’Alema, che la voleva solo come trampolino di lancio verso il Quirinale. Unico neo: un così godibile braccio di ferro avrei voluto vederlo inrelazione a cariche più vicine alle esigenze concrete dei cittadini (tipo Ministero del Lavoro o della Sanità). Per il resto, prima di iniziare a linciare Fausto, pregherei di aspettare almeno l’insediamento delle camere.
da Michele Lo Chirco
Mi pare che CSF, ottenebrato dal clamoroso risultato elettorale che lo ha visto trionfatore, si sia prontamente dedicato alle mollezze borghesi, alla pari del compagno Bertinotti: prima faceva casini per le 35 ore, ora per un posto da presidente. Che CSF trami, mollemente adagiato sull’amaca, di giungere al Quirinale, e di abbandonare il blog di lotta per un blog di governo?
da Giovanni Pintimalli
Scandalo per la dichiarazione di Bertinotti alla Annunziata. Ma non lo aveva detto la Corte Costituzionale?
da Fausta Maria Rigo
Caro Sabelli, caro lo sei stato fino al punto in cui hai smesso di pubblicare i commenti che a volte ti spedisco. Vedi, o vede signor Claudio, lei nella newsletter quasi quotidianamente mi spedisce delle mail che segnalano le sue interviste, o le sue impressioni su un viaggio, su una vacanza, o confino che dir si voglia. Io allora diligentemente vado a leggere l’approfondimento sul suo blog e vi trovo sempre le stesse persone che commentano sempre le stesse cose, sempre nello stesso modo. Cosa che, per dirla tutta, mi annoia abbastanza. Improvvisamente mi chiedo: che senso ha visitare un blog dove non ci è dato di replicare o partecipare? Forse sbaglio io pensando che questo sia un blog. Magari è solo una piccola testata su web costituita esclusivamente da mini editoriali.Non mi dilungo, perché in vita mia ho visto pochissime persone invertire certi comportamenti sine nobilitate. Se lei ha deciso così, così sia.Faccio soltanto una domanda: come ci si cancella dalla newsletter?Se libertà è partecipazione, e per me lo è, andrò a partecipare (e a divertirmi) altrove. Statti bene e desnobbizzati un po’, se puoi.Abbracci
da Umberto Olli – Roma
Mi piace sempre di più l’Annunziata che incalza e vuole risposte chiare e precise. Domenica nella sua trasmissione l’ha fatto anche con il “compagno” Bertinotti che stava lì lì per perdere l’abituale aplomb. Due o tre volte l’ho sentita dire: “si ma lei non mi ha ancora risposto” o “torno un attimo sulla domanda che le ho fatto” e lui li a torcersi come tutti, come Berlusconi (anzi lui si alza e se ne va) come Prodi che farfuglia … A quando risposte precise a domande precise? A quando la chiarezza politica di questi che vogliono fare sempre il gioco delle tre carte e pretendere di vincere sempre?Non mi resta che dire uno, cento, mille Annunziata.
da Peter Freeman
Caro Csf, è vero che il debutto non è stato granché; che la querelle sulle presidenze delle camere non è stato un bell’inizio; che ancora non sappiamo che cosa ci riservi il 28 aprile, quando i neoeletti di Camera e Senato eleggeranno i rispettivi presidenti. Tutti noi ci aspettavamo altro: che l’accordo sulle presidenze fosse cosa rapida, condivisa e pacifica, senza che nessuno alzasse la voce; che Romano Prodi potesse formare il suo governo senza incontrare ostacoli; che l’opposizione evitasse tutto quello che ha invece prodotto. Tuttavia non mi scandalizzo, e vorrei che cercassimo di vedere le cose con un minimo di obbiettività, fermo restando l’opinione di ciascuno e le simpatia/antipatie politiche che, ovviamente, abbondano. Mettiamola così: la presidenza delle camere non è questione insignificante, tanto più con le incognite che ci si presentano. E le richieste di ruolo – che è qualcosa di meglio e di più importante della visibilità – avanzate dai singoli partiti non sono cose trascurabili, certo non in politica. E’ così, ci piaccia o meno. Ora, vediamo i numeri, che in politica contano, eccome. Alla Camera l’Ulivo ha il 31 per cento dei voti, al Senato i DS il 17 virgola qualchecosa, la Margherita sta intorno al 10 per cento. In buona sostanza, l’Ulivo (o i Ds più Margherita, se preferite) totalizzano il 62 per cento dei voti di coalizione. Ora, se la politica non è un’opinione (e pure la matematica), pensare che con il 62 per cento si possa pretendere di fare man bassa di tutte le cariche a disposizione (le due presidenze delle camere e, magari, anche la presidenza della repubblica qualora Ciampi si tirasse indietro), è un’idea quanto meno singolare. Qualcosa lo devi mollare, insomma. Lo so, a molti questo genere di ragionamento non piace, sa di manuale Cencelli o peggio, ma la politica – di qualsiasi Paese democratico – non ne prescinde. Quindi il secondo partito della coalizione ha più di una ragione per richiedere una presidenza. A molti Bertinotti non piace, ad altrettanti non piace D’Alema, ma questo è un altro discorso.
da Gino Fino, Ceprano.
La patetica lotta alla poltrona della Presidenza della Camera ha fatto saltar fuori da un polveroso cassetto della mia memoria un lontanissimo ricordo dell’infanzia.
In terza elementare io e mio cugino Vincenzo ci coalizzammo con l’obiettivo di completare il mitico Album delle Figurine Panini Calciatori (era l’epoca della Juve di Zoff, Capello, Anastasi, Bettega, Altafini ecc.). Era una corsa contro il tempo: il nostro obiettivo era quello di battere, in una sfida all’ultima figurina, l’antipaticissimo Umberto, figlio del farmacista.
Pur essendo in due eravamo nettamente svantaggiati: Umberto riceveva una paghetta settimanale da nababbi, ampiamente investita nell’acquisto delle bustine. Io e Vincenzo, essendo figli del popolo, tutte le consunte figurine che incollavamo sull’album, erano state faticosamente vinte ai compagni di scuola nelle varie categorie di giochi (“manopetto”, “scoppolone”, “battimuro”, ecc.). Devo dire che, grazie alla grinta e alla motivazione che profondevamo nella cosa, avevamo accumulato un discreto vantaggio sull’odiato “competitor”.
Purtroppo, un brutto giorno io e Vincenzo avemmo una brutta discussione su chi doveva tenere in custodia quella settima la preziosissima raccolta. Finì in un memorabile litigio in cui ad avere la peggio fu il Sacro Album, che terminò, incompleto e a brandelli, la sua carriera. Ancora una volta vinse l’odiato Umberto. Maledetto lui. E Noi.
Bene, credo che molti del popolo della sinistra oggi avrebbero una gran voglia di urlare a squarciagola (da essere sentiti fino a Roma): ARIDATECE I SOLDI!