1 marzo 2006
Il problema era: lo diciamo che viene Totti? E io dicevo: e perché non dovremmo dirlo? Mi rispondevano: ma vogliamo fare una sorpresa a Ilary. E io: ma è meglio qualche punto di share di colore giallorosso o è meglio che Ilary sgrani gli occhioni? Alla fine è stato raggiunto il compromesso: lo diciamo ai giornali ma non lo diciamo a Ilary. L’ho trovata una ottima soluzione visto che Ilary non legge i giornali. Alla fine la sorpresa di Ilary sembrava genuina. Qualche anno luce dalla genuinità del pianto di Anna Oxa. Mi ero messo di buzzo buono per cercare di capire le parole della sua canzone. Ma non ce l’ho fatta. Allora mi sono fatto dare il testo e ho capito anche meno. Che non fossero parole facili lo sapeva anche Anna Oxa che infatti se le era scritte su un foglio che verso la fine ha buttato con fare distratto e poi subito dopo si è messa a piangere e io che credevo che piangesse perché le avevano rubato le scarpe insomma Anna Oxa se non oggi domani la eliminano e ce ne faremo una ragione.Ma veniamo alle scalette. Le scalette sono quelle cose che gli autori preparano e contengono l’ordine delle uscite, l’ordine delle canzoni, i movimenti sul palco, i monologhi, le battute, gli sguardi, insomma rappresentano l’autostrada che conduttori, vallette e cantanti devono percorrere per portare a casa la trasmissione. Ebbene, non ho letto una scaletta uguale all’altra, ognuno si fa la sua scaletta e poi esistono scalette diverse anche a seconda dell’orario. Ho una scaletta per colazione, mi dai una scaletta per l’ora del thè? Ci sarebbe una scaletta da sera? Sono stufo di questa scaletta casual. Io vorrei introdurre le scalette colorate, una scaletta rossa, una scaletta verde, una scaletta tricolore. E poi un’asta di scalette, una scaletta è stata aggiudicata a 10 milioni. E poi lo scambio delle scalette, come quello delle figurine. Ho una scaletta d’annata, 1989. Cerco due scalette piccole ma sincere.Beh, va bene così. Vorrei ancora parlarvi del gobbo, dei fiori virtuali, delle telecamere che volteggiano per l’aria. Ma questa è un’altra storia e ve ne parlerò domani. Per oggi vi basti sapere che ho comprato una piattella e me la metterò a casa. Ieri sono venuti i carabinieri e hanno perquisito il backstage alla ricerca dei peritati. Nessuno ha saputo dir loro né dove fossero né cosa fossero. (continua)
da Isabella Guarini
Cari amici, non vedo più il festival di Sanremo da molti anni, tuttavia penso che sia una manifestazione da conservare con tutti i difetti, per i fatto che è la rappresentazione dell’ italianità nel tempo,come il calcio. Perciò seguo i commenti dei giornalisti ed ora quelli di CSF, che riesce a fare entrare anche noi dietro le quinte. Un gioco piacevole, più dello stare per ore seduti ad ascoltare le canzoni, niente affatto orecchiabili. Penso che il momento della rappresentazione sia la finzione, mentre le prove la vita realmente vissuta..
da Silvia Palombi
L’ho guardato/ascoltato sfogliando i giornali arretrati, mi sono annoiata, siparietti senza carattere, troppa moda, Travolta che officia il massaggio plantare piu’ costoso della storia, mi sono piaciuti solo i Nomadi e i ragazzi di Scampia. Su Oxa sottoscrivo tutto quel che dice csf e quando la vedo (perche’ di vista si tratta, non di ascolto) mi chiedo perche’ costei continua a fare questo lavoro. Ma un interrogativo serpeggia tra i miei neuroni insieme al malcontento: csf aleggia, si aggira, entra e esce grondante di pass, ci racconta quel che capita in quinta e ha visto da vicino la chiave di sol disegnata da ellekappa, ma dov’e’? che ci fa? Non apparira’ proprio stasera che vado a teatro eh?
da Vincenzo Rocchino, Genova
Vedo che oltre alla TV (da schifo), dovrò rinunciare anche al blog a me preferito; non mi interessa quanto succede a Sanremo ne tanto meno esserne aggiornato. Quella di Claudio sarà pure un’azione meritoria (??), ma, spiacente per lui, di nessun interesse per me. Oltre al danno della Tv di Stato (canone obbligatorio e interruzione di servizio pubblico), la beffa per sciatteria proposta come spettacolo, in prima serata in mondovisione o eurovisione che sia. Come annunciato in un precedente post, mi autosospendo dal blog fino a quando il sipario non sarà calato su questo pseudo spettacolo.
da Pier Franco Schiavone, Milano
Papaveri e Papere è uno dei testi più sovversivi della canzone italiana. Causò un’interrogazione parlamentare. Fanfani vide un’allusione, negli alti papaveri, ai maggiorenti democristiani. Poi venne la falce che il grano tagliò e un colpo di vento i papaveri in alto portò. Oggi, invece, ci ritroviamo con i belati di Anna Oxa e assistiamo all’ospitata più brutta della storia della TV con Travolta. Cafone, se n’è andato senza nemmeno salutare l’intervistatrice grazie alla quale ha retto il minimo. Ha detto persino che in Italia si sente a casa sua, ma va a cagare! CSF, se non vuoi che prendiamo per buona la minaccia di Puleo, sabota i microfoni, clona i passpartout, abbatti Piovia e Oxa a roncolate, metti in salvo i ragazzi di Scampia con i Nomadi e Noa, diffondi il germe della rivolta, facci sentire orgogliosi.
Caro CSF, penso che essere presente a Sanremo per un giornalista sia quasi un obbligo. Si possono capire tante cose che noi telespettatori non capiremo mai. Certo Sanremo non ha più quel rapporto diretto che aveva quando si canticchiava il giorno dopo la canzone vincente. Ricordo che persino il mio professore di filosofia osò commentare la vincita della canzone di Rascel , “tu sei romantica”, come la ri vincita dei sentimenti i sentimenti contro la brutalità il rock. Un raro momento di modernità dopo Platone.
da Gianni Guasto
Non capisco cos’é tutta ‘sta mania di guardare Sanremo. Non vi attizza giàpiù lo slittino?
da Vittorio Grondona – Bologna
A proposito di abbonamento Rai… Per antica passione anche quest’anno ho deciso di guardare il festival di Sanremo. Tengo a precisare che pur essendo di sinistra sono in regola col canone. Sono le 22,05 e sono state trasmesse solo due canzoni. Ho subito ben due interruzioni pubblicitarie tra un Totti e l’altro. Ora mi sto subendo un inutile incomprensibile intervista a John Travolta. Non è un festival della canzone è semplicemente una vergogna. Mi dispiace per Panariello, meriterebbe do lavorare per un’amministrazione più seria e più rispettosa di suoi abbonati per forza!
28 febbraio 2006
Allora: le tessere. Ce ne sono di tutti i tipi al Festival di Sanremo. Skipass, Shortpass, Bypass, Passpass, Nopass. Ognuna consente di entrare in un posto vietato ai possessori delle altre. Io ho la Production, una tessera da vero onnipotente, ma ci sono dei posti dove nemmeno i portatori di Production possono entrare. Ieri allora mi sono fatto dare la tessera delle tessere, si chiama Passpartout, fa un po’ Arsenio Lupin, ma nessuno puo’ mai fermare chi ha al collo una tessera Passpartout. Eppure, incredibile, mi hanno fermato. Non ho potuto assistere alla prova di Anna Oxa. Me ne sono fatto velocemente una ragione ma il mistero di quello che sarebbe successo durante l’esecuzione di Anna Oxa, avvenuta a porte chiuse, e’ stato il leit motif della giornata. A tal punto che in sala stampa si e’ sparsa la voce che Anna Oxa, durante la sua canzone, si sarebbe spogliata tutta nuda. Una cosa sono riuscito a sapere: l’esecuzione e’ cominciata al buio. Nessuno vedeva nulla. Per quanto mi piacciono le canzoni di Anna Oxa, poteva anche cominciare, continuare e finire in silenzio. Comunque, appena Anna Oxa, nuda o vestita che fosse, ha abbandonato il palco, brandendo la tessera Production sono entrato nel teatro e ho scoperto: 1) un enorme mostro multicolore incrocio fra un fumetto di Ellekappa e una chiave di basso ubriaca, 2) una scritta “TON” che solo dopo attenta indagine, domandando qua e la’, ho capito essere la fine di ARISTON; pero’ si vede solo TON e per un po’ ho avuto paura che fosse qualcosa tipo TELETHON. Immagino che prima o poi sara’ calata, ma finora si vede TON e magari alla fine mi compare MEGATON, oppure PATTON (il generale), o magari ELTON (john), BURTON (richard), COTTON (fioc), ASTON (martin). Mentre ero inebetito davanti al TON mi sono collegato con Caterpillar e ho detto una serie di cavolate galattiche tra le quali “chiave di do”. Mi ha subito telefonato tutta la Banda Osiris e Stefano Bollani per dirmi che non capisco un ciufolo di musica e in fondo hanno ragione ma c’era il bisogno di dirmelo? Bene, per oggi basta. Vi vorrei anche parlare del gobbo, dei fiori virtuali, delle scalette, delle telecamere che volteggiano per l’aria. Ma questa e’ un’altra storia e ve ne parlero’ domani. Per oggi vi basti sapere che ho visto la piattella e che ho scoperto che i periatti girano. La battuta “Mi girano i periatti” va alla grande.PS: Ho visto Anna Oxa. E mi sono precipitati addosso alcuni interrogativi. Ma chi l’ha truccata? Ma quanto sono lunghi i suoi capelli? Ma perche’ non impara a memoria la canzone? Ma perche’ se la tira cosi’ tanto? Ma perche’ non si e’ capita nemmeno una parola di quello che ha cantato? Ma perche’ guardava sempre a sinistra? So’ pensieri. (continua)
da Massimo Puleo
Propongo di prendere il blog: ammutiniamoci! Palombi al timone, Schiavone pure; Altrui, al mio fianco… Sabelli su una scialuppa, senza tappo, con Lina Arena