da Gianluca Freda
Un giorno, speriamo non presto, Carla Bergamo mi spiegherà cosa c’entrino l’infibulazione e gli anelli al collo con il velo islamico, che è solo un abito, oltretutto, a mio avviso, elegante. Sapeva, cara Carla, che esistono dozzine di veli diversi, ognuno con un nome diverso e con funzioni diverse, che possono essere religiose, materiali, politiche e perfino seduttive? Alla faccia di chi vede nel velo solo un simbolo di sottomissione della donna, con quella tipica procedura di semplificazione che solo al razzismo riesce così bene. Cara Carla, se lei avesse mai rivolto la parola ad una donna araba, invece di giudicarla per l’abito che indossa e chiederne senz’altro l’omologazione forzosa alla nostra “way of life”, probabilmente le avrebbe spiegato il mondo di cultura e tradizioni che sta dietro quell’abito (quegli abiti) che per gente come Goldoni è solo un “mucchio di stracci”. (…)
da Alberto Arienti
A me il burqa un po’ imbarazza perchè sembra voler annullare l’immagine pubblica della donna, che deve averne una sola privata per il suo uomo. E’ proprio questo suo negarsi in pubblico, che la conferma quindi relegata in casa che m’inquieta. Mi ricorda quel film turco/tedesco dell’immagrata turca in germania costretta a vivere solo nelle quattro mura di casa, impedita ad uscire neanche per fare la spesa (che ovviamente faceva il marito)…
da Michele Lo Chirco
Caro CSF, mi consenta di aprire una parentesi politica: più vedo Prodi e lo sento parlare in pubblico, più mi compenetra una clamorosa compassione per voi miserelli che affidate le vostre speranze di successo a un personaggio simile; non sa parlare, bofonchia concetti incomprensibili o altrimenti banalissimi, fa delle strane mossette con il volto tentando di far intuire all’ascoltatore chissà quali inimmaginabili profondità di pensiero. Ma dietro gli occhiali, niente. Chiusa parentesi.
Satira preventiva di Michele Serra (grazie a Paola Bensi)
I poveri esistono. E’ la sconcertante scoperta di un gruppo di antropologi, che hanno esaminato a lungo alcuni documenti filmati provenienti da Parigi
I poveri esistono, e sono molto incazzati. È la sconcertante scoperta di un gruppo di antropologi, che hanno esaminato a lungo alcuni documenti filmati provenienti da Parigi (Francia), arrivando alla sensazionale conclusione che a pochi km dal centro della capitale, in grandi parallelepipedi di calcestruzzo fin qui creduti installazioni artistiche di un punk giapponese, vivono effettivamente molte migliaia di persone. La scoperta ha mobilitato studiosi di tutto il mondo. Dell’esistenza dei poveri si era infatti perduta traccia. Secondo Andrew Levine, ordinario di Moralità del Profitto ad Harvard e consigliere personale di Bush, l’estinzione dei poveri ha coinciso con la fine del comunismo che li teneva in vita artificialmente solo per dare fastidio. Altre teorie, più radicali, contestano ab ovo l’idea che i poveri siano mai esistiti: si trattava solo di minoranze di estrosi che, per rendersi interessanti, si vestivano in maniera indecorosa e prendevano malattie disgustose. Notevole anche la ‘teoria di Zeffirelli’: i poveri un tempo erano ricchi, poi plagiati dal cinema neorealista che aveva urgenza di comparse. Nel frattempo aumentano a macchia d’olio le segnalazioni di insediamenti di poveri in tutto il pianeta. Questi i casi più singolari. CONTINUA…
CASINI. Ha detto che bisogna evitare di strumentalizzare la mafia in politica. Evitare di farla entrare nel tritacarne delle polemiche partitiche. Altrimenti le daremo una mano. Non bisogna parlare della mafia altrimenti la si favorisce. Vada a dirlo al suo amico Cuffaro che continua a dire che la mafia gli fa schifo.
SEMPRE CASINI. Prima parla di illusionisti di cui è stanco. Dice che non si può continuare a dire che si possiede la bacchetta magica. Poi dice che non si riferiva a Berlusconi. Si riferiva a Borghezio? A La Russa? A Buttiglione. Suvvia, Pier, non lasciarci nel dubbio.
BERLUSCONI. In campagna elettorale spiega che il problema di Messina non è il traffico, come a Palermo, ma la mancanza di bravi giocatori nella squadra di calcio locale. E promette l’aiuto del Milan. Lauro era un dilettante. Berlusconi darà al Messina il terzino sinistro prima delle elezioni e quello destro a vittoria avvenuta. (csf)
da Biagio Coppola, Napoli
Si dice che il miglior sistema elettorale non esista ma quello che potrebbe succedere a Messina per le elezioni elettorali , per me, è assurdo e paradossale. Innanzitutto nel caso della vittoria del candidato dell’Ulivo come diavolo farà a governare il sindaco con una maggioranza di centrodestra? Questo papocchio è senza dubbio figlio del clientelismo elettorale e del voto di scambio (leggasi voto disgiunto) che tanto si blaterava, a destra e a manca, volersi abolire!
da Paola Altrui, Roma
Oltre a storpiarne infantilmente il nome, l’avv. Arena attribuisce a Paolo Beretta una “provenienza meridionale”. Da cosa l’ha dedotta? Tento: colpa del nostro, che ha confessato di aggirarsi per Milano imbacuccato come Totò e Peppino all’inseguimento della malafemmina (il meridionale in trasferta al Nord si riconosce dall’abbigliamento). Ma esiste un’altra possibile spiegazione: anche l’avv. Arena è meridionale, e le affinità elettive che la legano a Beretta la inducono a propendere per una comune origine. In attesa della realizzazione del ponte sullo Stretto, non osi la geografia dividere ciò che questo blog ha unito.
da Pino Granata
Nella maggior parte dei casi i gadget con i giornali non c’entrano un bel niente. L’eccezione è quando si pubblicano dei bei libri o dei bei film. Certo se Ciak insieme al giornale vende anche un bel film, non ci vedo niente di male, anzi. Stessa cosa per Amadeus che esce sempre con un bel cd di musica classica. Così come per certi bei libri pubblicati da Repubblica e Corriere. Lodevole anche la pubblicazione da parte della Mondadori dei bellissimi Meridiani ad un prezzo veramente interessante. Certo credo che anche la pubblicazione dei libri così come ha avuto un inizio deve anche avere una fine. Se poi si vendono costumi da bagno ed altri prodotti non culturali, allora siamo proprio al bazar. Comunque gli editori queste cose le andranno a pagare e sarà un prezzo altissimo. Già lo è, se pensiamo che giornali che una volta vendevano 2milioni e mezzo di copie adesso sono sotto il milione e via dicendo.E poi tu ,Claudio, che hai la tua bella esperienza , lo sai benissimo che oggi gli editori fanno i giornali non perchè possano interessare i lettori, ma solo perchè debbono attrarre gli inserzionisti pubblicitari. O no?
Ripeto: non si tratta di stabilire se il film è bello e se il libro è un classico. I gadget fanno bene ai giornali a breve e fanno male a lunga distanza. Abituano i lettori a considerare il quotidiano un portatore di altre cose e non un valore in sé. E inoltre imbastardiscono il target pubblicitario. Non c’è differenza, da questo punto di vista, fra un pettinino e un concerto di musica da camera. Entrambi fanno danno.(csf)
da Paolo Beretta
Carissima avvocata:Primo, non sono di provenienza meridionale. Non che la cosa importi, ma la realtà è diversa.Secondo: se nel mio cervello ci sono poche idee, nel suo regna l’assoluta desolazione, tanto per mettere in chiaro le cose.Terzo: parlando di banalità, mi risulta difficile competere con lei, come molti altri nel blog hanno più volte evidenziato.Quarto: il blog non è mio, sono solo umile ospite di Claudio.Quinto: le mie idee sono valide quanto e più delle sue, come anche il diritto ad esprimerle.Sesto: parlando di dittature, una delle loro caratteristiche principali è di impedire agli altri di esprimere le proprie opinioni, ovvero quello che sta facendo lei.Settimo: Beretta si computa con una erre sola, almeno impari a scrivere.Ottavo: quello con la verità in tasca, fino a prova contraria, tra nui due non sono certo io, mi sembra.Infine, se non riesce a dimostrare rispetto per le altrui opinioni, o addirittura per le altre persone, si astenga dall’intervenire. E’ una questione di semplice buona educazione, qualità che a lei evidentemente difetta, assieme al buon senso.
da Pippo Sanfilippo
CSF giustamente critica con ferocia l’attuale vezzo dell’editoria italiana di non curare in nessuna maniera i contenuti culturali delle varie testate e di riempirli di prodotti in vendita di qualunque tipo. In effetti è così e la situazione non è destinata a cambiare, anzi… Andando avanti di questo passo , fra qualche anno saranno in circolazione solamente giornali gratuiti che assomiglieranno sempre più a cataloghi di pubblicità. Perchè questo solo interessa agli editori: riempire i loro giornali di pagine pubblicitarie. Come CSF ha provato sulla sua pelle, oggi non c’è più spazio per un’editoria indipendente. Per lanciare una testata occorre spendere milioni di euro in campagne pubblicitarie, Cairo insegna, e questo solo i grandi gruppi imprenditoriali se lo possono permettere. Per non parlare poi del fatto che è indispensabile affidarsi ad un distributore di giornale che è di fatto l’artefice del destino di una testata. Fare il distributore oggi è il più bel mestiere del mondo , perchè in qualunque maniera il distributore guadagna, sia che il giornale venda , sia che il giornale non venda perchè all’editore saranno fatte pagare le rese. Quello che però vorrei sottolineare è che pur con le elezioni vicine , la Sinistra è colpevolmente assente nel mondo editoriale e non ci sono segnali che si voglia muovere in nessuna maniera. Se la Sinistra continuerà a non far sentire la sua voce attraverso stampa e televisione, non ha nessuna probabilità di successo.