da Giorgio Trono
Capita che uno per il concorso che aspetta da tre anni prenoti un aereo per milano, sede della selezione, due mesi prima. Poi però legge sui giornali che quel giorno ci sarà uno sciopero dei controllori di volo. Dopo una breve ricerca scopre che di scioperi tra gennaio e febbraio nel trasporto aereo ce ne saranno otto. Normale amministrazione in Italia, dove in media, negli ultimi sette anni, grazie agli sciagurati controllori di volo di scioperi ne sono stati attuati ben trentotto. Nel resto dell’Europa occidentale la media più alta è in Francia con due scioperi annui. Dimenticavo, gli scioperanti in questi casi non perdono nemmeno una briciola di retribuzione. Morale della favola: per il giorno del mio volo, per favore, fate ritornare in vita quel tipo grazie a cui i treni arrivavano in orario. Chiedere un Reagan che cacci a casa gli scioperanti sostituendoli con i militari sarebbe troppo per questa repubblica dell’abuso del diritto.
da Giuliano Lancioni, Roma
Non volevo suggerire di invadere la Libia o altri paesi: personalmente sono stato contrario non solo all’invasione dell’Iraq, ma anche alla “liberazione” del Kosovo. Mi limitavo a far notare a Schiavone che la Libia non ha compiuto nessuna evoluzione significativa, in particolare sul piano dei diritti umani. Ha soltanto compiuto atti simbolici – la rinuncia alle armi di distruzioni di massa, la consegna dei ricercati libici per Lockerbie – chiaramente motivati dal desiderio di alleggerire la pressione americana in un periodo in cui si minacciava di invadere persino la Siria. Per finire, non “ne so” di politica internazionale, so solo qualcosa sul mondo arabo…
da Vittorio Grondona – Bologna
Marx diceva che la forza è la leva di ogni rivoluzione. Nel passato tutte le lotte di classe del proletariato gli hanno dato infatti ragione. Peccato che la maggior parte di esse alla fine sono riuscite solo a rivoltare la frittata. In sostanza cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. E allora si rincomincia: stessa forza e nuova rivoluzione… Proprio così, il potere dà alla testa. Io penso in proposito che al potere democratico non dovrebbero mai starci le stesse persone, specialmente quelle acclamate a furor di popolo. Prima o poi danno di matto e diventano pericolose. Baffone nel dopoguerra rappresentava per il popolino un esempio da imitare per risolvere le conseguenze negative dell’oppressione fascista, degli orrori della guerra e delle prepotenti ingiustizie sociali del dopoguerra che l’avevano tragicamente coinvolto. Non meravigliamoci quindi dei titoli dei giornali di quei tempi. Anche i titoli sono comunque destinati a ripetersi…
da Claudio Urbani, Roma
L’adulterio non ha mai fatto guadagnare miliardi; la sua depenalizzazione, decisa dalla Corte Costituzionale, non è certo servita a nessun primo ministro per salvarsi da qualche processo. Se poi vogliamo mettere la testa sotto la sabbia, facciamolo. Dubito fortemente che il falso in bilancio sarebbe stato depenalizzato se non ci fossero dei processi in corso a cui era interessato qualcuno di questo governo, soprattutto nello stesso momento che Bush lo inaspriva fortemente.
da Gianluca Freda
Che io sappia, falce e martello sono il simbolo del lavoro, dei lavoratori e delle loro lotte per la conquista dei diritti. Mi auguro sia a questo che si riferisce il signor De Tomasi, e non al solito Stalin (che palle!), il quale, verosimilmente, non ha mai utilizzato uno di questi strumenti, né si è mai curato più di tanto del loro significato simbolico.
da Feliciano Bechelli
Cazzo, sono sposato? Possibile sia sempre l’ultimo a sapere le cose…
Penoso tentativo di depistaggio (csf)
da Gian Paolo De Tomasi (Busto Arsizio)
Ho letto il posto del Signor Mancini, sul quale avrei qualcosa da obiettare, ma non è questo il tema del mio intervento: abbiamo opinioni diverse e basta. Però sono sicuro che il Signor Mancini, per onestà intellettuale, ha riferito ai suoi amici stranieri anche il significato della falce e del martello nel simbolo di Rifondazione e del PDCI.
Leggo su Dagospia, che riprende da Oggi, una dichiarazione di Roberto Calderoli secondo la quale è separato da tempo da Sabrina Negri. Ora, lei csf ha intervistato la signora due mesi fa e veniva fuori un bel quadretto familiare. Delle due l’una: o è stato preso in giro oppure ha rovinato un altro matrimonio.
Non era proprio un gran bel quadretto familiare. Comunque smettiamola di dire che rovino i matrimoni altrimenti caro Feliciano vengo ad intervistare tua moglie. (csf)
Repubblica, 27 dicembre 2005
L’agitazione sull’amnistia è servita almeno (e non è poco) a costringere a ragionare sulla nuda materia del regime carcerario. La quasi totalità dei detenuti italiani, sistemati a strati come sgombri in scatola in celle bastanti per poco più della metà dei reclusi attuali, è costituita da immigrati, da meridionali e da poveri. La statistica dice, rimettendo un poco di ordine nella nostra smemorata percezione del mondo, che la questione detta un tempo di classe è, oggi, esattamente, come ieri, la sola che davvero conta e pesa: il crimine e la violenza prosperano in presenza di basso censo e basso livello culturale. Buoni avvocati provvedono, poi, a sperequare ulteriormente le condizioni di partenza, evitando la galera ai clienti più facoltosi: si ripensi al leggendario caso di O.J.Simpson, assolto per il rotto della cuffia grazie alla potenza di fuoco del suo collegio di avvocati: un nero miliardario è prima miliardario, e poi nero. Questo non sposta di una virgola il problema, cocente, della certezza della pena, e della giustizia che va resa a chi è vittima di un reato. Ma ricolloca la questione carceri nel suo corretto alveo, che prima di essere etico è politico; i detenuti sono in maggioranza poveri, e poveri anche di voce e di peso sociale, di amicizie influenti e di protezioni politiche. Ricordarsene vuol dire anche ricordarci che non siamo affatto uguali di fronte alla legge.
da Virgilio Mancini
Caro signor Granata, non deve stupirsi delle frasi di Berlusconi sul fascismo. Purtroppo siamo uno dei pochi paesi dEuropa dove il centrodestra non è antifascista. Infatti, sono antifascisti i gollisti francesi, i cristiano-democratici tedeschi e anche i tories inglesi. Qui invece abbiamo un premier populista che si spaccia per liberale, capo assoluto di un partito personalistico, che sta al governo con un movimento post-fascista ed un altro che vuole dividere lItalia, pronto ad allearsi anche con l’estremadestra pur di portare qualche voto in più alla sua coalizione. Ecco perché quando spiego ai miei amici del resto dEuropa che la fiamma tricolore presente sul simbolo di Alleanza Nazionale rappresenta quella che brucia sulla tomba di Mussolini, ci rimangono di stucco. Li capisco, loro almeno sono abituati ad una destra decente.