da Andrea Capaccioli – Siena
Per i libretti di Pazienza, uno per ogni numero (cioè un numero 1, un numero 3 ed un numero 4) io ti offro 25€…visto che poi sono anche per una giusta causa…
da Alberto Arienti
Perchè tutto questo elencare di bei programmi tv che si vedono e nessun elenco di bei articoli che si leggono? Si parte dalla considerazione che la tv è trash e la carta stampata no, mentre invece anche lì c’è da selezionare parecchio (anche dentro lo stesso giornale).
da Vittorio Grondona – Bologna
Per favorire in generale i potenti fabbricanti di auto, dal dopo guerra ad oggi non si è fatto altro che sotterrare binari nel cemento. Togliere i rami secchi ferroviari era il motto politico dei democristiani e dei socialisti. In pochi anni le ferrovie dello stato, gestite secondo gli incarichi assegnati al manager politico di turno, hanno ridotto l’organico di oltre la metà, incentivando i prepensionamenti d’accordo con i sindacati compiacenti. Le merci piano piano sono scomparse anche dai nostri porti. E’ diventato infatti più conveniente trasbordare i containers nei porti del nord Europa per poi farli arrivare in Italia col treno o con altri mezzi, piuttosto che affrontare i costi dei tiri di gru e della manovalanza nei nostri porti ormai sprovvisti di collegamento ferroviario. E poi hanno il coraggio di parlarci di cabotaggio!… Ciò dovrebbe farci meditare con maggior impegno sulle esternazioni politiche che riguardano alcuni importanti progetti reclamizzati dai politici stessi di ineluttabile utilità futura, fra qualche hanno la realizzazione di quei progetti potrebbe rivelarsi come spesso accade una grave scelta sbagliata senza ritorno. Se facesse al loro caso i nostri politici attuali ci convincerebbero anche che le piramidi sono indispensabili per il nostro futuro… Detto questo, però, mi rendo conto della reale e impellente necessità di potenziare maggiormente la capacità della nostra rete ferroviaria, ma non per trarne profitto ipotetico fra venti o trenta anni, ma per goderne dei benefici adesso ed a costi accettabili per la nostra comunità che non solo diventa più povera ogni giorno, ma alla quale vengono imperiosamente limitati anche i servizi sociali indispensabili. Le risorse le stanno appunto destinando senza risparmio alcuno ad ipotetici ponti, a opere megagalattiche di impatto ambientale potenzialmente dannoso alla salute dei cittadini e, molto più tristemente, al potenziamento di armamenti per agevolare secondo una logica aberrante le cd missioni di pace… armata… (sic).
So di essere minoritario: io sono favorevole sia alla Tav che al Ponte di Messina. Mi piace di pensare di vivere in un paese moderno e non nella repubblica della gomma. (csf)
da Gianluca Della Fortuna
Non so chi sia il prete pazzo a cui ti riferisci, magari più tardi farò una ricerca con google, ma seserve ad una giusta causa io sono pronto a darti 60 euro per i “Cuore contro….”. In questo modo posso unire l’utile al dilettevole visto che i miei andarono persi nel trasloco da Lecce a Milano. Fammi sapere, sempre se sarò io ad averli, in che modo vuoi che ti dia i soldi.
Bene, il ghiaccio è rotto. 60 euri per Cuore i sette “Cuore contro”. Qualcuno ne offre 70? PS: Per Gianluca e per tutti i nuovi: don Giuliano è un mio amico prete che ha fatto tante cose eccellenti per propagandare la cultura della legalità in quel di Sariano prima e di Pezzoli dopo. L’hanno scorso è partito per il Sertao brasiliano e per un po’ di tempo se ne starà a far danni lì dopo aver liberato il suo simpatico vescovo della sua inquietante presenza. Con un po’ di amici abbiamo aperto un conto corrente dove periodicamente versiamo soldi che arrivano fino a lui. Sono soldi ben sprecati. (csf)
Fermo restando il diritto di chiunque di lavorare anche nei giorni di sciopero ( e dio sa quanto poco mi piace lo sciopero dei giornalisti), resta anche il diritto di tutti di chiedersi perché alcuni giornali escano nei giorni di sciopero e perché i giornalisti siano complici dei loro editori nel boicottare le lotte sindacali che sono anche le loro. Fermo restando che uscire nei giorni di sciopero è sicuramente un’operazione sciacallesca perché permette di ottenere performances eccezionali approfittando delle edicole vuote, resta la voglia di capire. Dunque i motivi per cui alcuni giornali escono sono due o tre. Il primo è che gli editori forzano la mano, complici i direttori, che ricordatevi, non sono più giornalisti di fatto quando assumono la direzione dei giornali ma diventano dei manager. Ai giornalisti non resta che lasciarsi andare alla loro codardia, che a volte è comprensibile ma sempre codardia è. Secondo motivo: le cooperative. E’ il caso del Manifesto. Che senso ha per giornalisti che editano un giornale scioperare visto che sciopererebbero contro se stessi? La solidarietà verso i colleghi che non si trovano nelle stesse condizioni? Evidentemente non basta. Ma dovrebbe bastare. Terzo motivo: non si è d’accordo con le motivazioni magari politiche dello sciopero. E’ il caso, buttiamoci ad indovinare, del Giornale? Di Libero? Del Foglio? Può darsi ma la cosa vale per gli editori. Vale anche per i redattori. Mi chiedo: Luca Telese che lavora al Giornale e che è di Rifondazione Comunista, sciopera? E tutti gli altri giornalisti, anche di destra, quando poi arrivano gli aumenti di stipendi ottenuti con le lotte dei loro colleghi, vi rinunciano? Poi c’è il caso del Riformista. Antonio Polito è di destra? No. Il suo giornale è una cooperativa? No (e se lo è è finta). E allora perché non aderisce allo sciopero? Boh.Sia chiaro: io non aderisco allo sciopero. Io sono un freelance, cioè un precario, sostanzialmente un disoccupato, uno che è stato espulso dal sistema protetto della categoria. E i precari sono sempre stati l’ultimo dei pensieri del nostro sindacato, dopo essere stati da sempre l’ultimo dei pensieri dei nostri editori. La mia simpatia per gli organi sindacali dei giornalisti è quella che può derivare dal ricordo di quando fu proprio l’organismo interno del sindacato del giornale al quale collaboravo che chiese al padrone di non ospitare più i miei articoli, mi pacerebbe dire di licenziarmi se solo fossi stato mai assunto. E mi difese, in quella occasione, il padrone, non il sindacato. E poco tempo dopo ci fu uno sciopero e i giornalisti supergarantiti chiesero ai collaboratori di aderire allo sciopero e io li mandai a quel paese anche a nome di tutti gli altri collaboratori come me.Detto questo mi chiedo perché i giornalisti facciano spallucce quando vedono alcuni giornali in edicola approfittare dell’assenza dei concorrenti. Detto questo mi chiedo perché anche io sia stato così stupido da comprare Giornale, Libero, Foglio e Riformista. Detto questo mi dico anche che non mi meraviglio dei primi tre. Mi meraviglio soprattutto del Riformista, editore Velardi, ala dalemiana della sinistra che si avvia a vincere le prossime elezioni. (csf)
Filippo Facci sul Giornale del 9 dicembre 2005
Io non parlo di Sofri, io parlo d’altro. Però ho visto che un giornalista del Foglio ha da poco rotto con Right Nation (un sito legato al mensile Ideazione) perché ha litigato sul caso Sofri. Io parlo d’altro, però le accuse più violente che io e il direttore di questo Giornale ci siamo mai scambiati, pubblicate su queste pagine, sono state sul caso Sofri. La stessa cosa è accaduta tra me e Mario Giordano: da allora non ci rivolgiamo la parola. La sola volta in cui dei lettori hanno chiesto che io non scrivessi più, È stato per il caso Sofri. Io parlo d’altro, vorrei farlo, poi ricordo che gli epiteti più terribili che Giuliano Ferrara ha mai rivolto contro Berlusconi sono stati per il caso Sofri, e che la più spettacolare scemenza del quinquennio l’ha pronunciata Gianni Vattimo nel dire che Sofri doveva rifiutare una grazia che avesse concesso Berlusconi. Gli insulti più duri volati nella maggioranza, tra Ignazio La Russa e Carlo Taormina, sono stati sul caso Sofri. Lo scontro istituzionale più serio, tra il Guardasigilli e il Capo dello Stato, è stato sul caso Sofri: ma io non ne parlo, io parlo d’altro, mi sforzo di capire e non ci riesco, ne sono intrappolato e non ne ho colpa, cerco di parlare di qualcosa che è più importante di Sofri stesso: perché ha dilaniato e ancora dilania questo Paese. Qualcosa che non andrà risolto tenendo in prigione Sofri, qualcosa che non andrà risolto liberandolo. Ma che noi tutti continuiamo a pagare.
di Paolo Ansali
Domenica 11 dicembre verrà presentato il making di “Orfeo 9” di Tito Schipa jr all’interno della Fiera “Più Libri Più Liberi” al Palazzo dei Congressi di Roma.In “ORFEO 9 – IL MAKING (Editrice ZONA)” Tito Schipa Jr, che ne è stato autore regista e interprete, racconta come fu composta la prima opera rock mai rappresentata in Italia e come si realizzò – tra grandi slanci, problemi concreti e insormontabili controversie -prima lo spettacolo teatrale, debuttò al Sistina nel 1970, poi il doppio album Fonit Cetra (oggi edito dalla Warner, che 35 anni dopo continua a vendere…) e il film prodotto dalla Rai nel 1973. A quell’avventura presero parte giovani artisti come Renato Zero e Loredana Bertè e intellettuali destinati al successo: tra loro, alcuni degli ospiti che prenderanno parte all’iniziativa a “Più Libri Più Liberi”. Intorno a quel manipolo di talenti, una Roma bellissima viveva una stagione straordinaria, di sperimentazione e cambiamento, ma anche difficile, di spinte opposte, crisi economica, violenze e conflitti. Erano i nostri anni Settanta. RITORNO AL PASSATO. ORFEO 9, LA MUSICA EVOCATRICE DI RICORDIGLI ANNI ’70. L’INVERNO DEL NOSTRO SCONTENTO Iniziativa a cura di “Più libri più liberi” in collaborazione con Editrice ZONA intervengono Paolo Giaccio, Mita Medici, Lidia Ravera, Claudio Sabelli Fioretti, Dario Salvatori e Tito Schipa Jr. Coordina Alberto Dentice.Domenica 11 dicembre ore 16 – Palazzo dei Congressi, Roma Eur, (Sala Petrarca).
da Pier Franco Schiavone, Milano
A me Pupo fa pensare all’omino che accompagna Pinocchio nel paese dei balocchi.
da Marco Migliavada http://marcomiglia.blogspot.com/
In Francia periferie in rivolta per una settimana. Banlieue.In Italia periferie in rivolta quasi ogni settimana. Pallone.
da Paolo Beretta
Una curiosità: Arienti dice che alcuni studiosi ritengono più convenienti le strade per le merci e gli aerei per i passeggeri, riferendosi alla questione TAV. Non potrebbe darci qualche riferimento più preciso, visto che, a mio parere, questa valutazione sembra una solenne fesseria ? Grazie in anticipo.