da Feliciano Bechelli
La polemica intorno ad Adriano Sofri non mi ha mai appassionato più di tanto (anzi, mi dà un po’ fastidio il manicheismo del figlio Luca, che divide il mondo sulla base di come la pensano su suo padre). Però trovo veramente incredibili le motivazioni con cui l’ingegnere che riveste una carica troppo importante per le sue capacità intellettive continua a negargli la grazia. “Sofri è completamente libero e non sussiste nessun elemento negativo per la sua completa guarigione”, dice il comunicato. Ah, Sofri sarebbe libero? Addirittura completamente? E poi, quell’ultima frase, “non sussiste nessun elemento negativo per la sua completa guarigione”. Accidenti, pensavo fosse un diritto, quello di guarire completamente, non una gentile concessione dell’ingegnere in camicia verde.
da Davide Taschini
Claudio, mi creda La Bignardi non era ironica, la risposta della Littizietto lo era. La domanda di Daria sottointendeva tutto un mondo dietro i reality che solo loro vedono…
da Alessandro Ceratti
In Gran Bretagna esplode un’altra raffineria, la più grande del paese. Il botto si è sentito persino in Olanda. Attentato? Incidente? Chi lo sa? E non lo sapremo mai, perché la notizia è passata istantaneamente nel dimenticatoio. Senza passare neppure dalla prima pagina, il Corriere di ieri (12 dicembre) la ospita direttamente a pagina 18. In un momento di isteria collettiva sulle possibili ricadute sulla salute di questo o quello (l’amainto, l’uranio che si estrarrebbe insieme ai detriti degli eventuali tunnel) vanno in fiamme 10 milioni di tonnellate di petrolio (a quanti giorni di traffico corrispondono?) creando una nube acida “a bassa tossicità” e nessuno inarca neppure il soppracciglio. Insomma è esplosa la raffineria pù grande del regno, è esplosa qualche tempo fa in Texas quella più grande degli USA, un po’ prima è esplosa un grande raffineria a New York. E’ esplosa un industria chimica a Tolosa. Quanti incidenti! Io non ci credo, non ci credo soprattutto perché di questi episodi non c’è stata la necessaria copertura di informazione. E’ evidente il disegno di insabbiare tutto.
da Santi Urso
Un gentile corrispondente mi ha rivolto una domanda sull’acultura del giornalismo (e me ne accorgo solo ora, mi scuso per il ritardo, ma guardo il blog assiduamente si’ pero’ con la tecnica con cui Woody Allen ha letto Guerra e pace). 500 battute non bastano, naturalmente, per una risposta illuminata da D’Alema, ma vorrei chiarire un equivoco che ho ingenerato. Non ho mai detto (o almeno non intendevo dire) che il prodotto giornalistico non possa entrare nel bagaglio culturale di chi ne usufruisce: è il lavoro giornalistico che è per sua natura aculturale. La cultura, tra l’altro, è sedimentazione e possibilita’ di stabilire confronti e relazioni: un giornalista che facesse cio’ offrirebbe noia mortale (dall’Irak al big bang, che palle tentare di essere politicamente e scientificamente esaustivi) e, soprattutto, non scriverebbe quasi piu’ con l’andar del tempo. Il giornalismo e’ spettacolo, il cui nocciolo e’ formato di dibattito e polemica (ovviamente spicciola e contingente). Il giornalismo vende emozioni. A scanso di equivoci, queste sono tutte descrizioni, in cui non vi e’ nulla di svilente (e si riferiscono alle alte diffusioni, che peraltro sono le uniche socialmente interessanti: quando si parla di auto si parla di Fiat, Ford, Toyota, non di Bugatti). D’altra parte una cospicua dimostrazione di cio’ e’ fornita proprio dalle valutazioni che nel blog si leggono su Daria Bignardi. Provo per lei venerazione (e presuntuosamente aggiungo: non da oggi), ma sono stupito che nei peana non ci sia una parola per l’oculato, decisivo intervento di hair stylist e scollature (1. continua) cordialita’ dalemiche (e un po’ messinesi)
da Michele Lo Chirco
Giorgio Lauro è vivo e lotta con noi! Hip hip urrà!
da Pier Franco Schiavone, Milano
Andreotti ha detto che quando Falcone fu ucciso stava conducendo un’inchiesta sui fondi del PCUS e aveva in programma un incontro con i giudici russi. Sembra, secondo Andreotti, che ci siano due piste per l’omicidio di Falcone, questa e Cosa Nostra. Infatti, afferma Giulio, l’attentato avvenne in maniera più scientifica rispetto ai tradizionali delitti di mafia. Insomma adesso sappiamo chi ha ucciso Falcone, è stato Occhetto. Voi direte: ci sono mafiosi rei confessi! Non importa, l’ideatore è stato Occhetto. La mafia, con la consulenza del KGB, è stata solo l’esecutrice ed è pertanto relativamente responsabile. Occhetto, come i mafiosi, ha il vizio di baciare, ricordate la famosa foto del bacetto alla moglie? Ora tutto torna.
da Mario Strada
Ho letto l’intervento di Facci, che pubblica nei giorni dello sciopero per divulgare contro la violazione dei diritti umani da parte dei governi comunisti cinesi. Lodevole, visto che, anche, sparano ai dimostranti. Facci pero’ e’ un eroe: pubblica articoli contro i feroci comunisti in un giorno di sciopero sul Giornale di Berlusconi. Non gli si puo’ chiedere di piu’.
da Virgilio Mancini
Qualche giorno fa ho dato un’occhiata a quella serie di blog dell’area “Il cannocchiale”, che se non sbaglio dovrebbe essere un punto d’incontro della cosiddetta sinistra riformista e, salvo qualche eccezione, devo dire che il panorama è davvero desolante. I vari blogghisti sembrano fatti con lo stampino: tutti più filoamericani anche di Bush, tutti che ostentano un razzismo arabofobo che farebbe vergognare un leghista, tutti che si proclamano elettori dei Radicali ( e la cosa è comica perché il loro ultra-presenzialismo in rete cozza con le ridicole percentuali che prendono ad ogni tornata elettorale ), tutti che scimmiottano i vari Ferrara, Polito e compagnia bella. Da sempre sono abituato a rispettare chi non la pensa come me, perché non è affatto detto che io abbia ragione e ci mancherebbe altro, tuttavia il mio rispetto va, appunto, a chi almeno fa lo sforzo di pensare e dubito che i beoti in questione pensino.
Nei giornali avviene ciò che avviene in qualunque ambiente di lavoro quando è indetto uno sciopero. La pagnotta è la pagnotta, nel settore è rappresentata, nei giorni di sciopero, da una diffusione eccezionale. Libero e gli altri incassano alla grande e l’incasso é un vantaggio anche per i giornalisti. Sbaglia Il Manifesto che dovrebbe scioperare perché essendo i giornalisti anche editori darebbero un chiaro segnale agli altri editori. Tuttavia la gente del Manifesto vive una sorta di schizofrenia, come giornalisti sarebbero d’accordo ma come editori finiscono oggettivamente col difendere la categoria. L’idea di Facci di scrivere sui diritti umani durante lo sciopero non mi dispiace ma temo che sia una mosca bianca, anche se credo che Il Giornale sulla Cina o su Cuba sarebbe disposto a pubblicare anche tutti i giorni, magari la prossima volta scriva su Guantanamo.