da Alessandro Ceratti
Il signor Bianchi cita gli incidenti di Bhopal e di Seveso per ricordare che gli incidenti accadono. Ma io dico: vi ricordate appunto il pandemonio che era seguito a quegli incidenti? E anche a quelli dei naufragi delle varie petroliere che hanno inquinato i mari della terra? Come è possibile che se una petroliera naufraga al largo dell’Alaska si parli per settimane di disastro ambientale e quando invece un quantitativo di petrolio ben superiore va a fuoco in Gran Bretagna neppure un’associazione ambientalista inarchi un po’ il sopracciglio? Sento puzza di bruciato.
da Vincenzo Rocchino, Genova
Tanto per citarne una, a me salta agli occhi la politica (o meglio l’imporsi) di questa destra, che scimmiotta il dittatore Benito. Come allora a comandare è uno solo. Gli altri sono soltanto soci di minoranza che non contano assolutamente nulla. Se osano disattendere gli ordini del capo, sono prima sottoposti al pubblico ludibrio e poi costretti a “licenziarsi”. Benito usava mezzi più drastici: li faceva sparire. Suppongo che la carenza di conoscenza di cosa era ed è stato il fascismo, sia solo colpa della… giovane età!
da Pier Franco Schiavone, Milano
Guiotto, perché non leggi con attenzione i post? Soprattutto quelli che non condividi? Anzi facciamo così, rileggi tutti e due i miei post e poi mi rispondi con serenità, se ti va. Va bene? Ciao, saluti italianissimi.
Filippo Facci per “Il Giornale”
Una persona scorre Cafonal, la rubrica del sito Dagospia dove vengono fotografate le peggiori feste d’Italia con la peggiore gente del mondo (favelas brasiliane comprese) e gli sovvengono le battute finali di Rosemary Baby, il film di Roman Polansky con Mia Farrow: «Mostri, siete dei mostri». All’innegabile contributo macro-sociologico fornito da Cafonal peraltro se ne somma uno micro-sociologico: guardare quelle fotografie fa sentire migliori, fa sentire meglio persino quando il cielo plumbeo di Milano pare schiacciarti.Confessione: negli anni lo scrivente si era più volte chiesto, circa il più becero pianeta mondano e massmediatico, se tanto valesse sporcarvisi le mani dall’interno (con la classica scusa di combatterlo) o se tanto valesse continuare semplicemente a non sporcarsele, a snobbarlo da lontano. È bello aver risolto l’arcano. Certi salotti milanesi o romani, certi programmi televisivi, certe cene, certe feste, certe orge del potere e sottopotere, e certi dibattiti, premiazioni, presenze nel namedropping marchettaro dei supplementi di quotidiano, orbene: non bisogna esserci punto e basta. Pazienza se a qualcuno parrà un protagonismo speculare, un narcisismo morettiano, un limite. Devi preventivare di poter dire, un giorno: io non c’ero. Ieri Cafonal immortalava un festone romano che era stato organizzato da un neuro-psichiatra infantile di 92 anni: perfetto. E comunque, al cielo plumbeo di Milano, dopo un po’, ci si affeziona.
Ecco lo sapevo che la sfiga mi perseguita. In vita mia sono andato a una sola di quelle feste. Solo al compleanno di Bollea. E non ero nemmeno invitato. Mi sono presentato, portato dal mio compagno di scuola Tito Schipa jr e da sua moglie Adriana, la più grande cuoca privata d’Italia, vestito casual con un maglioncino multicore, pantaloni rossi, scarponcini da neve e camicia nera modello Storace. E proprio stavolta Filippo Facci doveva prendersela con le feste Cafonal, maledizione? Filippo potrà sempre dire: io non c’ero. Ma lo posso dire anche io: io non c’ero, tranne questa volta (csf)
da Vittorio Grondona – Bologna
Qualcuno però lo deve spiegare ad uno stupido come me che si ostina a votare a sinistra… Come mai quando si è esaurito il contributo 2005 per lacquisto dei decoder digitali terrestri gli stessi sono improvvisamente calati di prezzo, esattamente dellimporto pari al precedente contributo statale? Che sia anche questo un mistero della fede non relativista dei meno stupidi che votano per la destra? Oppure che sia per il fatto che le trasmissioni digitali terrestri si vedono a scatti, adesso si adesso no, similmente al funzionamento delle frecce di direzione delle automobili? Che io possa stramazzare a terra se ho capito a che cosa serve il digitale terrestre (csf)
Prendo atto che, mentre annunzia di non volerci tediare «con l’ennesima puntata Annunziata vs Raiot», la signora Annunziata ci tedia con l’ennesima puntata Annunziata vs Raiot. In ogni caso, essendo la lettera arrivata piuttosto tardi (quando, come mi capita ogni giorno da una ventina d’anni, tento di fare il giornalista), essendo piuttosto lunga e richiedendo una risposta articolata, replicherò domani. Anche se ciò che avevo da dire sul punto l’ho già scritto con Peter Gomez nel libro «Regime» dell’anno scorso e in «Inciucio» appena uscito. Aggiungo soltanto che, se i nostri libri contengono anche citazioni di giornali è perchè, quando riportiamo una dichiarazione uscita su un giornale, ci piace essere precisi indicandone la testata e la data.Le fonti naturalmente sono molto più ampie, compresi molti documenti e molte testimonianze di protagonisti che abbiamo intervistato. Non sono abituato a copiare e a incollare un bel nulla (anche perchè potrei incappare in testi della signora Annunziata, che poi andrebbero tradotti in italiano) e dunque non ho alcuna intenzione di «lasciarmi alle spalle» il mio metodo di lavoro. Pare che sia piuttosto apprezzato dal pubblico, visto che «Regime» ha venduto 220 mila copie in un anno e «Inciucio» 15 mila in una settimana. E pare che lo apprezzasse anche Indro Montanelli, che assunse Gomez e me due volte. D’accordo, Montanelli non è Lucia Annunziata. Ma io mi accontento di poco.
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Caro Direttore,non tedierò né lei né i suoi lettori con l’ennesima puntata Annunziata vs Raiot. Spiegazioni in merito ne ho date in tutte le occasioni, persino allo stesso Travaglio in diretta Tv. Mi limito dunque a consigliare al suo editorialista di fare per una volta il giornalista che pretende di essere, di lasciarsi alle spalle il suo metodo comodo di taglia e incolla di pezzi di altri giornalisti (vedere le note accluse nei suoi libri come sue fonti – n.b.: a me, fonte diretta, per esempio non ha mai chiesto di raccontargli come sono andate le cose prima di scrivere i suoi libri) e di chiedere alla Rai tutti i documenti sulla annosa vicenda della «censura a Raiot».
È un suggerimento che, anche questo, gli ho già dato. Privatamente ho già accennato la cosa al consigliere Curzi e sono convinta che nulla avrebbero da ridire l’attuale Presidente della Rai né il Presidente della Commissione di Vigilanza. Si tratta solo di fare un’operazione verità.Dai documenti, Travaglio potrebbe aiutare anche me a fare luce su tre domande di cui tuttora ignoro la risposta:1) perché Sabina Guzzanti non aveva pronta una seconda puntata da mandare in onda?2) come si passò dalla «sospensione» decisa dal Cda alla trattativa per chiudere il programma? Chi la condusse? (perché, come ricorda giustamente Travaglio Raiot venne «sospeso», anche col mio voto, dal Cda e non «chiuso» proprio per trovare una soluzione).3) È vero, e se è vero come e quando, venne accettata una transazione economica in cambio della chiusura? A proposito: si può transare sulla libertà di espressione?
Visto che si trova, Travaglio, potrebbe poi anche chiedere tutta la documentazione sull’operato della mia Presidenza. Così saprà dei patti segreti che ho fatto con Berlusconi, di tutti i the che ho preso nella mia suite presidenziale nei miei inutili pomeriggi, e magari anche scoprire perché mai mi sia dimessa da quel posto dove così «comodamente» sono entrata.Capirò tuttavia se Travaglio non si sottoporrà mai a questo sforzo di cercare fonti dirette: potrebbe rischiare di trovare fatti che rovinano la sua narrativa sulla sinistra italiana.
da Barbara Melotti
Sono sinceramente dispiaciuta se a Guiotto sono toccati genitori e/o nonni fascisti, ma ciò non lo autorizza a ritenere che così sia anche per gli altri. Io, modestamente, non ho avuto né genitori né nonni fascisti, né zie o zii, di qualsiasi grado, né cugine o cugini ecc., e neppure i molti amici della mia numerosissima famiglia. Ciò non mi autorizza tuttavia a sostenere che tutti gli italiani, o quasi, hanno avuto genitori o nonni antifascisti (purtroppo). Così spero di Guiotto.
“Trilogia della censura”, di Oliviero Beha, Avagliano editore, 14 euri“Il titolo parrebbe chiaro: trilogia della censura, tre libri censurati in uno”.
«Pupo. Con un nome così te lo puoi immaginare un cantante sciupafemmine, gran giocatore di poker, sommerso dai debiti e per di più bigamo? Enzo Ghinazzi è stato, ed è, tutto questo. Ed anche di più: ha venduto milioni di dischi (da Gelato al cioccolato a Firenze Santa Maria Novella), è popolare perfino in Mongolia, deve 200 milioni a Gianni Morandi che nemmeno li rivuole, ha costruito un albergo western vicino ad Arezzo ed ha comprato un parco acquatico in Romagna, voleva comprare la Fiorentina, ha due figlie regolari e una con una fan conosciuta una notte e mai più. Ed è alto, si fa per dire, come Berlusconi. Oggi è l’uomo che ha sostituito senza farlo rimpiangere Bonolis nella trasmissione dei pacchi. Ma cominciamo dall’altezza. “Attenzione. Non credere mai alle autocertificazioni. Io ho sempre denunciato due chili di meno e due cm in più”.Adesso confessi la tua vera altezza. L’Italia deve sapere.» Sul sito.
«Un piccolo Berlusconi. Ha la pubblicità, i giornali, la squadra di calcio, i libri. Gli mancano i palazzi, le televisioni, le assicurazioni. Cominciò proprio con Berlusconi, come suo assistente personale, giovanissimo. Oggi è già arrivato al secondo posto fra i settimanali. Quasi due milioni di copie con Di più, Di più TV e Diva e Donna, conquistate scippando Sandro Mayer alla Rusconi e Silvana Giacobini alla Mondadori. Una vecchia definizione di Urbano Cairo: “Un ragazzo pieno di sogni”.Tuttora ragazzo pieno di sogni?» Sul Magazine del Corriere della Sera, oggi, e sul sito. (csf)