da Tommaso Trevisiol, Verona
Uno spettacolare Alberto Malesani, allenatore veronese del Panathinaikos, prendendosela con giornalisti e tifosi greci in una vivace conferenza stampa, pronuncia in quattro minuti ben ventun “cazzo” e un “figa” finale. Guardando il filmato è difficile non sentirsi orgogliosi di essere italiani. http://www.gazzetta.it/Calcio/Estero/Primo_Piano/2005/12_Dicembre/16/malesani.shtml
Non mi scandalizzerei più di tanto. Ho visto e sentito cose peggiori per le quali non bisognerebbe essere orgogliosi (csf)
da Rita Guma, www.osservatoriosullalegalita.orgI penalisti di Novara (e quelli di Palermo) si asterranno per dieci giorni da ogni attivita’ giudiziaria perche’ la mancanza di fondi per la stenotipia costringe a verbalizzare i processi in forma riassuntiva, con rischi per i diritti delle parti in causa. Hanno gia’ protestato e scioperato anche gli avvocati di altri tribunali d’Italia. L’Organismo unitario dell’Avvocatura ha denunciato una giustizia in generale lenta e senza risorse. Forse si dovrebbero scambiare gli ingegneri e mettere Lunardi alla Giustizia.
di Giandomenico Cagnone
I nomi dei politici soccorsi da Fiorani, a quanto se ne sa, sono tutti di centrodestra. Uomini vicinissimi a Berlusconi hanno giganteggiato nella campagna estiva dei furbetti alla Ricucci. Eppure mi sembra che gran parte dell’informazione si dedichi con maggiore entusiasmo al solo nome vicino alla sinistra, e cioé Consorte. Qualcuno mi vuole spiegare perché?P.S: se Csf pensa che ci siano molti pseudonimi fra i bloggisti, perché non organizza un incontro di persone in carne e ossa?
da Alessandro Ceratti
Potete immaginare, se mi conoscete soltanto un po’, quanto “apprezzi” le manifestazioni gestuali del giocatore Di Canio. Però io credo che questo sia un ottimo caso per dare manifestazione della propria tolleranza. Non si tratta di confrontare il saluto romano con il pugno chiuso comunista e ricordare che il partito comunista in Italia è legale e quello fascista no. La questione è che c’è una persona che ha delle idee e quelle idee decide di esprimerle. Di Canio mi preoccupa per le idee che ha, non per il fatto che abbia deciso di manifestarle allo stadio. Qual è il torto di Di Canio? Quello di avere avuto il coraggio di prendere posizione, di non nascondere le sue opinioni e continuare tranquillamente e conformisticamente a fare i fatti suoi? Quello di non essere stato zitto e buono e tutt’al più a lamentarsi dell’arbitro? Perché dobbiamo comportarci in maniera tale da far pentire amaramente qualcuno che per una volta decide di non essere meschino e opportunista? Critichiamo Di Canio, che certo non merita elogi, ma non invochiamo nessun tipo di sanzioni contro di lui.
(dall’Unità)
È comprensibile che Lucia Annunziata non voglia «passare alla storia come quella che ha chiuso Raiot». Ma è difficile che riesca a evitarlo, visto che alla morte prematura di quel programma di successo l’allora «presidente di garanzia» collaborò attivamente. Impossibile, in poche righe, ricostruire l’intera vicenda (l’ho già fatto in «Regime» e in «Inciucio»). Qui mi limiterò a rispondere ai tre interrogativi che la signora mi ha posto ieri sull’Unità.1 – «Perché Sabina Guzzanti non aveva pronta una seconda puntata da mandare in onda?». La circostanza è semplicemente falsa. Ricapitoliamo. La prima puntata di Raiot è prevista il 16 novembre 2003. Il direttore di Rai3 Paolo Ruffini, dopo averla approvata entusiasta sabato 15 durante la registrazione, cambia idea nella notte e la domenica pomeriggio annulla il programma dopo essersi consultato – scrive l’Ansa su una nota della Rai – «con Cattaneo e con la Annunziata, che s’è detta d’accordo». La scusa escogitata è il lutto per la strage di Nassiriya, che però risale al 12 novembre: il 13 Ruffini, Sabina e l’Annunziata hanno presentato Raiot alla stampa, per tutta la settimana la Rai ha mandato in onda i trailer del programma con la data del 16, oltre a trasmettere programmi ridanciani come Affari tuoi e sguaiati come l’Isola dei famosi. Infatti Andrea Salerno, dirigente di Rai3 responsabile di Raiot, parla subito di «scelta censoria». Sabina denuncia la censura in una conferenza stampa. Alle 19,19 Ruffini, con un nuovo voltafaccia, decide la messa in onda. Ascolti altissimi, fino al triplo della media di Rai3.Il lunedì esplode la polemica. Il martedì tutto il Cda (Annunziata compresa) vota la «sospensione» sine die. Intanto Sabina ha già registrato circa un’ora di sketch per la seconda e la terza puntata. Il resto della seconda, da «girare» fra il giovedì 20 e la domenica 23, non viene più registrato per la semplice ragione che la «presidente di garanzia» e i 4 consiglieri della Cdl hanno sospeso il programma. Visto che, diversamente dalla signora Annunziata, sono abituato a documentarmi, so che è tutto scritto nel «diario di produzione» che Salerno inviava a Ruffini e Cattaneo per informarli del lavoro svolto. So che Salerno sarà felice di fornirle il vhs con gli sketch inediti di Sabina, che da due anni riposano nei cassetti del Nucleo Produttivo Rai3 in attesa che qualche campione della libertà li mandi in onda. Salerno è stato punito dalla Rai della «presidente di garanzia» Annunziata con 10 giorni di sospensione dal lavoro e dallo stipendio (anticamera del licenziamento), per la grave colpa di «collaborazionismo» con Sabina. Cioè per aver fatto bene il suo lavoro. Non ricordo parole di solidarietà a Salerno dalla «presidente di garanzia»: mi sono distratto io, o magari lei?2 – «Come si passò dalla “sospensione” decisa dal Cda alla trattativa per chiudere il programma? Chi la condusse? (Raiot venne “sospeso”, anche col mio voto, dal Cda e non “chiuso” proprio per trovare una soluzione)». Non so quale «soluzione» andasse cercando l’Annunziata quando approvò la sospensione di Raiot senz’altro motivo se non la censura politica. Era evidente che i quattro del Polo – dopo le pressioni e le denunce di Mediaset- non intendevano rimandarlo in onda. E lei si limitò a dire: «La sospensione di RaiOt è temporanea. Cattaneo e Ruffini indichino la data della rimessa in onda».Naturalmente nessuno dei due la indicò, e il programma fu chiuso. E Ruffini & Annunziata? Silenzio di tomba. Per ulteriori informazioni ci sarebbe pure l’allora presidente della Vigilanza Petruccioli, che ricevette tutto l’incartamento e parlò financo di «censura».3 – «È vero che venne accettata una transazione economica in cambio della chiusura? Si può transare sulla libertà di espressione?». La transazione, come nel caso di Enzo Biagi, non fu la causa, ma l’effetto della censura, cioè dell’annullamento del programma. Ma non riguardò Sabina, che anzi fece causa alla Rai. Riguardò il produttore, che doveva pagare chi aveva lavorato alla prima puntata e s’era visto bloccare i pagamenti dalla Rai (vedi lettera di Valerio Terenzio, a pag. 26).Dunque non ci fu alcun mercimonio sulla libertà di espressione. Almeno da parte di Sabina Guzzanti. Da parte di chi è tornata sul luogo del delitto, a lavorare per la rete che espulse Sabina, non saprei.
da Gianluca Freda
Periodicamente salta fuori un Guiotto che, dichiarandosi orgoglioso di essere italiano nell’introduzione del discorso, evita accuratamente di specificare le ragioni dell’orgoglio nel testo del medesimo. Guiotto sarà orgoglioso del prestigio di un governo che il mondo intero ci invidia? Dell’altissimo livello di alfabetizzazione italiano, attestato da più ricerche del Censis? Dell’onestà specchiata dei nostri amministratori locali o dei nostri operatori finanziari, più volte attestata dalla magistratura? Dell’eccelso livello del nostro sistema scolastico e della ricerca scientifica? Della solidità e del rigore dei nostri conti pubblici? Della grandiosità delle nostre infrastrutture e della nostra economia? Della nostra tolleranza verso gli stranieri? Della pizza e del mandolino? Personalmente, sono orgoglioso di appartenere a quell’esigua minoranza di italiani che in questa melma riesce ancora a navigarci e, ogni tanto, a spalarne qualche badilata. Senza vantarsene troppo, e senza urlare proclami di italianità, che per un popolo con il letame che gli arriva alle scapole suonano particolarmente ridicoli e fuori luogo.
da Riccardo Bianchi, Roma
Il punto è proprio quello, gentile Ceratti. Le petroliere inquinano paesaggi incontaminati, e quindi per definizione lontani dalla civiltà occidentale e dai cuori dei suoi cittadini; le raffinerie, i depositi di carburante sono sotto la casa di ognuno di noi. Meglio allontanare la più presto l’attenzione da temi troppo scottanti e potenzialmente “esplosivi” (mi scuso per il facile gioco di parole). Più tranquillo focalizzarsi sulla TAV, localizzata in aree ben precise, che riflettere sulle numerosissime bombe ecologiche che si trovano nel cortile della casa di ognuno di noi. A meno che non ci scappi il morto.
da Cristina Paulon, Padova
Mi inserisco nella querelle tra Bianchi e Ceratti. E’ vero: gli incidenti accadono, ma la mancanza di sicurezza, impianti di depurazione e di controllo, l’omissione di informazioni sono comportamenti più che negligenti, sono profezie auto-avverantesi di un disastro annunciato. L’Italia e il mondo sono pieni di questi episodi: Bhopal, Seveso, il Vaiont, Chernobyl, il petrol-chimico di Marghera, per citarne alcuni. Ora che nel “primo mondo” certe cose non si possono più fare – o meglio, costerebbe troppo farle – andiamo ad avvelenare gli altri in casa loro, e ci dovrebbero pure ringraziare che gli portiamo lo sviluppo. E a chi si lamenta, ci pensa la polizia.
da Peter Freeman
Caro Csf, io non lo so se Giovanni Consorte ha commesso o meno i reati per i quali e’ indagato. Da quel poco che ho capito, leggendo i resoconti dei giornali, pare che Consorte avrebbe guadagnato 1,6 milioni di euro in plusvalenze grazie alle operazioni effettuate sui conti della Banca popolare di Lodi. 1,6 milioni, mica bruscolini. Non e’ chiaro che destinazione abbiano fatto quei soldi, se siano finiti nelle tasche di Consorte o, invece, nel patrimonio Unipol. Prima o poi sapremo. E tuttavia un paio di cose andrebbero dette. La prima. Da diversi mesi, da quando cioe’ si e’ aperto il casino, leggo dichiarazioni dei massimi dirigenti della Quercia del seguente tenore: Unipol e’ un’azienda finanziaria come tante ce ne sono, e come le altre ha il diritto di muoversi sul mercato, acquisire, eccetera. Le cose non stanno esattamente cosi’: per le cooperative esiste una legislazione ad hoc, proprio per tutelarne la “diversita’”, a cominciare dalle sue ragioni sociali. Ancora ieri, in un bar nei pressi di Montecitorio, ho orecchiato la conversazione tra due deputati dei Diesse. Il sunto: c’e’ un complotto di giudici e poteri forti per bloccare l’Opa su Bnl. Piu’ o meno gli stessi discorsi che ho sentito fare da esponenti di altri partiti ai tempi di Tangentopoli: complotto, poteri forti e via dicendo. Il secondo punto. Attendiamo pure l’esito delle indagini, ma sarebbe giusto, credo, che un signore che, utilizzando il nome (o il buon nome) del movimento cooperativo, ha realizzato, assieme ai personaggini che conosciamo, un profitto di 1,6 milioni di euro, fosse gentilmente accompagnato alla porta: fuori di qui e non farti piu’ vedere. Non accadra’, ovviamente.
da Rita Guma, www.osservatoriosullalegalita.orgI penalisti di Novara (e quelli di Palermo) si asterranno per dieci giorni da ogni attivita’ giudiziaria perche’ la mancanza di fondi per la stenotipia costringe a verbalizzare i processi in forma riassuntiva, con rischi per i diritti delle parti in causa. Hanno gia’ protestato e scioperato anche gli avvocati di altri tribunali d’Italia. L’Organismo unitario dell’Avvocatura ha denunciato una giustizia in generale Forse si dovrebbero scambiare gli ingegneri e mettere Lunardi alla Giustizia.