da Silvia Palombi
Ceratti argomenta le sue assurdita’ in modo calmo e chiaro, le risposte sonosemplicemente accorate. Se ci fa caso, Moggia, provengono da donne che,fisiologicamente, vivono il tema in modo piu’ viscerale.Cara Bergamo non provo imbarazzo ne’ per le donne velate ne’ per le donnegiraffa col collo allungato dagli anelli d’oro ne’ tampoco per quelle a senonudo di alcune tribu’ africane. Mi sono chiesta perche’ a me una donna colburqa non sembra un uccello in gabbia, forse e’ per un innato, atavicorispetto per abitudini non mie. Eccessivo?
di Paolo Beretta
Tutti gli interventi sull’argomento 194 sono interessanti, ma mi sembra che un aspetto non indifferente del problema sia andato in secondo piano. Mi riferisco alla libertà di scegliere. Ora, visto che nessuno ha la verità in tasca sull’embrione, Ruini la pensa in un modo, molte donne in un altro, non sarebbe male mettere l’accento su una questione, per me, fondamentale. E’ pur vero che un figlio si fa in due e che anche il padre ha dei diritti, ma è la donna che porta, e porterà, il carico maggiore in una gravidanza, ed è la donna che, alla fine, dovrà avere il diritto di decidere cosa fare, secondo la sua coscienza, non quella di Ruini. (…)
da Michelangelo Moggia
Quando si toccano certi argomenti (aborto, chador etc.) ho l’impressione che molti bloggisti reagiscano come il cane di Pavlov al suono della campanella. In altreparole intervengono in con toni irritati, perentori, come se non ci fosse nulla da discutere e chi lo fa è in malafede o non capisce niente. Gli interventi di Ceratti possono essere condivisibili o meno, ma sono argomentati con calma e chiarezza, non altrettanto molte risposte che ha ricevuto. Lo stesso per la questione donne “velate”: anche a me mettono a disagio e penso che l’integrazione sia importante ma che richieda attenzione. Altrimenti ci si ritrova nella situazionedell’Olanda dove a furia di tollerare tutto e tutti quelli che rischiano di venir discriminati alla fine sono gli “autoctoni”. http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2004/12_Dicembre/19/olanda.shtml
da Alberto Arienti
Proviamo a metterla così: siamo di fronte ad un lungo viaggio, in partenzac’è un embrione ed all’arrivo un bambino.Fino ad un certo punto del viaggio ci si può fermare e scendere, dopo no. Ilpunto può essere scelto un po’ in modo arbitrario, considerato che è unfenomeno in continua evoluzione, ma una certa approssimazione è inevitabile.
da Alessandro Ceratti
Perché bisognerebbe pensare che spendere qualche parola in favore dei bambini che devono ancora nascere dovrebbe togliere risorse alla cura di quelli che sono già nati? Carla Bergamo si domanda: “Perchè i religiosi non si preoccupano di più di tutti quegli essere umani che vengono lasciati morire…” ecc. A quanto mi risulta i “religiosi” sono quelli che si stanno occupando di più e di gran lunga più efficacemente rispetto a qualunque organizzazione internazionale proprio di quegliesseri umani. “Il diritto alla vita spetta innanzitutto a chi già ci sta in questo mondo, o sbaglio?” Perché Bergamo? Un bocciolo non sarà ancora un fiore, ma purtuttavia esiste già su questa terra.
da Vittorio Grondona – Bologna
Aborto o non aborto? Non è questo il problema. Il problema è il fatto che c’è qualcuno al di fuori di noi intenzionato ad obbligarci a vivere il nostro corpo secondo le sue volontà e non le nostre. Per farlo minaccia qui in terra la galera e nell’al di là l’inferno. Questa situazione orrenda è inaccettabile e deve essere assolutamente respinta al bigotto mittente, chiunque egli sia. Dubito poi del fatto che una donna arrivi alla grave decisione di rinunciare volontariamente ad un figlio perché è giovane o insicura del domani. Sarebbe solo egoismo e tutti sappiamo che la donna non è mai egoista quando si tratta di maternità. I motivi che fanno decidere sono di sicuro di altra natura e ben più profondi. Infine una lancettina in favore del povero maschietto occasionale che riceve l’inaspettata notizia che presto sarà padre. State sicure donne, ci rimane molto male. Non solo per l’inaspettata conclusione della debolezza della carne, ma soprattutto per la sua sensazione di essere stato in tutta la vicenda il galletto sprovveduto del momento. Quando la gravidanza è frutto dell’amore entrambi gli interessati l’accettano sempre responsabilmente senza curarsi dell’eventuale futuro negativo o delle chiacchiere della gente. Se poi subentrasse il fatto grave da dovere considerare anche un eventuale ricorso all’aborto, anche in quel caso il dolore sarebbe condiviso in eguale misura.
La discussione sull’aborto era talmente interessante che non me la sono sentita di tagliare, censurare, ridurre. Ma adesso torniamo alle vecchie sane abitudini. 500 batture prego. (csf)
da Gianluca Freda
Ceratti, se intende dire che non c’è nulla di piùpericoloso che dare definizioni assolute e“scientifiche” della natura degli esseri umani,allora ha ragione. Sarebbe bello che cominciasselei a dare il buon esempio. Si può discutereall’infinito, ma alla fine né l’etica, né lafilosofia, men che mai la medicina potrannofornire altro che suggerimenti, non risposte. Lalegge 194 non fornisce nessuna risposta univoca aquesto problema. Si limita a dare alle donne ildiritto di decidere cosa fare, il che è giusto,visto che il maggior fardello è loro. Fornisceloro l’assistenza medica necessaria per dareseguito alla loro decisione, il che èindispensabile dove la Costituzione prevede ildiritto alla salute. Stabilisce un termine oltreil quale l’interruzione di gravidanza non puòessere praticata legalmente, terminenecessariamente e dichiaratamente arbitrario, mache rappresenta a mio avviso un compromessoaccettabile tra i diritti del nascituro e quellidella madre. Senza la 194 sulla natura degliesseri umani ne sapremmo quanto prima, ma avremmodonne con meno diritti e meno controllo sulleproprie vite. Non mi parrebbe uno scambio equo.
da Carla Bergamo
Ebbene, eccomi qui, nuovamente non ho potuto resistere a dire la mia dopo le varie discussioni su aborto, donne e burqa. Ha ragione Melotti, ma ha ragione anche Serpieri, peccato che sia un uomo a dire quelle cose sulle donne imbacuccate. A me come donna mettono a disagio, mi sembrano un monito all’emancipazione, è come vedere un uccello in gabbia. Perchè dobbiamo sempre parlare di rispetto delle culture altrui e dimenticare la nostra? Perchè, in nome di tale rispetto dobbiamo ingoiare il fatto che esistano donne considerate “cose”? Perchè perdiamo il nostro tempo a discutere se sia giusto o no l’aborto di un feto e non discutiamo perchè 5 milioni di bambini già messi al mondo muoiono ogni giorno di fame? Perchè non ci chiediamo cosa significa “dare la vita”, che non è semplicemente “mettere al mondo”, ma è dare la possiblità di VIVERE, essere amati, mangiare, studiare, giocare, crescere, diventare grandi, in salute e dignità? È duro per una donna abortire, ma è più duro perdere un figlio quando è gia un essere formato, a causa di guerre, fame, violenza…perchè non ci occupiamo un po’ di più di chi è già nato e non lasciamo gestire le vita “in potenza” alle madri (e perchè no, ai padri)? Come disse anni fa Lidia Ravera, un conto è perdere un figlio allo stato fetale, un conto è perdere un figlio di vent’anni… Perchè i religiosi non si preoccupano di più di tutti quegli essere umani che vengono lasciati morire perchè in alcuni paesi del Primo Mondo (i cristianissimi Stati Uniti d’America, per esempio) la medicina anzichè essere un elementare diritto è un lusso a pagamento? Perchè hanno mandato tanti giovani figli, voluti e amati, a morire in un paese che non c’entra niente con loro? E tutto in nome di vergognose bugie? Ecco, io mi pongo queste domande sempre, ogni giorno, pragmaticamente e ossessivamente. Il diritto alla vita spetta innanzitutto a chi già ci sta in questo mondo, o sbaglio?
da Virgilio Mancini
Stando a quanto risulta dai documenti ufficiali di bilancio delle forzearmate Usa, del Dipartimento della difesa e del Congresso degli Stati Uniti,lo Stato italiano paga ogni anno il 37% dei costi delle basi e delle truppeamericane di stanza nel nostro paese. Nel 2002, ad esempio, i contribuentiitaliani hanno partecipato alle spese militari americane per un ammontare di326 milioni di dollari. Una parte della somma è stata versata in denaroliquido, il resto sotto forma di sgravi fiscali, sconti e forniture gratuiteche riguardano trasporti, tariffe e servizi ai soldati e alle famiglie. Lastragrande maggioranza dei pagamenti nascono da «accordi bilaterali» traItalia e Stati Uniti, mentre solo una minima parte viene dalla divisionedelle spese in ambito Nato. I pagamenti a Washington, tra l’altro, nonfiniranno nemmeno se le basi dovessero essere chiuse, come sta per accaderealla Maddalena, in quanto negli accordi esiste una clausola chiamata“Returned property – residual value”, che prevede un indennizzo per le«migliorie» apportate. Piccola osservazione: se la guerra fredda poteva (forse ) giustificare una parziale perdita della nostra sovranità nazionale,ora che questo pericolo non esiste più, non sarebbe il caso che questiparassiti si togliessero definitivamente dalle palle?