da Serafino Brighenti
Io invece, caro Freda, per destra nerissima non intendo quella a cui si rifanno pochi delinquenti e facinorosi che tanto assomigliano alla parte più deteriore dei sedicenti no global. Né tanto meno alludevo a Lo Chirco, che pur rimane politicamente distante dal mio modo di pensare. Alludo a coloro che, approfittando del fatto che Berlusconi pur di rimanere al potere metterebbe all’asta anche la madre, hanno “minato” tutte le strutture sociali ed economiche del nostro Paese per il loro miope tornaconto immediato (o forse per un progetto mostruoso a lunga scadenza), e creato i presupposti perché i nostri figli tra pochi anni si trovino nella condizione di mettere a ferro e fuoco le città, come e più degli odierni emarginati immigrati francesi. Ma purtroppo i nerissimi allignano anche nei partiti che siedono nel centro e alla sinistra del parlamento. Per me contano le idee e i fatti, non le tessere che vengono esibite, benché lei mi attribuisca un pensiero esattamente opposto.
da Isabella Guarini
Carissimi, qualunque sia lo stato delle cose a Castenedolo, certamente non si migliorerà la vivibilità costringendo persone anziane, che per definizione tendono a chiudersi, in abitazioni prive di rapporto con il paesaggio. Il concetto di periferia è una condizione dell’abitare che ci rende isolati dal mondo, che ci impedisce di stabilire relazioni con il resto della città. La periferia non è il luogo geometrico, lontano dal centro, ma esprime la qualità delle relazioni con l’ambiente abitato. Si può essere periferia anche stando nel centro, come succede a molti quartieri a ridosso d’importanti assi stradali architettonicamente definiti ed economicamente forti. Nella città in cui vivo la differenza sta tra chi vede il mare e chi non lo vedrà mai!
da Gianluca Freda
Goldoni chiede a un vigile urbano di multare una coppia che va in giro con un vestito che a lui non piace e si meraviglia se il vigile alza le braccia al cielo. Io mi meraviglio che il vigile non chiami la neuro. Goldoni deve avere un’idea molto personale e fantasiosa dei diritti costituzionali vigenti in una democrazia, per non dire del codice della strada. Decisamente è giunto il tempo di migrare. Possibilmente verso uno di quei paesi musulmani dove è lo stato a spiegarti con che vestiti devi andare in giro e a punirti se non obbedisci. Viste le pretese, Goldoni ci si troverà benissimo.
di Michele Serra (Repubblica)
LA SINISTRA italiana, in piena crisi di autostima, stremata da un ripensamento identitario e organizzativo che ne assorbe ogni adrenalina residua, dovrebbe specchiarsi più spesso nella formidabile immagine di efficienza, dinamismo e inventiva offerta dal suo irriducibile rivale, Silvio Berlusconi. Già considerata capace di sobillare procure e tribunali d´Italia per un grandioso disegno inquisitorio, ora viene accusata dal premier, nel corso di un comizio già passato alla storia del cabaret, di addestrare finti pensionati per spedirli “sui tram” a fingere indigenza per denigrare il governo.È la famosa strategia della pensione.Non corrisponde, ovvio, a niente di vagamente verosimile: perfino gli onesti tram, quando evocati da Berlusconi, fanno pensare più a musical sulla Milano del tempo che fu, con Bramieri e la Masiero al Teatro Manzoni sotto una scenografia di troller, piuttosto che al parco effettivamente circolante, per altro mai frequentato da un magnate che sorvola in elicottero un paese a lui totalmente sconosciuto. Ma l´immagine dei pensionati cenciosi e maldicenti, che imbeccati dagli agit-prop di partito salgono e scendono dai mezzi pubblici per aizzare alla sovversione sociale credule massaie e giovani inesperti, non può che rinfocolare lo spento orgoglio della sinistra italiana.Tanto per cominciare, lo scenario è un fantastico cocktail di tutti o quasi i luoghi prediletti dall´immaginario della sinistra storica. C´è Brecht: il sordido organizzarsi degli indigenti, la metropoli come sentina del cattivo operare. C´è Zavattini (ah, quegli anziani che borbottano in dialetto milanese…) e la lezione del neorealismo, con gli attori presi dalla strada. C´è la rivoluzione russa (con questo freddo, poi), la folla misteriosa e infida che trasforma la sua vita bigia oggi in furia maldicente, domani, chissà, in un assalto al capolinea del 15, con Eisenstein che filma le dita ossute del pensionato-leader che si levano contro lo sfondo bianco e raggelato del cielo. E c´è, soprattutto, la mitologia grande e terribile dell´organizzazione proletaria, la vecchia talpa che rode le strutture del capitale, il reclutamento dei pensionati-comizianti in sezioni intrise di fumo e vecchi manifesti di gente barbuta, il passa-parola di fermata in fermata, l´avanguardia che cavalca il popolo ignaro e lo conduce, se non alla catastrofe, perlomeno fino a Lambrate.Bisognerebbe dunque – se la sinistra nutrisse ancora qualche briciola di amor proprio – avvalorare con convinzione l´idea berlusconiana dei “comunisti” ancora in grado di organizzare il sociale con tanta micidiale tenacia: specie adesso, che il sociale non dimostra una particolare sintonia con il marxismo-leninismo e preferisce Simona Ventura. E pazienza se il discorso di Berlusconi si fonda sull´idea paranoica (tipicissima della destra padronale di una volta, quella col cilindro in testa delle caricature di Galantara) che il sociale, in quanto tale, semplicemente non esista, e sia solo il prodotto del genio malato dei sovversivi, che ne catalizzano le pulsioni per creare zizzania. Il ruolo del comunista malvagio e sobillatore sarà anche minaccioso, d´accordo, ma sempre meglio della realtà spesso insipida e tossicchiante della sinistra post-tutto.Si faccia dunque credere che sì, le lamentele dei pensionati in tram sono state accuratamente preparate da attivisti cresciuti alle Frattocchie, o anche alla scuola del Piccolo. Si faccia credere, necessariamente, che le Frattocchie esistano ancora (ma esistono? O sono state vendute a Ricucci, trasformate in una beauty-farm o in un residence?). E si faccia girare la voce che in quel fu-luogo ancora si aggirano canutissimi insegnanti di rivoluzione, i pochi non ancora trasferiti da Anna La Rosa, i pochissimi non ancora passati a destra, chez Berlusconi, perché la sinistra non li capisce, non li ama più e li pagava poco in relazione al titolo di studio.Istruiscono pensionati, e già pensano a una sezione-massaie. Distribuiscono vestiti da povero per la grande simulazione, e ritirano quelli da ricco (caratteristici del vero pensionato) come sottoscrizione per il partito. E aspettano il prossimo discorso di Berlusconi per ulteriori suggerimenti su come rinvigorire il ruolo esausto di fantasma che si aggira per l´Europa, con capolinea alla Bovisa.
Un mio amico affitta questo inverno una casetta mica male a Lavarone. Credo che sia anche per sei persone, se vogliono stare stretti. Non è cara. Se vi interessa vi metto in contatto. Anzi vi metto in contatto subito. La sua email: enzo.stefan@libero.it (csf)
da Cosmo de la Fuente
Ho ricevuto una lettera che mi ha fatto pensare molto. So di toccare un argomento delicatissimo, ma ugualmente cercherò di parlarne, con cautela e senza ergermi a giudice. Voglio proporlo in quei forum e quelle testate che considero non contaminate da interessi e quindi punti di libero scambio di idee.Giovanni sta vivendo un momento molto delicato della sua vita, combattuto e maltrattato dalla moglie, da cui si è separato, la quale, a sua volta ha ricevuto un classico ?pugno in faccia? nel momento in cui ha saputo che suo marito è omosessuale.La situazione è molto delicata e difficile. Giovanni, disperato mi ha contattato e mi ha chiesto di parlarne, con la dovuta cautela e il cambio dei nomi, ma, prima di sottoporre la vicenda all’attenzione del pubblico ho voluto parlare anche con la moglie, che chiameremo Elvira.Elvira:?Mi ha deluso e scioccato! Lo amavo e mai mi sarei aspettata una cosa del genere. Non voglio che mio figlio abbia a che fare con un padre omosessuale e farò di tutto affinché questo non accada. Mi fa letteralmente schifo, è un vizioso?.Giovanni:?Non l’avevo ancora capito completamente, ora, mi sono reso conto di questo mio modo di essere. L’ho detto con sincerità a mia moglie e lei non ha voluto più saperne di me. Il fatto che io abbia questo tipo di tendenza non significa che non ami mio figlio. Sono sempre stato un ottimo padre e non capisco come possa Elvira negarmi di vedere il bambino, sapendo quanto lui sia legato a me?. Il dramma che Elvira e Giovanni stanno vivendo ha dell’incredibile, ma è reale. Ho ricevuto molte lettere che toccano questo tema, ma questa volta il racconto era chiaro,vero e soprattutto mi sono trovato in possesso della versione di ambo le parti, ci troviamo di fronte a un dilemma dove è difficile prendere le parti.Ci sentiamo di comprendere la reazione di Elvira? Riusciamo a capire cosa prova Giovanni? E’ giusto che un padre non possa avere a che fare con suo figlio per via della propria sessualità ed è giusto che la moglie si proclami giudice di questa situazione?Dal mio punto di vista mi sento vicino a Elvira e penso che forse Giovanni avrebbe potuto parlarne prima con la moglie; a questa mia considerazione, però, lui mi ha detto che non se n’era mai reso conto prima. Ciò non toglie che la moglie abbia subito un trauma non indifferente. Non ritengo logico, in ogni caso, che un padre sia penalizzato e non possa più aver a che fare con il proprio figlio in quanto omosessuale e che venga addirittura sospettato di ?pedofilia?. Se per ipotesi la moglie avesse denunciato la propria omosessualità sarebbe accaduta la stessa cosa? Il padre avrebbe potuto costringere la madre ad allontanarsi dal figlio? Credo che anche in questo caso si viva una disparità non giusta in quanto esseri umani. Una differenza tra padre e madre, ancora una volta.Poi mi domando come avrebbe reagito mia mamma di fronte a una rivelazione del genere, come si sarebbe comportata con mio padre, ma quelli erano altri tempi.Cosa ne pensate voi? Vorrei conoscere il parere del pubblico. E’ la prima volta che parlo di questo e ricevute le vostre risposte, di uomini e donne potrei dare un seguito a questa storia che mette in luce un altro lato del difficile rapporto uomo – donna.
Cara Ritanna, in un momento di zapping sfrenato finisco su Otto e mezzo e vedo Ferrara più violento del solito che maltratta una Lilli Gruber che annaspa. Ma soprattutto vedo te che cerchi di intervenire e Giuliano che ti chiude la bocca con un tremendo “Sta’ un po’ zitta tu” o qualcosa del genere e anche di peggio. Ti arrabbiasti molto per quell'”accucciata” di Marco Travaglio dimostrando una certa reattività. Ma la stessa reattività non ti spinge a dare un cazzotto a Giuliano o, in alternativa, ad alzarti e andartene salutando per sempre la poco raffinata compagnia? (csf)
da Emilio Macchi Alfieri
?Benvenuto in Mondialcom, il sistema leader per telecomunicazioni e collegamenti in rete! Se vuoi approfittare della nostra eccezionale promozione Teresa, digita uno. Se vuoi acquistare un nostro prodotto digita due. Se vuoi assistenza digita tre. Se vuoi informazioni digita quattro. Se vuoi parlare con un nostro operatore digita cinque. Non perdere la promozione di Gasparone, il nostro nuovo collegamento satellitare che consente risparmi stratosferici: per averlo, digita sei! Grazie! ?. Tu vuoi parlare coll’operatore per avere certi chiarimenti e, dopo avere ascoltato un’altra volta il messaggio per non sbagliare, digiti cinque: allora senti una musichetta, che dopo poco s’interrompe, e senti dire: ?Tutti i nostri operatori sono momentaneamente occupati. Vi risponderemo non appena possibile. Nel frattempo restate in linea per non perdere la priorità acquisita?. Ricomincia la musichetta, di quando in quando interrotta dal messaggio di prima. Vorresti riattaccare, ma non vuoi ?perdere la priorità?; e poi hai proprio bisogno di parlare, e così aspetti. Dopo parecchi minuti la musichetta s’interrompe e finalmente senti il segnale di linea libera: attendi perciò di parlare coll’operatore; ma la linea s’interrompe e senti il segnale di occupato. Stop: sono passati dieci minuti e non hai ottenuto niente. Vorresti fare altre cose, ma hai davvero necessità di una certa spiegazione; allora ricominci e, questa volta, premi quattro, le ?informazioni?. La comunicazione arriva immediatamente, peccato però che si tratti di un messaggio registrato che in gergo professionale pressochè incomprensibile ti snocciola un’enorme quantità di informazioni che a te non servono. A questo punto, furioso, decidi di rivolgerti alla concorrenza, e chiami un altro numero verde, quello di Susaphone Quick; ma l’esperienza si ripete: messaggi registrati, sinfonie, operatori occupati, priorità acquisita, finalmente una linea libera e dopo un po’ una voce cortese ti dice: ?Buongiorno, sono Matilde (o Carmen, o Deborah), posso esserLe utile?? Sì, dici tu, e cominci a esporre il tuo problema, ma vieni interrotto: ?Mi dispiace, ma questo è di competenza di Susaphone Zoom, deve chiamare l’altro numero verde e ascoltare il messaggio registrato?. Ormai sei in ballo: provi l’altro numero verde, percorri tutta la trafila, ma alla fine non riesci a parlare con nessuno. Peccato, sono passati venti minuti e non sei riuscito ad avere le informazioni di cui avevi bisogno. Ma siccome sei testardo, esci e vai personalmente alla sede di Mondialcom, che è proprio dietro l’angolo. Entri baldanzoso, notando che non c’è la solita coda; ma vieni ricevuto da una cortese hostess che t’informa che gli uffici, da qualche tempo a questa parte, non sono più aperti al pubblico: per qualunque necessità devi chiamare il numero verde che già conosci. Colla bava alla bocca ti trasferisci allora lì vicino, alla sede di Susaphone: e ottieni la stessa risposta. Torni allora a casa, invecchiato di vent’anni, e in attesa della cena prendi un tranquillante. Poi ti ricordi di dover controllare l’ora del treno che dovrai prendere domattina; e qui ti va meglio, quanto meno in termini di tempo: perché il numero verde di Italtren dà sempre occupato, cosicchè dopo pochi minuti di inutili tentativi smetti di tentare e ti siedi a tavola, dove nel frattempo il risotto si è trasformato in un grumo freddo. Amen, ti dici, domattina andrò alla stazione con molto anticipo, un treno o l’altro ci sarà.Questa è l’esperienza che ciascuno di noi più o meno attraversa quando ha necessità di trattare con un servizio pubblico. Il ricorso ai messaggi registrati consente infatti di ridurre di molto il personale addetto alla comunicazione cogli utenti, con rilevantissimo risparmio di costi e, di conseguenza, altrettanto incremento dei profitti. Incremento pagato ? in termini di tempo, irritazione e carenza d’informazione ? dagli utenti. Dai servizi pubblici il metodo si è poi, naturalmente, esteso anche a quelli privati; e persino ai servizi ?di emergenza?, ?di pubblica utilità? e ?utili?, che si leggono sull’avanti elenco della guida telefonica.Vien fatto di pensare in qual modo mai possa districarsi in un simile ginepraio un vecchio inabile, o una persona di modesta educazione. Probabilmente muore prima di essere riuscita a ottenere il necessario. Ma che importa? L’avvenire è dei giovani, che hanno tutti il telefonino!Negli Stati Uniti, nazione tecnicamente ben più all’avanguardia della nostra, i messaggi registrati non esistono. C’un numero telefonico solo, che tutti conoscono: quello dell’operator, che ascolta, dà spiegazioni, o passa all’utente l’altro operatore, competente a rispondergli. E la ragione c’è: se mai in quel paese si provasse a sostituire l’operator con messaggi registrati, tali e tante sarebbero le proteste delle associazioni di consumatori, da far cessare immediatamente l’esperimento. Ma da noi quelle associazioni, inspiegabilmente, tacciono (forse anche loro usano messaggi registrati); e così, contro il buon senso, continuiamo a subire l’inutile gracchiare di stupide macchinette, senza ottenere il servizio cui abbiamo diritto.
CONTRORDINE di ALESSANDRO ROBECCHI (da Paola Bensi)
Vedo che giornali e telegiornali parlano molto delle donne, del corpo delle donne, dei diritti delle donne. Quelli che ne parlano sono uomini, o vescovi, o Giovanardi, il che induce a pensare che non ci sia davvero alcuna pietà per le ragazze. Il fatto che Ruini, Storace e la regione Veneto (con l’appoggio esterno di Casini) vogliano aprire le porte dei consultori ai militanti del movimento per la vita ha del paradossale: prima si è fatto di tutto per impoverire i consultori, minarli, devastarli, e poi si pretende di infiltrarli con quei signori che anni fa se ne andavano in giro con un feto nella ventiquattr’ore. A nessuno sfugge che la nuova impennata di livore antiaborista derivi da un semplice ed elementare progresso scientifico (in cui peraltro l’Italia arriva buona ultima), cioè l’introduzione di una pillola abortiva che permette l’interruzione di gravidanza in modo meno invasivo, doloroso e chirurgico. Insomma, si sa che se non ci sono sangue e lacrime in quantità i cattolici si divertono molto meno, e rischiano di perdere per strada alcuni dei principali pilastri del loro marketing: dolore, sofferenza, violenza sui corpi, senso di colpa eccetera. Già perdono clienti su molti fronti (il fronte delle vocazioni, il fronte dei matrimoni) e veder sfumare gran parte della sofferenza (almeno gran parte di quella fisica) da una scelta che già di suo è sofferta e traumatica li turba parecchio. CONTINUA…
di Alessandro Robecchi
Conosco bene csf e sono sicuro che ad accorgesi che la palla era ovale ci ha messo almeno quaranta minuti. Diceva Orson Welles che il rugby è un ottimo metodo per tenere quindici energumeni lontani dal centro della città il sabato pomeriggio. Con Sabelli fanno 16, con Freeman fanno 17, mi vien da dire viva il rugby. Quanto all’equazione che seguire il calcio vuol dire guardare controcampo mi permetto di dissentire: si può amare il sesso anche senza frequentare la pornografia.
Che la palla del rugby fosse ovale non me ne ero accorto. Ti ringrazio comunque di esserti accorto, finalmente, che sono un energumeno. Nel tuo intervento, puntuale e sagace, hai dimenticato di aggiungere una precisazione che, completezza dell’informazione, avrebbe aiutato i lobbisti a capire meglio in che acque stai annaspando. Per chi fai il tifo? Io in fondo, sono solo laziale (e adesso allblackista) (csf)