da Paolo Beretta
Alleluia. L’avvocata sta tornando agli standard che ci sono più familiari. Adesso si mette a definire Pera “giovane, affidabile, colto e senza figli conivolti in loschi traffici”. Sul giovane, posso essere d’accordo, sui certificati di nascita c’è poco da discutere. Sull’affidabile, ritengo Pera affidabile quanto Giuda nei Getsemani. Sul colto, stenderei un pietoso velo. Se è colto Pera, Tarricone è un principe del foro. Quanto agli scheletri nell’armadio, il fatto che Ciampi si scopra, anche se indirettamente, una tibia nel cassetto, non significa che aprendo quello di Pera non ci si ritrovi a Redipuglia (vedi il caso del Post-It nel caso della discarica di Cerro, appartenente al fratellino del Pelato). Lasciamo perdere: Pera non sarebbe buono nemmeno a gestire un condominio, figurarsi la Presidenza della Repubblica.
di Paolo Beretta
Ho cercato per giorni il modo migliore di definire la condizione di vita/non vita dell’embrione, finché Barbara Melotti non è uscita con la seguente frase: “Finchè un embrione avrà bisogno del mio corpo per svilupparsi e diventare umanità (non vita: vita è anche una foglia)…”. Ecco la battuta buona per tutta questa storia. Un embrione, staccato dalla madre, non sopravvive, non è autosufficiente, quindi non ha vita propria. Non vi piace questa definizione ? Fatti vostri, ne trovo altrettanti a cui piace. Ma il diritto di averla e di agire in base ad essa, quello lo esigo. Che a Ruini piaccia o meno.
«In Italia ci sono il Senato, la Camera e Porta a porta, la terza camera, quella che molti sostengono essere anche più importante delle prime due. Il Grande Officiante è Bruno Vespa, il più famoso giornalista televisivo d’Italia. E anche il più controverso. I politici, di destra e di sinistra, ne parlano quasi tutti benissimo. Il sospetto è che non vogliano giocarsi la poltrona del salotto televisivo più visto. Molti dei colleghi giornalisti ne parlano male rimproverandogli di aver detto, da direttore del Tg1, che il suo editore di riferimento era la Dc. Di lui hanno detto di tutto. Che è parziale, che è succubo dei potenti, che è arrogante con i deboli, che banalizza la politica. Hanno detto perfino che è figlio di Mussolini. Le date coinciderebbero. È nato il 27 maggio 1944. Mussolini arrivò in Abruzzo nove mesi prima.Ti senti mussoliniano?». Sul Corriere della Sera Magazine di oggi e sul sito. (csf)
da Pier Franco Schiavone, Milano
Spero di capire, prima di morire, cosa frulla nella mente di Mughini. Dopo aver maramaldeggiato Sofri e aver detto che l’unica preoccupazione di Pasolini era di scopare con i ragazzini delle borgate, ora tocca alle donne (mi sono perso qualcosa sull’aborto)? Chiaro che Mughini sferra la pugnalata alla schiena infiorettando le parole, che diamine, le donne sono esseri superiori! Mughin Furioso non prende neanche in considerazione che le donne non sono discriminate dall’astratto mondo della politica ma da personaggi reali come Bossi (ricordate i gestacci contro la Boniver?). Quando mai Berlusconi avrebbe detto a Follini di non fare il bambino? L’ha detto alla Prestigiacomo che ha pianto ma non gli ha sferrato un cazzotto (come avrebbe meritato). Quanto al rosso, colore spento, caliamo un velo pietoso, non ha trovato l’aggettivo, a volte capita anche ad uno che vive di aggettivi.
Giampiero Mughini sul Foglio
Quel color “rosa che racconta ogni attimo e ogni respiro della nostra vita di maschi. Ovvero quanto sia sovrastante e dominante il colore che allude al femminile e alla sua intensità. Al confronto il color “rosso”, il colore che allude ai furori della giovinezza di molti di noi, risulta un colore spento e inessenziale. Saranno passati una ventina d’anni da quando mi venne l’idea di costruire un pezzo giornalistico in cui avrei chiesto a un gruppo di nerboruti dell’estremismo politico dei Sessanta se davvero fosse stato il “rosso” o non invece il “rosa” il colore che aveva modellato Il loro vite e i loro destini. Spiattellarono tutti la verità, avete già capito quale. VaIga per tutti quello che mi confessò uno che pure aveva fatto un bel po’ di anni di galera perché accusato di connivenze col terrorismo rosso. Mi raccontò che ai tempi dei suoi furibondi esordi politici durante un’assemblea in un liceo romano, fece un discorso in cui incendiò il mondo intero: ebbene, la motivazione principale di tanto furore e di tanto incendio stava nel tentativo di far colpo su una biondina seduta lì accanto che lo stava ascoltando, non so se ammaliata. E con tutto questo c’è un caso in cui l’uso apologetico del colore “rosa” mi offende e mi ripugna, ed è quando qualcuno ri?vendica a quel colore una sorta di minimo sindacale e di minimo di rappresen?tazione nelle istituzioni politiche. La “quota rosa”, dio che orrore, ossia l’assi?curare alle donne una sorta di loro han?dicap positivo in quanto donne, e come se creature talmente superiori dovesse?ro appagarsi di un posticino garantito lo?ro non so se in Parlamento o in consiglio comunale o altre miserie del genere. Co?me se uno chiedesse una “quota” da as?sicurare agli uomini alti meno di un me?tro e sessantacinque.
da Pino Granata
Domanda di CSF:Giovanni Sartori ti rimprovera di non aver mai detto che Berlusconi è un bugiardoRisposta di Bruno Vespa: Non mi piace offendere. Che poi qualche volta Berlusconi si dimentichi di aver detto una cosa e ne dica un’altra questo è vero.
Da tutta l’intervista viene fuori che Bruno Vespa è solo un mediocre cortigiano!
La storia dei morsi alle orecchie nel rugby è cosa nota, mi stupisce che Freeman non ne sia al corrente, ricordo l’episodio clamoroso, perché era la serie A italiana, del morso di un giocatore del Brescia che mutilò l’orecchio di un atleta di Reggio Calabria. Fitzpatrick, uno dei più grandi campioni di sempre degli All Black, ha un orecchio mozzato da un giocatore Sudafricano. Inoltre, Freeman, non si è mai visto un orecchio usurato da sfregamento, chiedi ad un medico, io l’ho fatto. Le orecchie a cavolfiore sono traumi causati dalle prese possenti degli avversari che le tirano per far male nelle mischie, insomma dove non arrivano i denti arrivano le dita. D’altra parte non è che questa sia una regola del rugby, semplicemente i rugbisti spesso fanno le carogne non meno dei calciatori spacca stinchi.
Continua appassionante la polemica sui rugbisti cannibali (csf)
da Peter Freeman
Caro Csf, a me accadde una volta, durante una partita di calcio, che il centravanti che marcavo, una molto piu’ grosso di me che non si capacitava dal fatto che tutti i palloni alti li prendevo io (venivo dalla pallavolo ed avevo una buona elevazione e senso del tempo), su un calcio d’angolo mi afferro’ le palle (tutte e due) con solida morsa. MI fece male ma, soprattutto, mi fece incazzare non poco. Alle mie rimostranze replico’ con uno sputo sulla maglietta. Tuttavia non mi sognerei mai di dire che la stretta alle palle sia un uso diffuso nel calcio – lo sputo, ahime’, lo e’ di piu’. Ho scritto svariati, fondamentali e splendidi (cit. sabellifioretti.com) articoli sul rugby, senza tuttavia generalizzare. Quanto ai costumi sessuali di Csf, non ne so abbastanza e dunque non generalizzero’, neppure in questo caso.
da Giuseppe Lo Conte, Palermo
…pare che siano passati ad una emittente radiofonica di nuova costituzione.
Al momento l’orrendo Giorgio ammorba gli ascoltatori di Catersport e la splendida Flavia allieta quelli di Playradio. (csf)
da Vittorio Grondona – Bologna
La guerra, l’omicidio, la violenza, la mafia sono cose tristi del mondo, non solo della nostra vita. Ci possono coinvolgere nostro malgrado ed individualmente potremo all’occorrenza solo difenderci se ne avremo l’opportunità. L’aborto e forse in un certo senso anche l’eutanasia, sono avvenimenti personali e contingenti coi quali nessuno può avere stabilito un preventivo modus vivendi. Alla stregua di indesiderati ed inaspettati ospiti infatti essi possono improvvisamente bussare alla nostra porta ed allora spetterà solo alla nostra coscienza, atea o religiosa che sia, la decisione di farli entrare o respingerli agendo possibilmente nei limiti del lecito di una organizzazione sociale laica, giusta e soprattutto civile. In quel momento così difficile e doloroso gradiremo forse qualche parola buona, ma di sicuro non vorremo subire alcun tipo di imposizione da chicchessia. Se nemmeno Dio ha voluto limitare la libertà della coscienza dell’uomo, con quale diritto allora pretendiamo di limitarla noi?