da Marco Colantuono, Torino
Ammesso che badante rumena essere badante rumena, io sapere leggere italiano. Essere scritto in messaggio DETESTO se qualcuno trovare parola “collant”, no se signora Guia portare essi. Cosa non mi riguarda, io essere troppo vecchio per signorina. Io semplicemente trovato parola. No stato difficile, molto meno che sfilare loro. No avere altro da dire. Saluti.
da Stefano Santachiara
Cari blogghisti Claudiosabelfiorettiani amanti dello storico gioco di società, c’è possibilità di partecipare alle vostre partite on-line? Quando ho letto di Diplomacy non credevo ai miei occhi: sono anni che per carenza di amici appassionati non posso piu’ giocarvi. Mi piace molto anche Axis & Allies, che certo è meno adatto(per l’ampiezza territoriale, la diversificazione e l’enorme quantitativo di pezzi da muovere, il lancio di 6 dadi 6)per internet. Attendo notizie per partitone Diplomacy!
da Mauro Manco
Caro Csf, il blog è tutto un ribollire di collant e mutandine della Soncini. Anche la sua intervista ad Anna Falchi sul Corriere, si deve essere svolta in questo clima eroticomico. Io credo che solo la minaccia costante che la signora si sfilasse il tanga, nel bel mezzo della conversazione, può averla indotta ad una così insolita mansuetudine nel porre le domande. Comunque, si è rifatto ampiamente, con la sua proposta sull’ abolizione dell’ ora di religione. Io, esentato da questi “studi” (?) sin dall’ età di sei anni ho fatto tutta la trafila tipica. Alle elementari, eravamo in tre, due atei ed un testimone di Geova, i soli dell’ intero istituto, segregati in uno stanzino delle pulizie, in attesa che questa benedetta ora finisse. Alle medie, come al liceo, mi è andata meglio: ho avuto almeno l’opportunità di rimanere in classe, pur senza partecipare alle lezioni. Insomma, ad anni di distanza, quando sento parlare di radici cristiane e crocefissi, ancora mi viene l’ allergia. Un intera generazione di ragazzi ha seguito l ora di religione, non avendo praticamente alternativa, ed in tutte le aule campeggia ancora l’immancabile crocefisso. Se questi stessi ragazzi, ora adulti, non abbracciano la fede, non santificano le feste, non è dimostrato forse che, oltre a generare discriminazione, l’ora di religione è inutile alla causa? Il pontefice, anzichè spronare alla riscoperta delle radici cristiane, dovrebbe pensare a rinverdire un pò le foglie di un cattolicesimo stanco. Se l’uomo continua ad evolversi, è bene che anche la religione si adatti ai tempi, sappia riconoscere i suoi errori (se solo si pensa all’ uso del preservativo nella lotto all’AIDS…). Insomma, è impensabile che l’intera umanità, nel suo progresso, si debba fermare, guardare indietro, ed aspettare la chiesa…
da Maria Chiara Grossi, Roma
Erano giorni e giorni che mi dicevo di non preoccuparmi, che facevo una specie di training autogeno per convincermi a prendere comunque i mezzi pubblici, a viaggiare, a vivere come se nulla fosse. Per sconfiggere i terroristi. Perché è così che si fa, no? Poi, a un certo punto, il mio premier che fa? Interviene per rassicurarmi, per dirmi che non si può vivere con l’ansia e che non c’è nulla ma proprio nulla di cui preoccuparsi. Che la bomba insomma no, non la metteranno. A Roma, a Milano, ma neanche nel più piccolo degli ottomila campanili d’Italia. E ancora: che i kamikaze qui non arrivano, che il paese è sereno e ricco, pieno di ragazzotti dal doppio telefonino, che mandano continuamente messaggi all’innamorata. Ora sì che inizio davvero a preoccuparmi. Faccio male?
da Andrea Maggi, Bari
Segnalo, a chi fosse sfuggito, un link sul sito di Beppe Grillo – http://www.beppegrillo.it/risarcimento_bond_argentini.php – dove è possibile scaricare la sentenza del Tribunale di Mantova, dove si CONDANNA una banca a restituire (con gli interessi, ad una coppia di coniugi) i soldi investiti in obbligazioni argentine. Spero possa essere utile anche in altri casi.
da Vittorio Grondona – Bologna
Se il governo volesse proprio essere coerente, dovrebbe dare il buon esempio. I parlamentari e i grandi manager lascino la loro buona uscita all’allegra gestione delle banche o delle grandi compagnie di assicurazioni come pretende che facciano i lavoratori. Anche loro devono pur assicurarsi una vecchiaia dignitosa… Solo che non lo faranno. Sanno, loro, che le banche e le assicurazioni a suo tempo potranno restituire solo quello che resterà del capitale gestito senza alcuna responsabilità. Di solito quello che rimane è di valore molto inferiore al versato. Ancora oggi una garanzia credibile per il futuro dei cittadini è rappresentata solo dallo Stato. Il privato che amministra i quattrini dei risparmiatori si arricchisce sempre e non è mai responsabile del possibile danno che causa a chi si è fidato di lui. I rischi, tutti i rischi, sono a carico del cliente e queste logiche garantiste unilaterali sono trascritte in carattere piccolissimo su ogni contratto. Tanto per fare il solito esempio, i miei genitori nei primissimi anni ’40, quando si parlava di centesimi di lira, avevano aderito con sacrificio ad onorare per un certo tempo un versamento periodico diretto ad un’importante assicurazione, ancora oggi in auge sul mercato. Al 18° compleanno il sottoscritto, quale beneficiario della fantastica speculazione, avrebbe potuto ritirare la cospicua somma di mille lire, enorme cifra nel 1940, ma equivalenti all’epoca della data di possibile riscossione al costo massimo di un pranzo e di una cena in modesta trattoria. Non ci crederete, ma non ho potuto riscuotere la favolosa cifra, la documentazione relativa non si trovava più. Probabilmente colpa della guerra mi è stato detto. La mia polizza è stata trattenuta per ricerche più approfondite e da allora non ne ho più saputo nulla. Capirete, per mille lire!
da Walter Vanini, Carona (Bergamo)
Terrorismo, intercettazioni e finanza, calendari del campionato di calcio bloccati, sbarchi di clandestini. E ancora, crisi della Rai, sassi dal cavlcavia, questione morale e incendi dolosi nei boschi. Per questi e qualsiasi altro argomento trattato dai giornali in questi giorni, è inevitabile leggere a commento le autorevoli dichiarazioni del ministro Roberto Calderoli o del verde Alfonso Pecoraro Scanio. Non si sa se per sorteggio o per unanime riconoscimento alle loro qualità di tuttologi, sembrano essere stati designati dai colleghi in partenza per le ferie, per non lasciarci orfani dell’indispensabile pensiero politico sui fatti quotidiani.Muscolare e diretto Calderoli, disincantato e talvolta ironico Pecoraro Scanio: nessun evento di rilievo mediatico sfugge al loro puntuale giudizio. Ma tanta competenza ed abnegazione andrebbero premiate. Perchè non istituire un Ministero delle Dichiarazioni? Dato l’attuale governo di centrodestra, la poltrona di ministro spetterebbe di diritto a Calderoli. Ma con Pecoraro Scanio scalpitante in fremente attesa.
da Claudio Urbani, Roma
Caro Freda, non condivido quanto da Lei detto sulla frase di Di Pietro. Questo perché penso che alla base ci sia un grosso equivoco. Clandestino non è colui che si presenta alle nostre frontiere per chiedere ospitalità, ma colui che giusto o sbagliato, pensando di non averne i requisiti, rimane nell’illegalità. Questi non si rendono conto che sono facilmente ricattabili, sia dagli “onesti”, si fa per dire, che li assumono in nero sottopagnadoli, sia arruolati dalla malavita. Sono un danno che ricade immancabilmente per chi vuol strumentalizzare, sulla maggioranza degli immigrati onesti che lavorano al nostro fianco. Sono con Di Pietro quando dice che questi non debbono esistere: ho hanno i requisiti per rimanere o debbono ritornare al loro paese: non signifuca affatto rilevare dna populista e xenofobo. Che poi si voglia discutere sui requisiti e quanto siano troppo restrittive le leggi questo è altro discorso. Poi una parola su Di Pietro. A parte i suoi inevitabili errori, non posso dimenticare quanto a fatto e quanto si sia provveduto a dimenticare in fretta, da parte di chi li condivideva, i suoi indiscussi meriti. E che questi siano indiscutibili, basta vedere quanto ci si affanni a sotterarli da parte di molti.
da Gianluca Freda
Le parole di Goldoni, che vorrebbe guidare all’emancipazione le donne islamiche a suon di insulti e di disprezzo per le loro tradizioni, sono una manna per chi, come il sottoscritto, oltre che razzista verso i razzisti, è anche pigro e guarda con favore ad ogni manifestazione di pensiero dotata di autocommento di serie. Faccio notare che l’art. 85 della legge di pubblica sicurezza, che vieta di comparire “mascherati in luogo pubblico”, oltre ad essere legge civica e non mosaica (dunque contestabile con la disobbedienza civile), oltre alla multiforme interpretazione di cosa si possa intendere per “mascherati” (una sciarpa è una maschera? e un velo?), può riguardare al massimo l’abbigliamento legato a contingenze temporanee (ad es., la necessità di indossare caschi di protezione o indumenti per proteggersi dal freddo); ogni estensione ad indumenti legati a pratiche religiose o tradizioni culturali sarebbe palesemente incostituzionale, come hanno giustamente stabilito i giudici di Treviso. Ne ricavo un principio generale: chi pretende dagli arabi il “rispetto delle nostre regole”, quasi sempre, e per definizione, ignora e/o disprezza, lui per primo, le regole più importanti, vale a dire la lettera e lo spirito del nostro dettato costituzionale, ispirato al multiculturalismo e alla tolleranza.