da Giorgio Trono
Se alla Regione Puglia assumono figli di assessori, al Comune di Bari il sindaco Emiliano ha la geniale idea di istituire la figura del “consulente per la progettazione e implementazione di nuovi modelli di lavoro della giunta nell’ottica della condivisione e della pianificazione strategica degli interventi degli amministratori”, per un compenso annuo di 96mila euro. In che cosa consiste questa attività? Ad esempio nell’invitare ogni assessore a fare un complimento al suo vicino di sedia in consiglio oppure a portare da mangiare per tutti gli altri in modo tale da eliminare le diffidenze reciproche. Non è una barzelletta: peggio di Klaus Davi.
da Isabella Guarini
Caro CSFx CSF, il blog è ricco di argomenti, ma il terrorismo prevale, anche per gli ultimi drammatici avvenimenti. Quando si dice che bisogna abituarsi a vivere con il terrorismo, si afferma qualcosa che già esiste in maniera inconscia. Per fugare la paura che tale condizione comporta, usiamo il condizionale, dovremmo. Invece, sin dall’immediato dopoguerra noi viviamo con forme parabelliche come la guerra fredda, il terrorismo rosso e nero, quello mafioso, mentre la vera guerra impazza in molti paesi. Dovremmo chiederci piuttosto come abbiamo fatto a sopravvivcere sin qui fra tanti pericoli.
da Alessandro Ceratti
Avete letto l’intervista a Ritanna Armeni sull’ultimo IO DONNA? Questo è il commento su Marco Travaglio (a proposito della polemica sulla sua sottomissione a Ferrara): “il punto di vista di Travaglio non mi importava niente. Il personaggio è tale che, insomma, non mi interessa”. Queste invece le parole su Ferrara: “…nel senso che c’è stato istintivamente dell’affetto, della stima e poi c’erano degli interessi comuni…Giuliano è stato la cosa più bella ma più difficile di Otto e mezzo”. E queste sono invece le parole mie sulla Armeni: “alla faccia dell’accucciamento!!”
da Paolo Beretta
Ha ragione, Sig. Urbani, il mio sfogo é stato eccessivo. Solo che, un po’ la stanchezza, un po’ che mi sono francamente stufato di leggere certe empietá, ho sbottato. Speriamo di recuperare con un poco di ferie.
Vi avverto, passi il 3A, per una volta, ma i “sub” non passeranno!
da Claudio Urbani, Roma
Vedo che siamo della stessa generazione caro Grondona. I problemi amorosi, i giardinetti, il cinema, rigorosa terza visione, ” er pidocchietto” lo chiamavamo. Per quanto riguarda spiagge e ristorante, non vedrei nulla in ogni caso: e chi li frequenta!
da Giorgio Goldoni
Non è mia abitudine fare riferimenti diretti ai bloggers, ma scusi , Beretta, il suo post su Srebrenica ha bisogno di alcune puntualizzazioni: è improprio parlare di cristiani, i croati combattevano per conto proprio, e così i serbi. Il conto dei morti non è ancora definitivo, e la celebrazione è stata agli occhi di molti almeno affrettata. Nel conto totale delle vittime bisogna anche mettere tutti i serbi massacrati dalle milizie bosniache prima dei fatti di Srebrenica. Particolarmente inopportuna è stata la partecipazione di Jack Straw (…) C’è poi un neo fondamentale nella sua dissertazione, ed è il fatto che Lei si dimentica di accennare a Saddam, quando parla di Iraq: ci siamo dimenticati di questo dittatorello? P.S. Interessante anche il suo post sulla libertà di stampa: chi dovrebbe impedire la pubblicazione di LIBERO a suo avviso? Il Min.Cul.Pop.?
da Sergio Mancini
Al malconcio Granny: la Soncini è una signorina di buona famiglia che scrive, oltre che sul Foglio, sul femminile del Corriere e dove altro non so e che ha tentato invano di divenire la Cederna del 2000. Tu non ricordi quando il Foglio si piccava di essere il centro culturale della destra. C’era Langone, ovvero l’angoscia di andare al ristorante. Li recensiva con il pianto in gola, punendosi e sperando di trovare mosche nelle minestre. C’era Buttafuoco, detto anche libro e moscetto, che aveva deciso di essere il nuovo grande scrittore di destra. C’era anche la Soncini, che t’informava accuratamente sullo stato dei suoi collant. (…)
da Pino Granata
Non capisco questa mancanza di comprensione per ciò che Carla Bergamo scrive. Lei è confusa , come del resto lo sono anch’io e molti altri, e fa delle domande. Vorrei che tutti le rispondessero con civiltà, senza ricorrere agli insulti. Capisco anche che in previsione di un suo ritorno in Italia la Bergamo si faccia delle domande ed abbia un certo timore di cosa andrà a trovare. Mi viene in mente il periodo in cui vivevo parte della mia vita a Los Angeles. Parlando con degli Angelini, dissi loro che avrei dovuto andare in Israele a trovare dei parenti di mia moglie e che avevamo rinunciato al viaggio in quanto pensavamo che ci fossero dei pericoli. Gli Angelini mi risposero quasi all’unisono con un altra domanda: più pericoli che a Los Angeles? Ora Carla Bergamo vive a San Paolo del Brasile, una città con un tasso di criminalità da far paura e dove ogni giorno cinquecentomila bambini orfani si riversano sulle strade in cerca di una sopravvivenza difficile e quasi impossibile. La situazione non è migliore, a quanto leggo, a Rio o in altre parti del Brasile. Carla se lei è riuscita a sopravvivere a San Paolo, sopravviverà sicuramente in Italia. L’aspettiamo a braccia aperte.
da Carla Bergamo
Bingo! sono riuscita a urtare la vostra suscettibilità. Chiedo scusa per aver pensato che in questo blog si potesse discutere ANCHE di quello che sta succedendo nel resto del mondo e non solo sotto il vostro naso, un salotto alternativo e trendy, dunque. Ma a me delle aporie, delle Lecciso e del foie gras non me ne importa una pippa, per cui scrivo d’altro, posso? O devo seguire il flusso dei più dotati, quelli che “hanno letto qualche libro in più della media” e hanno anche il palato più fino della media? Se disturbo il flusso armonioso dei vostri pensieri e parole, mi faccio da parte. Ma pensavo che anch’io potessi dire la mia, modestamente. E comunque caro Schiavone, dopo tutti i blog che hai scritto, non si può dire che non sappiamo niente di te, visto che ci hai fornito parecchi indizi sulla tua vita e i tuoi pensieri. O sbaglio?
Io non capisco perché tutti coloro che sono criticati o, peggio ancora, corretti, (Paulon esclusa!) debbano immaginarsi il bloggista che gli fa notare l’errore come un severo e noioso censore, come un’acida maestrina che trova la sua unica soddisfazione nel sottolineare con la matita rossa o blu le imprecisioni degli altri. Boh, uno dice una cosa che secondo me è sbagliata e allora glielo faccio notare. In fin dei conti aporia significa la stessa cosa sia che io sia in vacanza o al lavoro e non devo essere in preda a una crisi di nervi per ricordarlo e farlo ricordare. Mi vien da pensare che forse è il signor Schiavone a non essere abbastanza rilassato per accettare con nonchalance una piccola critica. A la prochaine, Signor Schiavone!