da Cristina Paulon, Padova
E no, caro Guiotto, qui è questione di logica. Quel ragazzo brasiliano non è stato ucciso dal terrorismo, ma dalla faciloneria e dai pregiudizi. Primo, non tutti quelli con la carnagione olivastra sono mediorientali. Perché se la mettiamo così, la Farnesina dovrebbe impedire i viaggi a Londra di 2 terzi di italiani. Secondo, a ben vedere i pachistani (visto che sembra siano stati dei pachistani) hanno la carnagione più scura di un brasiliano. Terzo, vuoi vedere che adesso per via del terrorismo, dovremo standardizzare anche l’ammigliamento? E allora perchè non farci vestire tutti con delle divise a righe e tatuarci un numero sul braccio per essere riconoscibili? Quarto, era proprio necessario sparare 5 colpi in testa (come insegnano gli israeliani, la tecnica è loro) da distanza ravvicinata a un uomo già caduto a terra? Non potevano dargli una botta in testa, immobilizzarlo e perquisirlo, per vedere se veramente aveva del tritolo? Lei si chiederà, ma allora perchè non si è fermato all’alt? Non lo sapremo mai, ma di sicuro sappiamo che non aveva intenzione di far saltare in aria nessuno. Peccato che l’abbiamo scoperto troppo tardi.
Sulla questione, in documenti l’intervento di Stefano Rodotà su Repubblica di oggi.
da Paolo Beretta
Dato che con le persone descritte da Bechelli e Granata non si riesce a discutere, perché non lo vogliono loro, mica per altro, personalmente tendo a guardarle col sorrisetto destinato ai bambini piccoli che dicano qualche gigantesca fesseria, aggiungendo magari “eh, si hai proprio ragione, come no”. Una volta si diceva che ai matti bisogna dar ragione, spesso funziona anche con gli idioti. Almeno non ci litighi, perché questa é l’alternativa. Quanto agli ebrei, purtroppo, ne sento poche di persone che se ne lamentano. Dico purtroppo non perché la cosa mi dispiaccia, anzi, ma perché credo che, piuttosto che al senso civico, questo “pudore” sia dovuto al ricordo della Shoah. E’ triste constatare che, per ottenere un rispetto assolutamente dovuto, il popolo ebraico abbia dovuto sacrificare milioni di morti. Speriamo non debba succedere anche agli altri.
Benissimo, Sig. Goldoni. Non é assolutamente improprio parlare di cristiani, visto che il massacro é stato perpetrato su base religiosa (e questo esclude i serbi uccisi dai bosniaci), in sintesi li hanno ammazzati in quanto musulmani. Per quanto riguarda il computo dei morti, se é vero che non é definitivo, é anche vero che puó solo crescere, che é peggio. Per quanto riguarda Saddam, il discorso é lo stesso: il “dittatorello” in questione non ha fatto guerre religiose, come stiamo facendo sia noi che gli estremisti islamici. Quanto a Libero, ho giá risposto ad Urbani, e non mi tiri in ballo il MinCulPop: le ereditá fasciste non mi appartengono. Peró penso che a tutto c’é un limite.
da Gianni Guasto
I linguisti sembrano concordi nello sconsigliare il plurale per le lingue straniere: si dovrebbe dire “i film”, “gli sport”, e non “i films”, “gli sports” perché in italiano il plurale con la esse non esiste. Sobbalzo quindi nel leggere “gli imams”, bizzarra declinazione al plurale inglese di una parola araba da parte di un parlante italiano. Qualcuno di madrelingua mi suggerisce che il plurale esatto é “a’ima”, ma chi avrebbe capito? Di qui l’anglicizzazione, sbrigativa e globale. Ma perché non scrivere più semplicemente “gli imam”? Non si correrebbe il rischio di colonizzare in versione macdonald(s) una lingua sacra, specie quando tratta di argomenti sacri. E poi l’incredibile “De Berettae”. Ma dove, ma quando? Se Cicerone avesse dovuto scrivere contro Beretta anziché contro Catilina, non avrebbe potuto declinare quel cognome proveniente dal futuro, e quindi, per lui straniero: avrebbe scritto De Beretta. Ma se poi lo avesse incredibilmente considerato appartenente alla prima declinazione, non avrebbe potuto far altro che scrivere De Beretta, perché “de” regge l’ablativo. Ho scritto. E lo so, Bergamo, che c’è ben altro, in Brasile e sulla terra, ma stamattina mi va così.
da Pino Granata
Cara Paulon, io farei causa al vicino che con il suo strimpellare le impedisce di amare Bach. Intanto lei è sulla buona strada, avendo scaricato le nove sinfonie di Beethoven. Si comincia sempre con Beethoven o Mozart e poi, è solo questione di tempo, si arriva al divino Bach. Pablo Casals diceva che lui non poteva fare a meno di Bach che gli era necessario come la colazione al mattino. Io la penso esattamente come lui . Lei mi chiede se è grave il fatto che non le piace Bach. Si è gravissimo, ma si può rimediare. Cominci con i Concerti Brandenburghesi e poi arrivi alla meravigliosa Messa in si min. ed alla Passione secondo Matteo. Con stima.
In Italia, e non solo in Italia, di tipi come quelli descritti da Bechelli, ce ne sono milioni e si incontrano dappertutto. Anch’io devo confessare che di fronte a sfoghi di questo tipo , rimango senza parole e provo una grande rabbia mista a malessere fisico. Se si cerca di intavolare un discorso con queste persone per cercare di convicerli , almeno, a considerare il senso delle cose che dicono, si viene investiti da un mare di parolacce e, qualche volta, di insulti. Il silenzio in questi casi anche se comodo, è come una specie di diserzione dalla Democrazia ed invece bisogna ,con molta calma , indurli al ragionamento e far capire loro la gravità delle loro affermazioni. Quindi turiamoci il caso e combattiamo la nostra battaglia di Democratici. Tra l’altro vorrei dire a Bechelli che si è dimenticato di aggiungere gli Ebrei alla lista delle persone di cui il qualunquista acefalo vorrebbe sbarazzarsi. Per queste persone gli Ebrei c’entrano sempre.
dall’avv. Lina Arena
Leggo dell’ultima novità spagnola in tema di tutela del sesso debole: il Tribunale per le donne composto da donne. E’ inqualificabile la stupidità di una simile iniziativa.Da parte mia la ritengo anche offensiva per la dignità delle donne e la parità da gran tempo conquistata.La sinistra batterà ancora le mani a questo satrapo socialista?
da Gianluca Freda
Cara Carla Bergamo, vorrei ringraziarla per aver iscritto d’ufficio anche me (spero) al club degli intellettuali di sinistra, di cui ho sempre desiderato fare parte. Anche se, ora che quel club conta fra i suoi adepti gente come me, il suo fascino mi risulta un po’ appannato. La ringrazio altresì per aver bacchettato i lobbisti per l’incresciosa tendenza a disquisire per settimane su fesserie. Forse credono che stigmatizzare un errato francesismo in un articolo-fiume che gronda di odio razzista, sia un intelligente esempio di lotta all’intolleranza attraverso il marginal thinking. Se così fosse questo sarebbe il paese più tollerante dell’universo, e strapieno di genii. E poi, quanto cavolo costerà un banale dizionario francese-italiano? Io, nel mio piccolo, penso che il razzismo vada preso assai più sul serio, snidato da dove crede di essere più nascosto e al sicuro. In post come il suo penultimo, ad esempio. Quanto alle Lecciso, credo abbiano qualcosa a che fare con Al Bano; la Soncini non so chi sia e sono abbastanza certo di non volere approfondire.
da Pier Franco Schiavone, Milano
È proprio vero, è ora di andarsene in vacanza. Sono tutti nervosi, forse per quello che sta succedendo nel mondo. Carla Bergamo, che nessuno ha offeso, si crede Giovanna d’Arco, è aggressiva e non vuol dialogare. Ma non m’interessa molto. Inoltre ha il dono di capire le persone dai post su un blog, beata lei, io è una vita che cerco di districarmi per cercare di capire anche me stesso. Insomma o si parla di quello che vuole lei o siamo tutti intellettuali da strapazzo, presuntuosi, ignari di quello che combina la sinistra brasiliana, ecc. Non mi piace questa cosa, non mi piace la piega che sta prendendo il blog. Basta, per quanto mi riguarda, almeno fino a settembre, non invierò altri post. Ciao a tutti, in particolare a Silvia e a CSF che ci sopporta. Divertitevi.
da Giorgio Trono
Dopo l’ inaudito attacco alla Soncini (che a tutto ambisce fuorché ad essere la Cederna moderna, a meno che la Cederna scrivesse di serie tv americane, di rapporti di coppia e di tutto ciò che attiene al cazzeggio moderno), si critica pure Camillo Langone, cioè, a tacer d’altro, l’unico in Italia che ti invoglia leggere le sue critiche ai ristoranti nostrani anche se sai che in quel ristorante non ci capiterai mai. Confrontate una qualsiasi guida gastronomica e la sua Maccheronica e poi ne riparliamo. Per punizione vi meritate di leggere gli editoriali di Enzo Biagi degli ultimi anni.