da Vittorio Grondona
Negli anni fine ’40 e ‘50, finito l’anno di scuola, nella popolazione meno abbiente era normale trovare per i figli un’occupazione spesso non remunerata. Per non lasciarli in mezzo alla strada tutta l’estate, si diceva. Era poi una buona occasione per imparare un mestiere e nel contempo si dimostrava anche un ottimo sistema di insegnamento di vita. Nessuno soprattutto si sognava di considerare la cosa come uno sfruttamento dei minori, anzi. A dieci anni un ragazzino era già in grado di aggiustare la sua bicicletta e poteva aiutare i genitori in piccoli lavoretti. Le ragazzine sapevano già cucinare e qualcuna anche rammendare. Queste attività che sembrerebbero di poco conto apportavano invece nella modesta casa un contributo notevole. La paghetta settimanale era una cosa bellissima e nei ragazzi c’era la stupenda convinzione di essersela guadagnata. Oggi non è più così. Poveri o ricchi che siamo, guai a responsabilizzare un ragazzino mettendolo di fronte alla vita reale. Sarebbe un delitto, i bambini devono giocare e i ragazzini devono studiare. Forse è per questo che abbiamo così bisogno di lavoro extracomunitario, spesso in nero, e delle produzioni a basso costo dei cinesi, grandi o piccoli non importa, purché il guadagno di abili ed egoisti imprenditori sia alto ed immediato. Moltissimi nostri giovani arrivano a trent’anni cantando alle stelle e poi devono accontentarsi di lavori precari e noiosi, spesso in grigio al nord ed in nero al sud, senza prospettive future. Quelli di pregio li faranno gli extracomunitari che grazie al nostro attuale sistema ludico e godereccio nella società di domani saranno gli unici a saperli fare. Quando i nostri figli diventeranno vecchi si accorgeranno solo allora che vivere in una società di cicale porta come risultato una svolazzante manciata di mosche.
da Alessandro Ceratti
Dopo aver letto l’ultima lettera di Pino Granata sui magistrati trovo necessario introdurre il suo nome nella lista, peraltro sterminata, di coloro che sono stati vittima del più incredibile lavaggio del cervello di massa degli ultimi anni. Una simile forzatura delle coscienze e delle opinioni non si vedeva dai tempi della rivoluzione culturale cinese.
da Pino Granata
Gianni Guasto accenna alla possibilità che per la ribollita si usi pane raffermo. Non mi risulta. A me sembra che debba essere usato del pane toscano (scipito) abbrustolito e sfregato con un po’ di aglio. Naturalmente il cavolo nero è d’obbligo. Che meraviglia la ribollita! Tra l’altro non ricordo se i bloggisti hanno citato la stupenda pappa col pomodoro dove, sicuramente , si usa il pane raffermo. Tra l’altro io sono d’accordo nell’usare il pane raffermo per farsi il pane grattuggiato in casa. Quello che si compra già grattuggiato , a volte ha un sapore sgradevole di stantio.
da Guglielmo Calori, Milano
E così il buon Zapatero ce l’ha fatta: il Parlamento spagnolo ha approvato la nuova legge che legalizza il matrimonio omosessuale, equiparandolo a quello tradizionale. Perfetto, se non fosse che questa parificazione consentirà anche l’adozione di bambini: questo è, a mio avviso, aberrante. Nessuno ha il diritto di negare ad un bambino la possibilità di dire “mamma” oppure “papà” perchè quella figura, che arriva dalla notte dei tempi, nella loro casa non esiste, non è mai esistita e mai esisterà. Noi adulti pensiamo un pò troppo ai diritti di chi c’è già e poco o nulla a chi ancora non c’è.
Io credo che Guglielmo Calori abbia pochissima dimestichezza con coppie omosessuali e con l’enorme carica di affetto e sensibilità che posso esprimere. Esiste anche il contrario è vero. Ma esiste anche nelle coppie etero. (csf)
da Franco Vota, Firenze
E’ bastato che Papa Ratzi si affacciasse alla finestra per esortare alla prudenza, e il pomeriggio stesso una sua seguace ha pensato bene di giocare a carambola usando la sua Panda come stecca, e me come palla. Nella fattispecie la buca era rappresentata da una Opel in sosta, che ho centrato in pieno sfondandola con la moto e me medesimo. Durissima, cazzo! Con una gamba che è una via di mezzo tra un cocomero e una grattugia, con un braccio immobilizzato da una caldissima imbracatura rigida, con un muscolo-spezzatino e con tanti punti che se li avesse avuti l’Inter avrebbe vinto due scudetti di fila, mi sa che ci risentiremo a solleone finito.
da Gabriele Porri, Roma
Volevo portare all’attenzione di tutti le differenze abissali della fiction USA rispetto alla nostra. Capita che, specie da quando esiste Fox Channel, ma anche in chiaro su Rai e Mediaset sebbene a orari notturni, da noi arrivino telefilm americani che ci propongono, nell’ordine: un impresario di pompe funebri gay fidanzato con un poliziotto nero, una diciottenne non-morta che in attesa del paradiso dà il tocco mortale a chi sta per avere un incidente, casalinghe disperate che si suicidano e a cui le amiche superstiti raccontano il menage familiare, una coppia di amici intimi che si ama ma che non consuma perché lui è gay, un boss mafioso che va in psicoterapia da una terapeuta donna. Da noi, niente di tutto ciò. Santi, padri Pii e tante, tante forze dell’ordine (La scorta, Distretto di Polizia, Carabinieri), molto più ?banali? e buonisti nei temi affrontati quanto mal recitati. Speravo in una evoluzione della nostra fiction in senso ?americano?, ma una notizia mi ha portato via ogni residua speranza. Senza volerla ?buttare in politica?, la notizia è questa: “Dall’anno prossimo il presidente del Consiglio assegnerà il premio ”La famiglia” al miglior programma televisivo, e a quello radiofonico, che avranno esaltato con maggiore efficacia ”l’immagine positiva della famiglia società naturale fondata sul matrimonio tra persone di sesso diverso”. Il decreto è stato firmato da Berlusconi il 10 maggio su proposta del Vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, con l’accordo del ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi. In palio non ci sono cifre da capogiro ma un’opera artistica di valore simbolico.” Insomma, loro vanno avanti, noi ci siamo fermati a cinquant’anni fa.
Le precisazioni di Carla Bergamo sul significato della parola “liberal” niente tolgono alla mia spiegazione. Il fatto che quando i conservatori usano la parola Liberal per offendere qualcuno che secondo loro è troppo a sinistra la dice tutta. Sono d’accordo che c’è differenza tra liberal e radical, ma in intrambi i casi Berlusconi , piaccia o meno all’avv. Lina Arena con le due categorie non c’entra niente. Proprio niente.
Povera bestia, dopo la cattura pure la galera. Deve essere una sadica specialità da brivido? brrr! Proprio così: de gustibus non est disputandum. Grazie a Guasto dell’invito virtuale. Per la verità non ho sentito parlare nemmeno dell’intruglio di ceci e melanzane alla libanese? Sarà sicuramente gustosissimo, però ad occhio e croce mi dà l’idea che, in tale amalgama, i due ottimi ingredienti facciano comoda sosta sullo stomaco per quindici giorni almeno. Sosta prolungabile a 30 giorni con l’aggiunta di polpettone genovese di fagiolini e patate e buridda di seppie. Comunque Guasto ha ragione, nemmeno a Bologna il pane è più come quello di una volta. Anche i bravi fornai sono andati ormai tutti in pensione nell’assenza completa di turn over di qualità.
da Pier Franco Schiavone, Milano
Stefania Craxi accusa la sinistra e la magistratura di aver costretto all’esilio il padre. Non so se la signora legge questo blog ma mi piacerebbe tanto sapere cosa prova quando si ritrova in compagnia di gente di AN e Lega che urlava nelle piazze: Craxi ladro. I leghisti lo scrivevano sui muri e poi agitavano i cappi in Parlamento. Ho visto coi miei occhi davanti al Tribunale di Milano i giovani di AN (che adesso sono dirigenti) che inneggiavano a Di Pietro; uno di loro, dicevano. In quel periodo sentivo disagio verso quei concittadini che avevano votato il CAF e poi presentavano il conto in una sorta di Piazzale Loreto. Stefania che fa? Dá la colpa ai magistrati e alla sinistra, ignorando gli errori di Bettino. Che gran socialista, che memoria e che cultura politica.
da Domizia Di Giallorenzo, Pescara
Mi avete colto con le mani nel sacco, ohibò, fino a poco fa stavo giusto usando della mollica di pane raffermo, adeguatamente aromatizzata ed irrorata di extravergine, per farcire delle cicale di mare che finiranno in forno ed accompagnate da un paio di bicchieri di “Pecorino” ci delizieranno a cena. Certo che in confronto al “Cappon magro” le mie cicalette sono delle povere cenerentole…Io faccio parte di quella generazione che: “la grazia di Dio non si butta”, quelli, cioè, che riciclano anche le croste di parmigiano nella preparazione di brodi, sughi e minestroni e neppure il consumismo è riuscito a farmi abbandonare questo abito mentale per cui conosco tutta una serie di usi alternativi per il pane “rifatto” (da noi di dice così).Tra l’altro è cominciata la stagione del “panzanella party” e della bruschetta ed arrosticini in compagnia di poca ma allegra brigata, il problema, semmai, è il rischio di ritrovarsi senza nemmeno le briciole!A proposito di ricliclo e riuso, avete notato come ricicciano bene i GLADIOli in questo paese?