da Michele Lo Chirco, Cinisi
Caro CiSF, non se la prenda. Ricorda il telefilm Chips, sui motociclisti della polizia stradale della California? I “California Highway Patrol”, cioè CHP, divenivano CHiPs nei titoli di testa del telefilm, per rendere più agevole la lettura dell’acronimo. Allo stesso modo Lei CSF diviene CiSF, e noterà Lei stesso la levità e la poesia che il nome comunica: al pari del quasi omonimo detergente, Lei pulisce senza graffiare. Saprebbe ora consigliarmi un bravo psichiatra?
di Serafino Brighenti
L’auspicio di Granata che questo blog diventi una macchina perfetta, senza mai un giorno di pausa, non mi trova troppo d’accordo, sebbene anche a me spiaccia quando per qualche giorno non trovo aggiornamenti. Preferisco però che rimanga così, a dimensione umana, con le relative imperfezioni, e che segua i ritmi, gli impegni e, perché no, gli umori di CSF (alias CISF). Una macchina perfettamente oleata e sempre in funzione richiederebbe una ben diversa organizzazione che inevitabilmente cambierebbe il gusto del blog. Per agganciarmi a uno dei temi ultimi: la stessa differenza che passa tra il sapore di una pagnotta casereccia, cotta in un vetusto forno a legna con qualche bruciacchiatura sulla crosta, e quello del pane industriale cotto elettricamente e venduto asettico nel cellophane.
Marco Travaglio sull’Unità
Quanto vale la vita di un inglese rispetto a quella di un iracheno, afghano, israeliano, ceceno? E, in prospettiva, quanto vale la vita di un italiano in campagna elettorale? Sarebbe interessante parlarne, in tv, se esistesse ancora l’informazione e dunque non circolassero i Vespa e i Masotti richiamati dalle ferie per apparecchiare i soliti teatrini senza notizie e senza idee, disertati da un pubblico che non ne può più (il pietoso 18.30% di ascolti dello speciale Porta a Porta, doppiato dal film di Canale5 «Qui dove batte il cuore» col 25.75, parla da sè).
Sarebbe interessante ricordare che quanto è accaduto l’altroieri a Londra accade ogni giorno in Iraq e in Afghanistan da quando vi abbiamo esportato la pace e la democrazia, che in quattro anni Israele ha avuto non 50, ma mille cittadini ammazzati sugli autobus, che le stragi si susseguono dalla Cecenia all’Indonesia al Darfur nel silenzio generale, e dunque il terrorismo non è un attacco alla civiltà e allo stile di vita occidentali o europei o inglesi. Che, se oggi siamo tutti londinesi, come nel 2001 eravamo tutti newyorkesi e nel 2004 tutti madrileni, dobbiamo essere altrettanto israeliani, ceceni, indonesiani, sudanesi.
Poi magari qualcuno si ricorderà che siamo pure italiani e di stragi impunite ne abbiamo avute anche noi: piazza Fontana, piazza della Loggia, Italicus, Bologna, Ustica, treno 904, Capaci, via d’Amelio, via Palestro a Milano, via dei Georgofili a Firenze. Furono opera di neofascisti, mafiosi, servizi deviati o «alleati», con depistatori e «mandanti occulti» che tutte le sentenze indicano o invitano a cercare, ma nessuno cerca più, mentre un autorevole ministro dichiara che «con la mafia bisogna convivere».
Tante cose si potrebbero dire in tv se esistesse l’informazione. A cominciare dalle più ovvie: per esempio che la strage di Londra, come quella di Madrid, era la più prevedibile del mondo perché è una conseguenza diretta della guerra illegale in Iraq. E che se l’Italia, come dice il suo premier, «è esposta al pericolo di attentati», è perché ve l’ha esposta qualcuno: per esempio un premier che dopo l’11 settembre 2001, proclamò «la superiorità della civiltà occidentale su quella islamica», o un presidente del Senato, tal Pera, che da anni insegue la Fallaci teorizzando lo «scontro di civiltà».
E i terroristi – come osservava acutamente una consigliera del governo Usa a Primo Piano – «i giornali li leggono e le tv le guardano». Sono talmente informati che avevano saputo dove e quando si sarebbe svolto il G8: proprio in quella Gran Bretagna che, come l’Italia, la Spagna di Aznar e pochi altri governi, ha seguito gli Usa nella guerra illegale all’ Iraq. Hanno capito ciò che le cosiddette intelligence poco intelligenti non avevano nemmeno ipotizzato: e cioè che il luogo e il momento ideali per una strage erano Londra e il G8, nel domicilio del miglior alleato di Bush. Ma, come ricorda Robert Fisk sull’Unità, «gli stessi ‘esperti’ di intelligence che giuravano sulla presenza di armi di distruzione di massa in Iraq quando non ce n’era traccia, si sono rivelati totalmente incapaci di scoprire un complotto di mesi per assassinare dei londinesi».
Si potrebbe, in una tv di vera informazione, spiegare un curioso effetto collaterale della guerra in Iraq:dichiarata per «combattere il terrorismo là prima che arrivi qua», ha portato il terrorismo sia «là» (dove prima non esisteva) sia «qua», centuplicando il rischio di attentati anche in Europa.Ora tutti dicono che l’Europa «deve rispondere unita». Ma l’Europa non è unita: è divisa fra chi fa la guerra in Iraq e chi non la fa, e a dividerla è stato chi ha deciso di fare la guerra in Iraq contro l’Onu, l’Ue, il Papa e il diritto internazionale.
Chi non l’ha fatta aveva ragione e chi l’ha fatta aveva torto, ma nella nostra tv di regime si continua a dar torto a chi aveva ragione, e viceversa. Intanto però i ministri Fini e Calderoli cominciano a parlare di «ritiro progressivo» delle truppe italiane: la stessa cosa che dice (o dovrebbe dire) la sinistra, sempre accusata di parteggiare per Saddam e Bin Laden come il «codardo» e «imbelle» Zapatero.
A che dobbiamo l’ improvvisa conversione? È cambiato qualcosa in Iraq? Assolutamente nulla: stragi oggi come ieri. È cambiato qualcosa in Italia: fra pochi mesi si vota. Un attentato ora potrebbe costar caro al governo della «missione di pace» in Iraq. Inventare una pista anarchica o no global, come Aznar affibbiò la strage di Madrid all’Eta, è rischioso. Oggi Aznar è un pensionato e nessuno gli crede più. Salvo, si capisce, il ragionier Pera.
da Mauro Manco, Napoli
Caro Subcomandante CSF, essendo il mio primo post, ho molte domande da porle. Trascurerò quelle sulla vera questione morale di questi giorni, che come tutti sanno è l’ ammissione del Napoli alla serie B, ed il passaggio di Vieri al Milan, perchè credo di essere inadeguato a trattare temi così scottanti. Pertanto le mie domande riguarderanno esclusivamente la tragedia di Londra, e come dovremmo comportarci quì in Italia…
Caro Mauro, essendo il tuo primo post, ed essendo scritto con grazia e senso dell’umorismo, ti perdono la lunghezza e rimando tutti alla lettura completa su DOCUMENTI
da Anna Longo, Roma
Pochi giorni fa a Rimini un ragazzo di 19 anni, a cavallo di uno scooter d’acqua, stava per staccare la testa al suo fratello gemello. E la domanda torna a ogni estate: perché mai nell’acqua dove facciamo il bagno, perfino ai limiti delle riserve, possono esibirsi quei mostri pericolosi, inquinanti, rumorosi, insolenti? Secondo la legge 172 del 2003 le moto d’acqua possono viaggiare a oltre 200 metri dalla riva, ci vogliono 18 anni per guidarli ma non la patente nautica. I corridoi d’ingresso possono stare dovunque, a meno che il Comune non li escluda esplicitamente. E allora, Popolo dei bagnanti e tutti voi che amate laghi e mare, leviamo la nostra voce sopra il rombo dei motori! Chiediamo che sia cambiata la legge. Che si ribalti il principio. Anzichè permettere tutto, vietare tutto, salvo eccezioni. Consentire i corridoi di ingresso solo dove gli orrendi siluri non minaccino né disturbino gli umani a mollo, nonché gli animali e i vegetali protetti. Insomma, che si creino specifici luoghi di esercitazione per i go-kart d’acqua, così come di fatto è per gli analoghi ronzanti motoracci di terra!
Anna Longo è una giornalista del Giornale Radio Rai che da tempo si batte contro i mostriciattoli che inquinano acusticamente e rendono pericolose le acque dei nostri mari. Ha già realizzato alcune interviste sul tema con Sgarbi, Maggiani, Pratesi e Cacciari. Bisogna darle una mano. Non so ancora come ma in qualche maniera faremo. (csf)
da Paola Ragone, Salina
Nuvole su Salina e pioggia a tratti e lampi e tuoni in lontananza. Vacanza rovinata? Ma no. Oggi più bello di ieri: sulla terrazza del palmento di Cettina a guardare Lipari e Panarea e Stromboli cambiare aspetto ad ogni raggio di sole che passa tra le nuvole. I profumi delle piante esaltati dalla pioggia. Le voci di tutti i volatili dell’isola, peccato non saperli riconoscere.
C’è qualcosa che non va in questa storia. Sono io che normalmente sto a Salina e voi che mi invidiate. (csf)
da Pino Granata
Concordo con quanto scrive Isabella Guerini. Io del resto già due mesi fà avevo scritto che secondo me questo blog era il più interessante di tutti. Non so se è proprio un piacere quotidiano, ma sicuramente una o più visite al giorno a questo blog sono ormai quasi un obbligo. Un paio di appunti devo però farli. Claudio , visto che il sito ha ormai un interesse rilevante non può abbandonarlo , come succede abbastanza spesso, per due o tre giorni. Io credo che anche gli altri bloggisti ci rimangano male quando per due o tre giorni il sito non viene aggiornato. E poi Claudio , credo che su certi temi, come l’antisemitismo dovrebbe avere più coraggio ed affrontarli. Ogni volta che cerco di introdurre questo tema, i miei interventi non vengono pubblicati, e credo anche quelli di altri. Con questo non voglio assolutamente accusare Claudio di essere pro o contro, ma solo di avere un certo timore ad affrontare questo soggetto. E poi, dulcis in fundo, ogni tanto pubblichi qualche intervento del mio amico Sergio Mancini.
da Roberto Pellicciari, Reggio Emilia
Giorgio Goldoni si tranquillizzi, non sono certo così eclettico da inventare legami fra stalinismo e cattolicesimo. Raccontando un aneddoto sul pane ho solo ricordato, senza voler indulgere a raffigurazioni letterarie alla Peppone e Don Camillo, un episodio con una famiglia di comunisti duri e puri nel cui comportamento, in quella particolare occasione, ho riconosciuto le comuni radici cristiane. Poi questi saranno anche stati stalinisti e covato chissà quali propositi liberticidi ma in quell’occasione misero a nudo l'”imprinting” ricevuto dai loro avi, tutto lì. E poi ho letto il libro di Pansa e anni fa, quando certe cose non le diceva quasi nessuno, “L’Italia della guerra civile” di Montanelli e parecchi suoi articoli. Tranquillo dunque! In ogni caso l’idilliaca terra si chiama Correggio, paese della saponificatrice ma anche di Antonio Allegri (vedi che si può essere l’uno e l’altro?) e pure di Bagni, di Ligabue, di Griminelli, di Tondelli (e perfino del bloggista Giulio Bulgarelli). Posso dare anche l’indirizzo dei panari cattocomunisti: via Monache 9 (ma non andarci, adesso ci abita uno col fuoristrada che vota Berlusconi).
da Giorgio Goldoni
Blair se l’è cercata. Prima delle elezioni aveva persino sguinzagliato due parlamentari laburisti a raccoglier voti tra gli estremisti islamici britannici,Oona King e George Galloway , che si erano messi in evidenza per il loro livore antisemita: chi gioca col fuoco… Per quanto riguarda l’Italia, nessun timore: che intesse avrebbero gli islamici fondamentalisti a creare terrore e panico nel loro nido e brodo di cultura? Sì, perchè l’Italia è questo oggi giorno: essi sono coccolati dalla magistratura e da molte forze politiche di sinistra. Il nostro paese, alla testa del relativismo culturale , conta più di 50 000 casi di infibulazioni effettuate nei tempi recenti (notiziario rai 3 di ieri), ignorate dal movimento femminista e dalle varie unità sanitarie locali, e si appresta sempre più a divenire il ventre molle della nuova Eurabia.
da Giulio Bulgarelli, Correggio
Il paese in cui scorre latte e miele di cui parla Pellicciari è l’Emilia, che avrà anche avuto i suoi anni di sangue ma è riuscita a voltar pagina. Partito e Chiesa dovevano contendersi i giovani con belle iniziative, che altrimenti si faceva presto a prender l’uscio. E i curati delle parrocchie non proponevano solo pallone ma campi scuola e Tribunale Russel. Onore anche ai nostri vecchi che ci raccontavano di ammazzamenti, ma sono riusciti a non trasmetterci l’odio. Che poi è una delle poche cose di cui anche l’Europa può vantarsi, quello di aver sotterrato per sempre l’odio fra i suoi popoli. Nel cesso il Cavaliere che lo vuole resuscitare. Emilia, Correggio, nonostante le zanzare, ti cambierei con niente al mondo.